Taxi Driver

Enciclopedia del Cinema (2004)

Taxi Driver

Serafino Murri

(USA 1976, colore, 114m); regia: Martin Scorsese; produzione: Michael Phillips, Julia Phillips per Italo-Judeo; sceneggiatura: Paul Schrader; fotografia: Michael Chapman; montaggio: Tom Rolf, Melvin Shapiro; scenografia: Charles 'Chuck' Rosen; costumi: Ruth Morley; musica: Bernard Herrmann.

New York. Il ventiseienne Travis Bickle, reduce del Vietnam, trova lavoro come tassista notturno in una coo-perativa. Soffre d'insonnia, è sbandato e solo, passa il tempo tra cinema a luci rosse e vagabondaggi per la città, annotando su un diario le sue esperienze e impressioni. Un giorno vede tra la folla la bionda Betsy e la segue nel suo ufficio: la ragazza lavora tra i sostenitori di un senatore in corsa elettorale, Charles Palantine. Travis finge di essere un estimatore del politico e invita Betsy a prendere un caffè. La sera, sul taxi sale Palantine, e Travis ne cerca la complicità con un'arringa violenta sullo stato di decadenza morale della città. Poco dopo, si getta nel taxi la prostituta dodicenne Iris, ma il suo protettore, una specie di hippy detto Sport, la trascina fuori con la forza e paga il conducente per il disturbo. Travis porta Betsy al cinema. Lo spettacolo è pornografico: Betsy, scandalizzata, se ne va maltrattandolo. Lui cerca di farsi perdonare inviandole ogni giorno un mazzo di fiori che Betsy rispedisce al mittente. Esasperato, va nell'ufficio di Palantine e la insulta. Una notte sul taxi sale un uomo: spiega con serenità che va a uccidere la moglie che lo ha tradito con un negro. In seguito Travis compra dal trafficante Andy una .44 Magnum, una .38 Smith & Wesson e una .32 Walther. Si allena allo specchio, costruisce una fondina meccanica per estrarre con la massima velocità le pistole, si carica di aggressività dialogando con la propria immagine. La sua prima impresa è sparare a un ragazzo di colore che ha commesso un furto in un drugstore. A un comizio di Palantine, Travis si fa notare dal servizio d'ordine, che lo allontana. Tornato a casa, rompe il televisore facendolo cadere in terra. Il giorno dopo va da Iris: questa lo manda da Sport a stabilire il prezzo. Travis, in camera con la ragazzina, cerca di convincerla a smettere di prostituirsi, offrendosi di darle i soldi che le servono per vivere. Iris ne parla a Sport, che, seduttivo, la convince a restare. Il giorno dell'ultimo comizio di Palantine, Travis brucia i fiori ormai secchi di Betsy, lega il pugnale allo stivale, spedisce dei soldi a Iris e, rasato come un pellerossa con una sola striscia di capelli al centro del cranio, va al Columbus Circle. Mentre il senatore parla, Travis si avvicina al palco, ma quando fa per estrarre la pistola i guardaspalle lo mettono in fuga. La notte va nell'albergo a ore di Iris e ammazza senza pietà Sport, l'affittacamere e un cliente. Quando si punta la pistola alla tempia, la trova scarica: di fronte alla polizia accorsa non gli resta che mimare il proprio suicidio con le dita. Travis, nemico della malavita, diventa l'eroe per un giorno della cronaca. Tempo dopo, sul taxi sale Betsy, che nell'imbarazzo si congratula con Travis. Questi minimizza, soddisfatto nel suo orgoglio. Quando la ragazza scende, la saluta senza farle pagare la corsa.

Nato da una sceneggiatura scritta nel 1972 dal giovane Paul Schrader e passata da Brian De Palma a Martin Scorsese, Taxi Driver si basa in parte sui diari di Arthur Bremer, l'uomo che tentò di uccidere il governatore dell'Alabama George Wallace, e trova inoltre fonte d'ispirazione in La nausée di Jean-Paul Sartre. La figura del reduce Travis, frustrato e sempliciotto, incarnò il sentimento decadente di un paese di mitomani che fondava la sua potenza sull'ambizione: il volto insanguinato dell'introverso vendicatore, con la pettinatura da moicano che alludeva allo squadrone della morte dei marines nella recente ritirata del Vietnam, divenne in breve una delle icone del nuovo cinema americano. L'idea di fondo che Schrader mutuò da Sartre, quella del gesto nichilista, nella trasposizione di Scorsese allude al desiderio morboso dell'uomo comune di strappare con violenza la scena allo spettacolo della celebrità e del benessere, almeno per un giorno, e con feroce ironia illustra come la società dello spettacolo trasfiguri la follia omicida in eroismo, la disperazione in coraggio, la violenza in scelta etica guardata con favore.

Girato a basso costo, in parte lasciando improvvisare gli attori e in parte seguendo un meticoloso storyboard, Taxi Driver è notevole sul piano narrativo per la tensione tra il discorso interiore del personaggio, scandito dalla voce over, e il correlativo oggettivo di una realtà finta e illeggibile ai suoi occhi, che si snoda in un complesso gioco estetico di cornici: il parabrezza e lo specchietto retrovisore che 'inquadrano' la città vista dal tassista, ricorrenti 'quadri nel quadro', fanno le veci di uno schermo televisivo, in una straniante compresenza di mondo e sguardo che stigmatizza l'ideologia voyeuristica del successo. I cromatismi carichi e iperreali della città notturna (eco malata della metropoli del noir classico) e il gioco dei riflessi e delle messe a fuoco a vista di Michael Chapman accompagnano l'immagine ossessiva del tassista che vive di spalle ai suoi clienti, immagine che incarna il sentimento di essere sempre fuori luogo, indesiderabile ed escluso. L'ellissi narrativa finale, sorta di sinfonia wellesiana che concerta ritagli di giornale, voci off e altri effimeri segni della transitoria fama in cronaca del tassista vendicatore, testimonia impietosamente la sostanza illusoria del delirio di potenza dell'uomo qualunque nel Paese delle Opportunità. Taxi Driver vinse la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1976, premio che anche in Europa consacrò Scorsese come uno dei maggiori cineasti della nuova ondata americana.

Interpreti e personaggi: Robert De Niro (Travis Bickle), Jodie Foster (Iris Steensman), Cybill Shepherd (Betsy), Peter Boyle (Wizard), Harvey Keitel ('Sport' Matthew), Albert Brooks (Tom), Leonard Harris (senatore Charles Palantine), Steven Prince (Andy), Martin Scorsese ('vendicatore' del taxi), Harry Northup (Doughboy), Norman Matlock (Charlie T.), Harry Cohn (tassista di Belmore), Billy Minkin (assistente di Tom), Robert Shields (aiuto di Palantine), Carey Poe, Robin Utt (sostenitori di Palantine), Ralph Singleton (intervistatore televisivo), Richard Higgs (funzionario dei servizi segreti), Victor Magnotta (fotografo dei servizi segreti), Victor Argo (Melio), Joe Spinell (direttore del personale).

Bibliografia

J.C. Rice, Trascendental pornography and 'Taxi Driver', in "Journal of popular film and television", n. 2, 1976.

C.L. Westerbeck Jr., Beauties and the Beast, in "Sight & Sound", n. 3, Summer 1976.

M. Dempsey, Taxi Driver, in "Film quarterly", n. 4, summer 1976.

M. Henry, Qui veut fair l'ange…, in "Positif", n. 183-184, juillet-août 1976.

P. Kané, Un après-midi de chien, in "Cahiers du cinéma", n. 268-269, juillet-août 1976.

R. Combs, Taxi Driver, in "Monthly film bulletin", n. 512, September 1976.

L. Rubenstein, Taxi Driver, in "Cineaste", n. 3, Fall 1976.

G. Turroni, Taxi Driver, in "Filmcritica", n. 272, febbraio 1977, poi in Americana 2, Roma 1978.

F. Cuel, Scorsese Scorsese, in "Cinématographe", n. 45, mars 1979.

Ch. Sharrett, The American Apocalypse: Scorsese's 'Taxi Driver', in "Persistence of vision", n. 1, Summer 1984.

L. Quart, A slice of delirium: Scorsese's 'Taxi Driver' revisited, in "Film criticism", n. 3, Spring 1995.

A. Pezzotta, Martin Scorsese. 'Taxi Driver', Torino 1997.

A. Taubin, Taxi Driver, London 2000.

Sceneggiatura: 'Taxi Driver'. Screenplay, London 2000.

CATEGORIE
TAG

Festival di cannes

Cahiers du cinéma

Bernard herrmann

Martin scorsese

Michael chapman