TADDEO di Bartolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

TADDEO di Bartolo

Marco Casamurata

TADDEO di Bartolo. – Nacque a Siena, primogenito del barbiere Bartolo di maestro Mino, e non già del pittore Bartolo di Fredi come volle Giorgio Vasari, e di Francesca di Cino. La data di nascita non è documentata, ma una dichiarazione del 7 febbraio 1386 per cui risulta essere ancora sottoposto alla patria potestà, quindi minorenne (la maggiore età si raggiungeva a venticinque anni), permette di collocarla nel biennio 1362-63. L’avvento del matrimonio dei suoi genitori nel 1361 e la notizia secondo cui morì all’età di cinquantanove anni (Vasari, 1568, 1878, p. 39) si rivelano ulteriori indizi in tal senso. Non attestato è anche il preciso ambito di formazione, ma è chiaro che le sue radici siano da rintracciarsi nel contesto senese dei pittori della generazione precedente, in particolare di Jacopo di Mino del Pellicciaio.

La prima menzione dell’artista risale al 19 marzo 1383 (Lisini, 1927, p. 305), mentre con il citato atto del 1386 egli fu incaricato di dipingere alcune sculture lignee di angeli realizzate da Giacomo di Francesco del Tonghio per gli stalli del coro della cattedrale di Siena, primo lavoro di cui si abbia notizia (Milanesi, 1854, I, pp. 312-315, n. 99). Un documento del 19 marzo 1389 lo registra come consigliere dell’operaio del duomo (p. 368, n. 129).

Taddeo fu particolarmente attivo nella vita pubblica della sua città, ricoprendo importanti cariche: esecutore della Gabella (1404), membro del Consiglio maggiore a più riprese (1412, 1416, 1420), capitano del Popolo per il quartiere di S. Salvatore (1418).

Nel 1389 risulta iscritto al ventunesimo posto nel «Ruolo dei pittori senesi» (p. 39) e lo stesso anno firmò la sua prima opera conservatasi, la Madonna con Bambino tra i ss. Sebastiano, Paolo, Giovanni Battista e Nicola di Bari per l’oratorio di S. Paolo a Collegarli presso San Miniato al Tedesco (collezione privata).

Non verificabile, poiché non supportata da fonti documentarie o da opere tuttora esistenti, risulta la notizia del presunto soggiorno a Padova, dove avrebbe lavorato alle dipendenze di Francesco Novello da Carrara nella basilica del Santo e nella cappella dell’Arena (Vasari, 1568, 1878, pp. 35 s.). Certo è che entro il 27 gennaio 1392 terminò alcune pitture con figure di santi nella cattedrale di Savona, già allogate il 7 marzo dell’anno precedente al fiorentino Francesco di Michele, ma da lui mai eseguite (Nicolini, 1983). Questo documento accerta che Taddeo operasse in Liguria, e in particolare nella Riviera di Ponente, almeno dalla seconda metà del 1391. A questa fase si ascrive la Madonna col Bambino e angeli (Savona, Pinacoteca civica), che rivela palpabili tangenze con le opere di Barnaba da Modena, in particolare nelle preziose crisografie del manto della Vergine, e che probabilmente costituiva lo scomparto centrale di un polittico che decorava la cappella Oliveri nella chiesa di S. Caterina a Finalborgo, ove pure sono attribuiti a Taddeo i frammentari affreschi della parete di fondo di detta cappella, di cui oggi è leggibile solo la figura dell’Annunziata (Algeri, 1991a; Ead., 2011).

Il 15 marzo 1393 Taddeo promise a Cattaneo Spinola di dipingere due pale d’altare per la chiesa di S. Luca a Genova, da compiersi entro il 20 maggio successivo (Alizeri, 1870, pp. 178 s.). L’atto del 18 luglio 1394 in cui il pittore sollevava Benedetto d’Albenga dagli obblighi di una fideiussione precedentemente stipulata, dimostra non solo che a quella data le due tavole non erano pronte, ma anche e soprattutto che il pittore si era allontanato dalla città per qualche tempo, circostanza per la quale si era resa necessaria la fideiussione (Assini, 1995-1996). La sua partenza dovette avvenire non molto più tardi del 16 agosto 1393, data a cui risale la concessione di un prestito della durata di quattro mesi da parte del sopracitato Benedetto d’Albenga. Nel documento Taddeo accettava di poter essere convocato dinanzi a un tribunale estero, in particolare nelle città di Savona, Pisa, Nizza, Firenze, Siena e Lucca. In una, o più, di queste località, dunque, va ricercata la meta del viaggio del 1393. Se la sua attività a Savona, Pisa e Siena è, almeno parzialmente, documentata, nulla si sa ancora rispetto ai suoi rapporti con le città di Nizza, Firenze e Lucca. L’atto del 18 luglio 1394, infine, istituendo un nuovo garante nella figura del pittore Nicolò da Voltri, prova che Taddeo fosse in procinto di partire nuovamente. L’unica testimonianza di questa prima fase genovese può essere rintracciata nell’affresco con Cristo in gloria staccato dal catino absidale della cappella a destra del presbiterio nella chiesa di S. Maria di Castello (ora nel convento), eseguito per la corporazione dei Calafati.

Nel 1395 Taddeo risulta attivo a Pisa. Vasari racconta che vi sarebbe stato chiamato da uno dei Lanfranchi, operaio del duomo, per la realizzazione di un affresco perduto nella cappella dell’Annunziata raffigurante la Presentazione di Maria al Tempio (Vasari, 1568, 1878, pp. 36 s.). Lì l’artista ebbe certamente l’occasione di confrontarsi con gli affreschi del Camposanto eseguiti da pittori quali Taddeo Gaddi, Antonio Veneziano e l’orvietano Piero di Puccio. Quell’anno è datato il polittico per la cappella di Datuccia Sardi Campigli nella sacrestia della chiesa di S. Francesco, raffigurante la Madonna dell’umiltà tra i ss. Giovanni Battista e Andrea, e oggi conservato in una moderna cornice neogotica (Budapest, Szépműveszéti Múzeum), a cui sono stati ricondotti (Solberg, 2010a) due scomparti laterali con i santi Simone e Francesco (già Firenze, galleria Moretti). Di poco posteriore al precedente è il polittico richiesto dagli eredi del fu Gherardo Casassi per l’altare maggiore della chiesa di S. Paolo all’Orto, raffigurante la Madonna col Bambino tra il beato Gherardo da Villamagna e i ss. Paolo, Andrea e Nicola (Musée de Grenoble). Infine, sempre per la cappella Sardi Campigli, Taddeo dipinse entro il 24 marzo 1397 un ciclo di affreschi, oggi molto lacunoso, con Storie della vita della Vergine. Al contesto pisano nel biennio 1396-97 è riconducibile anche il polittico della Madonna col Bambino tra i ss. Caterina, Michele arcangelo, Giuliano e Pietro già nella chiesa di S. Michele in Borgo (Pisa, Museo di S. Matteo).

Tra il 1397 e il 1398 si colloca un ulteriore soggiorno ligure, attestato dalla tavola con il Battesimo di Cristo nella collegiata di S. Maria Assunta di Triora, firmata e datata 1397. A questo momento risalgono gli affreschi nel presbiterio della chiesa di S. Gerolamo a Genova Quarto, di cui restano solo i frammenti con S. Bernardo e S. Benedetto, e la tavola, anch’essa frammentaria, con la Madonna col Bambino della chiesa di S. Maria delle Vigne. Con una sentenza del 29 maggio 1398 il pittore Pietro Gallo da Alba, residente a Genova, fu prosciolto dall’accusa di tentato omicidio mossagli da Taddeo (Alizeri, 1870, pp. 186-188). Il definitivo allontanamento del pittore dalla Liguria avvenne verosimilmente nella seconda metà del settembre 1398, dal momento che il 17 di quel mese nominò suo procuratore Benedetto d’Albenga. Da un atto del giorno dopo, inoltre, si apprende che allora aveva già sposato una certa Simona di Antonio di Monte, tavernaio genovese (pp. 189-191).

Nel 1400 Taddeo era tornato a operare in terra natia in quanto eseguì la Madonna col Bambino tra i ss. Giovanni Battista e Andrea dell’oratorio di S. Caterina della Notte presso l’ospedale di S. Maria della Scala. Che il pittore fosse rientrato in patria è provato anche da un documento del 2 marzo 1400 il quale informa che egli portò a termine una perduta pittura per la chiesa di S. Jacopo di Montieri (Liberati, 1921). Nel 1401 sono attestate commissioni nel duomo di Siena (Milanesi, 1854, II, pp. 5-8, nn. 1-2, 15 s., n. 9). La prima risale al 18 febbraio e prevedeva alcune pitture per la cappella di S. Antonio, tra cui un Giudizio sull’altare. Il 10 giugno dello stesso anno Taddeo venne sollevato dal precedente incarico a favore dell’esecuzione di un ciclo di affreschi con sei figure del Vecchio Testamento da realizzarsi sulla parete sopra la sacrestia. L’opera, di cui restano solo pochissimi frammenti (Fattorini, 2008; Solberg, 2016), fu compiuta in poco più di un mese (Bacci, 1927). Le fonti documentarie dimostrano che la campagna decorativa si estese successivamente ad altre zone del coro, per esempio in una cappella dietro l’altare maggiore nella quale il pittore realizzò quattro storie e negli sportelli dell’organo (1405), protraendosi per qualche anno, almeno fino al 1406. In questo periodo egli ebbe comunque modo di spostarsi, come mostra l’atto del 20 agosto 1404 con cui il Concistoro gli accordò il permesso di recarsi a Perugia «pro certis suis negotii» (Milanesi, 1854, II, p. 109).

Al 1401 è documentata anche la commissione di una predella per la pala d’altare destinata alla cappella del palazzo pubblico (pp. 108 s.), e lo stesso anno è datato il trittico dell’Assunzione per la chiesa di S. Maria Assunta a Montepulciano, nel quale il pittore lasciò un autoritratto nelle fattezze dell’apostolo Taddeo (Wolters, 1953).

Al 1403 risale il polittico a due facce realizzato per l’altare maggiore della chiesa di S. Francesco al Prato a Perugia, conservato, in parte, presso la Galleria nazionale, e raffigurante, al centro, S. Francesco che schiaccia Orgoglio, Lussuria e Avarizia, verso la tribuna, e la Madonna col Bambino, dal lato rivolto ai fedeli (Solberg, 2018). Lo stesso anno è datata la pala con la Discesa dello Spirito Santo per la chiesa di S. Agostino (Perugia, Galleria nazionale). Del 1404 è l’Adorazione dei pastori della basilica di S. Maria dei Servi (Siena).

Tra il 1406 e il 1407 si situa il primo intervento di Taddeo nel palazzo pubblico di Siena, il ciclo di affreschi con Storie della Vergine nella cappella, e nel 1408 gli fu commissionata la grande figura del S. Cristoforo sulla parete nord della cosiddetta anticappella. Al 1409 è datato il polittico con l’Annunciazione tra i ss. Cosma e Damiano (Siena, Pinacoteca nazionale).

Cronologicamente prossimi ai lavori del primo decennio del XV secolo sono pure la Madonna del ‘Belverde’ nella basilica di S. Maria dei Servi, il Crocifisso della Pinacoteca di Siena, la tavola con la Madonna col Bambino e quattro santi a Colle Val d’Elsa (chiesa di S. Agostino), l’affresco con la Madonna col Bambino di Badia a Isola (abbazia dei Ss. Salvatore e Cirino). Al decennio successivo può essere ascritta la Madonna col Bambino di Asciano (Museo d’arte sacra).

Nel 1411 è attestata la sua attività a Volterra, dove realizzò una pala per la compagnia di S. Francesco il cui mancato pagamento generò un contenzioso che coinvolse il Comune e quello di Siena (Milanesi, 1854, II, pp. 49-51, nn. 30-31). Lo stesso anno è datata anche la Madonna col Bambino tra i ss. Giovanni Battista, Ottaviano, Michele arcangelo e Francesco già nel duomo (Volterra, Pinacoteca civica).

Intorno al 1413 Taddeo realizzò gli affreschi della collegiata di S. Gimignano (Carli, 1981), raffiguranti, sulla controfacciata, il Giudizio universale e, sulle pareti della prima campata della navata, affrontati l’uno all’altro, il Paradiso e l’Inferno. Presso la Pinacoteca civica si conservano altre tracce del suo passaggio: il polittico, già sull’altare maggiore della stessa collegiata, con la figura del Santo titolare circondata da otto episodi della sua vita, databile nei primi anni del XV secolo, e quello della Madonna col Bambino tra i ss. Nicola, Cristoforo, Giovanni Evangelista e un santo vescovo, anch’esso proveniente dalla collegiata.

Tra il 1413 e il 1414 si colloca il secondo intervento nel palazzo pubblico senese, il completamento della decorazione dell’anticappella con allegorie di Virtù accompagnate da serie di Uomini illustri dell’antichità, secondo un programma iconografico progettato dai giuristi Pietro Pecci e Cristoforo d’Andrea.

Nel 1416, quale membro del Consiglio maggiore, Taddeo fu incaricato di sollecitare il compimento della fontana di piazza del Campo a Siena, e lo stesso anno il Comune gli garantì il compito delle decorazioni di porta Pispini e di porta Romana, allorquando si fosse deliberato in merito (Milanesi, 1854, II, pp. 109, 243).

Tra le opere dell’ultimo periodo, datate 1418, si annoverano la tavola con i Ss. Pietro e Nicola da Tolentino, scomparto laterale di polittico, proveniente dall’oratorio di S. Antonio a Volterra (Volterra, Pinacoteca civica), e la Madonna col Bambino del Fogg Museum a Cambridge, identificata con quella originariamente nella chiesa di S. Domenico a Gubbio, a cui sono stati collegati (Solberg, 1994) i pannelli laterali con un Santo vescovo e S. Caterina (New Orleans, Museum of art) e quelli con S. Giovanni Battista e S. Giacomo (Memphis, Brooks Museum of art), oltre al Redentore benedicente del Collegio teutonico in Vaticano e alle otto figure di Santi a mezza figura già in collezione Serristori a Firenze, acquistate all’asta dallo Stato nel settembre del 2017 (Gubbio, palazzo ducale), quali scomparti del registro superiore.

L’ultima opera datata è la Madonna avvocata del Museo diocesano di Orte (1420). Risulta perduta, invece, la tavola che si trovava presso l’altare della cappella Marescotti nella chiesa di S. Agostino a Siena, datata anch’essa 1420 e firmata congiuntamente da Taddeo e dal suo allievo e figlio adottivo Gregorio di Cecco di Luca (Neri Lusanna, 1981), con il quale il 15 ottobre dell’anno successivo costituì una società pittorica (Corti, 1981).

Ascrivibili alla fase tarda del pittore, intorno al 1420, sono gli affreschi che decoravano il tabernacolo del cardinale Rinaldo Brancaccio sulla testata esterna destra del transetto di S. Maria in Trastevere a Roma, ora staccati e conservati in sacrestia, raffiguranti, nella lunetta, la Madonna in trono col Bambino e il committente e, nelle facce interne, S. Michele arcangelo e S. Giovanni Battista (Romano, 2009; Solberg, 2015).

Il 26 agosto 1422 Taddeo fece testamento disponendo come suoi eredi la moglie e il sopradetto Gregorio di Cecco di Luca, e morì entro il settembre dello stesso anno (Milanesi, 1854, II, pp. 107 s., n. 73).

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