SPIRITUALISMO CRISTIANO

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

SPIRITUALISMO CRISTIANO

Vittorio STELLA

. Indirizzo di pensiero italiano sorto da un orientamento di reazione critica interna contro l'assoluta immanenza dell'"atto" gentiliano. La denominazione, dovuta a M. F. Sciacca, è assai più recente delle origini di questa tendenza speculativa che risalgono alla polemica del 1923-24 tra A. Carlini e G. Gentile intorno alla dialettica attualistica. Carlini volle confermare un dualismo di intuizione e sentimento, di spirito e di corpo, di pensiero critico e di fede. Tale dualismo costituisce l'atto in problema per dargli una concretezza esistenziale, sì da evitare la garanzia risolutrice dalla quale al Carlini appariva caratterizzata, in Gentile, la concezione dell'autocoscienza come unico soggetto trascendentale. Quasi negli stessi anni A. Guzzo operava anch'egli una revisione dell'attualismo, svolgendo in senso teistico il suo idealismo etico come tensione fra il particolare e la norma ideale che lo avvalora.

Sull'impulso iniziale di discussione del dominante attualismo, lo s. c. è venuto sviluppandosi dal terzo decennio del secolo, in un legame con la tradizione del pensiero cristiano che, a differenza di alcune correnti neoscolastiche, non vuol fare a meno della filosofia moderna, anzi se ne vale affermando la continuità d'ispirazione tra la rivoluzione delle origini cristiane, d'impronta paolina ed agostiniana, e i risultati più radicali della coscienza critica contemporanea. Alla scoperta o riscoperta di questa fondamentale unità ispirativa è dedicata l'attività storiografica di alcuni spiritualisti, da Carlini, che sottolinea la cesura tra intellettualismo greco e cristianesimo, a L. Stefanini e Sciacca, più intenti a mantenere il raccordo tra l'età classica e la nuova. La presenza dei valori cristiani è ravvisata nello stesso idealismo postkantiano, ma soprattutto si effettua una rivalutazione dello spiritualismo italiano dell'Ottocento (Gioberti interpretato da Stefanini; Rosmini da Sciacca), di cui si elaborano anche in sede propriamente teoretica alcuni motivi ricorrenti, come quello del sentimento fondamentale corporeo. Ci si avvicina a M. Blondel, alla francese "filosofia dello spirito" (L. Lavelle, R. Le Senne) e si compie un attento esame dell'esistenzialismo non limitato ai suoi aspetti dichiaratamente teistici, ma esteso criticamente alle affermazioni ateistiche dietro le quali si viene rivelando una persistente problematica metafisica e l'aspirazione, più o meno postulatoria, all'assolutezza.

La ricerca storiografica, originata negli spiritualisti da intenti speculativi, ad essi si riconduce, in quanto i suoi risultati servono di conferma del plesso di fede e ragione nel quale l'atto umano si integra. La tensione insita in questo sforzo di adeguazione e di integrazione serve ugualmente a rendere possibile la giustificazione della realtà del male, del negativo e l'affermazione della molteplicità delle persone nel rapporto ad una Persona che in esse immane e, insieme, infinitamente le trascende. In forza della trascendenza dell'Atto divino rispetto all'atto umano, la natura può ripresentarsi come realtà oggettiva.

Questi esiti del pensiero spiritualistico non bastano tuttavia ad assimilarlo alla nuova Scolastica. Da essa si distingue non soltanto per una maggiore modernità di stile speculativo dovuta alla continua presenza, negli spiritualisti, di talune istanze idealistiche ed esistenzialistiche, ma soprattutto per la nota antintellettualistica e perché la persona dello spiritualista vive nel dialettismo interno all'atto e il procedimento del pensiero non rifugge dalla considerazione della storicità, anzi in alcuni si istituisce come condizione inscindibile di storicità e metafisica (F. Battaglia).

Naturalmente differenze sostanziali sono verificabili tra le figure più rappresentative dello s. c.; esse sono dovute tanto alla loro varia formazione culturale quanto ai diversi orientamenti successivi al comune bisogno di reinterpretare l'"atto" gentiliano. Si profilano così il realismo critico-esistenziale del Carlini, l'idealismo teistico del Guzzo che, per definire con maggior precisione il suo sistema, non accetta la qualifica di spiritualista, il presenzialismo integralistico dello Sciacca con la sua dialettica dell'implicanza, l'assiologia storicistico-metafisica di F. Battaglia, il personalismo dello Stefanini. l'intenzionalismo di R. Lazzarini come superamento dell'orizzonte fenomenologico, il personalismo formativistico di L. Pareyson. Queste singole filosofie, talune in persistente connotazione idealistica, altre più vicine alla metafisica classica, sono per l'appunto accomunate dall'intento di dar luogo alla rinascita di un pensiero esplicitamente cristiano configurantesi nel dialettismo attuale della persona.

Bibl.: U. Spirito, I convertiti al cattolicesimo, in L'idealismo italiano e i suoi critici, Firenze 1931; F. Olgiati, A. Carlini, Neoscolastica, idealismo, s., Milano 1933; G. Durante, La filosofia degli idealisti cattolicizzanti, in Giorn. crit. della filos. italiana, 1939, nn. 1, 2, 3, 5-6; M. T. Antonelli, Momenti e problemi di uno s.c., in Riv. rosminiana, 1950-51; U. A. Padovani, Nuovo spiritualismo e metafisica classica, in Giorn. di metafisica, 1951, n. 1; N. Incardona, problematica interna dello s.c., Milano-Roma 1952; F. P. Alessio, Studi sul neospiritualismo, Milano-Roma 1953; M. T. Antonelli, V. Mathieu, V. Sainati, Il neospiritualismo italiano: Carlini, Guzzo, Sciacca, in Giorn. di metafisica, 1955, n. 2; G. Bontadini, S.c. e metafisica classica, in Giorn. crit. della filos. italiana, 1955, n. 1; id., Lo s. c., in La filosofia contemporanea in Italia, II, Asti 1958; S. Alberghi, Metafisica e s. italiani contemporanei, Milano 1960.

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