Tallo

Enciclopedia Dantesca (1970)

tallo

Alessandro Niccoli

Vale " germoglio ", " piantina appena spuntata ", e ricorre in Cv IV XXI 14 per indicare in senso metaforico l'appetito dell'animo, cioè l'intelletto e la volontà di attuare le virtù morali: vuole santo Angustino... che l'uomo s'ausi... a rifrenare le sue passioni, acciò che questo tallo... per buona consuetudine induri, e rifarmisi ne la sua rettitudine, sì che possa fruttificare.

Il traslato s'inserisce in una metafora più ampia, con la quale D. chiarisce in che modo la nobiltà discende in noi... per modo teologico (§ 1): come un ammirabile e benigno seminatore, Dio infonde nella creatura la buona e ammirabile sementa dei doni dello Spirito Santo nella misura in cui la creatura è disposta a riceverli (§ 12); primo e.. più nobile rampollo che germogli di questo seme è, appunto, l'appetito de l'animo (§ 13). La proprietà della metafora è confermata dal fatto che nella lingua del tempo t. indica la marza, cioè la porzione di ramo che, staccata dalla pianta madre, si fa sviluppare sul soggetto nell'operazione d'innesto; con questo significato il vocabolo ricorre nel volgarizzamento trecentesco de Liber ruralium commodorum di Pietro de' Crescenzi: " Ottimamente si piantano co' talli o colle vette ne' luoghi caldi " (Crusca).