tasso Genericamente, rapporto tra due valori, tra due grandezze, tra due quantità, spesso espresso in termini percentuali.
1. Linguaggio finanziario ed economico
Nel linguaggio finanziario, t. d’interesse l’ammontare dell’interesse prodotto dall’unità di capitale in un periodo di tempo convenuto; il t. (o saggio) d’interesse, così definito, si dice t. unitario; nella pratica si ricorre però al t. percentuale (pari a 100 volte il t. unitario) che è l’ammontare dell’interesse prodotto nell’unità di tempo da un capitale 100 (per es., 100 euro). Solitamente si assume come unità di tempo l’anno, e il t. si indica sempre in centesimi; per es., il t. annuo 0,04 ossia del 4% indica che alla fine di un anno un euro frutta 4 centesimi, ovvero 100 euro fruttano 4 euro. Il t. è variamente qualificato nella pratica finanziaria: t. di favore o ridotto, il t. d’interesse passivo più favorevole di quello normalmente praticato, che un istituto di credito riserva a determinati clienti o per determinate operazioni; t. interbancario, il t. applicato nei rapporti di deposito in valuta fra gli istituti di credito (rappresenta un indicatore significativo del costo del denaro) e ove questi avvenissero nell’area Euro si parla di t.
Nel linguaggio economico, t. di cambio, in generale, il rapporto di cambio tra due monete; in particolare, t. di compensazione, il t. di cambio preso a base per il regolamento dei rapporti di debito e credito sull’estero in regime di compensazione generale singola; t. di conversione, il t. di cambio preso a base per la determinazione dell’equivalente, in moneta di un paese, di un debito o credito espresso in moneta di un altro paese; t. (o saggio) di profitto, il profitto espresso in percentuale del capitale impiegato dall’imprenditore (➔ plusvalore); t. di rendimento interno, il t. di rendimento ottenuto uguagliando il valore attuale dei guadagni futuri derivanti da un investimento di un’impresa e il costo attuale dell’investimento stesso (è utilizzato per calcolare il rendimento che un’impresa otterrà da guadagni distribuiti nel tempo); t. di rotazione del capitale (➔ rotazione); t. di salario, il rapporto tra la retribuzione corrisposta e la quantità di lavoro svolta.
Quando la capitalizzazione è semplice (cioè gli interessi annui non vengono capitalizzati), indicato con t il t. annuo, il t. relativo a 1/m di anno è t/m; in formule: t1/m=t/m. Quando invece la capitalizzazione non è semplice, occorre distinguere due t. annui: il t. effettivo t, che rappresenta l’ammontare complessivo degli interessi, a fine d’anno, di un euro messo a frutto all’inizio dell’anno, e il t. nominale Tm; in regime di capitalizzazione composta, quest’ultimo è definito come segue: sia tm quel t. di interesse (detto t. equivalente al t. effettivo t), relativo al periodo di 1/m di anno che, con capitalizzazione composta applicata m volte all’anno a intervalli uguali, dà luogo alla fine d’anno a un interesse eguale a quello effettivo; se la capitalizzazione fosse semplice, il t. periodico tm darebbe luogo a un t. annuale Tm=mtm; quest’ultimo è il t. nominale di cui trattasi. In formule: Tm=m[(1+t)1/m−1], t=(1+Tm/m)m−1. Per es. 100 euro impiegati al t. nominale del 6% (Tm=6%) con capitalizzazione trimestrale (m=4), danno luogo a fine del primo trimestre a un interesse di 1,5 euro (tm=t4=1,5%) e alla fine dell’anno a un interesse di 6,14 euro (t=6,14%). Se la capitalizzazione è continua, valgono considerazioni analoghe alle precedenti, e le relative formule si ottengono facendo tendere m all’infinito. Fermo restando il t. effettivo t, il t. nominale, che prende il nome di t. convertibile istantaneo o forza d’interesse, è dato dalla formula T=loge(1+t), da cui segue t=eT−1. Il t. convertibile (periodico o istantaneo) è minore del t. effettivo. Ulteriori generalizzazioni si hanno quando si considerino altri tipi di capitalizzazioni ovvero quando il t. (nominale) sia variabile nel tempo.
In demografia ed epidemiologia, possono essere ricavati t. di mortalità, morbilità, natalità, natimortalità ecc. I t. vengono detti grezzi quando esprimono il reale risultato dell’operazione di conteggio, specifici quando vengono calcolati all’interno di classi di una specifica variabile che si ritiene possa contenere variazioni (per es., t. di mortalità specifici per età e sesso), standardizzati quando vengono calcolati t. riassuntivi fittizi seguendo una procedura che annulla gli effetti di una variabile di confondimento, consentendo di effettuare confronti fra più popolazioni (t. di mortalità standardizzati per età).