TANGANICA, Territorio del

Enciclopedia Italiana (1937)

TANGANICA, Territorio del (A. T., 118-119)

Eugenio OBERTI
Mario SALFI
Walter HIRSCHBERG
Adriano ALBERTI
Francesco LEMMI
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Il territorio del Tanganica si estende nell'Africa orientale, fra le dipendenze inglesi del Kenya, dell'Uganda, del Niassa e della Rhodesia Settentrionale, il Congo Belga e il territorio portoghese del Mozambico, in buona posizione sulla via delle grandi comunicazioni del Capo e fra il bacino del Congo e l'Oceano Indiano. Esso ha una superficie di circa 942.000 kmq.

Il Territorio del Tanganica coincide per la maggior parte con la grandiosa zona di frattura verificatasi nell'Africa orientale nell'epoca terziaria. Esso è quindi un paese di blocchi e di faglie, caratterizzato da vasti altipiani, da ampî avvallamenti, da fosse profonde e da poderose masse vulcaniche. La costa del territorio si sviluppa dalla baia di Mao alla foce del Rovuma per circa 800 km. ed è per lo più bassa e sabbiosa, talvolta melmosa e coperta da una fitta vegetazione di mangrovie in corrispondenza delle foci fluviali. I migliori ancoraggi e approdi si trovano nella rada di Bagamoyo e nella baia di Dar es-Salām.

Procedendo verso l'interno, si trova una modesta scarpata di natura madreporica, oltre la quale spazia una zona pianeggiante, stepposa, e qua e là paludosa. Quindi il terreno sale gradatamente, con una serie di ripiani, a un migliaio di metri, fino al poderoso ciglione dell'altipiano, formato da una serie di massicci, aspri, scoscesi, coperti di vegetazione arborea, fra i quali vanno ricordati i monti di Usumbura a nord e di Livingstone a sud. L'altipiano costituisce la zona più estesa e caratteristica del territorio. Esso è elevato in media sui 1200 m., ma è tutt'altro che uniforme a causa delle grandi convulsioni telluriche, cui abbiamo accennato da principio. In esso prevale, peraltro, il tipo del tavolato piatto o leggermente ondulato, cosparso di dossi granitici o gneissici, che raramente assumono le proporzioni di vere montagne. Anche il suo aspetto è uniforme e monotono, perché vi predominano le steppe, le savane e le boscaglie xerofile. Boschi e foreste si trovano più che altro lungo i fiumi. L'uniformità dell'altipiano è interrotta dagli apparati vulcanici, i quali si elevano per lo più presso i punti cruciali delle linee di frattura e nella parte nord-orientale del territorio. Predomina quivi la massa isolata del Kilimangiaro, che nella maggiore delle sue due vette, il Monte Kibo, si avvicina ai 6000 m., la massima quota di tutta l'Africa. A ovest del Kilimangiaro si solleva la massa imponente del Meru (4560 m.) e quindi un vero e proprio altipiano di terreni vulcanici, detto dei Crateri Giganti. L'unico vulcano attivo sembra peraltro il modesto Oldojnio Lengai (2900 m.).

Clima. - Il clima del territorio del Tanganica è per la maggior parte di tipo tropicale, e solo nella zona nord-occidentale, verso il Lago Vittoria e il Lago Tanganica assume i caratteri di clima subequatoriale. Ma la grande varietà nelle condizioni altimetriche e morfologiche del paese fa sì che in esso si possano facilmente distinguere diverse sotto-regioni climatiche. Anzitutto esiste una notevole diversità fra la costa e l'interno, fra le pendici orientali e l'altipiano e in questo fra le aree pianeggianti e le zone montuose. La zona costiera ha in gran parte clima monsonico, con temperatura piuttosto elevata, debole escursione, forte umidità atmosferica, piogge abbastanza copiose, distribuite in due periodi: marzo-maggio e ottobre-dicembre. La stagione più calda corrisponde all'inverno dell'emisfero boreale. Nella zona montuosa, che forma il ciglione dell'altipiano, e particolarmente nell'Usumbura, il clima è meno caldo e più piovoso. L'altipiano ha in genere temperatura calda, con forte escursione diurna nella stagione secca (da un minimo di 8°-10° la notte a massimi di 45° e più il giorno) e piogge non molto copiose, spesso anzi assai scarse (Masai), che cadono in una sola stagione, da maggio a novembre. Ma nelle zone montuose del Kilimangiaro, dell'altipiano dei Crateri Giganti e nelle altre consimili, le temperature sono più miti, però con notevole escursione diurna; si fanno poi fresche e addirittura fredde a mano a mano che l'altitudine aumenta, fino a rendere possibile una piccola zona di nevi permanenti e di ghiacci oltre i 5000 m. D'altra parte nelle zone prossime ai Grandi Laghi, e molto per il loro influsso, il clima si fa meno caldo, più costante e più piovoso, assumendo per questo e per le piogge, massime fra marzo e maggio, e fra settembre e novembre, ma frequenti in tutto l'anno, caratteri subequatoriali.

Idrografia. - Il Territorio del Tanganica è ricco di acque correnti, le quali defluiscono al Lago Vittoria e quindi, per il Nilo, al Mediterraneo, al Lago Tanganica e quindi, per il Congo, all'Atlantico, e infine direttamente, o per mezzo del Lago Niassa e dello Scirè, all'Oceano Indiano. La zona pressoché priva di acqua si riduce alla steppa desertica dei Masai. Le zone endoreiche sono numerose e anche estese in corrispondenza della zona di frattura orientale.

I corsi d'acqua più importanti sono quelli tributarî dell'Oceano Indiano, in primo luogo il Rufigi. Il corso di questo fiume si sviluppa su una lunghezza di circa 900 km., e ha un bacino di quasi 230.000 kmq. Il Rufigi nasce col nome di Ulanga dai Monti Livingstone e va a gettarsi nell'Oceano Indiano con un ampio delta paludoso e malsano. Esso ha portata notevole, ma poco costante, ed è interrotto da due serie di cateratte, ond'è navigabile solo nell'ultimo tratto del suo corso. Il suo principale affluente è il Ruaha.

Segue per lunghezza di corso e per ampiezza di bacino il Rovuma, il cui bacino appartiene per la maggior parte al Mozambico, col quale esso segna appunto il confine. A nord del Rufigi scendono al mare tre modesti, ma copiosi corsi d'acqua: il Kingani, il Wami e il Pangani, il più importante, che trae le sue origini dalle pendici meridionali del Kilimangiaro. Fra il Rovuma e il Rufigi non si trovano che torrenti, i quali convogliano acqua solo nella stagione delle piogge. Dei fiumi che immettono nel Lago Vittoria il più importante è il Kagera, considerato perciò come il ramo sorgentifero del Nilo, il cui alto corso si svolge peraltro nel Ruanda, non più appartenente al territorio, e la cui foce è nell'Uganda. Degli immissarî del Lago Tanganica da questa parte il più notevole è il Mlagarassi. Nel Niassa si versano dal territorio soltanto brevi corsi d'acqua.

Al territorio spettano la metà meridionale del Lago Vittoria, quasi tutta la riva orientale del Lago Tanganica e le rive nord-orientali del Niassa (v. alle voci relative). La zona endoreica, come abbiamo già accennato, corrisponde alla Grande Fossa Orientale, in cui giacciono numerosi laghi senza esito esterno, dei quali i più notevoli sono il Natron, alimentato dal Nyiro che proviene dalla Colonia del Kenya, l'Eyasi, il Manyara, ecc. Nella fossa compresa fra il Tanganica e il Niassa giace il bacino chiuso del lago Rukwa.

Vegetazione. - Il manto vegetale del territorio nel corso dei secoli ha subito certamente profondi mutamenti, soprattutto per opera degli indigeni che sono soliti abbandonare un terreno dopo sei o sette anni al massimo che lo coltivano e dissodarne uno nuovo dopo aver abbattuto o, più spesso, bruciato la foresta. In molte zone questi incendî hanno notevolmente ridotto o fatto scomparire del tutto le aree boschive.

In stretta relazione col clima, troviamo che sugli altipiani dell'interno prevalgono tre tipi di formazioni vegetali, i quali per lo più trapassano lentamente l'uno nell'altro: la steppa, la savana (con palme dum, baobab e acacie) e la boscaglia, in cui predominano le piante xerofile. Le più umide zone costiere sono coperte da una lussureggiante foresta tropicale, dagli alberi giganteschi allacciati da un fitto groviglio di liane, e dalle numerose felci arborescenti.

Nelle zone montuose dell'interno, dove pure le piogge abbondano, le più basse pendici sono ugualmente coperte da foreste tropicali, cui seguono, di solito oltre i 1500 m., boscaglie di bambù e poi, fino ai 3000 m. circa, foreste di tipo temperato, caratterizzate da varie specie di Podocarpus, di Flex, di Erica e di Lobelia.

Oltre i 3000 m. si hanno di solito pascoli, che occupano pure le zone più occidentali del Territorio, tra i laghi Tanganica e Vittoria, dove la foresta è stata distrutta.

I fiumi sono accompagnati nella maggior parte dei casi dalla forestagalleria. La costa marittima è orlata, in tutta la sua lunghezza, da una fascia più o meno larga di mangrovie.

Fauna. - Fauna ricchissima a carattere prettamente africano. Fra i Mammiferi numerose le forme di Scimmie, tra le quali ricorderemo il guereza, il cercopiteco e varie specie di Papio. I Chirotteri includono molte specie, con la presenza delle caratteristiche rossette. Riccamente rappresentati gl'Insettivori tra i quali sono da ricordare le specie di Macroscelidi dal lungo muso e dalle lunghe gambe posteriori, di Crisocloridi dalla pelliccia a colori metallici, ciechi, privi di padiglioni auricolari, e varie specie di Crocidure. I Carnivori annoverano numerose specie, quali il leone, il leopardo, varie viverre, manguste, proteli, sciacalli, volpi e qualche martora. Per i Rosicanti citeremo varî ghiri, topi e scoiattoli, tra i quali il nano e lo striato. Gli Ungulati occupano un posto preponderante nella composizione della fauna, particolarmente per il numero grande d'individui con cui appaiono rappresentate varie specie; citeremo l'ippopotamo, il potamochero, il facochero africano, la giraffa, le caratteristiche antilopi-vacche, lo gnu striato, oreotraghi, antilopi-capriolo, gazzelle, il kudu, il rinoceronte bicorne, varie zebre e infine l'elefante africano. Gli Sdentati sono rappresentati da pangolini e formichieri. Straordinariamente ricca per numero di specie e varietà di forme e di colori è l'avifauna; caratteristici gli estesi stormi di uccelli acquatici che popolano i laghi della regione. Numerose specie di Rettili, Anfibî e Pesci d'acqua dolce completano il quadro faunistico, mentre innumerevole è la falange d'Invertebrati, tra i quali hanno predominio le varie e interessanti specie del mondo degl'Insetti.

Popolazione. - Per quello che riguarda la popolazione, il Territorio del Tanganica è molto vario e interessante. La maggioranza degl'indigeni è costituita da genti negre, fra le quali predominano i Bantu: lungo il litorale prevalgono i sanguemisti Suaheli e abbondano elementi indiani e arabi. Accanto a questa popolazione indigena vivono nei centri marittimi e nelle regioni più favorite per clima e suolo 8230 Europei, per la maggior parte Inglesi e Tedeschi. La popolazione assoluta del territorio è calcolata per il 1935 a più di 5.000.000 di abitanti, e perciò quella relativa a 5 ab. per kmq. La popolazione è, in genere, più densa lungo il litorale e nella parte occidentale dell'altipiano: la parte orientale di questo scende anche sotto la media, e in essa la regione dei Masai è pressoché spopolata. Le condizioni demografiche generali del territorio non sono cattive, nonostante le devastazioni portate anche qui dallo schiavismo e poi dalla guerriglia coloniale del 1914-18 e l'infierire di gravi malattie, come la malaria e la malattia del sonno, soprattutto per l'intelligente e attiva opera civile ed economica che i Tedeschi svolsero in questa loro colonia.

Etnologia. - Nei distretti di Mkalama, Singida, Kondoa-Irangi, ecc., vivono avanzi di una popolazione aborigena: i Sandawi nell'Usundawe tra il Kilimangiaro e il Kondoa-Irangi, i quali parlano un idioma diverso dal bantu e caratterizzato, come quello dei Boscimani e Ottentotti, da suoni avulsivi (clicks). Questi Sandawi sono la fusione di aborigeni dalla pelle chiara con elementi più recenti (Camiti e Negri); si dica lo stesso degli Hadzapi o Vatindiga (Vakindiga) sul Lago Eyasi a settentrione della provincia centrale. Queste antiche popolazioni erano originariamente cacciatori e raccoglitori, oggi sotto l'influsso di stirpi vicine curano un poco anche l'agricoltura (alla zappa) e la pastorizia.

Il nucleo principale delle popolazioni indigene è costituito, come si è detto, da stirpi negre (Bantu) dimorantivi dalla più remota antichità e da Camiti immigrati in età più recente (Masai, Hebe, Wahima, Watussi). I primi sono agricoltori, gli altri allevatori di bestiame. In singole parti del paese tra questi due grandi gruppi di popolazioni e di razze si sono verificati numerosi incroci e sovrapposizioni, sicché oggi non si può far conto né su unità di razza né su omogeneità di cultura. Si aggiunga inoltre l'influsso esercitato negli ultimi due o tre secoli dagli Arabi mercanti di schiavi e di avorio, recanti varî elementi di civiltà (arabo-persiano-indiano; Suaheli) dalla costa dell'Africa orientale nei territorî centrali. La civiltà europea poi ha contribuito enormemente alla distruzione delle condizioni originarie locali.

Tra le numerose tribù bantu, piccole e grandi, le più numerose sono i Wasukuma e i Waniamwesi; rappresentano circa la metà dell'intera popolazione del Territorio del Tanganica (2 milioni in cifra tonda). La maggior parte dei Waniamwesi costituisce una popolazione dedita all'agricoltura, mentre i Wasukuma erano originariamente pastori e cacciatori, imparentati con i Watussi, classe dominante nel territorio interlacuale. Anche tra le famiglie dominanti presso i Waniamwesi si rilevano elementi camiti, immigrati posteriormente e sovrappostisi alle popolazioni negre indigene. Un tempo i Waniamwesi erano molto ricercati come portatori nelle numerose carovane, che esercitavano il commercio in vasta scala; oggi sono usati per la più gran parte nei lavori delle fattorie.

Vanno inoltre menzionati tra le tribù bantu di una certa importanza, gli Aniramba dell'altipiano dell'Iramba, i Wasciambala dell'Usumbura i Dsciagga, Arusha, Meru e Wapare, nella regione del Kilimangiaro; vi sono inoltre numerose tribù minori sulle rive del lago Vittoria. In questi territorî lacustri si fa sentire fortemente l'influenza di un'aristocrazia pastorale (pastori di bovini dall'alta statura, di razza camita), proveniente dai vicini territorî dell'Uganda e del Ruanda; si rintracciano nuovamente in loro influenze della civiltà dell'Alto Nilo.

In tutte queste schiatte signorili (Wahima, Watussi) la madre o la sorella del re assume una parte importante, perpetuando così una situazione già esistente negli antichi regni. I Wagogo, stanziati nella parte centrale della regione, sono fortemente influenzati dai Masai. A SO. del Tanganica si trovano i Wafipa, quindi i Wakonongo, i Wabena, gli Hehe e finalmente i Wangindo e i Wa-Muera. Nei territorî sud-orientali sono da ricordare i Wajac, i Macua, i Maconde e i Wangoni. Oltre che la caccia e la pesca è diffusa tra le stirpi più antiche l'agricoltura alla zappa; vengono coltivati miglio, fagioli, arachidi, banane, granturco, yam, patate dolci, ecc.; in tempi passati anche riso e cotone. Sono in uso numerosi impianti d'irrigazione. Quasi tutti gli agricoltori possiedono un numero più o meno elevato di bovini, di pecore e di capre. Grande importanza hanno per la storia della civiltà e delle razze dell'Africa orientale i Masai pastori nomadi di origine nilota-camitica. Prorompenti dai territorî che si stendono tra il Kilimangiaro, il Kenya e il lago Vittoria, spingevano le loro razzie fino all'Oceano Indiano, minacciando sinanche i confini del regno di Hehe. Le loro ottime armi (lance e spade), l'educazione militare ricevuta fino dall'adolescenza e il miraggio personale, la superiorità dimostrata nella condotta della guerra assicuravano loro la sovranità su gran parte dell'Africa orientale. Le loro razzie erano dirette principalmente contro il bestiame bovino dei loro vicini. Nomadi pastori tipici, aborrivano da qualsiasi lavoro agricolo e il loro nutrimento si componeva essenzialmente di latte, di sangue e di piante selvatiche. Circa tre secoli fa i Masai giunsero dal settentrione in Africa orientale, divenendovi il terrore di tutti i negri Bantu. La loro patria d'origine è probabilmente situata nel sud dell'Arabia. Oggigiorno i Masai hanno perduto quasi completamente la loro antica potenza e importanza. Il loro attuale numero è valutato a 45.000 uomini nel Kenya e a 30 mila nel distretto dell'Arusha. Parlano una lingua camitica affine al Mahra sud-arabico. Non solo per grado di civiltà, ma anche per razza differiscono dalle altre popolazioni negre, distinguendosi per finezza di tratti ed eleganza di corporatura, caratteri comuni ai Galla e ai Somali della costa nord-est e ai Wahima e ai Watussi. Culturalmente si rivelano sotto varî aspetti come rappresentanti di un'antica civiltà orientale, alla cui diffusione i Masai - prescindendo dalle influenze costiere - hanno contribuito in modo non trascurabile.

Ordinamento politico-amministrativo. - Il Territorio del Tanganica corrisponde quasi interamente al vecchio possedimento germanico dell'Africa Orientale (ne sono stati staccati il Ruanda e l'Urundi, posti sotto il mandato del Belgio, e il cosiddetto triangolo di Kionga, presso il confine meridionale, passato al Mozambico). Attualmente è mandato britannico e ne è a capo un apposito amministratore. Dal 1926 è stato costituito un consiglio legislativo, di cui fanno parte 12 funzionarî e 10 rappresentanti dei coloni bianchi, e un dipartimento per gli affari esteri.

Centri principali. - Capoluogo del territorio è Dar es-Salām fondata dal sultano di Zanzibar su una profonda e ben riparata insenatura della costa. Essa consta di due centri ben distinti: la città europea, spaziosa, bene costruita, con ampie strade e begli edifici pubblici e privati, e la città indigena, di tipo arabo. La popolazione, assai varia e mista, conta 33.000 ab., di cui solo 700 sono Europei, per la maggior parte Tedeschi.

Il porto, abbastanza capace e bene attrezzato, è uno dei migliori dell'Africa orientale, ed è toccato da tutte le linee di navigazione che fanno servizio per l'Africa orientale e meridionale, nonché dai velieri arabi e indiani che fanno il cabotaggio. Essa è capolinea della ferrovia del Tanganica.

Altri centri notevoli della costa sono: Bagamoyo (5000 ab.), già famosa al tempo del commercio degli schiavi e delle grandi esplorazioni per il centro dell'Africa dalla parte dell'Oceano Indiano, oggi alquanto decaduta; Tanga (11.000 ab.), la più agevole via d'accesso ai paesi del Kilimangiaro, in bellissima, pittoresca posizione con un buon porto alla foce del Sigi; Lindi, cittadina coloniale in pieno sviluppo, cui fanno capo le comunicazioni fra il Niassa e il mare; e poi Kilwa Kivinje, Kilwa Kisiwani, Mikindani, ecc. Nell'interno i più importanti abitati sono: Tabora (12.500 ab., di cui solo 150 Bianchi), fondata dagli Arabi quasi nel centro dell'altipiano, in una località mite di clima e abbondante di acqua, famosa al tempo del commercio degli schiavi e dell'avorio e delle grandi esplorazioni, oggi notevole centro commerciale e principale stazione sulla ferrovia del Tanganica; Ujiji (25 .000 ab.), vecchio porto sul Lago Tanganica, anch'esso famoso al tempo del commercio degli schiavi e delle grandi esplorazioni (qui H. Stanley trovò D. Livingstone); Kigoma 14.000), centro moderno sul Lago Tanganica, suo porto principale e capolinea della ferrovia proveniente da Dar es-Salām; Moshi (15.000), divenuta oggi il più importante centro della regione del Kilimangiaro; Mwanza (12.000), capolinea della ferrovia proveniente da Tabora, con un importante scalo sul Lago Vittoria.

Produzione e commercio. - Il Territorio del Tanganica è ricco di prodotti naturali e capace di notevole sviluppo economico, come dimostra il grado già raggiunto sotto la dominazione germanica. I Tedeschi infatti seppero sfruttare razionalmente tutte le risorse naturali del paese, v'introdussero nuove colture, costruirono buone vie di comunicazione, migliorarono le condizioni della popolazione indigena, cosicché, prima della guerra, questo territorio era il più prospero e progredito dell'Africa orientale. Oggi le principali produzioni del Tanganica sono il legname (ebano, cedro, legno giallo), che si ricava dalle zone forestali, le quali occupano in complesso una notevole superficie; il sesamo, l'arachide, il sorgo, il miglio, il mais, il riso, la manioca, i legumi, coltivati più che altro dagl'indigeni, il tabacco, il tè, il caffè, la china, la canna da zucchero, l'agave sisalana, il cotone, il kapok, il cacao, il banano, ecc., coltivati più che altro dai coloni europei; notevole la produzione del caucciù e della cera. L'allevamento del bestiame (bovini, ovini) è abbastanza sviluppato, ma trova un limite pressoché insuperabile nella diffusione della mosca tsè-tsè, specialmente nella parte occidentale dell'altipiano.

Il territorio si palesa sempre più ricco di minerali (carbone, ferro, rame, oro, diamanti, stagno, sale, terre coloranti, ecc.), ma il loro sfruttamento è all'inizio. I diamanti si trovano per ora nel distretto di Mwanza, l'oro in quello di Rukwa, il ferro nell'Unyamwezi. Non è esclusa la presenza del petrolio.

Le industrie sono scarse e limitate per ora ai centri più notevoli.

Abbastanza attivo è il commercio tanto di esportazione (2.856.589 sterline nel 1934), quanto d'importazione (2.343.185 sterline). Assai ragguardevole il commercio di transito. Le relazioni commerciali del Tanganica sono attive soprattutto con i territorî vicini, con l'Inghilterra, la Germania, le Indie, l'Arabia. All'esportazione figurano soprattutto la fibra di agave sisalana, il caffè, il cotone, pelli e cuoio, diamanti, oro, sale, gomma, semi oleosi, canfora; all'importazione le cotonate, le macchine, materiale da costruzione, petrolio, benzina, zucchero.

Il problema delle comunicazioni fu sollecitamente affrontato dai Tedeschi, i quali costruirono ferrovie, rotabili e camionali verso l'interno, migliorarono e attrezzarono i porti e sovvenzionarono la marina. Oggi sono in esercizio nel territorio 2.200 km. di ferrovia; le linee principali sono quella da Dar es-Salām a Kigoma sul Lago Tanganica (1235 km.) e la sua diramazione da Tabora a Muansa sul Lago Vittoria, e quella da Tanga ad Arusha alle falde del Kilimangiaro e la sua diramazione da Kahe a Voi nel Kenya. Dar es-Salām è toccata da servizî di navigazione mensili e bimensili inglesi, tedeschi, italiani, questi ultimi con partenza da Trieste e da Genova. Servizio regolare di piroscafi funziona sui laghi Vittoria, Tanganica e Niassa. Nel territorio si trovano 6 stazioni radiotelegrafiche, di cui le più potenti sono quelle di Dar es-Salām e di Kigoma.

Il territorio è altresì toccato dalla linea aerea inglese dell'"Imperial Airway" con scalo a Dar es-Salām. Sufficienti sono i servizî postali, telegrafici e telefonici. (V. tav. XLVI).

Storia. - La colonia tedesca dell'Africa Orientale, che la Germania si era costituita fra il 1884 e il 1890, costituiva la più importante colonia tedesca dell'Africa. Al principio della guerra mondiale questa vasta e ricca regione era tenuta da una forza di pace limitatissima. Il comandante delle truppe era il tenente colonnello v. Letow-Vorbeck, già appartenente alla fanteria di marina, avente grande esperienza delle guerre coloniali: egli disponeva di un ufficiale superiore, di una ventina di capitani e di una cinquantina di subalterni, di circa 180 sottufficiali bianchi e 2500 ascari, oltre a un corpo di polizia di 2 mila uomini di colore. Scoppiata la guerra, incorporati i Tedeschi aventi obblighi militari e indetti gli arruolamenti tra gl'indigeni, il Lettow finì col disporre alla fine del 1914 di 6 mila uomini, che furono aumentati fino a 12 mila, cifra raggiunta alla fine del 1916; armi furono portate da due navi tedesche riuscite, nell'aprile del 1915 e nel marzo del 1916, a rompere il blocco. La richiesta tedesca di dichiarare neutrale la colonia dell'Africa Orientale non fu accolta dall'Inghilterra, e si venne quindi alla guerra. Falliti nel novembre 1914 un tentativo di sbarco inglese a Tanga e nel gennaio del 1915 un attacco lungo la costa contro la stessa località, il Lettow prese a sua volta l'offensiva, riuscendo a nord a interrompere la ferrovia inglese dell'Uganda e a respingere i Belgi a ovest. Ma durante il 1915 l'Inghilterra destinò alla conquista dell'Africa Orientale tedesca importanti forze, circa 50 mila uomini; i Belgi dal canto loro organizzarono un corpo di 12 mila uomini (generale Tombeur) e il comando di tutte le forze alleate, compresi i portoghesi (5 mila uomini) fu affidato al generale boero Smuts. Questi coordinò l'azione dei varî contingenti ad un unico scopo: respingere i Tedeschi nella parte meridionale della colonia, staccandoli dalla ferrovia e dalla costa portarli al Lago Tanganica. I Tedeschi avevano il grosso nella zona della ferrovia di Tanga, mentre numerosi reparti stavano nell'ovest della colonia agli ordini del generale Wahle.

L'avanzata delle colonne alleate s'iniziò il 1° marzo 1916 e fu condotta con grande vigore. Il corpo Smuts, proveniente dal nord, riuscì ad oltrepassare la zona del Kilimangiaro; il 17 luglio occupò Tanga. Il 28 agosto la colonna inglese proveniente dal Nyasaland occupò la ferrovia: i belgi s'impadronirono di Tabora, sede del governo, dopo combattimenti accaniti. Il Wahle e il Lettow, riuniti ripiegarono nella regione meridionale della colonia intorno a Mehenge, zona ricca di risorse e facile a difendere.

Le operazioni ripresero nella primavera del 1917 sotto la guida del generale Deventer successo allo Smuts. Il Lettow, attaccato da forze considerevolmente superiori, riuscì a sottrarsi all'accerchiamento, infliggendo agl'inglesi sensibili perdite presso Mahiva (15-18 ottobre). Egli fu però costretto ad abbandonare la colonia, invadendo (25 novembre) la colonia portoghese con 2 mila ascari, 278 tedeschi e 4 mila portatori. Un'altra colonna laterale di oltre mille uomini dovette però arrendersi agl'Inglesi. Il Lettow si spinse fino quasi allo Zambesi, trovando ricco bottino. Nel settembre 1918 egli ritornò sul territorio tedesco, però, alla fine di ottobre, diresse la sua scorreria nella Rhodesia Settentrionale, dove il 13 novembre, in seguito all'armistizio accordato alla Germania, dovette deporre le armi. Il Lettow disponeva ancora di 30 ufficiali, 125 sottufficiali e soldati tedeschi, 1168 ascari e 1500 portatori. L'Africa Orientale Tedesca fu occupata dagl'Inglesi.

Il 20 luglio 1922 la Società delle nazioni assegnò l'intera colonia, sotto la forma del mandato, al Belgio e all'Inghilterra. Il primo, per l'accordo anglo-belga del 30 maggio 1919, ebbe, presso la frontiera del Congo, alcuni territorî intorno al lago Kivu e i distretti di Ruanda e Urundi, tranne la parte più orientale (in tutto 52 .000 kmq.), mentre il rimanente toccò all'Inghilterra. Il Belgio, inoltre, in seguito a convenzioni con l'Inghilterra, ha ottenuto zone franche nei porti di Dar es-Salām e di Kigoma (L. Tanganica).

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