TEBE

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

TEBE

Pietro Vannicelli

(XXXIII, p. 373)

Città della Grecia, nella Beozia. Dopo gli scavi dell'inizio del secolo (A.D. Keramopoullos, 1906-29), l'indagine archeologica a T. è ripresa agli inizi degli anni Sessanta, con particolare attenzione al periodo miceneo. La rapida crescita della città moderna costringe peraltro spesso a scavi di emergenza effettuati in punti diversi della città, che non è facile raccordare in una visione d'insieme. Se limitate sono le tracce del Neolitico, la Cadmea presenta significativi resti di insediamento a partire dall'Antico Elladico: all'Antico Elladico II (al cui interno si distinguono una T. A e una T. B) è datato un grande edificio fortificato a pianta rettangolare, scavato nel 1982-83, con caratteristiche simili alla Casa delle Tegole di Lerna. A questa stessa fase risale forse anche la monumentale tomba sulla collina di Anfione, a nord della Cadmea, già saccheggiata nell'antichità. L'Antico Elladico III appare come un periodo particolarmente importante. L'espansione della città prosegue nelle fasi successive dell'età del Bronzo, documentate da numerose abitazioni e tombe, particolarmente ricche verso la fine del Medio Elladico. Al periodo tardoelladico o miceneo, e in particolare alle fasi IIIA e B, appartengono i resti più significativi: l'insediamento copre ormai densamente l'intera area della Cadmea (circa 800 × 500 m).

Tra le strutture più rilevanti portate alla luce all'interno della Cadmea a partire dagli anni Sessanta e appartenenti al palazzo miceneo o a sue dipendenze, si segnalano: la Camera del tesoro, scoperta nel 1963-64 da N. Platon e E. Touloupa, 40 m a sud-ovest della cosiddetta Casa di Cadmo scavata da Keramopoullos, così chiamata per gli oggetti preziosi trovati sparsi sul pavimento; parte di un edificio noto come l'Arsenale, anch'esso scoperto nel 1963-64 dagli stessi scavatori, costruito su una necropoli mesoelladica, così detto per le armi di bronzo lì trovate assieme a due colonnette d'avorio e a tavolette in Lineare B; vani parzialmente portati alla luce al n. 14 della odòs Oidípodos, tra cui un'officina per la manifattura di gioielli (scavo Symeonoglou 1964-65; resti di magazzini nel terreno Liakopoulos-Kyrtsis, circa 20 m a nord della Casa di Cadmo (scavo N. Faraklas, 1968); parte di un edificio a due vani nel terreno Sotiriou-Dougekos, 80 m a sud-ovest della Camera del Tesoro: dei due vani, uno, nel quale sono state ritrovate numerose tavolette in Lineare B, è stato considerato la sala dell'archivio, mentre l'altro è stato interpretato come un bagno per la presenza di una vasca di terracotta, ma in entrambi i casi l'interpretazione è stata contestata (scavo Th. Spyropoulos, 1970, 1972); officina per la produzione di gioielli nel terreno Koropoulis (scavo K. Demakopoulou, 1973); vani parzialmente portati alla luce nel terreno Ploumis, circa 40 m a ovest dell'Arsenale, e nel terreno Stephas, 20-30 m a nord-est della già ricordata officina palaziale nella odòs Oidípodos, e nel terreno Tzortzis, circa 30 m a nord-est della Casa di Cadmo (scavi K. Demakopoulou, rispettivamente 1974, 1975 e 1979). Attenzione particolare merita poi lo scavo condotto a partire dal 1981 dalla Soprintendenza di Tebe all'inizio della odòs Oidípodos, dove sono state individuate due distinte fasi costruttive separate da un incendio (alla prima, dall'inizio, probabilmente, del Tardo Elladico IIIB alla fine del IIIB1, succede subito una seconda, distrutta verso la fine del 13° secolo, Tardo Elladico IIIB2). Notevole qui la scoperta di 60 cretule (giugno-luglio 1982), gran parte delle quali iscritte in Lineare B, e talora con raffigurazioni di scene di culto e di vita del palazzo. Recentemente (1993-94) ai testi già rinvenuti negli anni 1964, 1970 e 1982, si sono aggiunte 200 nuove tavolette frammentarie venute alla luce in scavi nella odòs Pelopídou, nei pressi dell'Arsenale. La presenza di due diversi orientamenti nelle vestigia micenee portate alla luce all'interno della Cadmea ha indotto numerosi studiosi a ipotizzare l'esistenza di due successivi edifici palaziali: un primo palazzo con orientamento NE-SO e un secondo palazzo con orientamento N-S (che è poi l'allineamento della pianta della Cadmea fino all'epoca moderna). Altri hanno però preferito supporre l'esistenza di un unico ampio complesso palaziale, sicché il problema − che forse ha trovato fin troppo spazio nella bibliografia −è tuttora aperto. Per quanto riguarda la cronologia, c'è un certo consenso ad abbassare la datazione proposta da Keramopoullos per la distruzione della Casa di Cadmo (Tardo Elladico IIIA1, cioè all'inizio del 14° secolo a.C.) scendendo al secondo quarto, oppure alla seconda metà, o ancora verso la fine del 14° secolo a.C. (Tardo Elladico IIIA2). Il nuovo palazzo (ovvero le strutture a esso attribuite, se si nega l'esistenza di due palazzi) sembra esistere fino alla metà del 13° secolo a.C. o poco dopo (Tardo Elladico IIIB1); si è però ipotizzata anche una distruzione più tarda, verso la fine del 13° sec. a.C. (Tardo Elladico IIIB2); queste proposte non sono però alternative per chi propone lo schema di due distinte catastrofi sulla Cadmea, una assai ampia nell'avanzato Tardo Elladico IIIB, e una seconda, quella definitiva, non molto posteriore.

Nel periodo miceneo la Cadmea viene fortificata con una cinta muraria (nel 1984 ne è stata portata alla luce, nel terreno Stamatis, un'intera sezione costruita nel tardo 14° secolo o intorno al 1300 a.C.). A parte isolate eccezioni, le sepolture sono ora concentrate sulle colline che circondano l'acropoli: principalmente le necropoli di Kolonaki, Ismenion, Mikro e Megalo Kastelli, i cui scavi continuano a portare alla luce un ricco materiale funerario. La ceramica proveniente sia dagli edifici sia dalle necropoli della T. micenea mostra che la città fu abitata fino alla fine del Tardoelladico IIIC, cioè anche dopo la distruzione del palazzo; d'altra parte, sia la ceramica sia le tombe attestano l'occupazione della Cadmea in epoca submicenea (per es. le tombe submicenee presso le porte Elettridi o quelle più recentemente scavate sui versanti orientali e occidentali della Cadmea), protogeometrica e geometrica. In età arcaica e classica l'insediamento sembra espandersi ben oltre i limiti dell'acropoli, e un'ampia area viene inclusa in un circuito esterno di mura. Purtroppo i resti relativi a questi periodi sono molto più sporadici che non per l'epoca preistorica. Sono state scavate ampie necropoli ai bordi di quest'insediamento più ampio (presso Pyri, dove nel 1976 A. Andriomenou ha scavato una necropoli in uso dal Tardo Geometrico al periodo tardoclassico/ellenistico iniziale; a nord, presso la stazione ferroviaria). In questo contesto si può ricordare anche lo scavo, a Takhi, circa 3 km a sud-ovest di T., di quella che sembra essere una necropoli in uso dall'epoca protogeometrica al 4° secolo a.C. (A. Andriomenou 1973). In età romana T. torna a ritirarsi nuovamente sulla Cadmea. In connessione con T. va ricordata, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, la ripresa degli scavi tedeschi presso il santuario dei Cabiri a circa 6 km da Tebe: la pubblicazione dei risultati è stata condotta a termine con esemplare rapidità.

Bibl.: Per i principali repertori annuali di aggiornamento archeologico e bibliografico, nonché per i convegni di studi beotici svoltisi a partire dal 1972 (ai quali è ora da aggiungere il Β′ ΔιεθνέϚ Σξνεδϱίου Βοιωτιϰῶν Μελετῶν, Λεβάδεια 1992, in corso di stampa), si rinvia alla voce beozia, in questa Appendice. Per gli studi anteriori agli anni Ottanta, si possono consultare le ampie bibliografie contenute in K. Demakopoulou-D. Konsola, Archaeological Museum of Thebes. Guide, Atene 1981; D. Konsola, Πϱομυϰηναϊϰή Θήβα, ivi 1981; S.Symeonoglou, The topography of Thebes from the Bronze Age to modern times, Princeton (N.J.) 1985; J.M. Fossey, Topography and population of ancient Boiotia, Chicago 1988. Tra gli studi successivi: J. Buckler, The Theban hegemony, 371-362 B.C., Cambridge (Mass.) 1980; A. Schachter, Cults of Boiotia 1-4, in Bull. Inst. Class. Stud., Suppl. 38, 1-4, Londra 1981-94; Th. Spyropoulos, ᾽Αμϕεῖον, Sparta 1981; N.H. Demand, Thebes in the fifth century, Londra 1982; V.L. Aravantinos, in Le origini dei Greci. Dori e mondo egeo, a cura di D. Musti, Roma-Bari 1985, 19903, p. 349 ss.; V. Aravantinos, Tebe e il ruolo dei centri elladici nel commercio egeo in età premicenea, in Traffici micenei nel Mediterraneo. Problemi storici e documentazione archeologica, a cura di M. Marazzi, S. Tusa, L. Vagnetti, Taranto 1986, p. 215 ss.; M. Rocchi, Kadmos e Harmonia. Un matrimonio problematico, Roma 1989; Ch. Piteros, J.-P. Olivier, J.L. Melena, Les inscriptions en linéaire B des nodules de Thèbes (1982): la fouille, les documents, les possibilités d'interprétation, in Bull. Corr. Hell., 114 (1990), p. 103 ss.; K. Demakopoulou, Palatial and domestic architecture in Mycenaean Thebes, in Bull. Corr. Hell., Suppl. 19, 1990, p. 307 ss.; TITHEMY. The tables and nodules in linear B from Tiryns, Thebes and Mycenae, a cura di J.L. Melena, J.-P. Olivier, in Minos, Suppl. 12, 1991; S. Hiller, The ''Corridor of the Sword Tablets'' and the ''Arsenal''. The evidence of the linear B texts, in Mykenaïka, Bull. Corr. Hell., Suppl. 25, 1992, p. 303 ss.; J.T. Killen, Observations on the Thebes sealings, ibid., p. 365 ss.; V. Aravantinos, Old and new evidence for the palatial society of Mycenaean Thebes: an outline, in Aegaeum, 12 (1995), in corso di stampa. Per il Kabirion: P. Wolters, G. Bruns, Das Kabirenheiligtum bei Theben, I, Berlino 1940 (prima monografica della serie Das Kabirenheiligtum bei Theben = KH); G. Bruns, in Arch. Anz., 79 (1964), p. 231; ibid., 82 (1967), p. 228 ss.; W. Heyder, A. Mallwitz, Die Bauten im Kabirenheiligtum bei Theben, Berlino 1978 (KH II); U. Heimberg, Die Keramik des Kabirions, ivi 1982 (KH III); K. Braun, Th. E. Haevernick, Bemalte Keramik und Glas aus dem Kabirenheiligtum bei Theben, ivi 1981 ( = KH IV); B. Schmaltz, Terrakotten aus dem Kabirenheiligtum bei Theben, ivi 1974 ( = KH V); Id., Metallfiguren aus dem Kabirenheiligtum bei Theben: die Statuetten aus Bronze und Blei, ivi 1980 (KH VI); A. Lembesi, in Arch. Ephem., 131 (1992), p. 1 ss.

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