Sottile

Enciclopedia Dantesca (1970)

sottile

Luigi Blasucci

Aggettivo presente in tutte le opere volgari di D.; ricorre due volte anche nel Fiore. Relativamente scarsi i casi d'impiego con significato fisico: Cv III IX 12 Transmutasi anche questo mezzo [cioè l'aria] di sottile in grosso; § 14 molti, quando vogliono leggere, si dilungano le scritture da li occhi, perché la imagine loro vegna dentro più lievemente e più sottile, quindi più distinta rispetto a una prima immagine disgregata e confusa (con valore probabilmente avverbiale dell'aggettivo, come in Vn XLI XII 10, per cui v. oltre); IV XV 8 la recente terra, di poco dipartita dal nobile corpo sottile e diafano, li semi del cognato cielo ritenea (per cui cfr. Ovid. Met. I 80-81 " recens tellus seductaque nuper ab alto / aethere cognati retinebat semina coeli "); Pg VIII 20 'l velo è ora ben tanto sottile...

Ma l'immagine, considerata nel contesto, ha un chiaro valore metaforico: Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, / ché 'l velo è ora ben tanto sottile, / certo che 'l trapassar dentro è leggero, dove il velo è la lettera che cela il vero, ossia un significato allegorico (cfr. If IX 62-63 mirate la dottrina che s'asconde / sotto 'l velame de li versi strani). Qualunque sia il significato complessivo del passo, d'interpretazione piuttosto controversa, non pare che possa mettersi in dubbio, perlomeno in prima istanza, il valore di " fine ", " trasparente " da attribuirsi a s. in riferimento a un velo. La discordanza può nascere semmai intorno al verbo trapassar, secondo che lo si consideri " come intensivo di ‛ passare ' o come ‛ passare al di là ' " (Chimenz). Nel primo caso l'intero passo andrebbe così inteso: " il velo, ossia l'esposizione letterale, è tanto trasparente che è facile penetrarlo, cogliendo il significato allegorico che esso contiene ": così gli antichi commentatori fino al Landino e al Daniello, e la maggior parte dei moderni. Ma trattandosi di un senso facile a cogliere, parrebbe immotivata l'esortazione di D. al lettore, ad aguzzare bene gli occhi al vero. Nel secondo caso la spiegazione del passo sarebbe la seguente: " il velo è tanto fine, trasparente, che è facile attraversarlo, passare oltre, senza accorgersi del vero ivi contenuto ": così, rifacendosi a una proposta del Vellutello, il Chimenz e il Mattalia, i quali non escludono che si possa ravvisare nell'aggettivo s. un'ambiguità di significato: " sottile il velo e difficile (tale il secondo significato di sottile) il vero se, per coglierlo, occorre ‛ aguzzare ' bene la vista: il difficile, insomma, nell'apparentemente facile " (Mattalia). Quale sia poi l'allegoria nascosta a cui D. qui alluderebbe, resta questione incerta (il Chimenz pensa che D. si riferisca probabilmente alla condizione dei regnanti che " più di tutti gli altri uomini, per la loro condizione privilegiata [splendore dei colori e profumo della valletta] sono esposti alle tentazioni, sicché più degli altri dovrebbero invocare la difesa del Cielo contro di esse "). Affine solo in parte a questa interpretazione è quella proposta dal Sapegno sulla scorta di Pietro, per cui la difficoltà non sarebbe nel cogliere il vero celato nella lettera (la tentazione superata con l'intervento della Grazia), ma nell'intenderlo grossamente, " attribuendo alle anime dell'Antipurgatorio, le quali non sono più soggette a tentazione e non hanno bisogno d'impetrare contro di essa il soccorso divino, la sostanza materiale della vicenda qui rappresentata, che ha ragion d'essere soltanto se la si riporta, allegoricamente, alla condizione delle anime che sulla terra intraprendono il cammino della penitenza ".

Detto estensivamente di una voce, " debole ", " fioco ": Rime dubbie XV 10 la mia voce ch'è fatta sottile, / chiamando a voi mercé sempre d'amore; ma anche " delicato ", " melodioso " (Barbi-Maggini): Rime LVI 8 un angiolel d'amore umile / ... 'n suo cantar sottile / dicea; ma in entrambi i luoghi il Del Monte interpreta: " non inteso dal volgo ".

Negli altri casi, adoperato per lo più con funzione attributiva, s. assume vari significati, tutti metaforici.

Riferito a pensieri, ragionamenti, discorsi, ecc., l'aggettivo assume il significato di " acuto ", " ingegnoso ", " sottilmente argomentato ". In Vn XXIX 4 D. avanza una sua ipotesi sulla questione dell'identità Beatrice numero nove, ma ammette che forse ancora per più sottile persona si vederebbe in ciò più sottile ragione (e cfr. il § 3 Questa è una ragione di ciò; ma più sottilmente pensando...). In Cv IV Le dolci rime 14 (ripreso in II 12) la rim'aspra e sottile è quella che D. intende sostituire alle dolci rime d'amor per cantare del valore, / per lo qual veramente omo è gentile; l'esatta definizione dei due aggettivi è fornita dal poeta stesso in II 13 aspra quanto al suono de lo dittato... sottile quanto a la sentenza de le parole, che sottilmente argomentando e disputando procedono. Analogamente in Rime LXXXIII 68 con rima più sottile / tratterò il ver di lei, ossia della Leggiadria. Cfr. anche VE I X 4, dove si parla di coloro che dulcius... subtiliusque poetati vulgariter sunt (per cui cfr. U. Bosco, D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 31-32). In Cv IV III 3 D. annuncia che lungo e sottile dovrà essere lo trattato... nel quale per me ora s'entra, a distrigare lo testo perfettamente secondo la sentenza che esso porta.

Il concetto di difficoltà implicito nel significato sopradetto di s. assume particolare rilevanza in Pd XXXII 51, dove l'aggettivo qualifica i pensier che tengono D. nella stretta del dubbio (" quia subtiliter cogitas quomodo hoc esse possit, quod isti [i bambini] sine merito gratis habeant tantum praemium gloriae ", Benvenuto; opportuno il rinvio del Porena a Pd XIX 82 colui che meco s'assottiglia). La difficoltà si pone come il tratto semantico principale di s. nell'uso avverbiale di Vn XLI 12 10: il pensiero del poeta, che raggiunge Beatrice nell'Empireo, vedela tal, che quando 'l mi ridice, / io no lo intendo, sì parla sottile, ossia " difficile ", " profondo ".

In altri luoghi l'aggettivo pone in rilievo soprattutto i caratteri di precisione, acume, perfetta idoneità, del termine cui si riferisce: così la spiegazione della vera sentenza delle canzoni del Convivio darà non solo diletto buono a udire, ma sottile ammaestramento e a così parlare e a così intendere l'altrui scritture (Cv I II 17); e sottili, cioè particolarmente " accorti ", " acutamente intelligenti " (Porena) sono (in Pg VI 142) i provedimenti emanati dal comune di Firenze: ma l'aggettivo acquista in tutto il contesto un doppio senso ironico, per cui sulla detta accezione metaforica finisce col prevalere quella propria di " fragili ", " inconsistenti ": fai tanto sottili / provedimenti, ch'a mezzo novembre / non giunge quel che tu d'ottobre fili.

Detto dell'ingegno di una persona s. si colloca in esatta contrapposizione a ‛ grosso ' (v.), inteso come " rozzo ", " ottuso ", " indotto " (cfr. Pd I 88-89 Tu stesso ti fai grosso col falso imaginar, dove Benvenuto aggiunge: " cum deberes esse subtilis "). Così in Vn XXXIII 8 25 qualifica lo intelletto degli angeli, che è " acutissimo, capace di intendere la perfezione di un'anima " (Barbi-Maggini); in Pg XII 66, a proposito dei bassorilievi della cornice dei superbi, D. osserva che per la loro straordinaria verosimiglianza mirar farieno uno ingegno sottile: " L'ingegni sottili sono quelli che cognosceno le proprie dipinture e disegnature, e non li grossi ingegni; e però si meravillierebbeno de la sottilliezza dell'artificio " (Buti); sarebbero insomma in grado di apprezzare l'eccellenza del lavoro. Nel già citato luogo di Vn XXIX 4 si assommano in s. quelle doti di acume e intuito che si richiedono a chi di un fenomeno voglia trovare le giustificazioni più profonde.

L'aggettivo può anche esprimere l'idea di abilità, attitudine a un determinato compito: in Cv IV IV 10 della gente latina si dice che nessuna ebbe più dolce natura [in] segnoreggiando, e più forte in sostenendo, e più sottile in acquistando (e infatti Romanus populus a natura ordinatus fuit ad imperandum, Mn II VI 11); anche in un ambito astratto: Rime XC 35 lo imaginar... / l'adorna [la donna] ne la mente ov'io la porto; / non che da se medesmo sia sottile / a così alta cosa, ma da la tua [di Amore] vertute ha quel ch'elli osa (si noti il costrutto ‛ s. a '). È abilità non disgiunta da astuzia (Contini) quella di Amore, in Rime dubbie XVII 1 Lo sottil ladro che ne gli occhi porti / vien dritto a l'uom per mezzo de la faccia, / e prima invola il cor ch'altri lo saccia; legata a una lunga esperienza quella di Venere, la sottil'archiera di Fiore CCXXIII 6, così come quella della Vecchia di CXLIV 13, che ammaestra Bellaccoglienza: ché giovan uom non puot'esser sottile, / chéd i', quanto più vivo, più assottiglio.