TALETE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

TALETE (Θαλῆς)

Red.

Studioso e filosofo della natura, nato a Mileto, visse nella prima metà del VI sec. a. C. (date tradizionali: 632-546 a. C.); fu considerato uno dei sette savi (v. sette sapienti).

La figura di T. appare in alcune delle rappresentazioni dei sette savi, ad esempio nel mosaico da Torre Annunziata al Museo Naz. di Napoli. Egli è stato identificato in un personaggio barbuto dai lunghi capelli, con una ciocca ricadente nel mezzo della fronte, il quale indica con un lungo bastone la sfera ai suoi piedi. T. è rappresentato pure nel ciclo caricaturale dei sette sapienti nelle Terme omonime a Ostia, databile dalla seconda metà del II sec. d. C. Il tipo ispiratore delle raffigurazioni di T. nel ciclo dei Sette Sapienti, come appare nei mosaici, è stato riconosciuto dal Picard nella statua acefala del Serapeion di Memfi datato alla prima metà del III sec. a. C. Esso raffigura un personaggio ammantato, chinato in avanti, con il piede sinistro poggiante su di una sorta di capsa, e con un lungo bastone nella destra. Una erma acefala dei Musei Vaticani con iscritto il nome del filosofo, ci conferma inoltre che anche di T. come degli altri sapienti, esisteva una testa-ritratto. Infatti alcuni caratteri fisionomici del personaggio del mosaico di Napoli sono presenti in una serie di erme, copie di uno stesso esemplare, riconosciuto da alcuni come ritratto del filosofo; da altri (Poulsen), come rappresentazione di Solone. Esse derivano probabilmente da un originale ellenistico, forse rifacimento di un tipo più antico. La testa rappresenta un personaggio dall'espressione intensa ma serena, con una fronte alta ed occhi profondi. La ricca capigliatura, che ricade in mezzo alla fronte con una ciocca, e la barba, sono rese con un plasticismo assai mosso e colorito. Nel mosaico di Colonia era rappresentato in uno dei medaglioni meno ben conservati, che tuttavia è servito per l'identificazione del tipo in altre raffigurazioni (Brendel). Appare anche nel mosaico di Sueidié.

La copia di Copenaghen ha sull'erma il rilievo di un ramo di palma: si tratta di un'aggiunta del copista per indicare il vincitore della gara dei sette sapienti.

Bibl.: O. Brendel, in Simbolik der Kugel, in Röm. Mitt., LI, 1936, pp. 44 ss.; G. Calza, Die Taverne der Sieben Weisen in Ostia, in Die Antike, XV, 1939; K. Schefold, Die Bildnisse der antiken Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, pp. 155, I; 157, I; B. M. Felletti Maj, Museo Naz. Romano, I ritratti, Roma 1953, n. 33, p. 27; V. Poulsen, Les portraits grecs, Copenaghen 1954, p. 14; J. Ph. Lauer-Ch. Picard, Les statues ptolémaïques du Serapeium de Memphis, Parigi 1955, p. 127 ss.; C. J. Classen, in Pauly-Wissowa, Suppl. X, 1965, c. 946; G. M. A. Richter, The Portraits of the Greeks, I, Londra 1965, p. 82 s.; per il mosaico di Sueidié; M. Chehab, Bullet. d. Musée de Beyrouth, XIV, 1958, p. 32 ss.