VATICANO, Stato della Città del

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

VATICANO, Stato della Città del

Claudio Ceresa
Claudio Celli
Paolo Liverani
Giovanni Morello
Massimo Stoppa
Sabino Maffeo S.J.

(XXXIV, p. 1032; App. II, II, p. 1091; III, II, p. 1073)

La popolazione dello stato della Città del V. (aprile 1995) è composta, oltre che dal Pontefice, sovrano dello stato, da 469 cittadini (50 cardinali residenti nello stato o in Roma, 240 membri delle rappresentanze diplomatiche della Santa Sede, 31 ecclesiastici e religiosi, 1 religiosa, 122 laici di sesso maschile − 100 dei quali sono militari del corpo della Guardia Svizzera − e 25 di sesso femminile). Vanno aggiunte 314 persone che risiedono nello stato della Città del V. senza averne la cittadinanza: si tratta di 126 ecclesiastici e religiosi, 134 religiose, 11 laici di sesso maschile e 43 di sesso femminile. L'intero territorio dello Stato della Città del V. è posto sotto la protezione della Convenzione dell'Aia del 14 maggio 1954, concernente la tutela dei beni culturali in caso di conflitto armato. Lo stato è così riconosciuto, anche nella disciplina internazionale, come un patrimonio morale, artistico e culturale da rispettare e proteggere come tesoro appartenente all'umanità. Inoltre, dal 1984 la Città del V. è iscritta nella lista del patrimonio mondiale, di cui alla Convenzione del 16 novembre 1972 sulla protezione del patrimonio mondiale, culturale e naturale.

Il Governo dello stato della Città del V. è regolato dalla legge emanata il 24 giugno 1969, in vigore dal 1° luglio 1969, e composta da 6 articoli. Essa stabilisce che, salvo quanto dichiara la legge fondamentale del 7 giugno 1929, il Sommo Pontefice esercita i poteri legislativo ed esecutivo per mezzo di una commissione di cardinali, da lui nominati per un quinquennio. La commissione è coadiuvata da un Delegato speciale, al quale spetta l'esercizio del potere esecutivo (art. 2). Il Delegato speciale è nominato dal Sommo Pontefice. In caso di sua assenza o impedimento, è sostituito dal Segretario generale del Governatorato. Alle riunioni della Commissione, convocata dal Cardinale presidente, partecipano anche, con voto consultivo, il Delegato speciale e il Consigliere generale dello stato (art. 3), carica ora vacante. In base all'art. 4 la Commissione può udire il parere della Consulta dello Stato della Città del V. in materie che richiedono competenze specifiche.

Secondo la citata legge, i principali uffici e servizi del Governatorato sono ripartiti e denominati come segue: 1) Segreteria generale; 2) Direzione generale dei Monumenti, musei e gallerie pontificie; 3) Direzione generale dei Servizi tecnici; 4) Direzione dei Servizi economici; 5) Direzione dei Servizi sanitari; 6) Direzione della Specola Vaticana; 7) Direzione degli Studi e ricerche archeologiche; 8) Direzione delle Ville pontificie. Inoltre, con l. del 25 marzo 1991, n. clxviii, la Commissione ha disposto che l'Ufficio centrale di vigilanza, fino allora dipendente dalla Segreteria generale del Governatorato, fosse direttamente soggetto alla stessa Commissione, con la denominazione di "Corpo di Vigilanza dello Stato della Città del Vaticano". Dal 1° gennaio 1988, è entrata in vigore nello stato la legge che ha approvato il nuovo ordinamento giudiziario.

L'elenco dei beni che, in relazione al Trattato Lateranense e alle successive intese con l'Italia, godono delle immunità riconosciute dal diritto internazionale alle sedi degli agenti diplomatici degli stati esteri, nonché dell'esenzione da espropriazioni − se non previo accordo con la Santa Sede − e tributi, al mese di aprile 1995, è il seguente: Patriarcale Arcibasilica di S. Giovanni in Laterano e Battistero; Canonica di S. Giovanni in Laterano; Convento dei Padri Penitenzieri Lateranensi; Seminario Romano Maggiore; Pontificia Università Lateranense; Palazzo Apostolico Lateranense; Pontificio Santuario della Scala Santa; Basilica di S. Maria Maggiore; Basilica di S. Paolo fuori le Mura ed edifici annessi; Pontificio Oratorio Femminile S. Paolo; Pontificio Oratorio Maschile S. Paolo; Immobile degli addetti alla Basilica di S. Paolo; Pontificio Collegio Beda; Immobile di via Colossi (numero civico 50); Immobile di via Colossi (numero civico 20); Palazzo di S. Callisto; Palazzo del Capitolo di S. Maria in Trastevere; Palazzo Maffei, detto della Pigna; Palazzo di Propaganda Fide; Palazzo della Cancelleria Apostolica; Palazzo S. Paolo; Palazzo Pio; Casa Romana del Clero (via della Traspontina); Palazzo dei Convertendi; Palazzo dei Propilei (lato via di Porta Angelica); Palazzo dei Propilei (lato Ospedale S. Spirito); Casa degli Scrittori S. Pietro Canisio; Curia Generalizia dei Padri Gesuiti; Convento Suore dell'Addolorata; Casa Pio XI - Suore Calasanziane; Istituto ''Maria SS. Bambina''; Curia Generalizia dei Padri Agostiniani; Palazzo del S. Uffizio; Collegio S. Maria in Campo Santo Teutonico; Casa dell'Accoglienza ''Dono di Maria''; Pontificio Collegio S. Giosafat (Ucraino); Pontificio Collegio Pio Romeno; Convento e Chiesa di S. Onofrio; Ospedale Bambino Gesù; Pontificio Collegio Americano del Nord; Pontificio Collegio Urbano ''de Propaganda Fide''; Pontificia Università Urbaniana; Pontificio Seminario Romano Minore; Ville Pontificie di Castel Gandolfo e Specola; Collegio Missionario ''Mater Ecclesiae'' (Castel Gandolfo); Centro Radio S. Maria di Galeria.

Famiglia pontificia. - A seguito del Motu proprio di Paolo vi Pontificialis Domus del 28 marzo 1968, la Famiglia pontificia, che dopo la Cappella pontificia è parte della Casa pontificia, risulta composta dalla Famiglia pontificia ecclesiastica e da quella laica.

Appartengono alla Famiglia pontificia ecclesiastica: il Sostituto della Segreteria di stato per gli affari generali, il Segretario della Segreteria di stato per i rapporti con gli stati, l'Elemosiniere di Sua Santità, il Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, il Teologo della Casa pontificia, il Collegio dei Protonotari apostolici di numero partecipanti, i Protonotari apostolici soprannumerari, i Cerimonieri pontifici, i Prelati d'onore di Sua Santità, i Cappellani di Sua Santità, il Predicatore della Casa pontificia. Appartengono alla Famiglia pontificia laica: gli Assistenti al soglio, il Delegato speciale della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano, il Consigliere generale dello Stato della Città del Vaticano, il Comandante della Guardia svizzera pontificia, i Consultori dello Stato della Città del Vaticano, il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, i Gentiluomini di Sua Santità, i Procuratori dei Palazzi apostolici, gli Addetti di anticamera, i Familiari del Papa, l'Aiutante di camera e l'Anticamera pontificia.

Prima del 1968 esistevano molte altre figure all'interno della Famiglia pontificia, attualmente soppresse o confluite in quelle sopra elencate, le quali, per l'esercizio delle loro funzioni proprie all'interno della Famiglia pontificia, fanno capo al Prefetto della Casa pontificia, che, in forza del menzionato Documento di Paolo vi, assomma in sé tutte quelle competenze che sono ancora attuali e che in passato erano attribuite al Prefetto della S. Congregazione Cerimoniale, al Maestro di Camera di Sua Santità, al Maestro di Casa dei Sacri Palazzi Apostolici, e al Maggiordomo di Sua Santità: uffici che hanno avuto nel passato grande rilievo storico e che ora risultano soppressi.

Diplomazia Pontificia. - L'attività diplomatica della Santa Sede, la cui azione in campo internazionale è riconosciuta da secoli, trova la sua ragione d'essere nella particolare missione apostolica che il Pontefice esercita nell'ambito della Chiesa cattolica e nel mondo.

Essa è ribadita dal Motu proprio di Paolo vi Sollicitudo omnium Ecclesiarum (24 giugno 1969): "Per un nativo diritto inerente alla nostra stessa missione spirituale, favorito da un secolare sviluppo di avvenimenti storici, Noi inviamo i nostri Legati alle supreme autorità degli Stati". Infatti "il bene dell'individuo e della comunità dei popoli postula un aperto dialogo e una sincera intesa tra la Chiesa da una parte e gli Stati dall'altra". L'intervento pontificio non faceva che venire incontro ai desiderata del Concilio Vaticano ii, che chiedeva che fossero stabilite con maggior precisione le funzioni dei rappresentanti pontifici. Paolo vi, pertanto, ricordava innanzitutto che "scopo primario e specifico della missione del Rappresentante pontificio è di rendere sempre più stretti e operanti i vincoli che legano la Sede Apostolica e le Chiese locali", vale a dire che si tratta di una missione di natura ecclesiale. Questa peculiare caratteristica è bene in linea con lo sviluppo storico della rappresentanza pontificia, che ha come punto di partenza l'invio di legati del papa ai Concili e ai vari Sinodi regionali sin dai primi secoli della vita della Chiesa. A essi verranno ad aggiungersi i vicari apostolici, dotati di facoltà più ampie e più stabili nei territori loro affidati sia in Oriente che in Occidente; gli apocrisari, che ebbero una missione tipicamente ecclesiale nell'organizzazione della struttura ecclesiastica, soprattutto tra la metà del 6° secolo e la metà del 7°; i legati nati e i collettori per la riscossione delle tasse e la sorveglianza dei beni (fra il 13° e 14° secolo); i legati missi con incarichi transitori. I grandi movimenti politici del 15° secolo in Europa videro l'invio di rappresentanti tra i principali stati; i papi, all'inizio, non si mostrarono favorevoli a tale prassi e solo alla fine del secolo Sisto iv e Alessandro vi promossero l'invio di rappresentanti permanenti. Ma il merito della creazione di una vera rete, alquanto estesa, di Nunziature apostoliche è di Gregorio xiii, che affidò loro la missione di favorire e controllare l'applicazione dei decreti del Concilio di Trento, una missione, quindi, non solo diplomatica ma essenzialmente pastorale.

Fu il Congresso di Vienna, nel 1815, con il suo Règlement sur le rang entre les Agents diplomatiques, a riconoscere e a sancire in forma definitiva la secolare presenza del rappresentante del Sommo Pontefice tra gli employés diplomatiques, situando i Nunzi tra i rappresentanti di prima classe e facendo rilevare che le norme relative al diritto di precedenza non apportavano novità per quanto concerne i rappresentanti pontifici. Con il pontificato di Gregorio xvi e il forte impulso missionario da lui impresso all'attività della Chiesa, con la conseguente implantatio ecclesiae fuori del vecchio continente europeo, sorse una nuova figura di rappresentante, quella del Delegato apostolico, inviato, senza carattere diplomatico, alle Chiese del vicino e medio Oriente. Con Leone xiii, detta istituzione si estende alle Indie orientali e all'America del Nord. Il Concilio Vaticano i con la Costituzione Pastor Aeternus riconobbe formalmente che il Romano Pontefice, in virtù del suo ufficio primaziale come successore di S. Pietro, è il capo del Collegio episcopale ed esercita su tutta la Chiesa pieno e supremo potere di giurisdizione, ordinario e immediato, potere al quale tutti i Pastori e gli altri fedeli, qualunque sia il loro rito e il loro grado gerarchico, sia personalmente sia nel loro insieme, devono prestare subordinazione gerarchica e ubbidienza, non solo quanto alla fede e alla morale, ma anche quanto alla disciplina e al governo della Chiesa. Detta definizione ha offerto la base teologica e giuridica definitiva per un più intenso esercizio dell'azione del Sommo Pontefice nei confronti della Chiesa universale. Nello stesso tempo, la fine del potere temporale ha favorito la piena ed esclusiva dedizione dei Pontefici all'esercizio della loro missione pastorale, qualificando così in maniera profondamente ecclesiale la missione dei loro rappresentanti. È bene, tuttavia, rilevare che tra il 1870 e il 1929, il Papa − pur privo di un qualsiasi potere temporale − continuò a esercitare una rilevante missione in campo internazionale (conclusione di più di 50 concordati e accordi; mediazione in varie contese internazionali).

Oltre a questa missione ad intra o intraecclesiale, ''specifica e principale'', secondo il citato Motu proprio di Paolo vi, i rappresentanti pontifici svolgono una funzione diplomatica nei confronti delle autorità degli stati presso le quali sono accreditati, con il fine di promuovere e favorire i rapporti con i governi, di trattare questioni concernenti le relazioni tra Chiesa e stato, e di occuparsi in particolare della stipulazione di modus vivendi, accordi e concordati, nonché di convenzioni che si riferiscono a questioni della sfera del diritto pubblico. Ampio campo della diplomazia vaticana è ancora tutto ciò che riguarda la promozione della pace, del progresso e della collaborazione tra i popoli in vista del bene spirituale, morale e materiale dell'intera famiglia umana. La Santa Sede svolge una sua azione particolare anche nel campo della diplomazia multilaterale. Essa è, infatti, presente mediante delegati od osservatori permanenti presso le principali organizzazioni internazionali, favorendo il rispetto o la promozione dei diritti umani nei vari settori della vita sociale.

Con la riforma del 1993 i rappresentanti pontifici sono praticamente di due tipi: il Nunzio apostolico (rappresentante pontificio presso le Chiese locali e nei confronti del governo presso cui è accreditato, con rango di ambasciatore) e il Delegato apostolico (inviato solo presso le comunità ecclesiali, senza carattere diplomatico). Dal 1993 è stata di fatto soppressa la figura, istituita nell'ottobre del 1965, del Pro-nunzio apostolico che indicava un rappresentante pontificio, con rango di ambasciatore, ma al quale non veniva riconosciuto il diritto di precedenza (decananza) all'interno del Corpo diplomatico.

I rappresentanti pontifici si formano, normalmente, nella Pontificia Accademia Ecclesiastica, e nell'esercizio della loro peculiare missione dipendono dal Cardinale Segretario di Stato e dai suoi due principali collaboratori: il Sostituto della sezione per gli affari generali e il Segretario della sezione per i rapporti della Santa Sede con gli stati. Sono ordinariamente ecclesiastici, insigniti della dignità arcivescovile. Ma la rappresentanza della Santa Sede può essere affidata anche a semplici sacerdoti, a religiosi e a laici, che fanno parte di una missione pontificia presso organizzazioni internazionali o che intervengono a conferenze e congressi. Il personale diplomatico di una rappresentanza della Santa Sede contempla i seguenti livelli: addetto, segretario di prima e di seconda classe, consigliere di prima e di seconda classe.

Bibl.: P. Brezzi, La diplomazia pontificia, Milano 1942; I. Cardinale, Le Saint-Siège et la diplomatie. Aperçu historique, juridique et pratique de la diplomatie pontificale, Parigi 1962; Paolo VI e la Pontificia Accademia Ecclesiastica, Città del Vaticano 1965; M. Olivieri, Natura e funzioni dei Legati pontifici nella storia e nel contesto ecclesiologo del Vaticano II, ivi 19822; Pontificial Council for Justice and Peace, The Holy See at the service af peace. Pope John Paul II adresses to the Diplomatic Corps (1978-1988), ivi 1988; S. Ferlito, L'attività internazionale della Santa Sede, Milano 1988; J.B. D'Onorio, Le Saint-Siège dans les relations internationales, Parigi 1989; P. Blet, Histoire de la Représentation diplomatique du Saint-Siège, Città del Vaticano 19902; J.B. D'Onorio, Le Pape et le gouvernement de l'Eglise, Parigi 1992.

Archeologia. - Mentre in età repubblicana e nella prima età imperiale con il termine Ager Vaticanus si indicava una regione assai estesa − almeno 13 km sulla sponda destra del Tevere dalla foce del torrente Valchetta al Gianicolo −, a partire dal 2° secolo d.C. appare attestato il toponimo Vaticanum, che abbraccia un'area non molto differente da quella attualmente conosciuta sotto questo nome. Nell'area dell'attuale Città del V. e nelle sue immediate adiacenze a partire dagli anni Cinquanta si sono verificate importanti scoperte riguardanti soprattutto il Circo di Caligola e Nerone e le necropoli della via Cornelia e della via Trionfale.

Circo di Caligola e Nerone. - Gli scavi di F. Castagnoli (1959-60) in piazza dei Protomartiri Romani, immediatamente a est della Sagrestia di S. Pietro, hanno riportato in luce le fondazioni del basamento dell'obelisco vaticano a 9 m di profondità. L'obelisco sorgeva sulla spina del Circo di Caligola, che era orientata in direzione est-ovest, ma sembra non avesse fondazione continua. Di particolare interesse un edificio sepolcrale della seconda metà del 2° secolo d.C. addossato al basamento, che mostra come in quest'epoca il Circo non fosse più in uso. Gli stessi scavi hanno rimesso in luce anche una parte delle fondazioni del grande edificio circolare (diametro 30 m circa), noto come Rotonda di S. Andrea, distrutto nel 1776 per erigere l'attuale Sagrestia. Una serie di bolli laterizi ha permesso di datarlo all'età di Caracalla. Studi successivi hanno riconosciuto verosimilmente due fasi nella sua costruzione, con una sopraelevazione risalente al 5° secolo, ma non è del tutto chiara la sua funzione originaria. L'ipotesi più probabile resta una destinazione funeraria.

F. Magi (1972-73) ha proposto di riconoscere i carceres del circo (i box di partenza delle bighe) nel doppio muraglione convesso in laterizio tuttora esistente sotto il Palazzo delle Congregazioni, di fronte all'estremità del braccio meridionale del colonnato berniniano di Piazza S. Pietro: tale ricostruzione prevede per il Circo una lunghezza di quasi 600 m e un orientamento quasi parallelo a quello della basilica di S. Pietro, fino ad arrivare in corrispondenza di S. Stefano degli Abissini, alle spalle della basilica stessa. L'ipotesi si scontra però con la presenza di sepolcri di età imperiale romana nei sotterranei di S. Stefano, posti a un livello di circa 7 m più alto di quello della pista del Circo, il che fa pensare che il pendio del colle iniziasse in antico più a est e che la lunghezza del Circo fosse sensibilmente inferiore. In tal caso anche le strutture sotto il Palazzo delle Congregazioni andranno intese come opera di terrazzamento piuttosto che come carceres. A sud del Circo, gli scavi per l'erezione dell'Aula delle Udienze Paolo vi, hanno scoperto a m 7,50 di profondità un colombario della seconda metà del 1° secolo d.C.

Necropoli Vaticana. - Il massimo interesse si è focalizzato sui risultati degli scavi condotti a S. Pietro negli anni 1953-57 sotto il baldacchino del Bernini. Il punto focale è costituito dal campo P (fig. 1), un'area scoperta di circa 4 × 8 m, posta esattamente al di sotto dell'altare papale. Il campo fu delimitato e monumentalizzato in un momento ben databile, grazie ad alcuni mattoni bollati trovati in opera che risalgono a un periodo tra il 146 e il 160 d.C. In questa fase fu costruito il recinto Q, il vialetto che ne permette l'accesso da sud e il cosiddetto ''muro rosso'' (chiamato così dal colore del suo intonaco), che divide il vialetto a ovest dal campo P a est. Contemporaneamente al muro rosso e al centro di esso, sul lato verso il campo, fu costruito un monumento a edicola costituito da due nicchie sovrapposte, ricavate nello stesso muro rosso e divise da una lastra di travertino orizzontale sostenuta da due colonne. Al di sopra della nicchia superiore si deve ricostruire forse un coronamento a timpano, mentre nell'area compresa nell'edicola, sulla destra e quasi perpendicolare al muro rosso, si trova il ''muro g'', coperto di graffiti con invocazioni e simboli cristiani. In questo muro, di modesta altezza, fu ricavato, già in fase di costruzione, un loculo rivestito internamente di lastrine di marmo. L'edicola (fig. 2) è identificabile con il ''Trofeo di Gaio'': lo storico Eusebio di Cesarea, infatti, nella sua Historia ecclesiastica (2,25,7) cita un dotto cristiano di nome Gaio, vissuto attorno al 200, il quale, in polemica contro un eretico montanista che vantava la tomba dell'apostolo (o del diacono) Filippo a Ierapoli in Frigia, gli contrappone i ''trofei'' (in greco τϱόπαια) degli apostoli Pietro e Paolo visibili a Roma rispettivamente in Vaticano e sulla via Ostiense. Secondo Gaio, dunque, esisteva un monumento sul luogo della sepoltura di Pietro per ricordare il trionfo da lui riportato con il martirio. Difficoltà sorgono dal fatto che sotto l'edicola, là dove ci si sarebbe aspettati di rinvenire la fossa con i resti di Pietro, la situazione archeologica era sconvolta e non sono state rinvenute ossa umane. Traccia della fossa originaria rimane solo nella cavità che sembra essere stata risparmiata in fase di costruzione nelle fondamenta del muro rosso, per evitare di danneggiare una deposizione sottostante. Delle ossa umane, assieme ai resti di un panno di porpora intessuto di fili d'oro, furono invece rinvenute nel loculo del più tardo muro g. A questi dati si aggiunge una serie di graffiti, uno dei quali in particolare, tracciato sul muro rosso, andrebbe letto secondo l'integrazione proposta da M. Guarducci: Πέτϱ[οψ]/ἔνι cioè "Pietro è qui". L'importanza del graffito è accresciuta dal fatto che esso si trovava nella parte del muro rosso su cui si addossò il muro g, in corrispondenza del loculo. Secondo la ricostruzione proposta dalla Guarducci, dopo esser stato crocifisso nel Circo, Pietro sarebbe stato sepolto in una vicina fossa che, circa un secolo più tardi, venne monumentalizzata con l'erezione del Trofeo di Gaio. Le sue ossa, riesumate sotto Costantino sconvolgendo la fossa primitiva, sarebbero state deposte nel loculo del muro g. Attorno al trofeo lo stesso Costantino costruì poi un monumento prima di edificare la basilica. A tale ipotesi sono state mosse varie obiezioni; invece a suo sostegno si è osservato un importante dettaglio: la basilica non è esattamente parallela né al Circo di Caligola né all'asse della necropoli romana, pur trattandosi di un orientamento quasi obbligato, dettato dalla natura stessa del pendio collinare. La medesima differenza di angolazione di pochi gradi si ritrova nell'asse del muro g, che non è perfettamente perpendicolare al muro rosso. Costantino perciò avrebbe impostato la sua basilica non sulle strutture pagane preesistenti, ma in rapporto a quel piccolo muro contenente un loculo sepolcrale, evidentemente ritenuto di enorme importanza.

Necropoli della via Trionfale. - La necropoli sotto la basilica di S. Pietro si disponeva lungo la via Cornelia. Altri rinvenimenti hanno interessato quella gravitante sulla via Trionfale. L'antica via, provenendo dal ''ponte Neroniano'' subito a valle dell'odierno ponte Vittorio Emanuele, doveva staccarsi dal tratto comune anche alla via Cornelia (all'incirca in corrispondenza di Piazza S. Pietro) dirigendosi verso nord, secondo un percorso che attualmente corrisponde a via del Mascherino, via Leone iv e, appunto, via Trionfale. Gli scavi per l'erezione dell'Autoparco vaticano hanno messo in luce un'area di sepolture disposte sul pendio a ovest della via. Gli edifici funerari sono di livello alquanto inferiore a quello attestato sotto a S. Pietro e vanno dalla metà circa del 1° secolo d.C. fino alla fine 2°-inizi 3° secolo, ma l'utilizzo della necropoli continuò almeno per tutto il secolo successivo. Il quadro risulta omogeneo con quanto è noto per i sepolcri rinvenuti sotto l'attuale Annona vaticana e nei pressi della Fontana della Galera.

Phrygianum. - Resta incerta la collocazione del santuario della dea frigia Cibele (detto Phrygianum), che doveva essere assai noto nel mondo romano, perché in due iscrizioni (CIL xiii 1751 e 7281) da Lione e da Kastell (Magonza) i locali luoghi di culto della dea vengono chiamati Vaticanum e Mons Vaticanus. Parte di una nuova ara taurobolica è stata rinvenuta durante la demolizione di edifici adiacenti alla vecchia zecca vaticana.

Basilica Vaticana. - Gli scavi nella necropoli hanno permesso anche alcune acquisizioni sulla struttura della basilica costantiniana di S. Pietro. I resti conservati si limitano alle fondazioni e a parti dell'alzato dei lati settentrionale e occidentale del transetto, dell'abside, a tratti delle fondazioni dei colonnati che dividono le cinque navate e a due tratti delle pareti settentrionale e meridionale. La data d'inizio dei lavori di costruzione, sulla base di diversi indizi indipendenti, si pone attualmente tra il 319 e il 324.

Bibl.: Trattazioni generali: F. Castagnoli, Il Vaticano nell'età classica, Città del Vaticano 1992; P. Liverani, La topografia antica del Vaticano, ivi 1996.

Circo di Caligola e Nerone: F. Castagnoli, Il Circo di Nerone in Vaticano, in Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Rendiconti, 32 (1959-60), pp. 97-121; F. Magi, Il Circo Vaticano in base alle sue più recenti scoperte, il suo obelisco e i suoi ''carceres'', ibid., 45 (1972-73), pp. 37-73; J.H. Humphrey, Roman circuses, Londra 1986, pp. 545-52; G. Alföldi, Der Obelisk auf dem Petersplatz in Rom, in Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse, 1990, 2.

Necropoli Vaticana: B.M. Apolloni Ghetti, A. Ferrua, E. Josi, E. Kirschbaum, Esplorazioni sotto la confessione di San Pietro in Vaticano, Città del Vaticano 1951; M. Guarducci, Cristo e S. Pietro in un documento precostantiniano della Necropoli Vaticana, Roma 1953; J. Toynbee, J. Ward Perkins, The shrine of St. Peter and the Vatican excavations, Londra-New York-Toronto 1956; A. Prandi, La zona archeologica della Confessio Vaticana. I monumenti del II secolo, Città del Vaticano 1957 (nuova ediz.: La tomba di S. Pietro nei pellegrinaggi dell'età medievale, Todi 1963); M. Guarducci, La tomba di Pietro, Roma 1959; Id., Una moneta nella necropoli vaticana, in Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Rendiconti, 39 (1966-67), pp. 135-43; H. Mielsch, in Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Rendiconti, 46 (1973-74), pp. 85-86; E. Kirschbaum, Die Gräber der Apostelfürsten, Francoforte s.M. 19743; H. Mielsch, Römische Stuckreliefs, in Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts. Römische Abteilung, 21, Ergänzungsheft, 1975; M. Guarducci, Pietro in Vaticano, Roma 1984; A. Ferrua, Esedra sepolcrale nel sepolcreto vaticano, in Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Rendiconti, 58 (1985-86), pp. 181-87; W. Eck, Inschriften aus der vatikanischen Nekropole unter St. Peter, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 65 (1986), pp. 245 ss.; H. Mielsch, H. von Hesberg, Die heidnische Nekropole unter St. Peter in Rom. Die Mausoleen A-D, in Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Memorie, 16,1 (1986); H. von Hesberg, in Römische Gräberstraßen, Bayerische Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse. Abhandlungen, 96, 1987, pp. 43 ss.; W. Eck, ibid., pp. 66 ss.; Id., Inschriften und Grabbauten in der Nekropole unter St. Peter, in Von frühen Griechentum bis zur römischen Kaiserzeit, Stoccarda 1989, pp. 55-89; M. Guarducci, La tomba di S. Pietro, Roma 1989; Id., L'urnetta cineraria di C. Clodius Romanus nella Necropoli Vaticana, in Archeologia Classica, 54 (1992), pp. 185-91; P. Silvan, From the Tomb to the Dome. The architectural evolution of the ''Memorial'' to the Apostle Peter, in Vatican treasures. 2000 years of art and culture in the Vatican and Italy, Catalogo della mostra (Denver 1993), Milano 1993, pp. 27-31; S. De Blaauw, in Boreas, 17 (1994), pp. 17-19.

Altri sepolcri attorno a S. Pietro: F. Magi, Un nuovo mausoleo presso il Circo Neroniano e altri minori scoperte, in Rivista di Archeologia Cristiana, 42 (1966), pp. 207-26; R. Krautheimer, S. Corbett, in Corpus Basilicarum Christianarum Romae, iv, Città del Vaticano 1970, pp. 191-94, 196, tav. xi; R. Krautheimer, A.K. Frazer, ibid., v, 1977, pp. 180-81; R. Biering, H. von Hesberg, Zur Bau- und Kultgeschichte von St. Andreas apud S. Petrum. Vom Phrygianum zum Kenotaph Theodosius d. Gr.?, in Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte, 82 (1987), pp. 145-82; F. Tolotti, I due mausolei rotondi esistiti sul fianco meridionale del vecchio S. Pietro, in Rivista di Archeologia Cristiana, 64 (1988), pp. 287-315; J.J. Rasch, Zur Rekonstruktion der Andreasrotunde an Alt-St.-Peter, in Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte, 85 (1990), pp. 1-18; M. Castelli, Dedica onoraria di età tiberiana a due membri della famiglia degli Scipioni, in Mélanges de l'École Frana̧ise de Rome. Antiquité, 104 (1992), pp. 177-208; S. De Blaauw, in Boreas, cit.

Necropoli della via Trionfale: F. Magi, Relazione preliminare sui ritrovamenti archeologici nell'area dell'Autoparco Vaticano, in Triplice omaggio a Sua Santità Pio XII, ii, Città del Vaticano 1958, pp. 87-115; V. Väänänen, R. Pahtakari, V. Väätaja, Le iscrizioni della necropoli dell'autoparco vaticano, in Acta Instituti Romani Finlandiae, vi, Roma 1973; E.M. Steinby, La necropoli della via Triumphalis. Pianificazione generale e tipologia dei monumenti funerari, in Römische Gräberstraßen, cit., pp. 85-110.

Basilica costantiniana: R. Krautheimer, A.K. Frazer, in Corpus Basilicarum Christianarum Romae, v, Città del Vaticano 1977, pp. 165-279; M. Cecchelli, Il complesso cultuale vaticano dalla fondazione costantiniana ai lavori eseguiti fino al pontificato di Gregorio Magno (anno 604), in La Basilica di San Pietro, a cura di C. Pietrangeli, Firenze 1989, pp. 39-55, 325-26; R. Krautheimer, The building inscriptions and the date of construction of Old St. Peter's. A reconsideration, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, 25 (1989), pp. 3-22.

Phrygianum: F. Magi, Iscrizione taurobolica scoperta in Vaticano, in Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Rendiconti, 42 (1969-70), pp. 195-99; M.J. Vermaseren, Corpus Cultus Cybelae Attidisque, iii, Leida 1977, pp. 47-49, n. 225; Id., Cybele and Attis, the myths and the cult, Londra 1977, pp. 45-51; M. Guarducci, L'interruzione dei culti nel Phrygianum del Vaticano durante il IV secolo d.Cr., in La soteriologia dei culti orientali nell'impero romano, Roma 1982, pp. 109-22; R. Biering, H. von Hesberg, Zur Bau- und Kultgeschichte von St. Andreas apud S. Petrum, cit.

Arte. - Dalla metà degli anni Cinquanta nuovi e importanti interventi hanno interessato le raccolte artistiche e gli edifici storici del Vaticano. È stato soprattutto il complesso dei Musei Vaticani, uno dei più importanti del mondo, all'avanguardia anche per l'organizzazione e per i servizi offerti ai visitatori (tra i quali è compreso un percorso particolarmente attrezzato per i disabili), quello che si è maggiormente accresciuto di nuovi edifici e locali espositivi.

Durante il pontificato di Giovanni xxiii (1958-63) si è deciso di riunificare in Vaticano i Musei già ospitati nel Palazzo Lateranense, cioè il Museo Gregoriano Profano, il Museo Pio Cristiano e il Missionario Etnologico. Per ospitare queste raccolte è stato costruito un nuovo edificio museale, su progetto dello Studio Passarelli. L'edificio, adiacente ai locali della Pinacoteca, ufficialmente inaugurato il 5 giugno 1970 da Paolo vi, ospita anche, nel piano sotterraneo, la raccolta delle carrozze pontificie insieme alle prime autovetture utilizzate dai pontefici. Il Museo Storico, che raccoglie i cimeli dei disciolti corpi armati pontifici (Guardia Nobile, Guardia Palatina, Gendarmeria), insieme a una raccolta di armi antiche, già conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana, ultimo resto dell'antica Armeria costituita da Urbano viii (1623-44), inizialmente collocato in questi stessi ambienti, è stato poi (1985) riallestito, e accresciuto, nell'Appartamento papale del Palazzo del Laterano.

La sollecitudine di Paolo vi per le raccolte artistiche del V. è testimoniata soprattutto dalla creazione della Collezione di arte religiosa moderna, inaugurata alla presenza del Papa il 23 giugno 1973, che espone oltre cinquecento opere d'arte (più o meno la metà dell'intera raccolta), realizzate dai maggiori artisti di tutto il mondo sul tema del sacro. La Collezione, ospitata nell'Appartamento Borgia e nelle Stanzette annesse, testimonia visivamente la ''riconciliazione'' tra la Chiesa e l'arte, auspicata dal Concilio Vaticano ii con l'invio di un suggestivo Messaggio agli artisti. Importanti interventi di risistemazione delle raccolte hanno interessato soprattutto la Pinacoteca, che presenta un razionale riallestimento insieme a una nuova sezione, quella delle icone bizantine e orientali, già conservate nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Un nuovo e più moderno allestimento presentano anche il Museo Gregoriano Egizio e il Museo Gregoriano Etrusco, che si è arricchito di altre raccolte, come le Collezioni Azzarita e Guglielmi.

Anche la Basilica di San Pietro si è accresciuta di nuove opere d'arte. Sono da ricordare, in particolare, le porte bronzee di G. Manzù, di V. Crocetti, di L. Minguzzi, e di L. Scorzelli, nonché i monumenti funerari di Pio xii, opera di F. Messina, e di Giovanni xxiii, opera di E. Greco. Nei locali adiacenti la Sagrestia è ospitato il nuovo museo del Tesoro di S. Pietro.

L'interesse per l'arte, che in misura sempre maggiore coinvolge masse sempre più numerose di visitatori e pellegrini (nel 1994 il numero dei visitatori dei Musei Vaticani ha superato i due milioni e mezzo), ha prodotto anche una nutrita stagione di mostre, allestite generalmente nel berniniano Braccio di Carlo Magno, mentre esposizioni di opere d'arte vaticane si sono tenute in numerosi paesi, in Europa, in America e in Estremo Oriente. Alla valorizzazione di questo immenso patrimonio di arte e di fede si è accompagnato l'impegno per la sua cura e la sua conservazione con una vasta e impegnativa campagna di restauri, che ha interessato sia opere mobili, come la Trasfigurazione di Raffaello, sia ambienti monumentali, sia cicli pittorici.

L'intervento senza dubbio più importante, sia per i risultati raggiunti sia per l'attenzione dell'opinione pubblica, sollecitata anche dalle polemiche che lo hanno accompagnato, è stato il restauro degli affreschi di Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina, compiuto durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Questo vasto restauro, che ha restituito la sorpresa di un Michelangelo colorista, nascosto da secoli sotto strati di polvere, nerofumo e colle, è iniziato nel 1980 e si è concluso nella primavera del 1994. La prima fase del lavoro, che ha riguardato gli affreschi delle lunette, si è conclusa nel 1984. La seconda fase, anch'essa realizzata in quattro anni (1985-89), ha avuto per oggetto la volta, mentre nell'ultima fase è stato affrontato il restauro del vasto affresco parietale del Giudizio Universale.

Il restauro degli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina è stato l'atto conclusivo, seppur il più impegnativo, di un vasto piano di interventi che ha interessato tutto l'edificio, iniziato nel 1964. Da quella data, e sino al 1974, sono stati sottoposti a restauro i due cicli parietali, con le Storie di Cristo e di Mosè, affrescate nel tardo Quattrocento dai maggiori artisti umbro-toscani del tempo, quali Perugino, Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Pinturicchio, Pietro di Cosimo, Luca Signorelli, ecc. Nel 1975, anniversario del 5° centenario della nascita del Buonarroti, fu eseguito il restauro del vasto stanzone, soprastante la volta, destinato in origine ad alloggiare il corpo di guardia. In tale occasione è stato installato, a mezza altezza, un piano di metallo grigliato leggerissimo, in modo da evitare, in caso di lavori di manutenzione del tetto, di camminare o di poggiare pesi sull'estradosso della volta. Nel 1979-80 furono sottoposti a restauro i due affreschi della controfacciata, realizzati da Matteo da Lecce e Hendrick van der Broeck nel 1565 al posto dei due originali quattrocenteschi, gravemente danneggiati dai dissesti che avevano colpito la Cappella Sistina nella prima metà del Cinquecento.

Fu proprio in tale occasione che un sopralluogo alla lunetta di Eleazaro portò alla individuazione di minutissime desquamazioni e di cadute della pellicola cromatica degli affreschi, dovute essenzialmente alla contrazione, a causa di variazioni del microclima ambientale, dello spesso strato di colla applicato nel corso dei secoli sugli affreschi di Michelangelo. Accurati sopralluoghi permisero di constatare che il fenomeno interessava, in maniera più o meno grave, l'intera decorazione michelangiolesca. Gli esami di laboratorio consentirono inoltre di appurare che gli affreschi erano coperti oltre che da polvere e nerofumo, prodotti dalle candele e dalle lampade a olio usate nei secoli per l'illuminazione della cappella e dai ''foconi'', i grandi bracieri utilizzati per riscaldare l'ambiente, da uno spesso strato di colla alterata, applicata a più riprese, e probabilmente in tempi diversi, sugli affreschi per dar loro momentanea luminosità, ma responsabile a lungo andare di quel tono mattonoso generale e di quel colore offuscato, definito ''vecchio-cuoio'', considerato sinora come tipico della tavolozza di Michelangelo.

Per eseguire i lavori di restauro della volta è stato approntato un ponteggio mobile che, per i sostegni dei binari di scorrimento, ha utilizzato gli stessi fori usati per sostenere i sorgozzoni del ponteggio michelangiolesco, tornati alla luce durante i sopralluoghi preparatori. L'intervento ha permesso infine di raccogliere numerose informazioni sulle tecniche di pittura usate da Michelangelo nella Sistina, che sono risultate essere quelle del ''buon fresco''. Per realizzare le lunette Michelangelo operò in maniera assai veloce, quasi senza alcun pentimento, dipingendo parti ben rifinite e altre semplicemente schizzate o lasciate allo stato di abbozzo. Ogni ''giornata'' di lavoro risulta eccezionale; generalmente Michelangelo ne impiegò solo tre per lunetta, il che spiega il suo procedere veloce, senza uso di cartoni: non si trovano infatti tracce di spolvero e di incisione. Diverso è il discorso per le figure della volta, per la cui realizzazione l'uso dei cartoni è sistematico. Il disegno è costantemente riportato con lo spolvero, almeno nella prima metà della volta (che come è noto fu affrescata in due momenti successivi), e l'esecuzione è estremamente accurata, spesso con insistenza su particolari secondari.

Questo ampio intervento di restauro − non è da dimenticare che i soli affreschi della volta sistina coprono una superficie di oltre 1200 m2 − ha fornito anche un'importante massa di dati, relativi agli affreschi stessi e agli interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli. Tali dati sono stati immessi in un elaboratore; insieme al rilievo fotogrammetrico della volta, realizzato per l'occasione, è così possibile ottenere tutte le informazioni relative al restauro, posizionandole su schemi grafici, corrispondenti ai cartoni di Michelangelo.

La novità più eclatante scaturita dal lavoro di restauro è stata senza dubbio quella del colore. Rimosso lo spesso strato di sporcizia, di nerofumo, e di collanti estranei, è apparso un nuovo volto della pittura di Michelangelo, assai diverso da quello che si era abituati a conoscere, ma certo più veritiero perché perfettamente inserito nella tradizione pittorica del suo tempo: un colore che per quanto riguarda gli affreschi della volta appare di estrazione tipicamente fiorentina, frutto della sua giovanile frequentazione della bottega del Ghirlandaio e che è stato giustamente messo in rapporto con il colore dei primi manieristi toscani. Diverso invece il discorso per il Giudizio, realizzato dal Buonarroti a circa trent'anni di distanza dal lavoro della volta, dove i toni sono più morbidi e caldi, e ricordano piuttosto i toni cromatici della pittura veneta.

Per rimuovere lo strato oscurante è stata utilizzata una miscela solvente, in uso ormai da anni con buoni esiti. Questa miscela, che agisce a tempo di contatto della durata media di circa 3 minuti, è costituita da un impasto di carbossilmetilcellulosa, ''desogen'' (un tensioattivo con azione battericida e antimicotica), ammonio carbonato, diluito in acqua distillata. Ovviamente questo procedimento è stato usato solo per le parti a buon fresco; mentre per le poche parti a secco, pulite per ultime, dopo averle fissate con Paraloid B 72, sono stati usati solventi organici specifici, privi d'acqua. Per la pulitura del Giudizio è stata usata una tecnica leggermente differente, consistente in un lavaggio preliminare di acqua distillata e un successivo trattamento con una soluzione di acqua e ammonio carbonato al 25%.

La novità di questo inedito colore di Michelangelo ha scatenato alcune critiche sulla validità dell'intervento di restauro, basate per lo più su valutazioni estetiche e considerazioni personalistiche, spesso senza nemmeno una conoscenza diretta delle tecniche di restauro usate e senza aver visto da vicino i risultati del lavoro. Le polemiche però si sono via via affievolite con il procedere dei lavori, anche perché svuotate di credibilità dai consensi e dagli apprezzamenti positivi dei maggiori storici dell'arte, italiani e stranieri, e dei restauratori e tecnici qualificati. L'intervento di restauro sugli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina, già qualificato come ''il restauro del secolo'', è stato condotto da G. Colalucci, coadiuvato da M. Rossi, P. Bonetti e B. Baratti, sotto la direzione di F. Mancinelli, con il coordinamento scientifico di N. Gabrielli e la supervisione di C. Pietrangeli. Una commissione consultiva, composta da storici dell'arte e tecnici del restauro ha seguito costantemente i lavori, fotografati e filmati per intero da una équipe della giapponese Nippon Television, che ha finanziato il restauro.

Bibl.: G. Fallani, V. Mariani, G. Mascherpa, Collezione vaticana d'Arte Religiosa Moderna, Milano 1974; M. Ferrazza, Acquisizioni della Collezione di Arte Religiosa Moderna, Città del Vaticano 1980; C. Pietrangeli, I recenti restauri della Cappella Sistina, in Rassegna dell'Accademia Nazionale di S. Luca, 1 (1982), pp. 9-15; F. Mancinelli, Il ponte di Michelangelo per la Cappella Sistina, ibid., pp. 2-6; Id., Die Restaurierung Lunettenbilder Michelangelos in der Sixtinischen Kapelle, in Kunstchronik, 36 (1983), pp. 121-25; Id., The technique of Michelangelo as a painter: a note in the cleaning of the first lunettes in the Sistine Chapel, in Apollo, 117 (1983), 255, pp. 362-67; G. Colalucci, Vero colore di Michelangelo: le lunette della Cappella Sistina, in Critica d'Arte, 50 (1985), 6, pp. 72-87; C. Pietrangeli, I Musei Vaticani, Roma 1985 (ed. ingl. 1993); AA.VV., La Cappella Sistina. I primi restauri: la scoperta del colore, Novara 1986; A. Conti, Michelangelo e la pittura a fresco. Tecnica e conservazione della Volta Sistina, Firenze 1986; N. Gabrielli, Aspetti scientifici nel restauro degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina, in Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie. Bollettino, 7 (1987), pp. 151-62; P. Rotondi, La gran luce di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina, in Arte Cristiana, 75 (1987), 721, pp. 263-70; K. Weil-Garris Brandt, Twenty-five questions about Michelangelo's Sistine ceiling, in Apollo, 126 (1987), 310, pp. 392-400; F. Negri Arnoldi, Sul restauro degli affreschi di Michelangelo alla Sistina, in Roma nel Rinascimento, 1987, pp. 27-37; F. Mancinelli, La technique de Michel-Ange et les problèmes de la Chapelle Sistine, in Revue de l'Art, 1988; La Basilica di S. Pietro, a cura di C. Pietrangeli, Firenze 1989; Michelangelo e la Sistina. La tecnica, il restauro, il mito, catalogo della mostra a cura di F. Mancinelli, G. Morello, A.M. De Strobel, A. Nesselrath, Roma 1990; F. Mancinelli, G. Colalucci, N. Gabrielli, Rapporto sul ''Giudizio'', in Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie. Bollettino, 11 (1991), pp. 219-49; F. Mancinelli, A.M. De Strobel, Michelangelo: Le lunette e le Vele della Cappella Sistina, Roma 1992; The Sistine Chapel: Michelangelo rediscovered, prefazione di C. Pietrangeli, New York 1992.

Architettura. - Durante gli ultimi anni del pontificato di Pio xii, portando avanti un indirizzo già avviato da tempo, venne continuata la realizzazione di edifici di servizio, tutti all'interno del territorio, in modo da mantenere autosufficiente la funzionalità dello stato. Si ebbe, in tal modo, lo sviluppo della cosiddetta ''zona industriale'' con la costruzione del complesso dell'Autoparco e la sopraelevazione dell'ufficio delle Poste.

Il primo edificio (1956-58) dall'architettura molto semplice, accordata alle costruzioni vicine, è prevalentemente destinato, nella parte interrata e a livello stradale, a parcheggio auto di servizio. Sulla sua fronte è stata ricostruita l'antica fontana fatta eseguire all'architetto F. Martinucci da Pio ix, all'inizio della spina dei Borghi e di lì rimossa al momento delle demolizioni per realizzare la via della Conciliazione; nel corso dei lavori di scavo fu scoperta una vasta area cimiteriale di epoca romana conservata in loco e catalogata. L'edificio delle Poste, già realizzato durante il pontificato di Pio xi, venne totalmente ristrutturato nei prospetti e sopraelevato di un piano.

Durante il pontificato di Giovanni xxiii (1958-63) non vennero realizzate opere di particolare rilevanza architettonica. Vanno però ricordati importanti restauri, quali quello della Torre di Porta Pertusa, ribattezzata Torre di S. Giovanni, e del ''passetto'', sia nel tratto merlato di copertura che in quello interno coperto, per tutta la lunghezza che va dalla Torre alla Grotta di Lourdes. Coevo a tale lavoro fu il restauro del fatiscente Passetto dei Borghi nel tratto che va dal Palazzo Apostolico alla prima torre su piazza della Città Leonina, con una destinazione degli interni a fini espositivi. Durante lo stesso pontificato iniziò la bonifica di una spina di fabbricati posti a ridosso dell'antica officina della Zecca Pontificia, che comprese tra l'altro la costruzione di un nuovo edificio destinato alla Floreria Apostolica, di caratteristiche architettoniche semplici e perfettamente inserite nel contesto monumentale circostante (C. Rebecchini).

Il papato di Paolo vi (1963-78) rappresenta invece un momento di iniziative edilizie molto importanti, culminate nella realizzazione del complesso dei Musei Paolini e dell'Aula delle Udienze. I lavori per la costruzione della nuova ala dei Musei Vaticani (V., F. e L. Passarelli) furono iniziati nel 1963 e ultimati nel 1970, dovendosi liberare il Palazzo del Laterano per destinarlo a Vicariato di Roma. Il nuovo complesso venne destinato quindi ad accogliere il Museo Missionario Etnologico e i Musei di scultura Gregoriano Profano e Pio Cristiano. Contemporanea a questa realizzazione fu l'Aula delle Udienze per la quale P. Nervi presentò il primo progetto nel 1964 e che venne solennemente inaugurata nel giugno 1971. Con queste due opere il movimento architettonico moderno entrò in Vaticano.

L'edificio museale punta decisamente sulla dissonanza dall'ambiente circostante, resa ancor più manifesta dall'uso delle pareti in cemento a facciavista. L'intervento ha recuperato, in parte, una realizzazione già iniziata con un progetto assai più modesto, poi sostituito dalla nuova proposta. La nuova costruzione viene a essere una sorta di ultimo braccio degli stessi Musei Vaticani a cui è unita in un unico percorso che partendo dai Palazzi Vaticani, attraverso la lunga galleria e la scala del Bramante, il palazzo del Belvedere, la Pinacoteca, la palazzina dei Musei, si conclude in questa nuova architettura. Sul piano della ricerca figurativa il nuovo edificio si risolve tutto in un'articolata sequenza di pareti cementizie o rivestite a cortina, quale paramento unitario a risolvere l'articolazione dei cinque blocchi principali della fabbrica; sul lato sud invece la lunga parete intonacata ripristina l'antico viale della Zitella.

Di grande respiro sono lo spazio e le soluzioni strutturali dell'Aula Paolo vi che Nervi realizzò per le udienze pontificie, che fino ad allora si svolgevano nella Basilica di S. Pietro o nella Sala delle Benedizioni. L'aula, definita dal suo stesso autore una "macchina per vedere ed udire", è grandissima, progettata per 7000 posti a sedere, ha forma trapezoidale e copre circa 7000 m2 (12.000 con gli spazi annessi); la volta molto ribassata ha una luce che supera i 60 ml per un'altezza massima di 23 m. La copertura risulta costituita da 41 strutture ondulate, formate ognuna da 18 elementi prefabbricati di lunghezza e altezza variabili in continuità, sui fianchi delle quali sono praticate delle aperture rettangolari anche esse di dimensioni variabili con la stessa legge con cui variano le lunghezze degli elementi prefabbricati. Questi sono in cemento bianco e graniglia di marmo, trattati, nelle superfici in vista, con un particolare procedimento, in modo da ottenere una superficie regolare, leggermente granulata e perfettamente bianca. Sul fondo dell'Aula è stata posta una grande scultura bronzea di P. Fazzini, raffigurante la Resurrezione. Le soluzioni date allo spazio esterno dell'Aula sono state affrontate in tono minore dal progettista che non ''osava'' confronti con l'imponente bellezza della contigua Basilica Vaticana; i prospetti non hanno la rilevanza tecnico-strutturale e figurativa della bellissima volta interna, pur mantenendo un aspetto nobile per le semplici pareti in travertino e per i colossali rosoni a vetri policromi.

Tra le opere di servizio, eseguite durante il pontificato di Paolo vi, deve essere ricordata la realizzazione dell'Eliporto, entrato in servizio nell'estate del 1976 e utilizzato per i trasferimenti del Pontefice dalla Città del V. a Castelgandolfo o ad altre località. È situato presso la Torre di S. Giovanni, in posizione dominante, avendo a disposizione in direzione nord-sud due corridoi operativi franchi da ostacoli. Precedentemente (1970) era stata terminata la realizzazione di un grande locale sotterraneo nelle zone dell'ex Museo Petriano tra la nuova Aula delle Udienze e il Braccio di Carlo Magno: ha un'estensione di 3200 m2; al di sopra di esso venne realizzato il nuovo piazzale fra la piazza del S. Uffizio e quella dei Protomartiri.

Il pontificato di Giovanni Paolo ii non ha visto inizialmente imprese architettoniche di rilevanza, ma queste si sono poi sviluppate alla metà degli anni Ottanta. Un primo gruppo di interventi è stato eseguito nel complesso dei Palazzi Vaticani. Tra questi le opere principali sono: la nuova pavimentazione del cortile del Belvedere (1978), il deposito sotterraneo sotto il Cortile della Pigna (1978-80) per l'Archivio Segreto Vaticano (50 km di scaffalature), il deposito sotterraneo sotto il Cortile della Biblioteca (1982-83) per la Biblioteca Apostolica Vaticana (ulteriori 5 km di scaffalature, per la conservazione di preziosi manoscritti). Un altro deposito sotterraneo composto da due piani interrati più un piano fuori terra è sorto alla ''Vignaccia'' fra il 1984 e il 1986: un'ulteriore conferma della necessità di ricercare spazi in un territorio piccolissimo per soddisfare le più diverse esigenze, che vanno da quelle importantissime dell'Archivio e della Biblioteca a quelle di più semplice conservazione di materiali o macchinari. Inoltre nell'ambito dei Musei Vaticani sono stati realizzati la sopraelevazione della palazzina ove hanno sede gli uffici della Direzione generale dei Musei Vaticani, edificio prospiciente il Cortile delle Corrazze, e un vasto posto di ristoro, riservato ai visitatori, ubicato in prossimità del Giardino Quadrato, dove in un locale interrato hanno trovato in precedenza sistemazione berline e carrozze papali provenienti dal ''Raedis Pontificum Servandis'', ubicato al Cortile del Belvedere e attualmente destinato alla scuola di biblioteconomia della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Tra i lavori di minore rilevanza, ma sempre essenziali nel quadro della ristrutturazione dei servizi generali dello stato, va notata l'unificazione delle Tipografie Vaticane, nell'antico edificio della ''Cavallerizza'', ottenuta fra il 1988 e il 1990 prevalentemente mediante ristrutturazione e ampliamento di edifici esistenti. Di rilievo è il rinnovo e il potenziamento di strutture tecnologiche quali la sottostazione elettrica vaticana, la rete elettrica di distribuzione in media tensione con venticinque cabine di trasformazione a servizio della intera Città del V., gli impianti di illuminazione di molte sale, compreso quello della Basilica e la centrale telefonica numerica (1991). È stata completata la ristrutturazione di vari edifici e, sempre nell'ambito della riunificazione delle Tipografie Vaticane (1993), di quello dell'Osservatore Romano.

Tra gli edifici nuovi vanno ricordati: la Casa di accoglienza Dono di Maria (1987), situata nel piccolo cortile ''Petriano'' tra l'Aula Paolo vi e l'antica chiesa di S. Salvatore in Terrione; in prossimità della Radio Vaticana il piccolo convento Mater Ecclesiae (1994), nel quale risiede una comunità internazionale di suore di clausura; infine, la Domus Sanctae Marthae, iniziata nel 1993 e attualmente in corso di costruzione.

Tra le opere più significative all'interno del Palazzo Pontificio va citato infine il riassetto della cosiddetta Cappella Matilde oggi Cappella ''Redemptoris Mater'' decorata con due vetrate policrome di G. Hajnal, un crocefisso e la Via Crucis di P. Fazzini, mentre il pavimento marmoreo e lo stemma pontificio sono stati disegnati da E. Ercadi e da L. Scorzelli.

Tutte queste realizzazioni, sia quelle riguardanti l'ammodernamento dei servizi che le nuove costruzioni, sono state progettate direttamente dalla Direzione generale dei servizi tecnici del Governatorato della Città del Vaticano.

Negli ultimi dieci anni, sono stati eseguiti importanti lavori di restauro in S. Pietro e nella piazza. Tra il 1985 ed il 1986 si è provveduto alla manutenzione e alla pulitura della facciata della Basilica (G. Zander). Questa, che ha una superficie di circa 7300 m2 in proiezione verticale e una reale pari a 10.500 m2, è stata interessata da interventi relativi a: sostituzione delle grappe in ferro ossidate, tassellatura del travertino, reintegrazione di parti musive e lavaggio con acqua nebulizzata. Il risultato è stato tale che, a opera finita, l'intervento si è mostrato così discreto da non apparire che sia avvenuto. Nella piazza, si è realizzata la manutenzione dei Bracci di Carlo Magno e di Costantino, dei colonnati e delle statue sovrastanti (1987-93). Questo lavoro ha comportato la rimozione delle patine, la sostituzione degli elementi rotti o mancanti e il consolidamento dei vari componenti marmorei con l'inserimento di grappe e staffe in metallo inossidabile. Nel 1991 è iniziata la manutenzione delle facciate dei Palazzi Vaticani che ha interessato il paramento di mattoni a facciavista, i manufatti in pietra e la revisione degli infissi.

Specola Vaticana. - La nuova Specola Vaticana di Castelgandolfo, diretta dal gesuita olandese J. Stein, fu inaugurata da Pio xi nel 1935. Sul Palazzo Pontificio erano state erette due cupole per due nuove strumentazioni costruite dalla Zeiss: un telescopio visuale per l'osservazione diretta degli astri e un astrografo doppio per la fotografia. Accanto all'Osservatorio fu fondato un laboratorio di spettrochimica per l'analisi delle meteoriti. Nel 1942 fu trasportato da Roma e installato nei giardini della Villa Pontificia anche l'astrografo della Carta del Cielo e nel 1957 fu installato accanto a questo un nuovo astrografo a grande campo di tipo Schmidt.

Con la morte del cardinale P. Maffi (1931) era cessata la figura del presidente della Specola ma, con la rifondazione a Castelgandolfo, Pio xi stabilì che questa, per la parte amministrativa, costituisse una direzione del Governatorato e che la sua gestione fosse affidata alla Compagnia di Gesù. La comunità dei gesuiti assegnati alla Specola (10 nel 1995) rappresenta tuttora l'unico esempio di un gruppo di ricerca scientifica alle dirette dipendenze della Santa Sede.

Tra le attività principali citiamo: la pubblicazione degli ultimi due volumi dell'Atlas Stellarum Variabilium del p. J.G. Hagen (1941); la continuazione e il completamento delle fotografie per la Carta del Cielo (1955); la classificazione di un gran numero di stelle variabili, note come Variabili Vaticane. Nel 1946 fu scoperta una cometa, chiamata Timmers, dal nome del gesuita olandese che per primo la notò sulla lastra fotografica. Dal p. D. O'Connell, succeduto al p. Stein nel 1952, prende il nome un effetto da lui scoperto in alcune variabili a eclissi. Lo stesso O'Connell, che per diversi anni fu anche presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, fece uno studio originale sul fenomeno meteorologico del ''raggio verde'', pubblicandone per primo fotografie a colori riprese dal suo collaboratore K. Treusch. Argomenti principali di ricerca furono: materia interstellare; distribuzione delle stelle dei diversi tipi spettrali; stelle con righe di emissione Ha; criteri di classificazione spettrale e criteri di luminosità; moti propri; posizione e fotometria di stelle in ammassi aperti; stelle al carbonio; metallicità delle atmosfere stellari; polarizzazione della luce emessa dagli oggetti celesti; nubi oscure galattiche; stelle doppie magnetiche compatte. All'inizio degli anni Settanta, dovendosi cercare in Italia un sito più adatto per lo Schmidt a causa dell'accresciuto inquinamento da luce artificiale, fu fatta una ricerca che portò alla pubblicazione di una Carta fotometrica dell'illuminazione artificiale per tutto il territorio italiano.

Il Laboratorio di spettrochimica, attivo fino al 1976, si procurò molta fama tra gli specialisti sia con la produzione di otto Atlanti di spettri atomici e molecolari, sia con la fondazione della rivista Spectrochimica Acta. Nel 1973, alla collezione di meteoriti fu aggiunto un frammento di roccia lunare, dono del presidente degli Stati Uniti, R. Nixon, al papa Paolo vi.

A partire dagli anni Ottanta, a causa dell'eccessiva luminosità del cielo notturno a Castelgandolfo, la Specola aprì negli Stati Uniti una sede dipendente a Tucson (Arizona). La stretta collaborazione con l'Osservatorio Steward dell'università di Arizona e la Vatican Observatory Foundation, nata per la generosità di alcuni cattolici degli Stati Uniti, ha permesso alla Specola di poter disporre, dal 1995, di un telescopio di nuova tecnologia, con specchio di 1,83 m di diametro, installato sul Monte Graham a circa 3200 m di altezza. Gli astronomi della Specola trascorrono quindi buona parte dell'anno a Tucson per le osservazioni e le ricerche, mentre a Castelgandolfo resta la sede della direzione, della biblioteca, dei calcolatori e del museo. Qui scienziati della Specola e scienziati ospiti svolgono ricerche sui dati osservati, studi teorici e storici, e nei mesi estivi si organizzano convegni di studio e scuole di astronomia. Da ricordare anche la notevole attività editoriale riguardante, oltre ai temi specifici di astronomia, anche argomenti storici, come quelli relativi alla vicenda galileiana, nonché ai rapporti scienza-fede. Queste iniziative e pubblicazioni dimostrano come l'accento eminentemente apologetico messo da Leone xiii sulla missione affidata alla Specola al momento della rifondazione, dopo più di un secolo, in conformità con le nuove prospettive aperte dal Concilio Vaticano ii, si è nettamente spostato su quella del dialogo tra il mondo della scienza e quello della fede.

Bibl.: S. Maffeo, Nove Papi una missione. Cento anni della Specola Vaticana, Città del Vaticano 1991; Id., I cento anni della Specola Vaticana, in La Civiltà Cattolica, 1991, pp. 469-80.

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