TAGALI

Enciclopedia Italiana (1937)

TAGALI (Tagalog)

Paolo GRAZIOSI
Renward BRANDSTETTER

Popolazione delle isole Filippine. Abita la grande isola di Luzon e alcune isole vicine e può considerarsi la popolazione indigena più importante se non per il numero dei suoi componenti, essendo sotto questo aspetto la seconda dell'arcipelago, certamente per il grado di civiltà da essa raggiunto. Il fatto che nel suo territorio sorge la capitale delle Filippine, Manila, e di conseguenza i suoi contatti con la civiltà occidentale sono più facili e frequenti, ha particolarmente contribuito all'evoluzione di queste genti. I Tagali hanno non solo un'educazione maggiore di quella delle altre popolazioni dell'arcipelago, ma possiedono anche la letteratura indigena più importante e il loro linguaggio va diffondendosi sempre più nelle regioni limitrofe.

I Tagali sono di religione cristiana, ma ancora oggi mostrano qualche sopravvivenza di riti pagani. Quando gli Spagnoli sbarcarono nelle Filippine trovarono l'Islām già in parte stabilito presso di loro. La cultura materiale mostra, in molti casi, di aver subito a diverse riprese influssi esterni varî. Queste genti vivono di preferenza presso i corsi d'acqua, i laghi, o lungo la riva del mare e costruiscono abitazioni su pali, provviste generalmente di una veranda, alla quale si accede per mezzo di una scala di bambù che viene tolta durante la notte. Vivono della pesca e del lavoro dei campi e loro nutrimento principale è il riso, che coltivano in grandi acquitrini.

Allevano gli animali domestici, animali che possedevano in parte anche prima dell'arrivo dei Bianchi: tra questi il bufalo occupa un posto assai importante. I Tagali masticano il betel, sono appassionati per i combattimenti dei galli e per il teatro: i loro spettacoli drammatici durano talvolta più giorni.

Lingua. - Le lingue delle Filippine appartengono alla famiglia maleo-polinesiaca, detta anche austronesica. In quell'arcipelago si parlano una cinquantina di lingue, delle quali le sette seguenti sono le principali: bikol, bisaya, ibanag, iloko, pampanga, pangasinan, tagal (o tagalog). L'ultima nominata è la più importante, e la più affine ad essa è il bisaya.

Le lingue delle Filippine si distinguono dalla maggioranza delle altre lingue maleo-polinesiache per l'accento libero e per l'abbondanza delle forme verbali. Soltanto alcune lingue di Celebes e delle isole tra Celebes e le Filippine hanno una simile ricchezza di forme verbali, e sono quindi vicine alle lingue filippine in questo importante punto. Il tagal è parlato in Manila e nel centro dell'isola Luzon.

Il vocabolario della lingua tagal ha molte parole comuni all'intero gruppo maleo-polinesiaco, come matà "occhio". Tra le parole straniere adottate si possono distinguere tre strati. Il più antico è costituito dalle parole provenienti dal sanscrito, per es. guròq "il maestro"; è assai interessante, per la storia della cultura, che l'influsso dell'India antica si sia esteso fino alle Filippine. Il secondo strato è formato di parole spagnole, tra le quali molti termini religiosi, adottati con il cattolicismo, come mìsa messa". Il terzo strato comprende parole moderne inglesi o americane, come pìknik.

Fonologia. - Il tagal ha cinque vocali: a i u e o; u e o sono spesso scambiate (si dice útañ, o òtañ "debito"), e rappresenta una semplice variante di i. Per conseguenza, l'alfabeto tagal possiede tre soli segni per le vocali. Al sistema fonetico del tagal manca la vocale indifferente, chiamata usualmente pĕpĕt e indicata con ĕ, e che pure è così diffusa in tutto il territorio linguistico maleo-polinesiaco; essa è diventata nel tagal i. Le consonanti sono: q; k g ñ; t d n; p o m; y r l w; s; h; q è l'esplosiva laringale. Mancano le palatali e le cerebrali, che si riscontrano in parecchie altre lingue maleo-polinesiache.

Leggi fonetiche. - Le due principali leggi fonetiche delle lingue maleo-polinesiache, quella del pĕpĕt e quella R G H operano nel tagal nel modo seguente: il pĕpĕt originario, che nel giavanese rimane, nel tagal diventa i: giavanese tĕkĕn, tagal tikìn "bastone", l'affine bisaya lo muta in o e dice tokòn: questa è la principale differenza tra bisaya e tagal. L'r della serie R G H diventa in tagal g: tagal ugàt "radice, vena", malese urat, dayak uhat.

Il posto dell'accento nella maggioranza delle lingue maleo-polinesiache dipende da regole precise, assai semplici; molte lingue accentuano regolarmente la penultima sillaba; anche il tagal ha nel maggior numero delle parole l'accento sulla penultima, ma in molte altre l'accento è sull'ultima sillaba, senza che ci sia una regola generale: così si trova asìn "sale" vicino a àso "cane" mentre altre lingue dello stesso gruppo hanno regolarmente àsin e àso.

La declinazione è molto semplice e si fa per mezzo di articoli e preposizioni. Vi sono due declinazioni: una per i nomi proprî e un'altra per tutti gli altri sostantivi. La prima è la seguente: nom. si Pèdro, gen. ni Pèdro, caso generale per tutti gli altri complementi kay Pèdro. Si è un articolo per nomi di persona che si trova in molte lingue maleo-polinesiache; ni si scompone in n + i e kay in ka + i; questo i è parimenti un articolo personale che si trova in molte lingue, mentre n e ka sono preposizioni assai diffuse con usi uguali a quelli del tagal. La declinazione per gli altri sostantivi è nom. añ tàwo "l'uomo", gen. nañ tàwo, caso generale sa tàwo: articolo anche nell'antico giavanese, nañ è uguale a n + (n è la stessa preposizione di sopra), sa si trova con la stessa funzione in altre lingue delle Filippine. Il plurale si forma per mezzo di mañà: añ mañà tàwo "gli uomini".

La coniugazione è riccamente sviluppata. Il tagal ha una grande quantità di elementi formativi, per lo più prefissi, che esprimono i più svariati rapporti: azione volontaria o involontaria, semplice o iterata, ecc.; oltre ai morfemi per i tempi, i modi, l'attivo e il passivo. La maggior parte dei prefissi cominciano, come in moltissime lingue maleo-polinesiache, con una m, che in certi casi è sostituita da n. La forma attiva del verbo laròq "giuocare" suona: imperativo maglaròq, futuro maglalaròq, preterito naglaròq; presente naglalaròq. Vi è una quantità di particelle notevolissime; per es., la particella a: a Pèdro significa "padre di Pietro".

L'alfabeto risale in ultima analisi all'India: le lettere sono di forma tondeggiante, simili alla cifra 3 e all'ω. Ci sono 3 segni per le vocali e 14 per le consonanti: queste lettere sono usate molto imperfettamente: tra l'altro, le consonanti finali non si scrivono, talché parole come hiràm "prestare" e hìrap "disgrazia" sono scritte a uno stesso modo. Questo alfabeto tagal cade in disuso. Con la conversione al cattolicismo, fu introdotto l'alfabeto latino e ora il tagal si scrive generalmente con le lettere latine. L'ortografia è quella spagnola, e quindi si ha acò "io", ma àquin "di me", mentre nelle pubblicazioni scientifiche moderne si scrive akò, àkin.

Metrica. - Il verso tagal si basa sul numero delle sillabe: ogni verso deve avere un determinato numero di sillabe: sei, otto, ecc. e i versi sono raggruppati in strofe. Inoltre il tagal usa la rima: tutti i versi di una strofa devono avere nell'ultima sillaba la stessa vocale; delle consonanti non si tiene conto, sicché ad es., inà "madre" e anàk "figlio" rimano.

Letteratura. - I Tagal hanno due letterature: una indigena, originaria, l'altra che imita la spagnola. I migliori prodotti della prima specie sono racconti e lirica minore: ben riusciti spesso i diòna "canti nuziali" e i sambìtan "canti funebri". Al secondo tipo appartengono rielaborazioni di racconti cavallereschi e leggende. Una notevole opera moderna è la traduzione del Guglielmo Tell di Schiller, dovuta a José Rizal.

Bibl.: Prestissimo, immediatamente dopo la conquista spagnola, i missionarî cominciarono a comporre opere per l'apprendimento del tagal. Di questi lavori, scritti in spagnolo, sono ancora utili la grammatica di T. Minguella (Manila 1878) e il vocabolario di J. de Noceda y P. de Sanlucar (ivi 1754 e 1855). Scritti interamente secondo i moderni principî scientifici sono F. R. Blake, A Grammar of the Tagalog Language, New Haven, Conn. 1925; L. Bloomfield, Tagalog texts with grammatical analysis, Urbana, Ill. 1917; P. Servano Laktaw, Dicc. hispano-tagálog, Manila 1889 e Dicc. tagálog-hispano, ivi 1914.