ARBOGAST, Thierry

Enciclopedia del Cinema (2003)

Arbogast, Thierry

Stefano Masi

Direttore della fotografia francese, nato a Parigi il 24 gennaio 1956. Operatore di tendenza, capace di soluzioni coraggiose e innovative, è riuscito a materializzare la sovreccitata fantasia visuale di Luc Besson. Nel 1997 ha ricevuto al Festival di Cannes il Gran premio della commissione superiore tecnica per She's so lovely (1997; She's so lovely ‒ Così carina) di Nick Cassavetes e per Le cinquième élément (1997; Il quinto elemento) di Besson. Dal 1991 ha ottenuto ben sette candidature al César, vincendolo due volte, per le immagini del kolossal in costume Le hussard sur le toit (1995; L'ussaro sul tetto) di Jean-Paul Rappeneau e per quelle di Le cinquième élément, che resta il suo capolavoro.

Di temperamento ribelle, a sedici anni abbandonò la scuola per lavorare sul set in qualità di assistente-operatore, al fianco di François About. Nella sua formazione sono stati importanti gli incontri con il cineasta visionario Adolfo Arrieta, per il quale ha firmato le immagini di Flammes (1978), e con l'ormai anziano maestro del documentario Joris Ivens, per il quale ha girato ‒ con Jacques Loiseleux ‒ Une histoire de vent (1988; Io e il vento). Tali esperienze lo hanno allontanato dagli standard visivi della produzione francese tradizionale, che aveva ben conosciuto negli anni del suo apprendistato.

Fondamentale per la sua carriera è stato Nikita (1990), film di grande modernità visiva, che ha segnato l'inizio della stretta collaborazione con Besson. Dalla loro sinergia sono nate immagini tra le più interessanti del cinema francese degli anni Novanta. Pur oscillando fra la secca violenza di Léon (1994) e la complessità cromatica di Le cinquième élément, A. ha offerto a Besson uno sguardo assolutamente originale sulla realtà, sempre proiettato verso il futuro. E alla richiesta del regista di misurarsi con la purezza della luce naturale, come in Jeanne d'Arc (1999; Giovanna d'Arco), ha saputo rispondere individuando una dimensione originale, anche grazie all'uso di candele e di fiamme libere, ma soprattutto ispirandosi al lavoro di John Toll per Braveheart (1995; Braveheart ‒ Cuore impavido) di Mel Gibson. Besson lo ha quindi ricambiato affidandogli, con grande fiducia, anche le immagini dei film che negli ultimi anni ha scritto e prodotto per giovani registi quali Frédéric Garson (The dancer, 2000) e Chris Nahon (Kiss of the dragon, 2001).Il successo internazionale dei film di Besson ha imposto A. anche all'estero. Così un altro cineasta visionario, Emir Kusturica ‒ dopo il divorzio dal suo operatore storico, Vilko Filac ‒ gli ha affidato la responsabilità della fotografia di Crna macka, beli macor (1998; Gatto nero, gatto bianco), film di notevoli suggestioni cromatiche.Nella tavolozza dei colori di A. non è quasi mai mancato il rosso sangue, e nemmeno il fuoco d'artificio delle esplosioni, che gli ha offerto la possibilità di colorare la luce. Pur non essendo un vero ritrattista, ha dimostrato di saper lavorare efficacemente sui primi piani e negli ultimi anni le star del cinema francese ‒ da Béatrice Dalle a Emmanuelle Béart ‒ gli hanno affidato la propria immagine ritenendolo abile nello svelare il lato più misterioso della bellezza delle attrici della nuova generazione. Così, per es., il restyling per la spietata Anne Parillaud nel film Nikita ha lasciato un segno profondo nell'immaginario francese, lanciando questa attrice come la nuova Louise Brooks del cinema europeo.

Tra gli altri registi con i quali A. ha lavorato, da ricordare Brian De Palma, André Techiné, Patrice Leconte, Maroun Bagdadi e Mathieu Kassowitz.

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