Terziario

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Chimica

Si dicono t.: un atomo di carbonio che in una molecola organica risulta unito ad altri tre atomi di carbonio (così nel metilpropano, CH3CH(CH3)CH3, è un carbonio t. l’atomo centrale); il radicale in cui l’elettrone spaiato appartiene a un atomo di carbonio t. (analogamente si hanno carbocationi e carbanioni t.); l’alcol avente formula generale R3COH (dove R indica un radicale alchilico o arilico), cioè contenente come gruppo funzionale un ossidrile alcolico legato a un atomo di carbonio; un’ammina avente formula generale R3N, nella quale cioè l’atomo d’azoto è unito a tre radicali alchilici o arilici ecc.

Economia

Produzione (o attività) t. La produzione e le attività (che vengono tradizionalmente dopo quella agricola, o primaria, e quella industriale, o secondaria) aventi per oggetto servizi diversi (per es. attività bancaria, assicurativa, nell’ambito del commercio, dei trasporti, dell’istruzione, della medicina ecc.), che in parte sono indispensabili in tutto il corso dello sviluppo economico e in parte emergono soltanto in alcuni stadi e, in genere, nelle economie più progredite.

Per terziarizzazione si intende il processo che consiste nella progressiva minore incidenza del settore industriale sulla formazione del prodotto interno lordo e sull’occupazione, a vantaggio del settore t., in particolare del t. avanzato, che include comparti dell’istruzione, della medicina, della ricerca scientifica, dell’informatica e delle telecomunicazioni. Il fenomeno, talvolta indicato come deindustrializzazione o società postindustriale, interessa ormai tutte le economie, anche quelle meno sviluppate. Certamente, però, è particolarmente significativo nelle economie più avanzate, dove la distribuzione percentuale degli occupati è ormai caratterizzata da una larga maggioranza di addetti al t., in conseguenza di un processo di lungo periodo durante il quale le quote di occupazione nei tre grandi settori dell’economia hanno mostrato tendenze differenziate: la quota degli occupati nel t. ha subito una forte tendenza all’aumento e seguita a crescere; la quota di occupazione agricola è diminuita drasticamente in modo continuo; la quota di occupazione industriale ha avuto una fase iniziale di crescita seguita da una fase di riduzione che perdura.

Questi comportamenti furono inizialmente spiegati da un modello di sviluppo secondo cui l’economia passa da una prima fase in cui prevale il settore agricolo a una seconda fase di massiccia industrializzazione, per sfociare infine in una terza fase di terziarizzazione. Tale spiegazione si basa fondamentalmente sul concetto che i guadagni di produttività, base del processo di sviluppo, determinano redditi reali pro capite crescenti che, a loro volta, provocano una modificazione della struttura della domanda a scapito dei prodotti agricoli e a vantaggio, inizialmente, dei prodotti industriali e, successivamente, dei servizi. Questo modello di sviluppo è stato sottoposto a diverse obiezioni di natura generale. In particolare è stata criticata la sua pretesa di fornire una descrizione ‘universale’ del processo, mentre in realtà, da un lato, è abbastanza problematico ridurre la concreta esperienza storica di tutti i paesi già sviluppati alla traiettoria di crescita corrispondente ai tre stadi del modello teorico e, dall’altro lato, non sembra che i paesi in via di sviluppo siano necessariamente destinati a seguire un percorso simile a quello seguito dalle economie più avanzate.

Una delle critiche alle teorie tradizionali della terziarizzazione è che esse, analizzando la domanda di servizi, prestano eccessiva, se non esclusiva, attenzione alla domanda dei consumatori, trascurando invece la domanda da parte delle imprese. Se in passato la gran parte dei servizi era di tipo personale, gli sviluppi tecnologici e gestionali delle imprese hanno ormai determinato una crescente domanda di servizi impiegati nel processo produttivo. È quindi necessario operare una distinzione tra servizi al consumo (domandati dalle famiglie) e servizi alla produzione (domandati dalle imprese). La domanda di servizi alla produzione deriva soprattutto dal fatto che le imprese tendono a trasferire al proprio esterno un numero crescente di attività che assai spesso, sebbene non esclusivamente, sono di tipo terziario. Per quanto riguarda i servizi al consumo domandati dalle famiglie in società economicamente avanzate, il fattore probabilmente più significativo in grado di spiegare tale domanda è un fenomeno in qualche misura analogo a quello che si riscontra nel caso delle imprese. Con l’evoluzione del sistema sociale ed economico, attività prima svolte prevalentemente in seno alla famiglia, vengono trasferite all’esterno per essere espletate da unità produttive autonome. Questa distinzione porta anche a distinguere fra servizi tecnologicamente avanzati e attività t. meno avanzate e di tipo più tradizionale. Appartengono al t. avanzato quelle attività connesse in particolare al notevole sviluppo delle tecnologie informative e informatiche e che sono, in larga misura, ma non esclusivamente, costituite da servizi alle imprese. Appartiene invece al t. tradizionale un insieme di attività caratterizzate non solo da basso contenuto tecnologico, ma anche da condizioni di lavoro assai arretrate (rapporti di lavoro precari e talvolta informali). Quest’ultimo tipo di servizi è particolarmente diffuso nelle economie meno avanzate, ma non è certo assente in quelle più sviluppate.

Il fatto che i servizi di tipo più tradizionale restino comunque una componente assai importante del t. ha indotto alcuni studiosi a considerare la terziarizzazione come risultato di un eccesso di offerta di forza lavoro piuttosto che l’effetto di cambiamenti nella struttura della domanda. In quest’ottica, il t. funziona essenzialmente da ‘serbatoio’ di forza lavoro in esubero, cioè non assorbibile dal settore industriale, soprattutto nelle economie meno avanzate. Altri sottolineano il fatto che la domanda di servizi fa parte dell’inesauribile dispiegarsi di nuovi bisogni in società avanzate.

Medicina

Sifilide t. La terza e ultima fase della infezione luetica, caratterizzata da localizzazioni, circoscritte, eventualmente multiple, ad andamento cronico e a carattere regressivo. Il terziarismo è la comparsa di manifestazioni cliniche di tipo t. in soggetti che, cronologicamente, dovrebbero considerarsi ancora nel periodo secondario della malattia.

Religione

Appartenente a un terzo ordine religioso, cioè all’associazione di coloro che, impediti da circostanze speciali a entrare in uno dei grandi ordini religiosi, maschile (primo ordine) o femminile (secondo ordine), seguono una terza regola redatta nello spirito del relativo primo ordine e approvata dalla Santa Sede, vivendo sia nel mondo (t. secolari) sia in comunità (t. regolari). Tra questi ultimi alcuni costituiscono veri ordini con voti solenni, mentre la maggior parte formano soltanto congregazioni religiose con voti semplici (sono per lo più femminili e d’origine recente). Il più noto dei terzi ordini è quello di s. Francesco.

Tecnica

In elettrotecnica, nei trasformatori trifase, avvolgimento t., avvolgimento supplementare (rispetto al primario e al secondario) collegato a triangolo e talvolta adoperato soltanto allo scopo di creare una via di passaggio per la terza armonica della corrente magnetizzante, eliminando così le corrispondenti tensioni armoniche negli avvolgimenti principali.

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