STUDENICA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

STUDENICA

T. Velmans

Monastero fortificato, ortodosso, situato nella Serbia meridionale, nella regione della Raška, presso la città di Ušče e sul versante del monte Radočelo, dove scorre il fiume omonimo.

Delle strutture originarie si conservano una parte del muro di cinta, tre chiese, una torre con cappella, un refettorio, oltre ad alcuni edifici dell'epoca della dominazione turca. La chiesa principale, dedicata alla Vergine, venne edificata nel 1183-1196 da Stefano Nemanja (m. nel 1197), il fondatore della dinastia serba medievale, che è qui sepolto. Si tratta di un edificio in pietra da taglio ad una sola navata con abside sporgente, nartece e cupola. All'esterno è decorato da sculture romaniche, tra cui la Vergine in trono con il Bambino, nella lunetta che sovrasta il portale occidentale, e Cristo con i dodici apostoli e un gran numero di animali, alcuni reali e altri fantastici, nei montanti e nell'architrave dello stesso portale. L'interno venne decorato da pitture nel 1208-1209, grazie all'impegno del futuro arcivescovo e santo Saba I, che fece venire alcuni artisti da Costantinopoli.

Di quest'epoca restano, nella chiesa, frammenti della Comunione degli apostoli e i santi vescovi officianti nell'abside, l'Annunciazione e la Presentazione di Gesù al Tempio sull'arco trionfale, gli evangelisti nei pennacchi della cupola e i profeti sotto di essi; una grandissima Crocifissione occupa la parete ovest del naós, mentre alcuni santi in piedi si ergono nel registro inferiore.Nel 1233-1234 il nipote di Stefano Nemanja, Radoslav, aggiunse alla chiesa primitiva un nartece comprendente due cappelle che fece decorare. Nella cappella meridionale si conservano le immagini della Vergine Blacherniótissa (nicchia del muro est), dei santi vescovi officianti, dei santi diaconi, un ciclo dedicato alla Vita di Stefano Nemanja - tra cui la Traslazione delle sue reliquie dal monte Athos, dove era morto, a S. -, una serie di ritratti dei Nemanidi e di vescovi serbi, Cristo (nicchia nord) e due angeli e il mandýlion al di sopra dell'ingresso. Nella cappella nord si sono conservati soltanto l'Amnós (Adorazione del Sacrificio) e un angelo stante in mezzo a un paesaggio. Nel nartece una scena molto rovinata potrebbe rappresentare la Morte di re Radoslav, fattosi monaco alla fine della sua vita. Gli altri affreschi del nartece e del naós sono del 1568: ciclo della Passione, Giudizio finale, Dormitio Virginis, la regina Anna Dandolo - divenuta monaca con il nome di Anastasia - rappresentata in preghiera davanti alla Madonna con il Bambino. Lo stile dei dipinti del sec. 13°, che si devono alla mano di grandi maestri, preannuncia la rinascita dell'epoca paleologa (secc. 13°-15°).La chiesa dedicata a s. Nicola è un piccolo edificio a pianta rettangolare con abside sporgente. Nel corso del sec. 13° essa venne decorata da pitture di cui restano soltanto alcuni bei frammenti: la Vergine adorata da due angeli, con il Bambino sul petto, inserito in un medaglione, quattro santi vescovi officianti, un cherubino e un serafino (abside); cinque medaglioni con profeti (arco absidale); S. Giovanni Battista e l'arcidiacono Stefano (pilastro nord); due santi guerrieri (parete sud); due santi in piedi, l'Ingresso a Gerusalemme e le Pie donne al sepolcro (parete ovest).Nella cappella del campanile si sono conservati alcuni affreschi, datati su base stilistica al 1240. Due santi vescovi sono ai lati di una nicchia con Cristo Emanuele, al di sopra della quale era rappresentata la Trasfigurazione; l'albero di Iesse occupa la facciata est. Nell'ingresso della torre, nel 1208-1209, vennero raffigurati i primi Nemanidi: il gran župan Stefano, futuro re, e il granduca Vukan.La chiesa dei Ss. Gioacchino e Anna, detta anche del re, fu eretta da Milutin (m. nel 1321) nel 1313-1314 e decorata subito dopo. Si tratta di un edificio a navata unica, con un'abside semicircolare, nartece e cupola. Parte della decorazione eseguita in quegli anni si è conservata. La cupola è occupata dal Cristo Pantocratore circondato dai quattro animali apocalittici, come simboli degli evangelisti, da serafini e da ruote fiammeggianti, costituenti una visione della seconda Parusia. Sulla fascia di base della calotta si dispiega la Divina liturgia, i profeti sono rappresentati sul tamburo e più in basso, entro medaglioni, compaiono gli antenati di Cristo, i patriarchi e alcuni giusti. I quattro evangelisti in atto di scrivere sono inseriti nei pennacchi. Tra i pennacchi trovano posto le immagini del mandýlion, del Kerámion e di due angeli entro medaglioni, mentre alcuni padri della Chiesa, sacerdoti e re dell'Antico Testamento, martiri e santi, il più delle volte a mezza figura e entro medaglioni, occupano gli archi.Nell'abside, dall'alto verso il basso, sono rappresentati la Madonna con il Bambino tra due angeli, la Comunione degli apostoli, i santi vescovi officianti e l'Amnós. L'Ascensione occupa la volta del bema. Nella protesi si conservano l'Ospitalità di Abramo, alcuni santi in piedi e diverse scene, successivamente ridipinte. Nel diaconico si ha un ciclo incompleto dedicato alla Vita dei ss. Anna e Gioacchino. L'Annunciazione e la Presentazione di Gesù al Tempio sono collocate sull'arco trionfale.Nel naós il ciclo delle Grandi feste dell'anno liturgico occupa le volte e i timpani, ma è stato in parte ridipinto più tardi. La scena della Dormitio Virginis, sulla parete occidentale, include l'episodio della Sepoltura di Maria. Sulle pareti nord e sud si dispiega il ciclo della Passione. Il muro meridionale presenta inoltre undici scene del ciclo della Vita della Vergine, come pure i ritratti del re Milutin con in mano il modello della chiesa e della regina Simonide, introdotti presso Cristo dai ss. Anna e Gioacchino. Proprio di fronte, sul muro nord, santi vescovi serbi, antenati di Milutin, intercedono a suo favore presso la Vergine con il Bambino. Accanto al ritratto del re, celebrato all'epoca come 'nuovo Costantino', si ergono l'imperatore Costantino e S. Elena. A livello formale, queste pitture vanno annoverate tra le migliori dell'epoca paleologa.Nel tesoro del monastero sono conservati diversi oggetti preziosi, tra i quali l'anello d'oro di Stefano Primo Coronato (m. nel 1228 ca.), antichi tessuti, icone del sec. 16°, una croce scolpita del sec. 18° e oggetti in metallo lavorato.

Bibl.: G. Millet, A. Frolow, La peinture au Moyen Age en Yougoslavie, 4 voll., Paris 1954-1969: I, p. 18, tavv. 31-35; III, p. XVI, tavv. 54-70; R. Hamann-Mac Lean, H. Hallensleben, Die Monumentalmalerei in Serbien und Makedonien vom 11. bis zum frühen 14. Jahrhundert (Osteuropastudien der Hochschulen des Landes Hessen, II, 3-5), I, Giessen 1963; V. Kašanin, V. Korać, D. Tasić, M. Šakota, Studenica, Beograd 1968; V. Djurić, Vizantiiske freske u Jugoslaviji [Affreschi bizantini in Iugoslavia], Beograd 1974, pp. 31-35, 51, tavv. XXIV, XXXIII; S. Čirković, V. Korać, G. Babić, Monastir Studenica [Il monastero di S.], Beograd 1986.T. Velmans

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