SOLFURO di carbonio

Enciclopedia Italiana (1936)

SOLFURO di carbonio

Leonardo Manfredi

Composto chimico di formula CS2 che si ottiene facendo passare vapori di zolfo sul carbonio rovente. È liquido a temperatura ordinaria; bolle a 46°,3; peso specifico a 20° 1,263; incoloro quando è puro; di odore sgradevole. Usato nell'industria principalmente come solvente.

Tossicologia. - L'avvelenamento acuto da solfuro di carbonio è raro. Difficilmente può avvenire per inalazione potendo riuscire letale solo quando la sua concentrazione superi 10-12 mgr. per litro d'aria, quando cioè è già organoletticamente riconoscibile. Dà nausea e vomito: quando sia ingerito è causa di bruciore orale e gastrico. Il paziente accusa cefalea, depressione sensoriale e psichica, mentre nell'avvelenamento da inalazione si arriva a uno stato di completa incoscienza, con anestesia, paralisi di gruppi muscolari e convulsioni. Il polso è frequente, pieno. V'è poliuria con tenesmo vescicale. Maggiore importanza anche sociale rivestono gli avvelenamenti cronici per inalazione negli operai di alcune industrie (gomma). Il solfuro di carbonio esercita un'azione tossica sul sangue e sul sistema nervoso, dove determina focolai degenerativi corticali e midollari. I pazienti sono affetti da disturbi gastro-intestinali con anoressia, vomito, diarrea: disturbi vescicali, genitali e soprattutto nervosi. Sono tremori, parestesie, paralisi di gruppi muscolari: alterazioni nella visione, nella motilità oculare; cefalee, sordità. Non rare le deficienze psichiche gravi. Recentemente G. Quarelli ha descritto una particolare sindrome in rapporto con l'intossicazione cronica da solfuro di piombo (v. quarelli, XXVIII, p. 600). Svuotamento, lavaggio con soluzioni mucillaginose, sedativi o stimolanti nell'avvelenamento acuto; norme profilattiche e cure sintomatiche nell'avvelenamento cronico professionale.