TABACCO

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

TABACCO (XXXIII, p. 145; App. II, 11, p. 940; III, 11, p. 888)

Franco Salvatori

Produzione mondiale. - Sulla spinta dei sempre crescenti consumi, specialmente nei paesi ad alto tenore di vita, si è assistito, nel periodo 1960-74, a una continua espansione della coltura di t. che ha ormai superato i 5 milioni di t di produzione con un incremento, rispetto al 1960, di oltre il 43%. Tale miglioramento è stato ottenuto, come mostra la tab.1, attraverso un costante ampliamento della superficie agraria destinata a t., piuttosto che a mezzo di sostanziali miglioramenti della produttività tecnica della coltura. La superficie investita a t. ha subìto, infatti, una variazione in aumento dell'ordine del 26% mentre la resa unitaria è aumentata soltanto del 13,8%.

L'incremento registrato non è stato comunque fenomeno generalizzato ma si è alquanto modificata la partecipazione relativa dei vari continenti (v. tab. 2). Nel 1962, anno per il quale si dispone di stime per la Cina Popolare, le Americhe rappresentavano il 40,8% della produzione mondiale (i soli SUA detenevano il 26,4% del totale); seguiva la produzione asiatica, Cina Popolare compresa, con il 38,6% del totale. A netta distanza si collocavano gli apporti dell'Europa (11,6%), dell'Africa (4,7%), dell'URSS (3,3%) e dell'Oceania (0,4%). Nel 1974 la produzione del continente asiatico aveva raggiunto la quota relativa del 46,2% mentre quella americana era ridotta al 30,8% (la sola produzione degli SUA era scesa al 17%). Nello stesso anno, sostanzialmente immutato appariva l'apporto dell'Europa (12%), quello dell'URSS superava l'Africa (rispettivamente 5,8% e 4,5%), mentre del tutto marginale restava la quota dell'Oceania.

A livello di singoli paesi, principale produttore mondiale di t. è divenuta la Cina Popolare che nel 1974 da sola copriva circa il 19% del totale prodotto. Al secondo posto si pone la tabacchicoltura statunitense, la cui produzione subisce notevoli variazioni legate alla domanda internazionale. Un cenno a parte meritano le produzioni indiana e sovietica che quantitativamente si collocano rispettivamente al terzo e al quarto posto della graduatoria mondiale. Ambedue hanno registrato infatti notevoli incrementi della produzione dell'ordine del 73% per l'URSS e del 51% per l'Unione Indiana. Emergono infine le tradizionali tabacchicolture brasiliana, turca e bulgara.

Commercio internazionale. - Il commercio mondiale di t. (v. tab. 3) non ha subìto, durante il periodo preso in esame, che un incremento modesto, essendo rimasto sostanzialmente stabile il quantitativo totale commerciato. Si deve tuttavia notare che la media di quantità commerciata negli anni 1960-74 è stata del 30% circa superiore alla media registrata per il periodo 1954-59

Il t. alimenta ingenti correnti di scambi internazionali (circa un quarto della produzione mondiale) dalla caratteristica struttura, anche se con significative eccezioni, di flussi originati da paesi produttori del Terzo Mondo e diretti verso i paesi consumatori del mondo industrializzato. Se si considera, infatti, che soltanto cinque paesi (SUA, URSS, Regno Unito, Giappone, Rep. Fed. di Germania) rappresentavano, nel 1973, il 51% della produzione mondiale di t. manufatti (tab. 4), appare in tutta la sua evidenza il ruolo preponderante dei paesi sviluppati quali consumatori di tabacco. Non mancano del resto scambi di un certo rilievo tra questi stessi paesi, che siano anche produttori, sia di t. non lavorati, per le esigenze di miscelazione delle varie qualità, sia di t. manufatti.

Principale esportatore mondiale, con circa un quarto della quantità commerciata, sono gli SUA, seguiti con quote assai più modeste dalla Turchia, dall'Unione Indiana, dal Brasile, dalla Bulgaria e dalla Grecia. Principali importatori mondiali sono i paesi europei a economia avanzata: Regno Unito, Rep. Fed. di Germania, Francia, Paesi Bassi. Al di fuori del continente europeo, oltre agli SUA, rilevante risulta l'importazione nipponica, mentre tendono a ridimensionarsi le pur notevoli importazioni dell'URSS che supplisce ai propri fabbisogni con una crescente produzione interna.

Tabacchicoltura italiana. - La produzione di t. ha subìto, nel periodo considerato, notevoli oscillazioni sia di superficie investita che di resa e quantitativo raccolto, per motivazioni di vario ordine (v. tab. 5). La contrazione della superficie, delle rese unitarie, e quindi della produzione totale, registrata negli anni 1961-63, è stata causata da una gravissima infestione di Peronospora tabacina, già manifestatasi nel 1960, che ha falcidiato le coltivazioni del 1961, e ha fatto sentire i suoi effetti anche negli anni seguenti. Superata la fase critica, grazie anche ad appropriati provvedimenti, la coltura ha potuto di nuovo espandersi. Tuttavia, a partire dal 1966, la superficie ha subìto un ulteriore ridimensionamento, a causa delle difficoltà di reperimento della manodopera necessaria e dello sbilancio tra aumento dei costi e aumento della produttività tecnica. Con il 1971 si assiste a una nuova ripresa, che sembra consolidarsi, a seguito del miglioramento delle condizioni di produttività e della protezione accordata alla coltura dalla politica agricola della CEE, essendo stato nel frattempo abolito, sia pure dopo lunghe e alterne fasi che rendevano assai incerto il mercato del t., il monopolio produttivo di stato ritenuto in contrasto con i princìpi ispiratori dei trattati di Roma.

I notevoli miglioramenti del tenore di vita della popolazione italiana hanno considerevolmente incrementato, negli ultimi anni, il consumo medio pro capite di t. lavorati. In particolare trova sempre maggiore diffusione il consumo di sigarette, che compensa largamente la diminuita domanda di altri tipi di t. lavorato (v. tab. 6). Ne è conseguito che il consumo apparente di manufatti di t. (produzione nazionale saldo commerciale con l'estero) ha subìto un incremento nel 1974 rispetto al 1960 di quasi il 54%.

L'aumento del consumo interno, congiuntamente alle vicende della coltura, influenza chiaramente il nostro commercio di t. con l'estero. Gli scambi commerciali di t. greggi presentano infatti un andamento alterno, legato ai fenomeni già ricordati a proposito dello sviluppo della tabacchicoltura in questi ultimi anni. I t. lavorati presentano invece sempre un pesante e crescente deficit commerciale che ha raggiunto nel 1974 le 22.000 t, cioè circa un terzo della produzione nazionale, e con un incremento di oltre venti volte rispetto al disavanzo del 1960 (v. tab. 7). Nostri principali partner commerciali, per quel che riguarda i t. greggi, dal lato dell'importazione sono risultati quelli di sempre (SUA, Brasile, Iugoslavia, Grecia, Turchia) cui si è aggiunta l'Unione Indiana, mentre le esportazioni si dirigono ormai essenzialmente verso la sola Rep. Fed. di Germania. Per i t. lavorati, infine, acquirente di un certo rilievo è la Francia, mentre le importazioni provengono per la quasi totalità dai Paesi Bassi dove vengono prodotti, su licenza di società statunitensi, manufatti di t. largamente consumati in Italia.

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