TELESFORO di Cosenza

Enciclopedia Italiana (1937)

TELESFORO di Cosenza

Pio Paschini

Non si tratta di uno pseudonimo, come fu creduto, bensì di un eremita francescano, forse della congregazione di Clareno, che sembra passasse poi fra i Gerolamini approvati da Gregorio XI nel 1373. Fra il 1356 e il 1365 scrisse una profezia che è un florilegio preso dagli scritti autentici di Gioacchino di Fiore (v.) e da altri scritti a lui attribuiti. Un altro autore compilò la lettera dedicatoria ad Antoniotto Adorno, doge di Genova, il 3 settembre 1386, quando Genova era sotto l'influsso della Francia.

La profezia è posta in relazione con le "cause, stato, cognizione e fìne dello scisma presente e delle tribolazioni future massime al tempo del futuro re d'aquilone che chiamerà sé stesso Federico III imperatore fino al tempo del futuro papa chiamato pastore angelico e di Carlo re di Francia, futuro imperatore dopo il sopradetto Federico III". Rispecchia perciò una tendenza nazionalista francese a proposito dell'estinzione dello scisma cominciato dopo l'elezione di Urbano VI. La profezia fu edita la prima volta a Venezia nel 1516.

Bibl.: F. Kampers, Kaiserprophetien und Kaisersagen, Monaco 1896, p. 235 segg.; H. Grundmann, Die Papstprophetien des Mittelalters, in Archiv für Kulturgeschichte, XIX, i, p. 109 segg.; E. Donckel, Studien über die Prophezeiung des Fr. Telesforus von Cosenza, in Archivum Franciscanum histor., XXVI (1933), 29 segg., con il testo critico della profezia a p. 282 segg.