SULCIS

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

Vedi SULCIS dell'anno: 1966 - 1997

SULCIS (v. vol. VII, p. 551)

E. Acquaro

Le intense ricerche condotte in questi ultimi anni a S., che nel proprio comprensorio e nella stessa attuale area urbana conserva documenti di una capillare frequentazione paleosarda, hanno profondamente innovato le conoscenze sul centro di età punica, con particolare riferimento alla lettura dei dati urbanistici e alla valutazione della cultura materiale. La fondazione fenicia documenta la sua attività a partire dalla fine della prima metà dell'VIII sec. a.C. Per questa prima fase sono guida gli scavi nell'area del Cronicario cittadino, che restituiscono alla colonia fenicia l'immagine di un emporio di rilevante importanza, legato come appare all'area fenicia della Costa del Sol iberica, all'euboica Pithecusa, nell'isola di Ischia, e ai prestigiosi siti della costa siriana, come al-Mina e Teli Sukas.

Il centro, inoltre, rivela un fiorente artigianato fenicio, che trae alimento dall'attività del porto attrezzato, principale punto d'imbarco del piombo argentifero dell'Iglesiente e perno dei più importanti per la penetrazione fenicia e punica verso l'interno. I resti dell'insediamento s'individuano in tutta la zona costiera dell'isoletta di Sant'Antioco, dal cimitero moderno e dal Castello fino alla località di Is Pruinis. La città si sviluppava alle spalle dei porti, con una linea di fortificazioni che si appoggiava alle colline retrostanti, il Monte de Cresia e l'altura del Fortino.

Due le aree cimiteriali, l'una a NE dell'altura del Fortino, l'altra alle pendici occidentali del Monte de Cresia. Il tofet è stato individuato a N, in località Sa Guardia 'e is pingiadas. Duplici gli approdi: quello meridionale, volto verso il golfo di Palmas, e quello settentrionale, costituito dallo stagno di Sant'Antioco. Sul Monte de Cresia un fortino sabaudo si sovrappone a una costruzione in blocchi squadrati, composta da due corpi di fabbrica rettangolari, sorta su un precedente nuraghe: probabilmente resti di una torre, appartenente anch'essa alla cinta muraria e databile in età non anteriore al IV-III sec. a.C. Il tracciato delle mura prosegue verso N, con aṇḍamento quasi rettilineo. Raggiunto un nodulo trachitico, dove piani di posa documentano una piccola torre, le mura piegano verso il mare. Le potenzialità difensive di quest'area, priva di rilievi naturali, sono recuperate da un fossato scavato nel tufo, largo c.a 4 m e profondo c.a 2. All'interno del circuito murario, sul lato E, è stato messo in luce un vasto complesso edilizio, parzialmente interrato. La struttura, in cui si riconoscono due fasi, è da leggere, almeno nella sua fase iniziale, come parte di una grande porta a vestibolo, probabilmente quella settentrionale della città.

Nel declivio sottostante all'altura del fortino si estende l'area cimiteriale di NE. Le tombe si aprono numerose e a vari livelli nel bancone di roccia tufacea, dai profondi ipogei punici, databili nella loro prima utilizzazione al VI-V sec. a.C., ai loculi di età romana.

Modanature decorano le pareti di alcune tombe puniche: sulla testata della parete divisoria prospiciente l'entrata di una camera era scolpito ad altorilievo un personaggio egittizzante incedente, a grandezza di poco maggiore della naturale e con tracce di pittura rossa e nera. Nel tofet si individua un grande recinto rettangolare di blocchi trachitici bugnati, che include una cisterna. Le dimensioni dei blocchi del recinto fanno pensare alla possibilità di una struttura militare, posta a difesa della strada di accesso settentrionale: la linea difensiva urbana continua oltre l'apparecchio murario. Il tofet ha lunghissima frequenza, dall'VIII sec. a.C. fino in età romana. Gli ipogei che si aprivano nella roccia tufacea del Monte de Cresia sono nell'insieme più tardi di quelli orientali e sono stati riadattati come catacombe della prima comunità cristiana di S. con deposizioni fino al VII sec. d.C. A E della piazza principale, fra le moderne costruzioni, si trova l'edificio detto «Sa Tribuna» o «Sa Presonedda», un mausoleo di tradizione punica non anteriore al I sec. a.C.

Le testimonianze di S. sono conservate in parte nel museo di Cagliari e in parte nel Museo Comunale e in collezioni private di Sant'Antioco, di recente edite. Nel Museo Comunale si conservano tra l'altro due monumentali leoni seduti rinvenuti nel 1983 come materiale di reimpiego nell'area della vicina necropoli orientale. Gli animali sono ricavati ciascuno da un unico blocco rettangolare di calcare, con base a gola egizia e inquadramento architettonico. Le sculture, riutilizzate tra il III e il II sec. a.C., si datano alla metà del VI sec. a.C. In particolare, sono le stele votive del tofet, recuperate in numero che supera il migliaio, a indicare il notevole livello artigianale del centro: comprese fra la fine del VII e il II sec. a.C., sono particolarmente permeate da un'ispirazione ellenizzante, che trova spesso nell'incontro con la tradizione punica soluzioni tipologiche e iconografiche originali.

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