CRANMER, Thomas

Enciclopedia Italiana (1931)

CRANMER, Thomas

Alberto Pincherle

Riformatore anglicano, nato a Aslacton (o Aslockton, nel Nottinghamshire) il 2 luglio 1489. Studiò a Cambridge (Jesus College) e v'insegnò teologia, non sospettato nel periodo (1525-1528) in cui Barnes, Latimer, Coverdale, Tyndale erano perseguitati come luterani. Nel 1529 diede agli amici E. Foxe e S. Gardiner il consiglio, tosto seguito, che Enrico VIII interpellasse le università circa la validità del matrimonio con Caterina d'Aragona, che il re tentava di far annullare dal papa. Chiamato a corte, fu invitato a esporre le sue idee in un libro e a diffonderle; collocato in casa dell'Earl of Wiltshire (padre di Anna Bolena); inviato con lui ambasciatore al papa e a Carlo V; creato arcidiacono di Taunton. Nel 1532, ambasciatore a Carlo V, il C. trama con la lega di Smalcalda. Alla dieta di Ratisbona conobbe l'Osiandro, di cui sposò la nipote. Seguì poi Carlo V in Italia; era a Mantova, allorché fu richiamato per succedere al Warham come arcivescovo di Canterbury. Benché fosse sospetto, e apparissero chiari i disegni del re, Clemente VII, anche in mancanza di proteste imperiali, confermò la nomina (21 febbraio 1533). Dopo la consacrazione, dichiarava che riteneva nullo il giuramento di fedeltà al papa che avrebbe prestato, e l'11 aprile chiedeva al re di giudicare del suo matrimonio che, iniziato il processo il 10 maggio, il 23 era dichiarato nullo dal C. Questi, cinque giorni dopo, pronunziava valido quello con Anna Bolena. Il 10 settembre era padrino di Elisabetta. Legato ormai al suo re, fu l'esecutore della sua politica ecclesiastica, interponendosi invano per salvare il Fisher, il More e Anna Bolena. Il C. doveva anzi annullarne il matrimonio, accordando anche la dispensa per quello con Jane Seymour; fu padrino del futuro Edoardo VI, celebrò e annullò il matrimonio con Anna di Cleves (1540) e denunziò al re l'infedeltà di Caterina Howard (1541).

Il C. si salvò anche dopo la caduta di Thomas Cromwell, l'altro capo del partito più audacemente riformatore in materia di fede e di disciplina. Accusato tre volte di eresia, si salvò sempre: la terza volta, mostrando al consiglio l'anello datogli dal re (cfr. Shakespeare, Henry VIII, a. V). Combatté usi e credenze cattoliche: cercò di ottenere la pubblicazione di una Bibbia inglese, sostenendo prima quella del Rogers, poi la Great Bible, revisione della precedente, nota appunto come la "Bibbia di C.". Cercò invano di opporsi all'approvazione dei Sei articoli di fede del 1539, ebbe parte nella revisione del King's Book del 1543, riuscito contrario alle sue idee. Ma egli posponeva il proprio giudizio a quello del re.

Assisté Enrico VIII morente (28 gennaio 1547), incoronò Edoardo VI e fece parte del consiglio di reggenza, senza opporsi al Somerset, benché poi lo tradisse. Presiedette la commissione incaricata di riformare la liturgia, tradusse il catechismo luterano di Giusto Giona, invitò in Inghilterra Butzer e Ochino, ammise la presenza reale nell'Eucaristia negando però la transustanziazione (onde la sua polemica col Gardiner), preparò e corresse i 42 articoli di religione del 1553, come i due libri di preghiere del 1548-49 e del 1552, e la riforma delle leggi ecclesiastiche, non attuata per la morte di Edoardo VI. A questa il C. assisté, e fu coinvolto nel complotto per porre sul trono Jane Gray in luogo di Maria Tudor. La sua credenza nella supremazia regia, ora che la regina si sottometteva a Roma, spiega forse, con un vero turbamento di coscienza, la condotta successiva del C., condannato per tradimento (settembre 1533) e, l'anno successivo, giudicato ad Oxford come eretico, citato a comparire (7 settembre 1555) a Roma entro una settimana, esaminato da un legato papale (il Brookes, vescovo di Gloucester), finalmente condannato dal card. Pole, il nuovo primate, e il 14 febbraio 1556, sconsacrato. Firmò tuttavia una serie di ritrattazioni, tentando d'altra parte più volte d'interporre appello dal papa al futuro concilio: appello del resto vano, perché già escluso dal concilio di Trento. Ma il 21 marzo 1556, al momento della sua esecuzione, mentre si aspettava da lui una solenne e pubblica conferma delle precedenti ritrattazioni, le rinnegò, salendo quindi sul rogo.

Carattere non chiaro e teologo mediocre, il C. fu tuttavia forse il principale autore della trasformazione per cui, dallo scisma di Enrico VIII, si venne alla formazione di una confessione anglicana, con una teologia di tipo protestante, benché solo in parte. I suoi scritti, quasi tutti di occasione, sono raccolti nell'edizione delle Opere, a cura del Cox, Cambridge (Parker Society) 1844-1846; v. inoltre C.'s liturgical projects, ed. J. W. Legg, Londra 1915.

Bibl.: Strype, Memorials of... Th. C., ed. Ecclesiastical History Society, voll. 4, Oxford 1848-1852; C. H. Collette, Life, times and writings of Th. C., Londra 1887; J. Gairdner, in Dict. of nat. Biogr., s. v.; Th. Kolde, in Realencyckl. f. prot. Theol. u. Kirche, s. v.; A. F. Pollard, Th. C. and the English reform., 2ª ed., Londra 1926 (importante); C. H. Smith, Th. C. and the Reform under Edward VI, Cambridge 1926; A. C. Deane, The life of Th. C., Londra 1927.

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