TITANI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

TITANI (Titåneq)

E. Paribeni

Il nome contraddistingue una classe di divinità dell'antico ordine, anteriori agli dèi dell'Olimpo. I T. sono figli di Urano e Gea, il Cielo e la Terra che stanno ai primordi dell'esistenza, e si ordinano intorno a Kronos. Alcuni di essi posseggono una personalità precisa e delle funzioni particolari al di fuori del carattere primigenio e condannato del gruppo. Il numero stesso di essi è incerto prima della sistemazione duodecimale provveduta dalla Teogonia di Esiodo. Secondo questa fonte, con chiaro parallelismo ai dodici Olimpi si schierano le sei coppie: Kronos-Rhea, Oceano-Teti, Giapeto-Temi, Hyperion-Theia, Koios-Phoibe, Knos-Eurybie. Oltre a questi vengono chiamati T. personalità di carattere svariato, ma in generale con riferimento cosmico, quali Aither, Anytos, Atlante, Eos, Ecate, Helios, Letò, Mnemosyne, Fetonte, Phorkys, Priapo, Selene e altri. Un T. anonimo, fratello del Sole, avrebbe abitato, secondo Pausania, in una montagna presso Sicione, lasciando il nome al centro religioso di Titane.

Per quanto concerne le figurazioni di T. sarà quindi necessario ricorrere di volta in volta alle rappresentazioni della maggior parte dei personaggi divini sopraricordati (v. quindi Oceano, Temi, Helios, ecc.). Figurazioni collettive e da cui emerga il loro carattere comune sono sempre rare e malsicure. Il tema della titanomachia, di cui si ha ricordo in Omero e a cui erano dedicati poemi di Thamyris e di Eumelos di Corinto, viene apparentemente soffocato da quello più recente della gigantomachia. In realtà gli antichi hanno sempre differenziato con notevole precisione tra la lotta dei T., che non è altro se non la resistenza dell'antico ordine e dei leali alleati di Kronòs, e la sconsigliata rivolta dei Giganti contro gli dèi dell'Olimpo. È del resto inconcepibile per noi pensare che una guerra contro gli dèi sia stata condotta da creature così calme, così remote, e in definitiva così ben integrate nel nuovo ordine, come Helios, Aither, Temi o Oceano.

Isolate ipotesi sono state avanzate a riguardo di una curiosa figurazione di un aröballos protocorinzio di Boston (Inv. nr. 95. 12), assegnato al Pittore di Aiace, ancora della prima metà dei VII sec. a. C., in cui Zeus avventa la folgore contro un Centauro. In questo caso potrebbe trattarsi di una titanomachia, non diversamente dall'altro assai discusso bronzo geometrico del Metropolitan Museum che affronta un eroe- Zeus con elmo?- e un Centauro (vol. ii, fig. 650).

Con argomenti più tranquillizzanti G. Rodenwaldt ha proposto di vedere una titanomachia nel frontone di Corfù. Che del resto tali figurazioni fossero in uso si deduce da un passo della Cronaca Lindia dove è menzionato un cratere bronzeo offerto ad Atena dal famoso tiranno Falaride di Agrigento (570-547 a. C.) decorato appunto con una titanomachia.

Del mito orfico dell'uccisione di Zagreus da parte dei T. si è pensato di vedere un'eco in una kalpìs attica da Rodi (British Museum E 818). I pretesi T. sono qui delle selvagge creature con barbe incolte e grandi mantelli non dissimili dai Traci compagni di Orfeo. Altrettanto discussa è la figurazione su un frammento di sarcofago un tempo in Villa Albani, che affiancherebbe i T. uccisori di Zagreus a un Curete armato e danzante (v. Zoega, Bassorilievi, tav. lxxxi).

Per quanto concerne la tradizione della titanomachia, il più sorprendente capovolgimento di situazione si ha nell'Ara di Pergamo, in cui schierati accanto agli dèi nella battaglia trionfale contro i Giganti incontriamo almeno sei Titani, Oceano, Hyperion, Rhea, Teti, Theia, Phoibe.

Bibl.: M. Maer, Giganten u. Titanen, Berlino 1897; K. Robert, Hermeneutika, VII, Berlino 1919, p. 211 ss.; Mayer, in Roscher, V, 1916-24, c. 987 ss., s. v.; id., in Pauly-Wissowa, VI A, 1936, c. 1484 ss.; R. Vian, La guerre des Géants, Parigi 1952; K. Schefold, Altgriechische Sagenbilder, Monaco 1964, p. 60 ss.

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