TASMANIA

Enciclopedia Italiana (1937)

TASMANIA (A. T., 166-167; 169)

Clarice EMILIANI
Fabrizio CORTESI
Mario SALFI
Delio CANTIMORI
Raffaello BATTAGLIA
*

Grande isola dell'Oceania, situata a SE. dell'Australia, facente parte dal 1901 del Commonwealth, di cui rappresenta il più piccolo stato (67.371 kmq., comprese le isole da esso dipendenti con 1476 kmq.). Lo Stretto di Bass, largo circa 150 km., ma poco profondo, separa dalla costa meridionale australiana la Tasmania che, a forma di triangolo con la base falcata rivolta verso N., si stende tra 40° 40′-43° 38′ lat. S. e 144° 39′ e 148° 23′ long. E. La sua larghezza massima da E. a O. è di circa 300 km.; la lunghezza di 383 km. Sia per la costituzione del suolo, sia per il rilievo, la Tasmania si riattacca alle alteterre orientali australiane, cui dovette essere unita in epoche passate da un istmo occupante lo Stretto di Bass, i resti del quale sono rappresentati da numerose isole e isolotti granitici; consta, infatti, essenzialmente di un blocco di rocce arcaiche, resto di grandiosi sprofondamenti, la cui caratteristica dominante nella topografia è un vasto altipiano interno, inclinato da NO. a SE.

Tale regione, aspra e selvaggia, modellata dai ghiacciai pleistocenici, ricca di innumerevoli bacini lacustri, è smembrata in tutti i sensi dai solchi vallivi di fiumi e torrenti, presentando così l'aspetto più di un complesso di catene montuose (Great Western Mts.; West Coast Range; Franklin Range; Arthur Range), dalle sommità spesso spianate, che di un vero e proprio altipiano. Le maggiori altezze si raggiungono a NO. (M. Cradle 1545 m.) e a NE., dove nel Ben Lomond (1573 m.) si ha la massima elevazione dell'isola. A est e a nord l'altipiano sembra aver subito successivi abbassamenti, che hanno lasciate evidenti tracce nelle ripide scarpate dette tiers. Limitate alla regione costiera e ai fondovalle sono le zone pianeggianti, cosicché nel complesso la Tasmania è un paese essenzialmente montuoso.

Le coste, quasi ovunque alte, presentano però caratteristiche diverse; a SE. dell'altipiano centrale, delle faglie longitudinali hanno dato luogo, lungo la costa, ricca di isole e penisole, a profonde e frastagliate insenature, che, a guisa di fiordi, si aprono con pareti quasi verticali tra le alture a sommità pianeggiante dell'altipiano; tali caratteristiche si ritrovano nelle coste settentrionali che sono però meno frastagliate. La costa orientale, alta e pittoresca per dirupate falesie, si presenta molto più uniforme, interrotta dalla grande Oyster Bay e dalla minore Baia di S. Giorgio. A ovest invece la costa, frastagliata, è accompagnata da sciami di isolotti. L'isola ha clima temperato, più freddo di quel che non comporti la latitudine, umido a ovest, asciutto ad est. Le precipitazioni, portate dai venti di ovest, sono assai abbondanti a ponente, dove si raggiungono medie annue superiori ai 2000 mm. (3160 mm., Lake Margaret), e vanno diminuendo nella parte orientale in cui le precipitazioni scendono a meno di 500 (Antill Ponds, 438 mm.). Alimentati dalle piogge abbondanti e dalle nevi, che coprono per varî mesi l'altipiano, numerosi sono i corsi d'acqua, di cui il maggiore per ampiezza di bacino e lunghezza di corso è il Derwent che ha origine dal lago St. Clair e scola tutto l'altipiano interno, sboccando nella costa sud-orientale; scarsi di acque e brevi di corso sono i fiumi del versante orientale, data la vicinanza alla costa dello spartiacque. L'umida e ventosa regione occidentale è incisa da numerosi corsi d'acqua (Arthur, Pieman, Gordon), che scendono al mare con rapide e cascate. Più lunghi di corso sono i fiumi che con ampî estuarî si versano nello Stretto di Bass quali il Ringarooma, il Macquarie, la Mersey e il Forth.

Per la natura del suolo in gran parte montuoso, per il clima non dovunque favorevole alle colture, e per la scarsezza di mano d'opera, le superficie coltivate non occupano che una piccola percentuale dell'intero territorio. In relazione alle colture si può suddividere la Tasmania in tre grandi regioni agricole: regione costiera settentrionale i cui prodotti principali sono i cereali (avena), le patate, gli ortaggi e le frutta (mele); regione centrale, nella quale, sia per il clima più rigido, sia per il prevalere della grande proprietà e quindi della coltura estensiva, si producono quasi esclusivamente cereali; regione costiera meridionale, dove ritornano a prevalere, sulle altre, le colture ortofrutticole (mele, piselli, patate). Per quanto il rilievo e l'alta percentuale di superficie occupata da boschi limitino l'allevamento del bestiame (bovini e soprattutto ovini) che potrebbe avere uno sviluppo molto maggiore, questo ha tuttavia un'importanza notevolissima e alimenta una forte esportazione di lana e carne congelata. Ricco è il patrimonio forestale, poiché l'altipiano centrale e gran parte della regione costiera occidentale sono coperti da foreste estese, ma ancora non del tutto sfruttate a causa della scarsezza delle comunicazioni.

Alle risorse agricolo-forestali si uniscono quelle del sottosuolo solo in parte utilizzate. Tra i minerali metallici è al primo posto lo stagno, i cui più importanti giacimenti si trovano nella Tasmania nord-orientale a Gladstone, Derby, Ringarooma e nella regione nord-occidentale presso il Monte Bischoff. Miniere di piombo argentifero sono in attività a Zeehan e nella regione del Monte Lyell, presso cui si hanno ricche miniere di rame. I minerali estratti, per la scarsezza di carbone, di cui si hanno giacimenti a Fingal e a St. Maury (Tasmania orientale), solo in parte vengono lavorati sul posto; per il resto alimentano una notevole esportazione (soprattutto argento, poi rame e stagno).

La popolazione indigena (v. sotto), che dovette essere sempre pochissimo densa, calcolata a sei-sette mila ab. nel primo periodo della colonizzazione inglese, fu distrutta in brevissimo tempo dai Bianchi, tanto che nel 1876 non esisteva più un solo indigeno puro.

Il popolamento della Tasmania da parte dei Bianchi è di assai recente origine: l'isola fu infatti occupata dalla Gran Bretagna nel 1803, allo scopo di stabilirvi una colonia penale. Al 1804 risale il primo invio di deportati, stabilitisi presso la foce del Derwent, ove oggi è Hobart, cui seguirono varî altri invii. Quasi contemporaneamente ebbe inizio la libera immigrazione e ben presto la Tasmania, dipendente dalla Nuova Galles del Sud, chiese l'autonomia, ottenuta dopo molti anni di lotta nel 1855. L'aumento della popolazione è stato lento, ma costante, come risulta dalla tabella seguente.

L'aumento non è tanto dovuto all'immigrazione, che, regolata da severe restrizioni, non è molto forte e in ogni modo viene compensata dall'emigrazione, quanto alla forte natalità.

L'origine del popolamento influì in un primo tempo sulla composizione della popolazione tanto che, ancora nel 1836, i maschi rappresentano poco meno dei due terzi della popolazione. L'equilibrio è oggi completamente ristabilito poiché al 1926 su 214.754 abitanti, 106.000 erano maschi.

Maggiormente popolate sono le regioni costiere della Tasmania settentrionale e sud-orientale, dove la proprietà è molto suddivísa, mentre gran parte dell'altipiano intemo e quasi tutta la regione occidentale, per la maggior parte ancora proprietà dello stato, è pochissimo popolata. Centro principale e capitale della colonia è Hobart (61.640 ab.) all'estuario del Derwent; capitale commerciale ed economica è invece Georgetown allo sbocco dell'estuario del Tamar; altro centro notevole è Launceston (32.700 abitanti), sul Tamar.

Nel 1933 la Tasmania contava 227.599 ab., con una densità di 3,4 ab. per kmq., di molto inferiore alle possibilità di popolamento del paese; infatti circa 2/3 della superficie dell'isola sono ancora terreni incolti; un aumento della popolazione porterebbe allo sfruttamento di vaste estensioni di terra, favorevoli all'agricoltura e all'allevamento, oggi incolte per scarsezza di mano d'opera.

Poco sviluppate sono in complesso le comunicazioni; una linea ferroviaria attraversa la Tasmania presso a poco da N. a S. unendo Launceston a Hobart. Da questa arteria principale si staccano a Launceston due altre linee, una che segue la costa settentrionale fino a Wynyard, l'altra che si spinge a nord-est; da Canara, inoltre, parte la linea che porta al distretto carbonifero di St. Maury. Un'altra ferrovia unisce Kelly Basin sulla costa occidentale a Burnie, sullo Stretto di Bass. Scarsa è anche la rete stradale, sviluppata soprattutto a nord e a sud-est. Servizî regolari di navigazione uniscono la Tasmania all'Australia e alla madrepatria.

Bibl.: A. R. Wallace, Australasia, Londra 1883; J. Fenton, A History of Tasmania, Hobart 1884; Statistics of the State of Tasmania, 1929; G. Taylor, Agricultural Regions in Australia, in Economic Geography, 1930; Department of Minez, Geological Survey, Mineral Resources, Hobart 1933; R. J. Greenham, Nel paese delle mele e della lana, in Le Vie d'Italia e del mondo, 1933. V. inoltre: Royal Society of Tasmania, Papers and Proceedings; id., Bibliography of Australian Geographical Literature from 1926.

Flora e vegetazione. - La flora di quest'isola rappresenta il collegamento tra la flora antartica e quella del SE. dell'Australia: di questa possiede gli Eucalyptus, alcuni dei quali (E. amygdalina e obliqua) superano i 100 m. d'altezza e alcune Epacridacee, fra cui la Richea pandanifolia che si spinge fino alle alte gole nevose delle montagne.

L'altipiano, la cui altezza oscilla sui 1000 m. s. m., occupa la metà dell'isola: presenta vasti laghi ed è in gran parte rivestito di Graminacee. Un'altra parte notevole del territorio è occupata dalle catene dei monti che sono in parte nude, in parte ricoperte di foreste. In queste foreste fatte in gran parte di Eucalyptus il sottobosco forma grovigli impenetrabili di arbusti fra i quali: Pomaderris elliptica, Fagus (Nothofagus) Cunninghami dal fogliame policromo, F. Gunnii che è endemico, felci arborescenti come Dicksonia antartica, felci erbacee, muschi, ecc. Le vallate dei fiumi sono anch'esse rivestite di boschi, mentre nelle pianure basse a Graminacee gli alberi mancano quasi completamente. Qui si trova il button grass (Gymnoschoenus sphaerocephalus), Ciperacea che si spinge fino alla Nuova Galles del Sud: insieme con questa crescono Xyris gracilis, Schizaea bifida, numerosi muschi, licheni e funghi.

Le Conifere sono numerose: 29 specie, di cui molte endemiche. Sono rappresentati i generi Araucaria e Dammara; sono caratteristici i generi Phyllocladus, Arthrotaxis, rappresentato da tre specie, fra le quali A. cupressoides produce formazioni impenetrabili a N. dell'isola, Dacrydium Franklini (insieme con Phyllocladus aspleniifolia) indica intimi rapporti con la Nuova Zelanda, mentre la Fitzoya Archeri ricorda molto da vicino la F. patagonica dell'America antartica.

Di un migliaio di specie di Fanerogame circa 270 sono endemiche; le foreste coprono quasi il 9% dell'area totale.

Fauna. - La fauna di quest'isola ha in generale i caratteri zoogeografici della regione australiana. Uno degli aspetti più caratteristici è la presenza dei Monotremi e l'estrema scarsità delle forme superiori di Mammiferi, mentre vi si nota il notevole sviluppo dei Marsupíali. Tra le poche forme presenti di Mammiferi superiori noteremo tra i Rosicanti il ratto nuotatore dal ventre dorato, il ratto bruno appartenente ad una particolare sottofamiglia di muridi (Hydromyinae). Varie sono le specie di Chirotteri, comuni del resto alla notogea. Numerosi sono i Marsupiali tra i quali, fra i Poliprotodonti citeremo la famiglia dei Peramelidi comprendente i cosiddetti tassi marsupiali, le lepri marsupiali e i porcellini marsupiali; la famiglia dei Dasguridi che comprende forme predatrici, quali il Tilacino proprio della Tasmania, il Sarcofilo ursino limitato anch'esso all'isola e la Sminthopsis murma. Dei Diprotodonti citeremo per la famiglia dei Macropodidi il Kanguro gigante bigio, i cui maschi raggiungono m. 1,60 di altezza e il Kanguro tridattilo; per la famiglia dei Falangeridi citeremo il Kusu volpino e per la famiglia dei Fascolomidi il piccolo Fascolomide ursino appartenente al gruppo dei cosiddetti Vombati. Le due forme di Monotremi, l'ornitorinco e l'echidna, si rinvengono entrambe in Tasmania. Notevole per numero di specie, per ricchezza e varietà di forme e di colori è la fauna ornitologica tasmaniana della quale ricorderemo le forme di uccelli simili alle paradisee della Nuova Guinea, le numerose forme di pappagalli i caratteristici gallinacei megapodi. Interessante è la fauna erpetologica comprendente caratteristiche forme dei Chelonî e Sauri. Parimenti interessanti gli Anfibî e le varie specie di Pesci d'acqua dolce. Numerosissimi gl'Invertebrati e tra questi di particolare interesse le specie d'Insetti dell'isola e le forme terrestri e dulcacquicole di Molluschi.

Storia. - La storia della Tasmania s'identifica con quella della sua colonizzazione da parte degli Europei, poiché gl'indigeni furono totalmente distrutti nei primi decennî della colonizzazione stessa, onde non vi è storia locale, né dei rapporti fra Europei e stirpi locali. L'isola venne scoperta il 24 novembre 1642 dal Tasman (v.), che le diede il nome di terra di Van Diemen. Vi approdarono poi il Du Fresne, il Fourneaux, nel 1777 il Cook, nel 1788 e poi nel 1792 il Bligh che vi piantò i primi alberi da frutta di tipo europeo; nel 1798 il Bass ne compì il periplo, riconoscendo alla terra Van Diemen il carattere di isola. La storia vera e propria nel senso suaccennato comincia con la visita del Baudin, che pareva volesse preludere ad una colonizzazione francese (1800), e alla quale seguì immediatamente la presa di possesso da parte degl'Inglesi (1802) e la fondazione della prima colonia europea penitenziaria, ad opera del luogotenente J. Bowen, accompagnato da tre ufficiali, un sottufficiale, sette soldati, sei coloni liberi, venticinque deportati, cui in un secondo momento s'aggiunsero altri quindici soldati e quarantadue deportati. Nel 1807 la colonizzazione si estese al nord dell'isola, ad opera del colonnello Paterson. Intanto, subito dopo lo sbarco del Bowen, era cominciata la guerra con gl'indigeni, per responsabilità dei Bianchi, che avevano frainteso alcune manifestazioni degli indigeni stessi. Le ostilità continuarono ininterrotte dal 1802 al 1830, e furono condotte in modo crudelissimo da parte dei colonizzatori, che sterminarono i selvaggi, riducendoli da cinquemila circa a duecentotré, che, fallito il tentativo di ridurli in un angolo dell'isola, si lasciarono poi convincere ad emigrare nell'isola Vansittart, poi in quella di Flinder (1835): nel 1847 i 44 superstiti furono riportati in Tasmania, dove l'ultima tasmaniana morì nel 1876.

Intanto fra molteplici difficoltà, come le carestie - va ricordata quella del 1807 - e il brigantaggio dei bush rangers, la colonia inglese si andava lentamente sviluppando: nel 1808, prima che incominciasse il vero e proprio afflusso dei colonizzatori, l'isola contava 3240 abitanti bianchi, compresi i deportati. Ad ogni colonizzatore il governo della Tasmania concedeva un lotto di terra proporzionato al capitale dal colonizzatore stesso importato (che veniva calcolato molto largamente), ed eventualmente gli assegnava un certo numero di deportati, dei quali egli assumeva a suo carico la sorveglianza e il mantenimento. Con questo sistema la popolazione era cresciuta nel 1821 a 7400 abitanti, e nel 1835 a 40.000 dei quali quasi la metà deportati; nel 1842, prima del grande esodo per la scoperta dell'oro in Australia, vi erano 38.000 adulti maschi. Il sistema del lavoro gratuito dei deportati contribuì fortemente a porre le basi della prosperità agricola raggiunta ben presto dalla colonia, prosperità alla quale contribuì molto anche l'allevamento industriale degli ovini, introdotto da una società nel 1828. Il più famoso governatore di questo periodo fu J. Franklin, l'esploratore.

A mano a mano che cresceva il numero dei liberi coloni si faceva vivo il bisogno di un'organizzazione civile della vita comune, organizzazione che si sostituì gradualmente a quella militare originaria: nel 1832 tribunali civili vennero sostituiti alle corti marziali, nel 1825 la colonia ebbe un proprio governatore, nel 1853 accanto al governatore fu posta una rappresentanza della popolazione, nel 1856 venne concesso il governo rappresentativo indipendente.

Intanto, dopo un rapido aumento dei prezzi avvenuto in seguito alla scoperta dell'oro nel Victoria (1851), cominciava l'emigrazione (nel 1854 v'erano in Tasmania solo 22.200 adulti maschi): così proprio nell'anno nel quale veniva abolito il sistema della deportazione, per le mutate necessità economiche e per ragíoni morali, e nel quale l'isola riceveva in segno del cambiamento il nome attuale che veniva sostituito a quella di Terra di Van Diemen, l'isola era abitata prevalentemente da vecchi e fanciulli. Ma quando nel 1860 si cominciarono a scoprire minerali come l'oro e il carbone anche in Tasmania vi fu di nuovo afflusso di energie attive, e ricominciò la prosperità. Gli anni che seguono fino alla fine del secolo sono di costante aumento della popolazione, e di democratizzazione del governo. Nel 1870 gli abitanti sono 100.000, nel 1901 quasi il doppio. Sono gli anni nei quali viene concessa l'autonomia amministrativa ai comuni cittadini come a quelli rurali, e viene compiuta la separazione dello stato dalla chiesa, attraverso l'abolizione dell'assistenza dello stato alle varie confessioni, che prima veniva concessa a qualunque organizzazione ecclesiastica lo richiedesse. D'altra parte veniva organizzata la forza militare, e un contingente tasmaniano partecipò nel 1900 alla guerra sudafricana; e veniva introdotto un semiprotezionismo doganale in favore delle industrie locali. Intanto la Tasmania cominciava a sentire l'attrazione politica dell'Australia: e dopo essersi unita federalmente con la Nuova Galles entrò nel 1901 a far parte della Federazione Australiana, seguendo il movimento generale. Da quel momento la storia della Tasmania fa tutt'uno con quella del Commonwealth of Australia.

I Tasmaniani.

Antropologia. - Tra le razze umane viventi non si conoscono popolazioni che ripetano nel loro abito somatico quel complesso di caratteri che fu proprio dei primitivi abitatori della Terra di Van Diemen. È fuori di ogni dubbio che i Tasmaniani giunsero nella loro isola quando lo stretto di Bass non era ancora formato o quando il suo passaggio non costituiva quella barriera insormontabile che divenne più tardi per questo popolo a causa della sua rudimentale pratica nautica.

I Tasmaniani per i loro caratteri fisici vengono riferiti, nella sistematica antropologica, a un gruppo diverso da quello a cui sono assegnati gli Australiani. I Tasmaniani, dai capelli ulotrichi, cioè avvolti in strette spirali, rappresenterebbero lo strato più antico dei Melanesidi, e vengono posti perciò accanto ai Neocaledoni e ad altri gruppi melanesiani. Gli Australiani, dai lunghi capelli ondulati (cimotrichi), sarebbero imparentati invece col ceppo veddaico. Prendendo in esame i caratteri dello scheletro e in particolare quelli del teschio, caratteri che sono meno variabili di quelli tegumentarî, risulta però evidente l'originaria parentela di queste due forme umane (G. Sergi, H. Klaatsch). Questa parentela viene avvalorata anche dalle osservazloni di F. Sarasin sulle modificazioni a cui vanno incontro i capelli dei Melanesiani e dei Negri ulotrichi nel corso della prima età (cimotrichia infantile transitoria), le quali rendono meno forti e irriducibili le differenze che separano i Tasmaniani dagli Australiani.

Data l'origine comune, per quanto lontana, di questi due gruppi di Australidi, resta da stabilire se l'acquisizione dell'ulotrichia e degli altri caratteri raziali dei Tasmaniani avvenne prima o dopo il loro arrivo nella Tasmania. In Australia e precisamente tra le primitive tribù delle regioni meridionali si conservarono elementi ergologici e spirituali della cultura tasmaniana. Recentemente venne segnalata la scoperta nell'Australia centrale di un cranio fossile di tipo tasmanoide. Questi fatti tendono a dimostrare l'esistenza di un antico strato tasmaniano in Australia. L'isolamento geografico degli abitatori della Tasmania, tagliati fuori dopo la formazione dello stretto di Bass da ogni possibile contatto con le genti rimaste nel continente australiano, dovette favorire, come giustamente osservò il Biasutti, la conservazione di taluni caratteri arcaici (rispetto a quelli degli Australiani), quali ad esempio la maggior bassezza della faccia e delle orbite, la più forte platirinia e la prognazia più pronunciata. Altro carattere che distingue il cranio tasmaniano da quello australiano e che anche secondo le vedute del Sera sulla forma primitiva del cranio umano può ritenersi un carattere primitivo è la grande prevalenza in Tasmania di forme mesocraniche piuttosto basse, messa in evidenza dal Biasutti; queste forme appaiono in Australia molto meno frequenti e in percentuali sempre più basse, a mano a mano che dalle regioni meridionali, e quindi più prossime alla Tasmania, si procede verso il Nord del continente.

La colorazione cutanea dei Tasmaniani era molto scura, nera o nero bruna, raramente più chiara con toni bruno rossicci. Le donne - a differenza di quanto si osserva in altre popolazioni - vengono spesso descritte come più scure dei maschi. La pelle era secca e rugosa e lo sviluppo del sistema pilifero, come presso i Pigmei oceanici, era nei due sessi abbastanza rilevante, specie sul dorso e sugli arti. I capelli, avvolti in strette spirali o in ciocche spiraliformi, erano di color nero. Gli uomini usavano spesso tenerli lunghi, le donne corti o rasi. I maschi avevano barbe folte, ma meno lunghe di quelle degli Australiani.

Notevoli per la loro rozzezza erano i tratti facciali di questa gente: fronte abbastanza alta diritta o inclinata all'indietro; occhi neri piccoli, stretti e vividi, incassati sotto le arcate sopraccigliari robuste; naso triangolare molto largo, con radice non tanto depressa e narici larghe quasi schiacciate in senso antero-posteriore; bocca molto grande con labbra sottili, spazio naso-orale molto alto, solchi naso-labiali profondi, mento largo e sfuggente, che rende più marcato il prognatismo facciale o quello più frequente della regione alveolare. Il cranio dolicomorfo, con indici che variano da 69,1 a 74,7 (Turner), è caratterizzato oltre che dallo sviluppo delle bozze parietali, dall'avere la vòlta a carena (Lofo), carattere che risultava bene anche nel vivente, specie nelle donne che portavano i capelli rasi.

La statura dei Tasmaniani era in generale alquanto più bassa di quella degli Australiani, sebbene non manchino accenni, nelle relazioni dei primi esploratori, di stature maschili elevate, di m. 1,70-1,80. Comunque, i dati più sicuri che si possiedono su questo carattere sono quelli raccolti dal Robinson, il protettore dei Tasmaniani negli ultimi anni della loro esistenza, il quale dà per 23 maschi una media di cm. 161,8 con oscillazioni individuali di cm. 154,8-171,3 e per 29 femmine una media di 150,3 con scarti da 129,5 a 163. I muscoli del torace, della regione glutea e delle cosce erano ben sviluppati; gli arti inferiori tuttavia in confronto del tronco apparivano piuttosto esili per l'appiattimento dei polpacci, carattere teromorfo comune anche agli Australiani e ai Negri africani.

Etnologia. - La cultura dei Tasmaniani, prima che fossero sterminati dai forzati e dai coloni inglesi, presentava caratteri di assoluta primitività tanto nel campo ergologico quanto in quello spirituale.

L'organizzazione sociale delle comunità tasmaniane, composte di piccoli gruppi di famiglie poco numerose, vaganti entro i confini dei proprî territorî di caccia e di pesca, era molto rudimentale. I gruppi tribali erano retti da anziani o da uomini che si distinguevano per il loro valore nelle mischie o per la loro abilità nella caccia. Veri e proprî capi ereditarî erano sconosciuti. Nei primi tempi del Black War taluni guerrieri che si erano messi alla testa delle ultime tribù tasmaniane, unite contro il comune nemico, godettero autorità di veri e proprî capi. Erano sempre i vecchi, comunque, che nella tribù godevano di prerogative speciali.

La famiglia tasmaniana era prevalentemente monogama. In seguito pare che sia andato diffondendosi l'uso di prendere due e qualche volta anche tre donne. Ma queste notizie sono contradditorie e risalgono agli ultimi anni della vita di questo popolo, quando le primitive consuetudini tribali andavano disgregandosi e si diffondeva la corruzione in seguito al contatto con i coloni. La donna tasmaniana conduceva una vita molto dura. Prima del matrimonio essa apparteneva alla famiglia, alla quale faceva ritorno in caso di divorzio. Le vedove per rimaritarsi dovevano ottenere il consenso della tribù; esse potevano essere anche obbligate a darsi alla prostituzione a favore dei maschi del gruppo. Da quanto riferiscono i naturalisti francesi della Recherche e dell'Espérance (1792-1802), gli uomini si mostravano molto brutali con le loro mogli. Le vecchie tuttavia godevano di una certa autorità, potendo esse intervenire in caso di conflitti e farli cessare. I matrimonî pare che non fossero accompagnati da cerimonie speciali. L'unione tra membri della stessa famiglia era vietata, come presso tutti i popoli primitivi, i quali hanno un istintivo orrore per l'incesto. Le ragazze secondo le leggi dell'esogamia territoriale dovevano sposare individui appartenenti a gruppi tribali diversi da quelli di cui esse facevano parte. Prima del matrimonio i celibi dormivano separati dal resto della famiglia.

Secondo le notizie raccolte dal Webster sembra che anche i membri delle comunità tasmaniane fossero divisi in classi di età e che soltanto coloro che avevano raggiunto il grado più elevato (il terzo) potevano esercitare funzioni direttive nella vita tribale. Con la divisione della popolazione maschile in classi di età si collega il rito iniziatico della pubertà, con il quale il giovanetto veniva ammesso a partecipare alla vita tribale. Sul rituale dell'iniziazione tasmaniana si possiedono poche notizie. I ragazzi dovevano subire l'operazione rituale, la scarificazione, la quale consisteva in dolorose incisioni fatte sulla pelle con pezzi taglienti di pietra o di conchiglia, che cicatrizzando formavano rilievi allungati sul petto, sulle spalle e sulle cosce. Pare che venisse praticata pure l'estirpazione dei denti incisivi. Rimase sconosciuta invece ai Tasmaniani la circoncisione, rito iniziatico molto diffuso tra le tribù della vicina Australia.

La vita economica dei Tasmaniani rimase a un livello estremamente basso. Essi ignoravano le più elementari pratiche agricole e non possedevano nessun animale domestico. Neppure il cane, il più antico animale domestico conosciuto, era noto ai Tasmaniani, forse anche perché il dingo - il cane semi-addomesticato degli Australiani - non giunse mai in Tasmania e perché tra i marsupiali carnivori dell'isola nessuno si prestava, dati gl'istinti selvatici, ad essere addomesticato.

Come in tutte le società primitive, la donna aveva una parte preponderante nella raccolta degli alimenti. Essa prendeva parte talora insieme con i maschi anche alla caccia, specie in occasione delle grandi battute per la cattura dei canguri. Alle donne spettava principalmente la cattura dei piccoli marsupiali e degli animali marini (pesci, crostacei, molluschi), e la raccolta delle radici, delle felci, dei frutti e delle alghe marine commestibili. Gli uomini oltre che alla caccia dei grossi marsupiali si dedicavano a quella delle otarie e dei pesci, i quali venivano presi con la lancia. L'alimentazione di questi indigeni era prevalentemente carnea e i cibi venivano mangiati crudi o cotti sulla fiamma. I Tasmaniani conoscevano anche alcuni tabu alimentari, che variavano nelle differenti tribù.

La dimora di questi isolani, i quali erano obbligati a continui spostamenti per la ricerca del cibo, superò ben di rado lo stadio primitivo del paravento. Ogni famiglia innalzava nei luoghi scelti per la sosta un rozzo paravento di rami e di foglie intrecciate sostenuto da bastoni infissi nel suolo. Davanti a questo riparo veniva acceso il fuoco per la cottura dei cibi e per riscaldarsi durante la notte. Soltanto in qualche caso furono osservati paraventi costruiti con maggior cura e perizia, i quali avevano la forma di un quarto di sfera, e capanne coniche di rami intrecciati, capaci di contenere, queste ultime, fino ad una trentina di persone (Porto Maquarie). Questo particolare si spiega forse con la formazione di nuclei sedentarî nelle regioni costiere ricche di molluschi e di altri organismi marini commestibili. A differenza delle popolazioni melanesiane e di certe tribù australiane, i Tasmaniani non ebbero che rudimentali cognizioni nautiche. Le imbarcazioni, lunghe al massimo tre metri, erano fatte con rotoli di corteccia legati insieme e dei quali quello centrale aveva le estremità incurvate verso l'alto. Con queste fragili imbarcazioni, sulle quali potevano prender posto tre o quattro persone al massimo e che venivano dirette mediante lunghi remi, questi isolani non potevano allontanarsi troppo dalle coste e non riuscirono mai di fatto a superare lo stretto di Bass che separa la Tasmania dall'estrema punta meridionale dell'Australia.

Anche negli altri campi industriali i Tasmaniani non superarono gli stati più primitivi, corrispondenti a quelli che caratterizzavano la civiltà manuale delle genti vissute sul nostro pianeta verso la fine dell'epoca glaciale. Le materie prime per la fabbricazione degli utensili e delle armi erano ricavate dal regno vegetale e - a differenza di quanto si osserva presso i Pigmei e alcune delle tribù australiane più basse - anche dalla pietra. Gli arnesi di pietra erano ricavati da piccole schegge di rocce granitiche ritoccandone il contorno con un altro pezzo di pietra. Con questo mezzo venivano ottenuti coltelli, raschiatoi e punteruoli, i quali erano adoperati così come stavano senza immanicatura. Strumenti taglienti fornivano pure le valve delle conchiglie. L'istrumento litico più perfetto fabbricato da questi indigeni era una piccola accetta discoidale fissata con la resina a un pezzo di legno piegato a cappio; tipo di immanicatura usato anche in Australia. Altri utensili fabbricati dai Tasmaniani erano spatole di legno, aghi e ami di osso e ceste di fibre vegetali intrecciate. Questi recipienti possono essere considerati i migliori prodotti dell'industria indigena. Caratteristici erano anche i recipienti per l'acqua fatti con una larga alga marina piegata e saldata ai capi. Le armi usate da questo popolo, al quale rimase sconosciuto l'arco, erano la lancia ricavata da una lunga asta di legno con la punta indurita col fuoco e la clava con testa globulare e impugnatura leggermente ricurva, clava che serviva anche quale arma da getto. Qualche esploratore, che visitò queste popolazioni prima della colonizzazione dell'isola, menziona lance armate di punte di osso e di denti di squalo.

I Tasmaniani usavano andare quasi totalmente nudi. Gli uomini portavano intorno alla vita una cintura di tendini o di erbe intrecciate, le donne braccialetti della stessa materia alle braccia e sopra i ginocchi. Un piccolo mantello di pelle gettato sulle spalle era l'unico riparo contro il freddo. Prima di partecipare ai combattimenti o in occasione di danze gli uomini si dipingevano il corpo con ocra rossa stemperata nel grasso. Talora il rosso veniva alternato a strisce nere. La pittura corporale era praticata anche dalle donne, le quali solevano radersi la testa mediante conchiglie taglienti. L'abbigliamento personale era completato da collane di tendini o di capelli, di conchiglie o di denti di canguro, e da corone di fiori o da ciuffi di penne che venivano fissate ai capelli.

Tra le scarse manifestazioni artistiche le danze tenevano il primo posto. Esse erano accompagnate da canti monotoni e dal suono di strumenti musicali molto primitivi, consistenti in una pelle di canguro che serviva da tamburo e da due pezzi di legno che venivano battuti l'uno contro l'altro. In queste danze si imitavano principalmente i movimenti degli animali, in specie quelli del canguro e dell'emu; nelle danze femminili invece quelli che accompagnavano la raccolta degli alimenti. Carattere rituale dovevano avere certamente le danze che si celebravano in occasione del plenilunio e alle quali partecipavano i membri di parecchie tribù.

Si conosce anche qualche saggio di arte figurativa. Si tratta di figure di animali in stile semi-naturalista incise o tracciate con carbone su tronchi d'albero o su pezzi di corteccia.

Il rituale funerario dei Tasmaniani si distingue da quello della maggior parte dei popoli primitivi e inculti per l'uso della cremazione. In molte parti dell'isola i cadaveri erano bruciati su di un basso rogo. La pia cura con cui venivano composte le tombe indica in modo evidente la venerazione che queste genti avevano per i proprî morti. Quanto rimaneva del cadavere dopo la cremazione, veniva deposto entro una piccola buca scavata nel terreno e ricoperto da un tumulo formato da strati concentrici di erba. Sopra questo tumulo si elevava un cono di corteccia sostenuto da quattro rami diritti fissati nel terreno e decorato da strisce di corteccia disposte a cappio. I corpi degli inumati trovavano sepoltura invece nei cavi degli alberi, nelle fessure delle rocce o entro caverne naturali. Il cadavere in questi casi era ricoperto da un tumulo di pietre. Cranî, mandibole e altre ossa erano portati dai parenti e dagli amici appesi alla persona. Si evitava sempre di pronunciare il nome dei defunti.

Gli spiriti dei morti vaganti nelle oscure foreste o sulle montagne e altre categorie di spiriti per lo più malefici, i quali abitavano nelle cavità naturali delle rocce, erano molto temuti. A questi motivi animistici si aggiunge nelle credenze religiose dei Tasmaniani quella in un essere celeste o comunque in uno spirito superiore più o meno chiaramente associato con il cielo e con i fenomeni meteorologici (tuono, lampo, pioggia), fenomeni che vengono ritenuti quali specifiche manifestazioni della potenza e della volontà dell'essere celeste.

Lingua. - I Tasmaniani parlavano cinque dialetti strettamente imparentati, che per le loro caratteristiche sono stati raggruppati in due gruppi, uno orientale di 3 e uno occidentale di 2. Il loro studio, difficile come quello delle lingue australiane per la scarsezza e la frammentarietà delle notizie possedute, non offre alcuna possibilità di nuove ricerche. Il materiale pervenuto sino ad oggi è stato oggetto di numerose indagini; ma gli studiosi sono venuti a conclusioni assai divergenti: mentre alcuni, seguendo Fr. Müller ritengono questi dialetti imparentati con le lingue australiane, W. Schmidt li considera come lingue che formano un gruppo a parte, salvo qualche lontano legame con le lingue dello stato di Victoria.

Bibl.: Per l'antropologia: R. J. A. Berry, A. W. D. Robertson e K. Stuart Cross, A biometrical study of the relative degree of purity of Race of the Tasmanians, Australian and Papuan, in Proc. R. Soc. of Edinburgh, XXXI (1910); R. Pöch, Ein Tasmanierschaedel im k. k. Naturist.-Hofmuseum, in Mitt. anthrop. Gesellsch., XLVI (1916); G. Sergi, Tasmaniani e Australiani, in Riv. antrop., XVIII (1913). - Per l'etnologia: R. Biasutti, I Tasmaniani come forma di isolamento geografico, in Archivio per l'antropologia e la etnologia, XL (1910); E. H. Giglioli, I Tasmaniani, Milano 1874; H. Klaatsch, Die Steinartefakte der Australier u. Tasmanier, in Zeitsch. f. Ethonologie, XL (1928); H. Ling Roth, The aborigines of Tasmania, Halifax 1899.

Per la lingua: H. de Charencey, Recherches sur les dialectes tasmaniens, in Actes de la Société philologique, XI (1880), pp. 1-56; Fr. Müller, Grundriss der Sprachwissenschaft, Vienna 1882, II, i, pp. 87-89; E. M. Curr, The Australian Race, Melbourne e Londra 1887, III, pp. 1-56; F. Hestermann, in Folia ethnoglossica, 1926, fasc. i.