Solarizzazione

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agraria Tecnica di parziale sterilizzazione del terreno, che utilizza l’energia solare, detta anche pacciamatura riscaldante. Si attua coprendo il terreno, grazie alla copertura del terreno con un film plastico trasparente steso da apposite macchine. Per la sua efficacia le condizioni ottimali di utilizzazione sono: elevata temperatura, intensa radiazione solare e almeno quattro settimane di copertura, in modo da garantire l’effetto termico e le sue conseguenze fino alla profondità di 20 cm. I materiali impiegati possono essere diversi: polietilene, polivinile, ma particolare interesse ha suscitato l’etiltetrafluoruroetilene, che consente alla temperatura del terreno di raggiungere 70 ºC. Gli effetti consistono nel cambiamento della composizione microbiologica e chimica e della struttura fisica del terreno e, in particolare, nella riduzione, e a volte nell’eradicazione, degli organismi patogeni con incremento dei microrganismi competitivi non patogeni. L’efficacia fitoiatrica della s. è stata dimostrata, oltre che rispetto a numerose specie di funghi, anche nei confronti di batteri, Nematodi ed erbe infestanti; essa viene impiegata nelle colture intensive, di serra e di pieno campo, con particolare riferimento all’ortofloricoltura, soggette di norma a un elevato uso di fitofarmaci. botanica S. dei cloroplasti L’inerzia prolungata e l’inattivazione definitiva dei cloroplasti dovuta a eccesso di luce. La fotosintesi viene esaltata da un aumento di luce fino però a un valore massimo al di là del quale si riduce; il prolungarsi di tale condizione eccedente il massimo dà luogo alla solarizzazione. Si nota in certe piante dell’area mediterranea durante l’estate o in piante alpine che vivono ai margini dei nevai. Le piante sciafile sono più sensibili alla s. rispetto a quelle eliofile.

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