Territorio

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

territorio

Claudio Cerreti

Uno spazio pieno di senso

Dall’originario significato di «terra coltivata» la parola territorio ha assunto nel tempo significati più ampi e complessi. Per ogni società umana il territorio è una costruzione continua, mediante la quale la comunità dà senso e valore sia alla parte dello spazio terrestre che occupa sia a quella appartenente ad altre comunità con le quali intrattiene legami di scambio

Tanti territori, un solo legame

La parola territorio in origine designava l’area coltivata dominata da una città: un significato insieme giuridico, politico, economico e sociale. Si è poi aggiunto il significato, derivato dall’etologia animale, di area da cui un gruppo ricava le risorse per sopravvivere, e che perciò difende (territorialità).

Si hanno così accezioni molto differenti di territorio: lo spazio ben delimitato sul quale hanno giurisdizione un Comune, uno Stato, un tribunale; lo spazio, privo di confini riconoscibili, in cui opera un gruppo di cacciatori o una banda di gangsters svolge le sue imprese illegali; quello sul quale una città espande le sue attività e dal quale riceve derrate alimentari e clienti; anche quello cui ciascuno di noi riconosce un valore particolare e insostituibile, di spazio noto e privilegiato in termini di emozioni, di ricordi, di nostalgia.

Il territorio non è un ‘possesso’ né tanto meno una ‘proprietà’. È uno spazio di ‘pertinenza’ di qualcuno, un concetto più vago di quello di possesso, ma che indica un legame essenziale.

Il cuore del concetto è, insomma, il legame tra gli esseri umani, come individui o come comunità, e un preciso tratto di spazio terrestre. Un legame a doppio senso: il nostro territorio ci ‘appartiene’, per così dire, ma insieme noi sentiamo di ‘appartenergli’, di ‘far parte’ del territorio.

Fare e disfare territori

Ogni territorio è il risultato di un processo (territorializzazione), magari inconsapevole, che consiste nell’assegnare particolari valori a un tratto di spazio terrestre. Immaginiamo, per esempio, uomini primitivi che lasciano il territorio di residenza e si spostano fino ad allontanarsi abbastanza (valore distanza) e a trovare terreni adatti a essere coltivati (valore produzione). Il gruppo stabilisce che certe parti siano coltivate, altre ospitino le abitazioni, altre il bestiame, le sepolture, i luoghi di culto, le riunioni politiche, e così via, assegnando un senso e un valore alle varie parti, e aprendo delle strade per rendere più veloci i collegamenti (valore tempo).

Il processo continua e si modifica senza sosta: arrivano nuovi abitanti, con altri interessi (cioè altri valori), oppure l’organizzazione sociale e territoriale cambia; il risultato è comunque una ‘costruzione sociale’ riconosciuta dal gruppo in quanto carica di significati condivisi.

Il sistema dei valori territoriali può essere modificato radicalmente. Per esempio, tutte le forme di colonizzazione – nel senso di «popolamento», o di «messa a coltura», o di «costituzione di possedimenti coloniali» – producono un nuovo territorio. Se lo spazio era già territorializzato, si ha un conflitto tra il sistema di valori preesistente e quello dei colonizzatori, che possono cancellare o almeno scardinare il sistema preesistente. Costruire nuove città, utilizzare strade diverse, modificare gli usi agricoli dei terreni, valorizzare nuove risorse: tutto ciò rende incoerente e inefficace la vecchia organizzazione territoriale, e serve a garantire il successo della nuova.

La resistenza del territorio

È comunque raro che i segni di una territorializzazione sconfitta e sostituita spariscano del tutto.

Un esempio di persistenza è dato dai nomi di luogo (toponomastica), che sopravvivono anche quando non se ne conosce più il significato, cioè dopo che si è persa la consapevolezza del loro valore originario.

Un altro esempio è dato dai luoghi di culto, spessissimo riutilizzati da religioni diverse: molte chiese cristiane furono costruite su templi romani; questi a loro volta su templi precedenti dedicati ad altre divinità; e questi ultimi, non di rado, su luoghi di culto preistorici: a volte si tratta di cinque o sei millenni e di almeno tre o quattro diversi sistemi religiosi. In questi casi, il valore religioso del luogo ha resistito, la più antica territorializzazione è riuscita a perpetuarsi.

Molti altri elementi territoriali mostrano una robustezza millenaria – come i centri abitati e le strade che li uniscono – e sembrano indicare che lo spazio territorializzato ha una specie di abilità nel ‘costringere’ la storia a seguire certe direzioni.

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