MALTHUS, Thomas Robert

Enciclopedia Italiana (1934)

MALTHUS, Thomas Robert

Gino Arias

Economista inglese, nato il 17 febbraio 1766 a Roockerry nella contea di Surrey; morto a Sarita Caterina presso Bath il 29 dicembre 1834. Ebbe dal padre Daniel e dai precettori Graves e Wakefield una formazione spirituale ispirata ai principî svolti da J.-J. Rousseau; ma, influenzato da Hume, Wallace, Townsend, si formò rapidamente la convinzione che il disagio economico dei suoi tempi non derivasse dall'organizzazione sociale, e che, pertanto, nessun progetto di riforma fosse mezzo idoneo ad alleviarlo. Nel 1798 il M. pubblicava, a Londra, in forma anonima, An essay on the principle of population as it affects the future improvement of society. Tale scritto - che non supera le dimensioni di un opuscolo - è animato da intenti polemici contro i sostenitori di qualsiasi riforma sociale e specialmente contro W. Godwin (di cui era recente la pubblicazione della Enquiry concerning political justice, Londra 1793), perché il M. non solo riteneva che le riforme sociali fossero disadatte ad alleviare la miseria della popolazione, ma le affermò anche capaci di aggravarla se ispirate a principî statalistici o socialistici. Infatti, per il M. il miglioramento economico avrebbe stimolato nelle classi lavoratrici l'incremento demografico, il quale a sua volta avrebbe in definitiva peggiorato le condizioni dei lavoratori.

Nella pubblicazione del 1798, il M. indicò le cause dalle quali, a suo dire, deriva il disagio sociale: ogni specie di esseri viventi tende ad accrescersi con un ritmo più rapido di quello consentito dai mezzi di sussistenza; questi aumenterebbero secondo una progressione aritmetica (2, 4, 6, 8, ...) mentre l'aumento della popolazione seguirebbe una progressione geometrica (2, 4, 8, 16, ...). Finché i mezzi di sussistenza sono esuberanti la popolazione aumenterebbe rapidamente seguendo la seconda progressione: a un certo punto la relativa lentezza nella progressione delle sussistenze farebbe sorgere "una fiera lotta per l'esistenza" in cui la morte sarebbe il castigo dei vinti, la proprietà il serto dei vincitori.

La prima edizione del saggio non oltrepassa la semplice intuizione. A torto qualcuno ha voluto riconoscerla come il risultato di una ricerca storica, perché di dati storici non vi è che quello circa la popolazione della Nuova Inghilterra (raddoppiata in un venticinquennio). ll metodo seguito dal M. è anzi essenzialmente antistorico, perché egli scambiò un'ipotetica possibilità con una effettiva tendenza biologica, senza dare alcuna dimostrazione delle due progressioni, che restarono semplicemente enunciate. E non essendogli possibile individuare quegli ostacoli che impediscono alla popolazione di raddoppiare in venticinque anni, si contentò di affermare semplicemente l'esistenza di ostacoli invisibili.

Preoccupato di dare una dimostrazione storica alla sua enunciazione, il M. si accinse successivamente alla ricerca di dati che raccolse in molteplici viaggi, ma che furono mutilati, contraffatti, piegati fino a servire per la dimostrazione della tesi preconcetta. Nel 1803, così accresciuta, uscì la seconda edizione del saggio che perse il carattere di opuscolo per assumere la veste di trattazione sistematica, elaborata poi nelle successive edizioni del 1806, 1807, 1817, 1826. La tesi già enunciata si arricchì specialmente di una trattazione sui freni all'aumento della popolazione, ai quali, in precedenza, non si era fatto cenno se non sporadicamente: il ritardo all'incremento demografico sarebbe dato da una serie di freni repressivi (principalmente da condizioni naturali come le carestie, le guerre, le pestilenze, l'estrema povertà, ecc.) e da una serie di freni preventivi, che si riassumono nel vizio e nel cosiddetto ritegno morale. A questo il M. attribuì il significato di una limitazione volontaria delle nascite, conseguita senza mezzi immorali (e quindi soprattutto attraverso il ritardo del matrimonio), e ispirata al principio per cui nessun uomo dovrebbe procreare dei figli se non è in grado di mantenerli. È veramente singolare che nella seconda edizione del saggio, che doveva essere dedicato a dare una dimostrazione storica della sua tesi, il M. ne abbia invece lumeggiato l'aspetto politico, sostenendo il ritegno morale come soluzione del problema sociale, e affermando la necessità di una larga propaganda della sua dottrina, per rafforzare presso ciascun individuo il freno preventivo alla procreazione.

La tesi malthusiana ebbe larghezza di consensi e applicazioni notevolmente esagerate da parte dei seguaci del M.: e già in J. S. Mill, scrittore non insensibile a sentimenti umanitarî, si trova l'enunciazione del fondo salarî, da cui sarà derivata la pessimistica legge ferrea. Ma contro la tesi malthusiana, si sono appuntate numerose critiche. Il M. ebbe contrarî quasi tutti i socialisti intenti ad affermare la necessità di riforma delle istituzioni sociali, anche perché la tesi malthusiana, pur ricercando il modo di alleviare la povertà, ha un fondo essenzialmente aristocratico. È merito di un italiano, A. Messedaglia, di avere dimostrata l'incompatibilità delle due progressioni, non solo, ma di avere deplorata l'inconsistenza del metodo del Malthus. Le critiche al M. non mancarono del resto nemmeno da parte dei neo-malthusiani, che, per sostenere lo stesso principio di politica demografica, non ebbero difficoltà a rovesciare le proposizioni malthusiane. Così A. Loria - sostenendo che il fattore della procreazione è dominato da elementi di carattere economico - ha affermato che le condizioni di estrema povertà, lungi dall'essere un rimedio contro l'incremento demografico, come il M. aveva sostenuto, sono una causa di ulteriori incrementi di popolazione.

Ottenuta una cattedra di economia politica nel Haileybury College (Hertford), il M. indirizzò i proprî studî ad altri campi della scienza economica. Pubblicò, sempre a Londra, nel 1811 uno studio sulle cause del deprezzamento della carta moneta (in Edinburgh Review), nel 1814 le Observations on the effects of the corn laws, nel 1815 i Grounds of an opinion of the policy of restricting the importation of foreign corn; nello stesso anno pubblicò An inquiryinto the nature and progress of rent e nel 1820 i Principles of political economy. Non tutti i suoi saggi monografici furono completamente originali, ma lo studio sulla rendita fondiaria, precedendo quello del Ricardo, pone decisamente il Malthus al posto di fondatore della teoria della rendita. È merito di M. Pantaleoni l'averlo rilevato in un suo scritto giovanile, e di avere anzi proposto che la rendita fondiaria, comunemente detta ricardiana, venga ricordata, invece, col nome di rendita malthusiana. In definitiva, le verità esposte dal M. nello studio della rendita fondiaria sono per lo più ignorate: mentre il nome del Malthus è rimasto noto per il discutibile merito dell'enunciazione del suo principio della popolazione.

Bibl.: A. Messedaglia, Della teoria della popolazione principalmente sotto l'aspetto del metodo, Verona 1858; M. Pantaleoni, La teoria della pressione tributaria, Roma 1887; Thompson, Population, New York 1915; G. Arias, Il principio della popolazione e l'economia politica, in Atti Soc. it. progresso scienze, XVIII riunione; A. Loria, M., Roma 1923; G. T. Griffith, Population problems of the age of M., Cambridge 1926.