WILLIAMS, Tennessee

Enciclopedia del Cinema (2004)

Williams, Tennessee (propr. Thomas Lanier)

Anton Giulio Mancino

Drammaturgo, poeta, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo statunitense, nato a Columbus (Mississippi) il 26 marzo 1911 e morto a New York il 25 febbraio 1983. Celebre drammaturgo, vincitore di quattro premi del New York Drama Critics' Circle e di due premi Pulitzer, forte di un'ispirazione proveniente da dolenti vicende autobiografiche, spesso amplificate nella sua opera, W. rivelò una profonda capacità di tradurre il realismo più inconfessabile in lirismo vibrante e in evocazione mitica, dando voce alla coscienza di individui emarginati, stretti nella morsa di rapporti ingrati, torbidi e frustranti collocati spesso, ed emblematicamente, nell'irredenta cornice del Sud. Quasi tutte le sue opere teatrali, scritte tra il 1945 e il 1962, furono trasformate in film, ai quali W. partecipò anche in veste di sceneggiatore.

Trasferitosi nel 1918 a St. Louis (Missouri), si iscrisse all'università, pubblicando nel frattempo i primi racconti e poesie. Obbligato dal padre a interrompere gli studi, lavorò in un magazzino della International Shoe Company, non rinunciando tuttavia a scrivere. Riprese quindi gli studi laureandosi alla University of Iowa (1938), dove iniziò a cimentarsi come autore di teatro. Dopo l'esordio nel 1940 con due opere minori, raggiunse il successo nel 1944 con The glass menagerie, opera di impronta realistica che rivoluzionò il teatro americano dell'epoca, animata da un'originale vena poetica presente nei dialoghi e mutuata dai grandi autori europei. Prima che Luchino Visconti lo chiamasse a collaborare alla sceneggiatura di Senso (1954), Hollywood iniziò ad attingere al suo repertorio teatrale a partire da The glass menagerie (1950; Lo zoo di vetro) di Irving Rapper, alla cui sceneggiatura partecipò lo stesso scrittore come anche a quella del successivo, superbo e ben più famoso A streetcar named desire (1951; Un tram chiamato desiderio), per la quale W. ottenne una nomination all'Oscar, frutto dell'importante sodalizio con Elia Kazan, già regista della versione teatrale del dramma salutata da grande successo. Pur con una maggiore volontà esplicativa nei dialoghi, il film resta un esempio insuperato di osmosi tra cinema e teatro, con Marlon Brando protagonista nella parte del rozzo e brutale immigrato polacco Stanley Kovalsky (uno dei più eccentrici personaggi della galleria di W., assieme alla Blanche della medesima opera, al Big Daddy di Cat on a hot tin roof o al Mangiacavallo di The tattoo rose). Non meno imponente, ma sorretto da maggiore consapevolezza cinematografica, è Baby doll (1956; Baby doll, la bambola viva), che Kazan diresse partendo da una sceneggiatura di W. ‒ per la quale lo scrittore ottenne un'altra nomination ‒ tratta da due suoi atti unici. Il film, inviso alla Legion of Decency e alla chiesa cattolica, rende memorabile il clima di tensioni represse del profondo Sud tra uomini che smaniano per la protagonista minorenne, oscuro oggetto del desiderio destinato a influenzare l'immaginario erotico degli anni Sessanta. Anche Cat on a hot tin roof divenne un film dall'omonimo titolo (1958; La gatta sul tetto che scotta) la cui regia non fu però affidata a Kazan (che l'aveva messo in scena a teatro), ma a Richard Brooks, il quale firmò anche la sceneggiatura, attenuando i riferimenti all'omosessualità del marito alcolizzato Brick, ma rendendoli alla fine persino più trasparenti. Questo tema, coinvolgendolo in prima persona, connota l'intera opera di W., in modo esplicito, latente o metaforico, unito a un'estrema sensibilità nell'affrontare i personaggi femminili o le figure di emarginati o 'spostati'. L'omosessualità in chiave definitivamente tragica affiora però, assieme al doloroso ricordo della sorella Rose lobotomizzata nel 1937, in Suddenly, last summer che nel 1959, su sceneggiatura dello stesso W., divenne l'omonimo, cupo e inquietante film (Improvvisamente l'estate scorsa) diretto da Joseph L. Mankiewicz. The tattoo rose (1955; La rosa tatuata) di Daniel Mann, il cui testo in teatro W. aveva concepito su misura per Anna Magnani, non fu invece tra le sue più riuscite e significative riduzioni cinematografiche. Così come The fugitive kind (1960; Pelle di serpente) di Sidney Lumet, basato sull'adattamento realizzato dallo stesso W. del suo lavoro giovanile Orpheus descending. Di gran lunga migliori furono i successivi film tratti dalle sue opere cui egli non partecipò come sceneggiatore: Sweet bird of youth (1962; La dolce ala della giovinezza) ancora diretto da Brooks, The night of the iguana (1964; La notte dell'iguana) di John Huston, e This property is condemned (1966; Questa ragazza è di tutti) per la regia di Sydney Pollack.

Terminata la carriera cinematografica iniziò quella televisiva con nuove riduzioni di sue pièces teatrali o scrivendo testi originali. Nel 1975 pubblicò l'opera autobiografica dal titolo Memoirs.

Bibliografia

G. Brand, Cinematic structure in the work of Tennessee Williams, in American theatre, ed. J. Russell Brown, B. Harris, London 1967.

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