Telegrafia

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Ramo delle telecomunicazioni che tratta i metodi per ottenere la riproduzione a distanza del contenuto di documenti come scritti, stampati o figure, o la riproduzione a distanza di informazioni in una di tali forme. In passato il termine è stato usato per indicare metodi per la comunicazione a distanza di segnali corrispondenti a lettere, cifre o messaggi convenzionali: per es., t. ottica, quella realizzata mediante segnali visibili, come, per es., i segnali a braccia o con bandiere o luminosi tra nave e nave; t. acustica, quella attuata mediante segnali sonori; t. elettrica, mediante segnali elettrici.

Cenni storici

La comunicazione di informazioni a distanza mediante segnali rilevabili a vista fra posti situati in condizioni di visibilità diretta è stata cronologicamente la prima forma di t. usata. I sistemi di t. ottica furono i soli praticamente usati fino ai primi decenni dell’Ottocento; notevole diffusione in campo europeo e mondiale raggiunsero in questo periodo i sistemi di t. ottica derivati da quello realizzato alla fine del Settecento in Francia da C. Chappe, basato sull’impiego di semafori installati su torri o in posti relativamente elevati e nel quale i caratteri venivano indicati dalle posizioni di aste o elementi di legno. Tra i primi tentativi di realizzare telegrafi elettrici si può ricordare quello, basato su fenomeni elettrostatici, effettuato nel 1774 da G.L. Lesage a Ginevra; tuttavia fu solo dopo la scoperta della pila a opera di A. Volta (1800) che fu possibile effettuare le prime comunicazioni telegrafiche su circuiti bifilari con segnali rivelati all’arrivo da galvanometri.

Il primo sistema di t. elettrica che ebbe diffuso impiego pratico fu quello, per la scrittura su nastro di carta di segni costituenti i segnali, messo a punto intorno al 1837 da S.F.B. Morse. Nel sistema è usato il codice Morse (➔ codice), nel quale i segnali corrispondenti ai vari caratteri sono costituiti da segni brevi (punti), segni lunghi (linee) e intervalli; ciascun segnale è formato da una determinata serie di punti, linee e intervalli e ha in generale una lunghezza diversa dagli altri. La comunicazione a distanza di caratteri stampati fu realizzata con il sistema stampante Hughes (1855), nel quale si avevano sia nell’apparato trasmittente sia nell’apparato ricevente due sistemi rotanti fatti muovere in sincronismo per mezzo di regolatori meccanici di velocità. Nel 1874 fu realizzato il sistema Baudot, che utilizzava un codice con segnali di lunghezza costante a 5 elementi, analogo per certi aspetti a quello delle più moderne telescriventi. Nel sistema Baudot il problema di aumentare il rendimento, senza per questo richiedere agli operatori prestazioni troppo onerose, è stato risolto distanziando l’emissione di due successivi caratteri di una trasmissione di un tempo superiore alla durata di un carattere, e mettendo in quell’intervallo di tempo il circuito a disposizione di un’altra trasmissione; diffuso fu l’impiego di sistemi quadrupli, nei quali su uno stesso circuito si operano quattro trasmissioni contemporanee, due per ciascun verso (trasmissione e ricezione). Ai primi del Novecento, dopo le esperienze di G. Marconi (1895-96), ebbe inizio l’impiego di radioonde nella trasmissione telegrafica (radiotelegrafia).

fig.

Nel 1925 circa entrarono in uso telescriventi trasmittenti e riceventi impieganti un codice (v. fig.) nel quale ciascuno dei 5 elementi costituenti i segnali è preceduto da un segnale ‘di partenza’ che serve a preparare l’apparecchio ricevente per la ricezione e la registrazione del carattere, ed è seguito da un segnale ‘di arresto’ che serve ad arrestare l’apparecchio ricevente e a prepararlo per la ricezione del carattere seguente. La comunicazione tra telescriventi non è pertanto basata, a differenza dei sistemi Hughes e Baudot, sul funzionamento sincrono degli apparati trasmittente e ricevente e non richiede da parte dell’operatore trasmittente il mantenimento di un determinato ritmo costante di trasmissione; per tale motivo le telescriventi sono chiamate apparati telegrafici aritmici. Con le telescriventi, oltre che ottenere i vantaggi derivati dal poter effettuare la trasmissione operando su una tastiera analoga a quella delle comuni macchine per scrivere, è stato possibile realizzare reti telegrafiche a commutazione automatica, per es. per il servizio telex. In Italia le prime linee di t. elettrica furono la Livorno-Pisa e la Pisa-Firenze, realizzate rispettivamente nel 1847 e nel 1848.

Le attuali forme di telecomunicazioni basate sulla telematica e Internet hanno fatto perdere progressivamente importanza alle tecnologie telegrafiche.

Commutazione e trasmissione telegrafica

Commutazione. La commutazione è un insieme di operazioni per interconnettere o impegnare linee e circuiti al fine di stabilire comunicazioni telegrafiche temporanee. Si distingue tra commutazione di circuito, con la quale si interconnettono linee e circuiti in modo da stabilire comunicazioni temporanee dirette tra terminali, e commutazione di messaggio, con la quale si impegnano linee e circuiti per l’inoltro su questi di messaggi telegrafici in tempi diversi a seconda dello stato di occupazione delle parti interessate della rete. Nelle reti telegrafiche a commutazione automatica, nelle quali in generale i terminali sono telescriventi, si utilizzano segnali della medesima natura sia per il comando delle operazioni di commutazione, sia per l’invio dei messaggi utili.

Trasmissione. Per brevi distanze si utilizzano sistemi in banda base su cavetto telefonico. Per distanze maggiori si impiegano sistemi di t. armonica o sistemi di trasmissione telegrafica a divisione di tempo. Nei sistemi di t. armonica, che opera su un principio analogo a quello della telefonia a frequenze vettrici (➔ telefonia), la banda di frequenza di un canale telefonico viene utilizzata per realizzare più canali telegrafici; per es., la banda telefonica da 360 a 3240 Hz può essere utilizzata per realizzare 24 canali telegrafici a 50 baud distanziati tra loro di 120 Hz (nelle telecomunicazioni il baud è l’unità di misura della velocità di trasmissione dati, ovvero rappresenta il numero di simboli che viene trasmesso in un secondo). Nei sistemi di trasmissione telegrafica a divisione di tempo, la banda di frequenza di un canale telefonico è utilizzata per la realizzazione di più canali telegrafici con la tecnica della divisione di tempo e dell’interallacciamento sulla linea (o dell’invio in successione sulla linea) dei segnali elementari (bit) relativi ai vari canali. Il numero dei canali telegrafici che può essere realizzato con i sistemi a divisione di tempo dipende dalla velocità telegrafica dei canali, dal codice utilizzato, dalle caratteristiche della linea ecc.

In Italia è in funzione una rete a commutazione automatica per lo svolgimento del servizio telegrafico ad uso pubblico, trasmissione e recapito di telegrammi, del servizio teleStato per lo scambio diretto di messaggi telegrafici fra gli organi delle amministrazioni dello Stato e di servizi telegrafici speciali a uso privato.

Il telegrafo

In senso generico, si dice telegrafo qualsiasi dispositivo o apparecchio atto a realizzare un sistema di telegrafia. Locuzioni particolari sono: in marina, telegrafo a braccia, sistema di segnalazione diurno con banderuole, tenute una per ogni mano da un operatore, il cui significato letterale o numerico è definito, per ogni lettera o numero (da 0 a 9), dalle diverse posizioni delle braccia in accordo a convenzioni internazionali (se usato con l’alfabeto Morse, gli elementi di base punto e linea possono essere individuati o con un particolare movimento di una sola banderuola o con la relativa posizione di tutte e due le banderuole); telegrafo aereo, il telegrafo elettrico che trasmette attraverso fili aerei tesi tra pali o piloni; telegrafo sottomarino o subacqueo, quello i cui fili passano entro cavi sottomarini. Telegramma Il testo di una comunicazione trasmessa o da trasmettere per telegrafo. Sigle telegrafiche, quelle che vengono apposte sui telegrammi per specificare i servizi speciali eventualmente richiesti dal mittente.

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