Witkiewicz, Stanisław Ignacy

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Scrittore, filosofo, teorico dell'arte e pittore polacco (Varsavia 1885 - Dąbrowica 1939), figlio di Stanisław; è noto anche con lo pseudonimo di Witkacy. Tra le figure più significative dell'avanguardia europea, fu il teorico del gruppo dei pittori e poeti "formisti". Morto suicida, utilizzò tutte le forme di arte a lui congeniali per esprimere la sua visione disperata del mondo.

Vita

Trascorsa l'infanzia e la giovinezza a Zakopane e conseguita la maturità a Leopoli (1903), frequentò l'Accademia di Belle Arti di Cracovia. Compì viaggi di studio in Germania, Italia e Francia. Durante la prima guerra mondiale, si dedicò a studi di filosofia in Russia e combatté nell'esercito russo. Tornato in patria nel 1918, si stabilì a Zakopane. Fece parte del gruppo dei pittori e poeti d'avanguardia "formisti", divenendone uno dei maggiori teorici e dirigendo un teatro "formista". Dal 1925 si dedicò in prevalenza ai ritratti e sperimentò l'uso della droga, registrandone gli effetti sulla visione. Importante strumento di registrazione e trasformazione della realtà fu per W. anche la fotografia (dalle precocissime serie delle locomotive del 1898-1900 ai ritratti, agli autoritratti). Allo scoppio della seconda guerra mondiale, di fronte al crollo della Polonia, si uccise.

Opere

Teorico della forma pura, o libertà dell'artista di deformare la realtà (Nowe formy w malarstwie ... "Le nuove forme in pittura ...", 1919; Szkice estetyczne "Saggi estetici", 1922; Teatr "Il teatro", 1923), W. espresse nei suoi quadri, in numerosi drammi (Pragmatyści "I pragmatisti", 1919; Kurka wodna "La gallinella acquatica", 1921; Wariat i zakonnica "Il pazzo e la monaca", 1923; Szewcy "I calzolai", 1934) e nei romanzi (622 upadki Bunga, czyli Demoniczna kobieta "Le 622 cadute di Bungo, ovvero La donna demoniaca", 1911, edito 1972; l'incompiuto Jedyne wyjście "L'unica via d'uscita", 1933, edito 1968; ma soprattutto i due capolavori: Pożegnanie jesieni, 1927, trad. it. Addio all'autunno, 1969; e Nienasycenie, 1930, trad. it. Insaziabilità, 1970) una sua disperata e sconvolgente visione del mondo in forme, specie nel teatro, che hanno precorso esiti successivi e lo pongono tra le figure più significative dell'avanguardia europea.

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