Terni

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Comune dell’Umbria (212,4 km2 con 110.003 ab. nel 2020, detti Ternani), capoluogo di provincia. La città è situata a 130 m s.l.m. al margine orientale della conca alluvionale omonima percorsa dal fiume Nera presso la confluenza in questo del torrente Serra; per la configurazione oro-idrografica della conca stessa, è sempre stata crocevia per i collegamenti in senso NS, assicurati dalla via Flaminia, e OE (Tirreno-Adriatico). I notevoli insediamenti produttivi (in primo luogo, settori siderurgico, meccanico e chimico) sorti nel suo territorio fin dall’ultimo quarto del 19° sec., sfruttando l’alto potenziale energetico assicurato dalle acque dei fiumi Nera e Velino, sono alla base della forte crescita demografica proseguita fino agli anni 1970. In quel periodo il processo edificatorio ha interessato il suburbio e la fascia periferica: l’ampliamento non ha generato un’espansione ‘a macchia d’olio’, ma è stato piuttosto di tipo lineare, con direttrici verso NO, SO e NE, mentre a S e a SE si è andata sviluppando una fascia concentrica (Campomicciolo, Cesure, San Valentino) rispetto alla zona centrale. Alla crisi dell’industria pesante (che ha interessato l’area a partire dagli anni 1980) è seguito un periodo di calo demografico, dovuto in massima parte a contrazioni del flusso immigratorio. Negli anni 1990 la tendenza negativa si è arrestata e la popolazione si è attestata intorno ai 110.000 abitanti. L’economia, che ha risentito fortemente della crisi del comparto siderurgico-meccanico, si è volta, nell’ultimo decennio del 20° sec., a opere di riconversione industriale e al potenziamento delle attività del terziario avanzato. Sviluppata anche l’industria grafico-editoriale e delle materie plastiche.

T. fu centro protourbano già nel 9° sec. a.C.; presso le acciaierie è stata scoperta una necropoli con tombe a cremazione e a fossa dell’età del Ferro (10°-8° sec. a.C.), sovrapposta ad avanzi di capanne riferibili alla cultura eneolitica di Conelle-Ortucchio. Municipio fiorentissimo dopo le guerre sociali, Interamna Nahars fu occupata da Silla e divisa tra i soldati. Devastata da Totila (540) e da Narsete (554), per tutto il Medioevo T. ebbe vita agitata, per le lotte contro le città rivali di Narni e Spoleto. Distrutta da Cristiano di Magonza (1174), resistette poi validamente a Federico II. Caduta verso la fine del 14° sec. sotto il dominio della Chiesa, si sottrasse a questo per qualche tempo dandosi agli Orsini; anche Ladislao di Napoli e Braccio da Montone vi esercitarono signoria, ma dopo il 1420 rimase definitivamente sotto il governo della Chiesa. La fondazione nel 1879 delle acciaierie diede notevole impulso alla città.

Della città antica rimangono alcuni resti dell’anfiteatro (del 32 d.C.), del teatro (della seconda metà del 1° sec. a.C.), delle mura (del 3° sec. a.C.) e di mosaici e pavimenti di case private. Tra le chiese medievali, notevoli S. Alò (12° sec.), S. Salvatore, chiesa romanica innestata in un edificio romano a pianta centrale, S. Lorenzo (13° sec.), S. Pietro (14° sec.). Monumento principale è S. Francesco (seconda metà del 13° sec., trasformata nel 15°-16°); il duomo, ricostruito nel 1653, conserva parti della primitiva costruzione romanica. Fra gli edifici civili, il palazzo Mazzancolli (14° sec.), i resti delle mura cittadine (12°-13° sec.), il palazzo Spada (Antonio da Sangallo il Giovane).

Provincia di T. (2127 km2 con 223.455 ab. nel 2020, ripartiti in 33 Comuni) Il territorio è prevalentemente collinoso, tranne che nella piana orvietana, nelle conche di T. e Narni e nei fondivalle della Nera e del Tevere. Analogo a quello comunale è stato l’andamento demografico provinciale, che alla flessione degli anni 1980 ha visto seguire un periodo di sostanziale stabilità. A fronte del decremento del capoluogo e degli altri due centri maggiori (Orvieto e Narni), nonché dei piccoli Comuni delle aree montane e altocollinari, sono cresciuti numerosi centri minori, in particolare lungo gli assi viari più frequentati (Valle Umbra e valle del Tevere). L’economia provinciale, pesantemente segnata dalla crisi del settore siderurgico, ha mostrato alla fine del 20° sec. una discreta ripresa, grazie soprattutto allo sviluppo delle attività terziarie. Buoni redditi provengono dall’agricoltura (rinomati i prodotti della viticoltura e dell’olivocoltura). In espansione il turismo (Cascata delle Marmore, Lago di Piediluco, Orvieto).

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