Timor Est

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Timor Est

Paola Salvatori

(v. timor, XXXIII, p. 858)

Sezione orientale dell'isola di Timor, con una superficie di 14.874 km², proclamatasi indipendente nel 1999 in seguito al referendum sull'autonomia svoltosi sotto l'egida dell'ONU (v. oltre: Storia). La popolazione, a una stima del 1998, risultava di 857.000 ab. (erano 747.750 al censimento del 1990), con una densità media pari a 58 ab./km². Nel periodo 1990-95 il tasso di natalità di T. E. è stato del 36,5‰, quello di mortalità del 17,4‰; nello stesso periodo la speranza di vita alla nascita era di 44 anni per i maschi e di 46 per le femmine. La principale città è Dili, che al censimento del 1980 contava 60.150 abitanti. La religione prevalente è quella cristiana cattolica.   *

bibliografia

East Timor at the crossroads: the forging of a nation, ed. P. Carey, G.C. Bentley, Honolulu 1995.

Storia

di Paola Salvatori

Occupata dai Portoghesi all'inizio del sec. 16°, Timor fu invasa nel 1613 dagli Olandesi che si impadronirono (1618) della parte occidentale dell'isola; il trattato del 1859 e quello successivo del 1904 stipulati tra le due potenze fissarono i confini tra le rispettive zone. Durante la Seconda guerra mondiale l'intero territorio di Timor fu occupato dai Giapponesi e nel 1949, con il ritiro olandese, la parte occidentale entrò a far parte dell'Indonesia. Nella parte orientale, rimasta sotto il dominio di Lisbona, dopo lo scoppio della rivoluzione in Portogallo (1974) si sviluppò una guerra civile tra il FRETILIN (Frente revolucionária do Timor Leste indipendente), nazionalista di sinistra, e le fazioni sostenitrici di un avvicinamento con l'Indonesia. Il ritiro dei Portoghesi - sotto la cui amministrazione le Nazioni Unite hanno continuato comunque a considerare T. E. - e il prevalere del FRETILIN condussero, nel novembre 1975, alla proclamazione della Repubblica democratica di Timor Est. Inserita in un contesto regionale fortemente influenzato dalla guerra fredda, la giovane repubblica non riuscì a sopravvivere: a dicembre truppe indonesiane invasero la regione dando vita a una dura repressione armata e nell'agosto 1976 T. E. fu ufficialmente incorporata come ventisettesima provincia dell'Indonesia (v. indonesia e portogallo, App. IV). L'annessione tuttavia non fu riconosciuta né dal Portogallo né dalle Nazioni Unite il cui Consiglio di sicurezza aveva votato in aprile una risoluzione che sanciva il diritto dei Timoresi all'autodeterminazione. Negli anni successivi la situazione politica di T. E. rimase estremamente tesa.

Nonostante le reiterate condanne dell'ONU e delle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, infatti, la popolazione civile e il FRETILIN continuarono a essere oggetto di una dura rappresaglia da parte del governo di Djakarta che accompagnò gli atti di brutale repressione (secondo stime delle organizzazioni umanitarie internazionali, dall'invasione alla fine degli anni Novanta circa 200.000 Timoresi, pari a un terzo della popolazione, avrebbero perso la vita) a un massiccio programma di immigrazione volto a 'diluire' la comunità locale, prevalentemente cristiana, e a creare un'élite indigena musulmana e filoindonesiana con la quale intrattenere rapporti privilegiati. I ripetuti episodi di violenza culminarono nell'eccidio perpetrato dall'esercito indonesiano nel novembre 1991 a Dili: le forze armate aprirono il fuoco su una folla di civili che assisteva al funerale di un giovane simpatizzante del movimento indipendentista ucciso dalla polizia, provocando più di cento morti (v. anche indonesia, App. V). Le immagini del massacro, diffuse dalle forze di opposizione all'estero, riproposero la situazione di T. E. all'attenzione internazionale e negli anni successivi le Nazioni Unite rinnovarono i tentativi di avviare un dialogo tra le parti. Nell'ott. 1996, tra le vivaci proteste del governo indonesiano, fu assegnato il premio Nobel per la pace al vescovo di Timor, C.F. Ximenes Belo, e al portavoce del FRETILIN, J. Ramos Horta. Ulteriore risalto alla causa timorese fu dato dalla visita, nel luglio 1997, di N. Mandela al leader del FRETILIN, J.A. Xanana Gusmâo, in carcere dal 1992.

Dopo la crisi del regime indonesiano e l'allontanamento di I. Suharto (maggio 1998) il movimento indipendentista riprese forza e in giugno si susseguirono a Dili le manifestazioni di protesta. Il nuovo presidente B.J. Habibie avviò colloqui diplomatici con il Portogallo (agosto 1998) e annunciò nel gennaio 1999, anche in seguito alle pressioni delle Nazioni Unite, la disponibilità a concedere l'indipendenza a T. E. qualora fosse stata respinta dalla popolazione la proposta di ampia autonomia all'interno dello Stato indonesiano. Il mese successivo Xanana Gusmâo ottenne gli arresti domiciliari. Nel maggio 1999 Portogallo e Indonesia siglarono infine un accordo per indire il referendum sull'autonomia da svolgersi sotto l'egida dell'ONU.

Le pesanti intimidazioni esercitate dalle milizie filoindonesiane non riuscirono a compromettere l'esito della consultazione popolare, svoltasi in agosto, che segnò la vittoria degli indipendentisti (la proposta di autonomia fu respinta dal 78,5% dei votanti). Nonostante Habibie dichiarasse di accettare e rispettare il risultato, le milizie filoindonesiane, alle quali, secondo alcuni osservatori internazionali, l'esercito indonesiano non negava un tacito sostegno, scatenarono una sanguinosa reazione mettendo a ferro e fuoco l'intero territorio e deportando migliaia di Timoresi nella zona occidentale dell'isola.

Pressato dall'opinione pubblica internazionale e in particolare dagli Stati Uniti, Habibie, che nel tentativo di ristabilire l'ordine aveva in settembre proclamato sull'isola la legge marziale e liberato, come gesto distensivo, Xanana Gusmâo, dovette accettare l'invio di una forza di pace dell'ONU incorrendo nelle forti critiche del fronte nazionalista interno. In ottobre il Parlamento indonesiano ratificò l'esito del referendum e predispose il ritiro dell'esercito; T. E. passò sotto l'amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite in attesa che si costituisse un governo locale. I rapporti con Djakarta migliorarono dopo l'elezione, in ottobre, del nuovo presidente indonesiano A. Wȧhid e nel febbraio 2000 fu raggiunto un accordo per riallacciare le relazioni commerciali tra i due Stati.

bibliografia

G. Defert, Timor Est, le génocide oublié. Droit d'un peuple et raisons d'états, Paris 1992.

A. Barbedo de Magalhâes, East Timor. Indonesian occupation and genocide, Porto 1992.

East Timor. Occupation and resistance, ed. T. Retbøll, Copenhagen 1998.

J.G. Taylor, East Timor: the price of freedom, New York 1999.

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