LORENZI, Stoldo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LORENZI, Stoldo (Astoldo)

Maurizia Cicconi

Nacque a Settignano, presso Firenze, tra il 1533 e il 1534 da Gino di Antonio.

Nulla si sa di una sua prima formazione presso Girolamo Macchietti attestata da Borghini (secondo Utz, p. 54, fu con Macchietti nella bottega di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio). Rivoltosi alla scultura, è probabile che egli abbia frequentato, oltre a quella paterna, la bottega di Niccolò Pericoli, detto il Tribolo, con il fratello maggiore Antonio e non, come altrimenti sostenuto (Brinckmann), quella di Valerio Cioli.

Nel dicembre 1553 (non 1550, come ripetono alcuni a partire da Utz, p. 54), risulta impegnato come aiuto del fratello Antonio, e fino al 13 genn. 1554, nel completamento della Fontana grande e della statua dell'Esculapio per la villa Medicea dell'Olmo a Castello (Wright, II, p. 678).

Si consideri a ogni modo che già nel 1551 egli aveva partecipato alla fusione del Perseo di B. Cellini, del quale fu in seguito testimone insieme con il cugino Giovanni Battista nel suo penultimo testamento (1570; E.D. Schmidt, 2000, p. 80). La prima opera del L. menzionata dalle fonti è tuttavia un S. Paolo (perduto), inviato a Lisbona. Vedutolo, Luca Martini, nobile letterato fiorentino, gli avrebbe proposto di recarsi presso di lui a Pisa. Il soggiorno in casa di Martini, stando a Borghini, durò sei anni: quindi deve essere avvenuto tra il 1554, anno della morte di Pierino da Vinci che il L. fu chiamato a sostituire, o al più tardi il 1555, e il 1561, anno della morte di Martini.

Per lo stesso Martini il L. eseguì una statua (perduta) - che, una volta donata a Eleonora de Toledo insieme con un Dio fluviale di Pierino, fu inviata a Napoli e sistemata nel giardino di Chiaia del fratello don García (per il soggetto della statua, di carattere mitologico o allegorico si veda Boström) - e il rilievo del Granduca Cosimo che riceve l'omaggio della città di Firenze (1555-61: Holkham Hall dei conti di Leicester, Norfolk), pendant di Cosimo caccia i vizi da Pisa (Musei Vaticani) iniziata da Pierino, ma terminata dallo stesso Lorenzi. Alla morte di Martini, che lo lasciò beneficiario di alcuni legati (Fanucci Lovitch, p. 271), il L. compose in suo ricordo il sonetto "Tanto m'affligge e mi tormenta il core" (Sonetti).

Nel gennaio 1561 stipulò un contratto con gli ufficiali della chiesa di S. Maria della Spina, sostituendosi al fratello, per un'Annunciazione (Pisa, S. Chiara: Tanfani Centofanti, p. 470). Il gruppo, stimato 200 scudi d'oro, fu ultimato solo verso il 1566 e nel gennaio 1567 fu posto in loco.

Nel corso degli anni Sessanta egli attese a numerosi impegni sia a Pisa sia a Firenze.

Nel luglio 1562 gli fu affidata l'esecuzione dello stemma di Cosimo I con la Religione e la Giustizia (Pisa, palazzo dei Cavalieri), scoperto entro il gennaio 1564. Questa commissione fu preceduta dalla realizzazione di un arco trionfale in occasione dell'ingresso in città dell'arcivescovo, per conto di alcuni studenti dello Studio pisano.

Se si esclude l'ipotesi di un viaggio a Firenze in occasione dell'arrivo della salma e delle esequie di Michelangelo (Utz, pp. 59 s.), egli rimase a Pisa almeno fino al giugno 1565 quando, in una lettera, Cosimo I ordinava a Davide Fortini a Pisa di affidare al L. l'esecuzione di dieci epitaffi in memoria del defunto Carlo de' Medici. Il pagamento finale, datato al novembre 1568 (Frey, III, pp. 8 s.), induce a ritenere che la loro realizzazione si protrasse nel tempo.

Nell'estate del 1565 il L. era a Firenze dove lavorò agli apparati per le nozze di Francesco I (suo il bassorilievo con la Circoncisione per la facciata del duomo, come il gruppo della Vittoria con la Fatica per l'arco di trionfo in piazza della Signoria e due figure di imperatori per l'arco dei Tornaquinci, al quale si dedicò anche il fratello). Non prima del marzo 1566 (Carteggio inedito, p. 204), ma più probabilmente tra il 1568 e il 1571, si data la Fontana di Nettuno per il vivaio grande di Boboli, ora nella peschiera (Heikamp, 1981, data invece 1565-68). Nell'aprile del 1566 il L. dimorò a Pisa: nella sua bottega di lungarno si impegnò con il napoletano Camillo Severino a consegnare entro tre mesi un sepolcro sulla base di un disegno precedentemente concordato (Fanucci Lovitch, pp. 271 s.).

Ancora da chiarire è la mancata esecuzione della statua del David per la cappella dell'Accademia del disegno (alla quale era iscritto) nella Ss. Annunziata che, inizialmente affidata a lui e al fratello nel novembre 1567, fu poi eseguita da Giovanni Angelo Lottini (Summers). Altrettanto irrisolte restano alcune questioni attributive: se, come sembra, al L. spetta il Genio mediceo (Firenze, Galleria Palatina), eseguito entro il 1574 e proveniente probabilmente dalla grotta di Pratolino (Wiles, p. 93), sarebbe suo allora anche il Ganimede (Firenze, Museo nazionale del Bargello), di medesima provenienza (Bocci Pacini, p. 38). Infine, se è certamente suo il piccolo bronzo della Galatea (Firenze, Palazzo Vecchio), eseguito verso il 1570 per lo studiolo di Francesco I, la sua replica in stucco (Londra, Victoria and Albert Museum) non può essergli in alcun modo restituita.

Nel 1573 fu a Milano dove per i successivi otto anni è documentato a S. Maria presso S. Celso: oltre che per l'interno - statue di David e di Mosè (1575-77), di S. Giovanni Battista e di Abramo (entro 1578) - fu attivo principalmente per la facciata, per la quale, insieme con alcuni aiuti tra cui un Tommaso Stoldo, forse parente (Kris, p. 206), eseguì le statue di Adamo (Milano, Museo archeologico) e di Eva (ancora in loco: 1573-75), gli elementi decorativi del frontone, i rilievi dell'Offerta dei magi e della Fuga in Egitto, oltre alla statua di Ezechiele (saldo dei lavori nel dicembre 1581).

Almeno dall'aprile del 1582 era di nuovo a Pisa, dove sembra comunque aver mantenuto rapporti di lavoro anche negli anni precedenti (Fanucci Lovitch, p. 99) e dove lavorò fino alla morte per la Fabbrica del duomo.

Per la chiesa eseguì l'Angelo ceroforo (aprile 1582 - agosto 1583) e completò la decorazione della cappella di S. Ranieri su incarico di Simone Mosca, figlio del defunto Francesco, cui era stata affidata la commissione (suoi l'Ascensione della Vergine, le statue dei Profeti nell'abside e il gruppo marmoreo dell'Incoronazione della Vergine). Realizzò inoltre lo stemma mediceo che sovrasta l'ingresso del palazzo dell'Opera (Scultura a Pisa, p. 214).

Al 3 sett. 1583 si data anche il suo testamento - che riporta l'elenco dei suoi beni - rogato nella casa del cognato Clemente di Giovan Battista Nervi che il L. nominò, insieme con il cugino Giovanni Battista Lorenzi, suo procuratore e curatore dei figli (Fanucci Lovitch, p. 271) Gino, Lucrezia e Alessandra (Schmidt, p. 80).

Il L. morì a Firenze entro il 6 sett. 1583 (Utz, p. 54), quando fu sepolto, pochi giorni prima del fratello, nella chiesa della Ss. Annunziata, indicata nel testamento.

Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite (1568), a cura di G. Milanesi, Firenze 1906, VII, p. 637; VIII, p. 618; R. Borghini, Il Riposo (1584), a cura di M. Rosci, I, Milano 1967, pp. 607-609; Sonetti di Angiolo Allori detto il Bronzino, a cura di D. Moreni, Firenze 1823, p. 116; Carteggio inedito d'artisti, a cura di G. Gaye, III, Firenze 1840, pp. 204, 460 s.; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1897, ad ind.; A.E. Brinckmann, Barockskulptur. Handbuch der Kunstwissenschaft, Berlin 1917, p. 119; E. Kris, Materialien zur Biographie des Annibale Fontana und zur Kunsttopographie der Kirche S. Maria presso S. Celso in Mailand, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, III (1919-22), pp. 206-209, 211-220, 248-250, 252 s.; K. Frey, Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, München 1930, II, pp. 19 s., 47, 447; III, pp. 8 s., 79, 169, 189 s., 217 s., 222, 225, 243, 247; F. Schottmüller, Bildwerke des Kaiser-Friedrich-Museums. Die italienischen und spanischen Bildwerke der Renaissance und des Barock, Berlin 1933, pp. 203, 209 s.; B.H. Wiles, The fountains of Florentine sculptors and their followers from Donatello to Bernini, Cambridge, MA, 1933, pp. 25 s., 59 s., 71, 81, 93, 112 s., 121, 132; J. Holderbaum, Notes on Tribolo, II, A marble Aesculapius by Tribolo, in The Burlington Magazine, IC (1957), pp. 369-372; J. Pope Hennessy, Italian bronze statuettes, II, ibid., CV (1963), p. 63; H. Keutner, Niccolò Tribolo und Antonio Lorenzi. Der Äskulapbrunnen im Heilkräutergarten der Villa Castello bei Florenz, in Festschrift Theodor Müller..., a cura di K. Martin - H. Söhner - W. Steingräber, München 1965, pp. 243 s.; H. Utz, Pierino da Vinci e S. L., in Paragone, XVIII (1967), 211, pp. 47-69; D. Summers, The sculptural program of the Cappella di S. Luca in the Ss. Annunziata, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XIV (1969-70), pp. 71 s.; P. Calamandrei, Scritti e inediti celliniani, a cura di C. Cordié, Firenze 1971, pp. 70, 77 s., 80; D.R. Wright, The Medici Villa at Olmo a Castello: its history and iconography, dissertazione, University Microfilms Int., Ann Arbor, MI, 1976, I, pp. 88-91, 176, 178-193; II, pp. 666, 678-680; L. Goldenberg Stoppato, Un nuovo disegno di Niccolò Tribolo e di un suo collaboratore per il monumento a Matteo Corte nel Camposanto di Pisa, in Paragone, XXXI (1980), 365, pp. 89-94; D. Heikamp, in Palazzo Vecchio: committenza e collezionismo medicei, 1537-1610 (catal.), a cura di P. Barocchi, Firenze 1980, p. 325; Id., Agostino del Riccio: del giardino di un re, in Il giardino storico italiano: problemi di indagine, fonti letterarie e storiche. Atti del Convegno, Siena-San Quirico d'Orcia 1978, a cura di G. Ragionieri, Firenze 1981, p. 94; J. Pope Hennessy, Cellini, London 1985, pp. 181, 218, 229, 256, 258; P. Bocci Pacini, Le statue classiche di Pratolino, in Il giardino d'Europa. Pratolino come modello nella cultura europea (catal., Firenze-Pratolino), a cura di A. Vezzosi, Milano 1986, pp. 26-54; C. Acidini Luchinat, La fontana di Fiorenza, appunti di letture iconografica e formale, in Fiorenza in villa, a cura di C. Acidini Luchinat, Firenze 1987, pp. 26 s.; Scultura a Pisa tra '400 e '600, a cura di R.P. Ciardi, Firenze 1987, ad ind.; C. Acidini Luchinat, Una fontana sconosciuta del Cinquecento fiorentino, in Artista, II (1990), p. 219; C. Lazzaro, The Italian Renaissance garden: from the conventions of planting, design and ornament to the grand gardens of sixteenth century Central Italy, New Haven 1990, pp. 137, 191, 196-198, 212, 305, 310, 314, 326 s.; C. Acidini Luchinat, La Fontana del Nettuno, viaggi e metamorfosi, in Boboli 90. Atti del Convegno, 1989, a cura di C. Acidini Luchinat - E. Garbero Zorzi, Firenze 1991, I, pp. 31, 37 s., 42; R.P. Ciardi, Uno stemma e una statua, in Artista, III (1991), pp. 38-47; M. Fanucci Lovitch, Artisti attivi a Pisa tra XIII e XVIII secolo, Pisa 1991, I, pp. 4 s., 99, 115, 128-130, 271 s.; W.E. Wallace, Michelangelo at S. Lorenzo. The genius as entrepreneur, Cambridge 1994, pp. 120-124 (per Gino), 187, 230; D. Heikamp, Luca Martini, i suoi amici artisti e Pierino da Vinci, in Pierino da Vinci. Atti della Giornata di studio, Vinci 1990, a cura di M. Cianchi, Firenze 1995, pp. 68 s.; A. Boström, A new addition to Zanobi Lastricati: Fiorenza or the Venus Anadyomene: the fluidity of iconography, in The Sculpture Journal, I (1997), p. 1; M.T. Lazzarini, La "Lampada di Galileo" nel duomo di Pisa, Pisa 1998, pp. 24, 31, 35, 38, 46, 49, 50-55, 72, 74, 76-78; N. Riegel, S. Maria presso S. Celso in Mailand. Der Kirchenbau und seine Innendekoration (1430-1563), Worms a.R. 1998, pp. 81, 138, 193, 196; E.D. Schmidt, Eine Muse von Battista Lorenzi, in Pantheon, LVIII (2000), pp. 77 s., 80; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 389.

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