STOA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

Vedi STOA dell'anno: 1966 - 1997

SΤΟÀ (v. vol. VII, p. 503)

J. J. Coulton

Il termine greco στοά era applicato a varî tipi di portico: stretto e allungato, isolato o collegato a un edificio o ancora facente parte di una corte o colonnata. In genere esso implica una superficie più ampia rispetto a quella, p.es., dello pteròn di un tempio e, in taluni casi, il suo uso può essere esteso a designare uno spazio stretto e lungo privo di colonne (p.es. una galleria di assedio) o una profonda sala con fronte colonnata (p.es. la Sala Ipostila di Delo). Il termine παστάς, benchè in origine indicasse probabilmente un portico annesso a un edificio, era impiegato anche in riferimento a portici isolati. Essendo questi ultimi, tuttavia, un elemento così caratteristico dell'architettura della Grecia dall'epoca classica in poi, nella letteratura archeologica moderna l'uso del termine s. è stato circoscritto a tale tipologia architettonica, mentre altri tipi di portico sussidiario sono trattati nel contesto architettonico di appartenenza.

Il termine s. è dunque di per sé generico e probabilmente non esisteva nell'antichità una terminologia precisa che indicasse i diversi tipi di questo edificio; tuttavia il greco διπλῆ στοά (latino porticus duplex) sembra si applichi in genere al portico a due navate piuttosto che a quello a due piani o a due facciate, mentre l'espressione στοά καί οἶκοι designava normalmente un portico con ambienti sul retro.

I portici sono ampiamente attestati come elementi secondari nella più antica architettura del Mediterraneo orientale (p.es. nelle corti templari dell'Egitto o nei vestiboli dei bīt khilāni dei palazzi della Siria settentrionale), ma in quest'area non sono note s. isolate, per lo meno di carattere monumentale. Nell'architettura greca dell'Età del Bronzo i portici sono solitamente connessi ad altre strutture (come nei palazzi di Mallia o Tirinto), ma non ne mancano di isolati. Questi sono quasi sempre di dimensioni ridotte (sebbene un edificio di Haghia Triada sia molto più simile a un' agorà ellenistica), ma è difficile immaginare in che misura tali strutture fossero ancora visibili nel VII sec. a.C., epoca in cui compaiono le prime stoài. Poiché nella sua forma più semplice la s. non è molto diversa dalle capanne con funzione di rifugio temporaneo costruite da popoli di epoche e regioni diverse, è legittimo supporre che le s. del VII sec. siano derivate direttamente da questi ripari provvisori piuttosto che da una tradizione di epoca remota o di altre regioni: più di stabilire l'origine formale della s., è importante capire il motivo della sua popolarità in Grecia. Le più antiche s. erano luoghi deputati all'esposizione di offerte votive, ma la loro funzione sembra sia stata anche quella di luogo da cui assistere a cerimonie e riti; questo tipo di rapporto tra la s. e lo spazio esterno antistante avrebbe successivamente dato origine all'usanza di delimitare con tali portici le aree importanti della vita civile e religiosa greca, l'agorà e il tèmenos. La s. creava un regolare scenario a colonne, senza porre particolari problemi agli architetti greci, ed era considerata una struttura atta a ospitare un'ampia gamma di attività più o meno specifiche al contesto di appartenenza: banchetti rituali, cure mediche, compravendite, udienze e adunanze.

Numerose s. arcaiche sono di dimensioni alquanto ridotte e, per quanto concerne l'adozione di colonne e trabeazioni in pietra, rivelano un certo ritardo rispetto ai templi, mentre altre come la 5. settentrionale nell'Heràion di Argo o la S. dei Nassî a Delo (cui ora si attribuisce una copertura in marmo) sono vicine allo staṇḍard dei templi contemporanei. E tra queste di recente è stata annoverata la 5. Basìleios nell'Agorà di Atene, che occorre ora distinguere dalla vicina S. di Zeus. Sebbene di dimensioni limitate, era dotata di trabeazione dorica: la sua datazione non è stata ancora definita, tuttavia il tipo di capitelli suggerisce il VI sec. a.C. Gran parte delle s. arcaiche erano collocate all'interno di santuari. Nel VII sec. a.C., due lati dell'agorà di Megara Hyblaea erano delimitati da stoài.

Nei secc. V e IV si accresce l'importanza delle s. come edifici civili e il ruolo svolto da Atene in tale sviluppo potrebbe trovare spiegazione nel carattere democratico di questo edificio, per sua natura accessibile a molti. In ogni caso, entro la fine del V sec., oltre alla S. Basìleios vi erano nell'agorà almeno altre tre s., una delle quali di c.a 80 m di lunghezza. Oltre a un normale portico rettilineo (S. Poikìle), vi furono edificate una delle prime s. con ambienti sul retro del portico (S. Sud I), e la prima s. con ali aggettanti (S. di Zeus). La costruzione della più antica s. a «Π» (anche questa con ambienti retrostanti) ebbe inizio nell'ultimo trentennio del V sec. nel Santuario di Artemide a Brauron; poco più tardi il Pompèion presso la porta del Dìpylon ricevette un portico sui quattro lati.

Anche Atene apportò un contributo significativo con l'introduzione nelle j. di elementi formali destinati a divenire convenzionali: l'uso di colonne ioniche all'interno e doriche all'esterno, l'assenza di scanalature sulle colonne interne nei punti in cui non vi erano ombre da proiettare e l'impiego di tre metope al di sopra di ciascun intercolumnio invece delle due canoniche. Le colonne ioniche potrebbero aver implicato un messaggio politico (come le colonne ioniche esterne della S. degli Ateniesi a Delfi), ma come l'accresciuto numero delle metope, esse assecondano anche le peculiari esigenze architettoniche della s., diverse da quelle di un tempio. Non sorprende che questi elementi non si siano affermati immediatamente; la S. Sud aveva probabilmente colonne doriche all'interno, mentre il Pompèion aveva colonne ioniche all'esterno.

Nel IV sec. a.C., il Peloponneso svolge un ruolo di maggior rilievo rispetto ad Atene. In linea generale, le idee sviluppate in precedenza in quella città sono adottate come convenzioni, tuttavia, come in altri edifici peloponnesiaci, in alcune s. vengono introdotti capitelli corinzi (portico meridionale a Olimpia). La maggior parte dei tipi di s. è ormai già consolidata, ma le prime s. con portico superiore, sovrastante quello principale, si datano all'ultima parte di questo secolo, come, p.es., quella di Perachora. Qui il colonnato superiore è di ordine ionico, quello inferiore dorico, secondo quella che sarebbe divenuta la norma, e le colonne superiori, molto più piccole delle inferiori, sono in pilastri rettangolari con semicolonne sulla fronte, tali da costituire un sostegno più solido di una colonna circolare dello stesso diametro.

La s. di Perachora è di dimensioni abbastanze ridotte, tuttavia le più grandi s. del IV sec. potevano superare i 100 m di lunghezza (155 m nella S. di Filippo a Megalopolis). In quest'epoca esse sono più consapevolmente impiegate per definire gli spazî dell'agorà e del santuario, ma nella Grecia continentale sono ancora concepite come edifici separati (p.es. Megalopolis e Olimpia); in Asia Minore, nel più antico impianto delle agorài di Priene e Mileto, le s. sono combinate in maniera più libera, e assumono popolarità quelle a «L», ora con due bracci posti ad angolo retto.

Il periodo più fecondo nella storia della s. è quello ellenistico, quando quasi tutte le città, di fondazione recente o antica, desideravano confermare il proprio status attraverso la costruzione di importanti edifici pubblici. La situazione economica nella Grecia continentale non consentiva attività costruttive su grande scala, tuttavia ad alcuni dei centri più importanti, quali Atene e Delfi, fu fatto dono di s. da parte di sovrani ellenistici in cerca di prestigio; in alcuni casi tali donatori sembra si siano limitati a fornire il denaro necessario, in altri (p.es. per la S. di Eumene ad Atene) anche lei maestranze e i materiali.

Si riscontrano differenze abbastanza marcate nelle s. delle diverse parti del mondo ellenistico. In Macedonia (Thasos e Samotracia incluse) trova continuità la tradizione della Grecia continentale che concepisce la s. come edificio isolato; anche a Delo le s. sono in genere strutture separate: due di esse furono difatti donate da sovrani macedoni. Tuttavia vi sono attestate anche s. a «L» delimitanti spazî estesi, e inoltre a Delo si sviluppò un caratteristico impianto di portico a due piani, usato sia nelle abitazioni sia negli edifici pubblici, in cui il piano superiore, in luogo di colonne, porta pilastri a sezione rettangolare.

Nella Ionia, d'altro canto, le s., generalmente a un piano, fornivano diverse combinazioni, con piante a «L» e a «Π», per creare una cornice a uno spazio rettangolare. La caratteristica agorà ionia aveva tre lati delimitati da due s. a «L» o da una a «Π», e il quarto da una s. rettilinea, separata dalle altre mediante una strada. L'inventiva combinatoria della Ionia nei confronti delle s., in contrasto con la Grecia continentale, è bene illustrata da Priene. Qui una s. (costruita, tuttavia, in più riprese) delimita i tre lati di un'agorà e poi piega per proseguire lungo la strada; parte del suo interno è a due navate e parte a una sola navata con ambienti sul retro. Nell'adozione dell'ordine dorico per l'esterno delle s., la Ionia seguì la pratica corrente nella Grecia continentale, e talvolta anche le colonne interne sono doriche, a dimostrare che l'impiego dei due ordini non era più geograficamente definito. Tuttavia gli architetti ioni idearono uno speciale supporto a forma di cuore collocato negli angoli rientranti delle loro s. a «L» e a «Π», che consisteva in una semicolonna applicata ai lati adiacenti di un pilastro a sezione quadrata; questo consentiva l'inserimento di due mezzi triglifi nell'angolo rientrante senza dover aumentare il normale intercolumnio.

Il ruolo delle s. si manifesta anche in un altro aspetto della sempre più evoluta organizzazione degli spazî e delle strutture architettoniche: l'impianto assiale. Nel II sec. a.C. si affermò una sistemazione dei santuarî in cui l'accesso avveniva sull'asse del tempio e lo spazio circostante era incorniciato da portici disposti simmetricamente. Esemplificato dal Santuario di Artemide a Magnesia, questo tipo di impianto è tuttavia illustrato nel modo più spettacolare da due santuari collinari del Dodecaneso. Nel Santuario di Atena a Lindos (Rodi), un tempio del tardo IV sec. ricevette elaborati propilei colonnati nel III sec., e sull'asse di questi, nel II, fu costruita una lunga s. con ali aggettanti, attraversata nella sua parte centrale da una scalinata monumentale. Di effetto diverso, ma ugualmente notevole, è l'impianto di Coo, dove una terrazza superiore fu aggiunta al Santuario di Asklepios. Nella sua parte centrale sorse un nuovo tempio incorniciato simmetricamente da una s. a «Π» e accessibile tramite una scalinata assiale.

Nel Ν della Ionia, anche Pergamo diede il suo contributo allo sviluppo della s., ma in uno stile alquanto peculiare. La città sorge su una collina ripida, cosicché i lavori di edificazione richiedevano estese opere di terrazzamento. Nella parte inferiore di una terrazza le s. erano spesso costruite su sostruzioni a più piani, che non soltanto innalzavano il portico al livello della terrazza, ma sostenevano quest'ultima in modo più efficace di un normale muro di contenimento. Invece nella parte alta di una terrazza, dove era stata tagliata la roccia, poteva essere costruita una s. a due piani con portico superiore accessibile posteriormente dall'alto. Tali accorgimenti generalmente non consentivano la realizzazione di schemi vasti e regolari come nel resto della Ionia, tuttavia il Santuario di Demetra è incorniciato da uno stretto rettangolo di s.; inoltre una s. a «L», a due piani, conferisce una certa regolarità al Santuario di Atena. Che questo modello di s. a due piani fosse considerato tipicamente pergameno è confermato dalla s. donata ad Atene da Attalo II, cui fu data la suddetta caratteristica forma, anche in assenza di una collina a renderla necessaria.

Le s. su sostruzioni venivano realizzate per garantire stabilità all'edificio e protezione dall'umidità alle travi pavimentali, con un sistema in genere non visibile a costruzione ultimata. Le s. a due piani, al contrario, consentirono lo sviluppo di un certo numero di elementi formali caratteristici: i supporti superiori esterni adottano la forma attestata a Perachora (una semicolonna su ambo i lati di un pilastro rettangolare), così da garantire l'effetto di un colonnato sia dall'interno sia dall'esterno; talora i supporti hanno una sezione a clessidra, atta ad accogliere in modo eccellente l'indispensabile parapetto protettivo. Per l'ordine superiore si affermò l'impiego di una speciale forma di cornice, con blocchi a lastra al di sotto di un soffitto fortemente aggettante; la sua altezza si adattava alle dimensioni alquanto ridotte dell'ordine superiore, tuttavia il suo aggetto garantiva un'adeguata terminazione alla facciata nel suo complesso. Infine, nell'ordine superiore interno, fu riportato in uso un capitello arcaico a foglie. Esempî arcaici sono forniti dalla vicina Focea e dai tesori di Massalia, colonia focea, e di Clazomene a Delfi. In questo caso potrebbe trattarsi del recupero di una tradizione locale, teso a evitare l'impiego dell'ordine corinzio, virtualmente sconosciuto nella Pergamo ellenistica. In aggiunta alle donazioni pergamene ad Atene e a Delfi, un forte influsso pergameno è evidente nelle s. di Aigai e Assos. La pianta stretta e allungata della s. presenta poche peculiarità strutturali. Il numero dei gradini al di sotto del colonnato non era di tre, come nella maggior parte dei templi dorici, ma variava da uno a quattro o più, talvolta anche lungo la facciata di una stessa stoà. Diversamente dai muri dei templi, quelli delle s. erano a volte costruiti in pietrisco o mattoni crudi al di sopra di uno zoccolo foderato di pietra. All'assenza di scanalature nei colonnati interni si è già fatto riferimento; in alcune s., in particolare in quelle pergamene, anche la parte inferiore delle colonne esterne era lasciata liscia (ma a sezione poligonale, piuttosto che cilindrica). Dotate di un colonnato o muro assiale a sostegno del margine della copertura, la maggior parte delle s. non ponevano problemi strutturali agli architetti greci; la larghezza dello spazio interno privo di supporti era in genere limitata a 5-7 m. In alcuni casi, tuttavia, come nella S. dell'Eco a Olimpia e nella s. nordoccidentale a Thasos, il progetto prevedeva una profondità di 10 m e oltre senza colonnato interno; ci si può chiedere se tali s. richiedessero una struttura di copertura a capriate.

S. isolate di tipo ellenistico continuarono a essere costruite durante il periodo romano, come rivelano la s. neroniana a Efeso e la S. di Osbaras a Termesso. Generalmente, tuttavia, i portici di epoca imperiale costituiscono parte di un insieme più vasto, quale un complesso a peristilio, o fanno da facciata unitaria a uno o più edifici retrostanti. Entrambi questi modi di impiego hanno origine in epoca ellenistica e non vi è soluzione di continuità tra ellenismo e impero romano nel Mediterraneo orientale. Un altro tipo di utilizzazione dei portici, particolarmente popolare in quest'area nell'epoca imperiale, è la via colonnata. Si tramaṇḍa che Erode il Grande avrebbe dotato la via principale di Antiochia con s. lunghe 20 stadî (3,6 km), tuttavia lo stesso effetto era già stato ottenuto su scala minore in epoca ellenistica nel Santuario di Apollo a Thermos, dove due s. lunghe c.a 170 m si fronteggiano sui lati di una via processionale larga c.a m 20. Nella parte finale della sua evoluzione, il portico aperto aveva perso gran parte delle sue funzioni, trasferite alla basilica civile. La connessione tra i due tipi di edifìci, per lo meno nella parte orientale dell'impero, è illustrata dalla basilica (o s. basilicale) dell'agorà statale di Efeso.

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