Timeo

Dizionario di filosofia (2009)

Timeo


(Τίμαιος) Dialogo di Platone, forse l’ultimo pubblicato dal filosofo. A differenza degli altri scritti platonici, il T. presenta in forma di dialogo soltanto la parte introduttiva, mentre il discorso pronunciato da Timeo, che costituisce la sezione più importante ed estesa dell’opera, è un vero e proprio trattato. Sono protagonisti del dialogo diretto Socrate, Timeo, Crizia, che fu uno dei Trenta Tiranni, ed Ermocrate, famoso generale e uomo politico di Siracusa, che sconfisse gli Ateniesi (414 a.C.) durante la guerra del Peloponneso; al dialogo narrato prendono parte anche Crizia il vecchio, nonno di Crizia, Solone, poeta e uomo politico che avviò Atene sulla strada della democrazia, e i sacerdoti egizi. Della storicità di Timeo (➔ Timeo di Locri), che Socrate dichiara provenire dalla Magna Grecia (20 a), precisamente da Locri, e che Crizia definisce come il più competente tra loro in astronomia e «quello che ha profuso maggior impegno nella conoscenza della natura dell’Universo» (27 a), si è talvolta dubitato. Le esigue fonti posteriori tradiscono la loro dipendenza dai passi platonici, informandoci della fede pitagorica di Timeo; Cicerone (De re publica, I, 16; De finibus, V, 85) accenna a presunte relazioni personali tra Timeo e Platone in occasione dei viaggi di quest’ultimo in Italia. Al tempo in cui Cicerone scriveva l’idea di una dipendenza dottrinale di Platone da Pitagora era ormai radicata e alimentava racconti fantasiosi circa presunti incontri tra Platone e diversi membri della scuola pitagorica (Tusculanae disputationes, I, 17). Nel T. possono essere individuati: un prologo (17 a-27 c), in cui si presentano i personaggi, si pone una certa continuità con il discorso del giorno precedente sulla città ideale (Socrate chiede che si presenti la città ideale «effettivamente in azione»; 19 b-20 c), e si prepara un piano sui discorsi che restano ancora da svolgere (26 e-27 c); un preludio al discorso cosmologico di Timeo (27 c-29 d), in cui si illustrano i principi metafisici che ne sono alla base; e tre parti principali. La prima (29 d-47 e) è dedicata al tema dell’intelligenza cosmica e delle sue operazioni e si diffonde sulle ragioni della bellezza dell’Universo e della sua unità, individuando nella bontà del Demiurgo la causa dell’origine del mondo, la generazione e l’attività dell’anima cosmica, i suoi movimenti armonici, la creazione del tempo, dei corpi celesti, delle singole anime, degli animali, dell’uomo. La seconda parte (47 e-69 a) si concentra sul principio materiale del cosmo inteso come «necessità», «ricettacolo», «spazialità», «movimento caotico»; narra inoltre l’origine dei quattro elementi mediante i solidi geometrici regolari e i rapporti numerici, mostrando le forme che essi assumono e le impressioni e sensazioni che suscitano, discute inoltre delle cause di queste. La terza parte (69 a-92 c) è dedicata alla natura dell’uomo, alla sua fisiologia e anatomia, infine all’anima razionale, posta nell’uomo da dio come «demone tutelare»; si richiama infine il tema della metempsicosi e le implicazioni escatologiche connesse. Sullo sfondo del trattato sta l’idea centrale della matematica, dei numeri, dei rapporti numerici e delle figure geometriche come strumento fondamentale di cui l’anima cosmica si serve per compiere le sue attività. Per molti secoli la fortuna di Platone è stata legata al T. in modo particolare. Già nella scuola platonica si registrano accesi dibattiti sulle tesi timaiche, anche in ragione delle critiche aristoteliche al dialogo, che lo Stagirita cita più di qualunque altro scritto platonico, probabilmente attribuendogli un ruolo centrale nella produzione di Platone. Proclo, il massimo rappresentante del neoplatonismo greco, ha dedicato al dialogo un monumentale commentario; Cicerone ne approntò una traduzione latina, mentre già Filone di Alessandria lo utilizzava per una interpretazione filosofica del Genesi. Ma furono soprattutto la traduzione latina e il commento redatti da Calcidio nel 4° sec. a esercitare un influsso particolarmente profondo nella storia del pensiero occidentale; la valorizzazione del commentario si compie soprattutto nel 12° sec. nella scuola di Chartres, penetrando poi nella cultura europea, che per molti secoli di Platone conobbe soltanto il Timeo. La fortuna nel Rinascimento fu assicurata dalla nuova traduzione e commento ficiniani ed è dimostrata dal fatto che nella celebre Scuola di Atene di Raffaello il libro raffigurato tra le mani del «divino» Platone sia proprio il Timeo.

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