Spoletta

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spoletta Congegno destinato a provocare l’esplosione di proiettili d’artiglieria, bombe d’aereo, missili ecc. ai quali viene applicato.

Nel periodo storico delle artiglierie lisce, quando i proietti cavi esplodenti erano lanciati solo dagli obici, la s. consisteva in una miccia che sporgeva dalla bomba attraverso un apposito ‘bocchino’; la sua accensione era provocata dalla stessa carica di lancio all’atto dello sparo: prima del caricamento veniva tagliata a giusta lunghezza in modo che lo scoppio della bomba avvenisse subito dopo la sua caduta sul bersaglio. Con l’avvento delle artiglierie rigate e dei proietti oblunghi (seconda metà del 19° sec.), la s. assunse grande importanza, ed essendo ormai assicurata la caduta dei proietti sempre con l’ogiva in avanti, fu possibile realizzarla con dispositivi meccanici atti a ottenere sicurezza d’impiego e i voluti effetti sul bersaglio. Le prime vere s. (impiegate nell’artiglieria prussiana nel 1870) agivano a percussione: prima del caricamento veniva avvitato alla s. un tappetto, contenente una capsula di fulminato di mercurio: un traversino di sicurezza, che attraversava la s., impediva l’avanzata accidentale del percussore; all’inizio della traiettoria il traversino si sfilava per forza centrifuga, e all’urto sul terreno il percussore avanzava e colpiva l’innesco. Quasi contemporaneamente furono inventate le prime s. a tempo, rese necessarie dall’avvento degli shrapnel, e costituite sostanzialmente da un anello di miccia a lenta combustione, di lunghezza preventivamente regolabile, che, incendiato automaticamente alla partenza del proietto, provocava l’esplosione della carica solo dopo la sua completa combustione. Da questi due tipi primordiali ebbero origine, per successivi perfezionamenti, tutte le s. attuali, che, nella loro grande varietà, raggiungono un alto grado di precisione meccanica, sicurezza d’impiego e costanza di effetti. A partire dalla Seconda guerra mondiale si distinguono s. a percussione, a tempo, a doppio effetto, di prossimità, a pressione idrostatica.

fig.

Le s. a percussione agiscono per forza d’urto sul bersaglio e possono essere: a bocchino posteriore o a bocchino anteriore, a seconda che si applichino al fondello o all’ogiva del proietto; a funzionamento ritardato o istantaneo, a seconda che lo scoppio avvenga dopo un’apprezzabile penetrazione nel bersaglio o al momento dell’impatto. Le s. a tempo possono essere del tipo pirico con miccia ad anelli derivato dalle primitive s. dello stesso tipo, moltiplicando gli anelli anche fino a 5, così da ottenere le durate inerenti alle maggiori gittate delle moderne artiglierie, o del tipo meccanico, contenenti un vero e proprio misuratore del tempo e preferite, nonostante il loro maggior costo, per la maggior precisione. In entrambi i casi, la ‘durata’ è stabilita facendo ruotare dall’esterno una ghiera mobile mediante apposito graduatore. Le s. a doppio effetto risultano dall’abbinamento di un congegno a percussione con una s. pirica a tempo con più anelli di miccia. La fig. ne rappresenta un tipo a bocchino anteriore: a è il percussore, b la capsula d’accensione, c il blocchetto di sicurezza centrifugo. Il congegno a tempo è avviato dalla massa battente d, che, arretrando alla partenza del colpo, taglia il pernetto e, e, battendo sullo spillo f, accende la capsula g, e questa propaga il fuoco agli anelli di miccia h, che innescano la carica i; la lunghezza attiva dell’ultimo di questi anelli (graduazione l) può essere variata. Un’apposita sicurezza m, estraibile dall’esterno, blocca il congegno a tempo: se essa non viene estratta, funziona il solo congegno a percussione. In tutti e due i casi la carica, accendendosi, trasmette l’accensione a un detonatore situato sotto la spoletta. Le s. di prossimità sono così chiamate perché provocano l’esplosione quando il proietto si trova a una determinata distanza dal bersaglio. Le più diffuse sono le s. elettromagnetiche (o radiospolette o radar-spolette), che sono basate sulla riflessione di onde elettromagnetiche ultracorte da parte del bersaglio; esse contengono un piccolo radioricetrasmettitore, una piccola batteria di alimentazione, e sicurezze meccaniche inserite nel circuito e nella catena incendiva, attive finché il proietto non si è sufficientemente allontanato dall’arma. La s. irradia onde verso il bersaglio, che ne riflette una parte; a causa del moto relativo tra s. e bersaglio la frequenza delle onde riflesse differisce da quella delle onde emesse (effetto Doppler); nel ricevitore si forma allora, per battimento fra i due sistemi di onde, un segnale a bassa frequenza, la frequenza del quale dipende dalla distanza della s. dal bersaglio: il funzionamento della s. viene automaticamente provocato allorché la frequenza di battimento assume un valore prefissato, corrispondente a una determinata distanza dal bersaglio.

Le s. dell’ultima generazione sono interamente computerizzate: in seguito a ciò, lo spolettamento è effettuato elettronicamente ed è controllato direttamente dal posto comando di batteria o di gruppo, che invia dall’elaboratore i dati relativi.

Per bombe di profondità antinavi e antisommergibili sono state usate s. a pressione idrostatica, che sfruttano per il funzionamento la pressione idrostatica: questa, agendo su apposite superfici mobili interne, fa scattare, dopo un certo percorso, il percussore. Tali s. possono essere a profondità di scoppio predeterminata oppure regolabile.

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