Messico, Storia del

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Storia del Messico

Francesco Tuccari

Un crogiolo di culture

Sede di importanti civiltà precolombiane, il Messico fu conquistato dagli Spagnoli agli inizi del 16° secolo. Ottenne l’indipendenza circa tre secoli dopo. Dopo la rivoluzione del 1910-11, il Messico, a differenza di altri paesi dell’America Latina, ha conosciuto uno sviluppo abbastanza equilibrato, nel quadro di una sostanziale tenuta delle istituzioni democratiche

L’età precolombiana e la dominazione spagnola

Abitato sin da epoche remote, il Messico fu sede di alcune tra le più importanti civiltà precolombiane, tra cui quella maya, che raggiunsero il massimo splendore nel corso del 1° millennio d.C. Cadde quindi in gran parte sotto il dominio dei Toltechi (dal 10° secolo) e poi degli Aztechi (dal 14°secolo), i quali, al principio del 16° secolo, quando iniziò la conquista spagnola, controllavano un impero esteso su un’ampia porzione del Messico centrale e meridionale. L’artefice della conquista del Messico fu Hernán Cortés, che tra il 1519 e il 1521 abbatté con la violenza l’impero azteco e lo inglobò nei domini spagnoli. Trasformata in Viceregno della Nuova Spagna, la colonia giunse a comprendere vaste regioni degli attuali Stati Uniti. Fino al 19° secolo fu sottoposta a un sistematico sfruttamento che ebbe drammatici costi umani per gli Indios e la popolazione meticcia (di sangue misto indio e spagnolo). Un elemento decisivo del dominio spagnolo fu la cristianizzazione forzata degli indigeni.

Nella seconda metà del 18° secolo grazie alle riforme introdotte dalla Corona, il paese conobbe un significativo sviluppo. Ma nel contempo si approfondirono i contrasti tra la ristretta oligarchia dei grandi proprietari terrieri spagnoli e creoli (gli Spagnoli nati in America) e la massa poverissima di Indios e meticci. Su questo sfondo maturarono le premesse della lotta di indipendenza.

Indipendenza e dittature

La lotta per l’indipendenza ebbe inizio dopo l’occupazione della Spagna da parte di Napoleone nel 1808 e si concluse nel 1821, dopo l’iniziale successo dei moti liberali spagnoli del 1820. Dapprima monarchico, il Messico divenne nel 1824, in seguito a una rivolta militare, una repubblica federale sul modello degli Stati Uniti. Tra il 1836 e il 1853 dovette cedere ampi territori agli Stati Uniti, riducendosi ai suoi confini odierni. Al regime semidittatoriale di Antonio López de Santa Ana, durato fino alla metà degli anni Cinquanta, subentrò un regime liberale che introdusse riforme politiche, economiche e sociali. Indeboliti dalla pressione dei conservatori e negli anni Sessanta dal fallito tentativo della Francia di Napoleone III di stabilire il proprio controllo sul paese, i liberali furono rovesciati nel 1876 dai militari. Andò al potere il generale Porfirio Díaz, che stabilì una dittatura destinata a durare sino al primo decennio del 20° secolo. Il suo regime favorì la crescita economica del paese, ma acuì i contrasti sociali, ponendo così le premesse della Rivoluzione messicana.

Dalla rivoluzione alla stabilizzazione

La Rivoluzione messicana iniziò nel 1910 e portò nel 1911 alla caduta di Díaz, favorita da una rivolta contadina guidata da Emiliano Zapata, ma fu segnata da forti contrasti tra moderati e radicali, che provocarono tentativi reazionari, lunghi periodi di guerra civile e ripetuti sforzi di normalizzazione. Il paese raggiunse una sostanziale stabilità negli anni Venti, continuando però a oscillare tra le spinte riformatrici, che ripresero consistenza nella seconda metà degli anni Trenta, e quelle moderate, che risultarono invece prevalenti dal principio degli anni Quaranta. Da allora il Messico ha conosciuto un rilevante sviluppo economico (pur costellato da gravi recessioni) e una significativa stabilità politica e sociale, nel quadro di una sostanziale tenuta delle istituzioni democratiche.

Tra gli sviluppi più recenti si devono ricordare: l’entrata in vigore, nel 1994, dell’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti e con il Canada (NAFTA); l’inizio, nello stesso 1994, della guerriglia degli Indios del Chiapas; e ancora, la vittoria del Partito di azione nazionale (PAN) alle elezioni del 2000, che hanno segnato la sconfitta del tradizionale partito di governo messicano, il Partito rivoluzionario istituzionale.

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