SLOVACCHIA

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)

Slovacchia

Francesca Krasna
Ciro Lo Muzio
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Geografia umana ed economica

di Francesca Krasna

Stato interno dell'Europa centrale. Secondo il censimento del 2001, la popolazione della Repubblica era pari a 5.379.455 ab., mentre stime riferite agli anni seguenti evidenziano una situazione demografica sostanzialmente stagnante. Da un punto di vista etnico, il gruppo nettamente maggioritario è costituito dagli slovacchi (85,8%); il resto della popolazione si distribuisce tra magiari (9,7%), zingari (1,7%), cechi (0,8%), ruteni (0,4%), ucraini (0,2%), tedeschi (0,1%), polacchi (0,1%) e altri (1,2%). Delicata appare la condizione delle minoranze, soprattutto quella magiara e quella rom, che secondo diversi osservatori europei non godrebbero di un adeguato livello di tutela e autonomia culturale. La popolazione urbana ammontava nel 2004 al 55,6% del totale. Le uniche città di un certo rilievo demografico ed economico sono la capitale Bratislava (425.000 ab. nel 2005) e Košice (235.000 ab.).

Grazie alle riforme strutturali attuate dal governo, la S. ha completato definitivamente la transizione verso un'economia di mercato, ottenendo, nel maggio 2004, l'integrazione all'Unione Europea, mentre l'armonizzazione con gli standard comunitari e il tentativo di attirare gli investimenti stranieri costituiscono l'obiettivo principale dei più recenti indirizzi politici ed economici. Coerentemente con tali obiettivi, sono state adottate importanti misure per riformare i sistemi fiscale, pensionistico e sanitario. Tra la fine del 20° sec. e l'inizio di quello successivo il Paese ha sperimentato la più intensa crescita economica dell'area (+4,1% nel periodo 1995-2004, +6% nel 2005-06), risultato dovuto soprattutto all'aumento della domanda interna (consumi, investimenti, importazioni). L'agricoltura, che partecipa per il 3,6% alla formazione del PIL e occupa il 5,1% della forza lavoro (2004), presenta una debole produttività (circa il 30% rispetto a quella dei Paesi dell'Unione Europea) a causa del ritardo nelle trasformazioni strutturali del settore. Le esportazioni, anche se di segno positivo, hanno registrato un andamento meno dinamico ascrivibile a un fenomeno congiunturale come la ristrutturazione delle linee produttive in atto presso la Volkswagen, principale motore dell'export locale. Paese fortemente rurale fino alla fine della Seconda guerra mondiale e successivamente, sotto il regime comunista, caratterizzato da una forte accelerazione nello sviluppo industriale, soprattutto pesante, la S. sta puntando verso una maggiore diversificazione e conseguente equilibrio produttivo, basati su una riduzione del peso dell'industria a favore dei servizi. La dinamica inflazionistica ha rallentato nel corso degli ultimi anni (2,8% nel 2005), mentre la situazione occupazionale rimane critica con un elevato tasso di disoccupazione (16,2% circa nel 2005). Quest'ultimo fenomeno, che è provocato soprattutto dalla ristrutturazione economica e produttiva (la maggior parte dei disoccupati ha un'età elevata, sintomo di mancata riqualificazione e reinserimento nel mondo del lavoro), presenta caratteristiche di forte squilibrio sociale e territoriale: la disoccupazione appare, infatti, molto più elevata (oltre il 30%) nelle regioni orientali e tra la minoranza rom, principalmente concentrata proprio in quest'area. L'interscambio commerciale slovacco ha come teatro privilegiato il mercato comunitario. Il partner principale è la Germania, seguita dalla Repubblica Ceca. La Russia riveste un ruolo importante, soprattutto come fornitore d'energia (gas e petrolio); significativi anche gli scambi commerciali con l'Italia.

Storia

di Ciro Lo Muzio

In questa repubblica, indipendente dal 1993, il passaggio al 21° sec. era segnato da una difficile congiuntura economica, aggravata dalle misure di austerità varate nel 1999 dal governo di M. Dzurinda. Il disagio della popolazione culminò in una grande manifestazione di protesta a Bratislava (sett.) contro la crescente disoccupazione e il generale deterioramento del tenore di vita.

Nel febbraio 2000 Dzurinda proclamava ufficialmente la nascita della nuova Unione democratica e cristiana slovacca (SDKÚ, Slovenská Demokratická a Krest´anská Únia), erede della Coalizione democratica slovacca (SDK, Slovenská Demokratická Koalícia). Per favorire il processo di adesione all'Unione Europea (i colloqui per l'accesso all'UE erano iniziati nel dicembre 1999), nel 2001 il Consiglio nazionale (Národná Rada) varò una serie di emendamenti alla Costituzione volti a ridefinire il sistema legislativo e i poteri della Corte costituzionale, nonché a garantire maggiore indipendenza della magistratura. Nello stesso anno, dopo la sostituzione (maggio) di P. Hamzik dalla carica di ministro dell'Integrazione europea per utilizzo improprio dei fondi dell'UE e la mozione di sfiducia avanzata dai partiti d'opposizione per l'assenza di progressi nel processo di riforma dell'economia e della pubblica amministrazione nei confronti del ministro dell'Economia I. Mikloš, il governo annunciò l'adozione di un programma di ampie riforme economiche e amministrative. Alle elezioni regionali (dicembre) il Movimento per la Slovacchia democratica (HZDS, Hnutie Za Demokratické Slovensko), il maggiore partito del Paese, otteneva 146 dei 401 seggi all'interno dei consigli regionali e 6 delle nuove 8 'unità territoriali superiori'. Il medesimo schieramento si assicurò la più alta percentuale di voti (19,5%, 36 seggi) alle elezioni legislative del settembre 2002, seguito dalla SDKÚ (15,1%, 28 seggi), da Direzione (Směr, 13,5% e 25 seggi) - partito fondato nel 1999 da R. Fico, già vicesegretario del Partito della sinistra democratica (SDL, Strana Demokratickej L´avice) -, dal Partito della coalizione ungherese (SMK, Strana Mad´arskej Koalície; 11,2%, 20 seggi), dal Movimento cristiano democratico (KH, Krest´anskodemokratické Hnutie; 8,3%, 15 seggi), dall'Alleanza del nuovo cittadino (ANO, Aliancia Nového Občana; 8%, 15 seggi), mentre il Partito comunista slovacco (KSS, Komunistická Strana Slovenska) registrava un significativo progresso rispetto agli scrutini precedenti (6,3%, 11 seggi). La coalizione di governo, costituita da quattro partiti di centrodestra (SDKÚ, SMK, KH e ANO) e con Dzurinda confermato alla guida dell'esecutivo, varò (novembre) un severo piano di risanamento economico che non mancò di provocare proteste popolari. Il ritorno al potere di una coalizione riformista, tuttavia, accelerò il processo di integrazione europea del Paese, che veniva formalmente invitato a divenire membro dell'UE nel 2004. Al referendum nazionale (maggio 2003) il 92,5% dei votanti (52% degli aventi diritto) si pronunciò a favore dell'entrata della S. nell'Unione.

Alle elezioni presidenziali (apr. 2004) V. Mečiar, favorito al primo turno, fu battuto al ballottaggio da I. Gašparovič (59% dei voti), leader del Movimento per la democrazia (HZD, Hnutie Za Demokraciu), fondato nel luglio 2002 da membri dissidenti dell'HZDS. Il maggio la S. diveniva membro dell'UE, poco più di un mese dopo il suo ingresso ufficiale nella NATO (29 marzo). Nel settembre 2005, il coinvolgimento del ministro dell'Economia, P. Ruško, in uno scandalo finanziario causò l'espulsione dalla coalizione del partito da lui diretto (ANO); nel febbraio 2006 furono i cristiano-democratici (KH) ad abbandonare la coalizione per un dissidio creatosi intorno all'approvazione di un trattato di 'obiezione di coscienza' con il Vaticano, in virtù del quale il personale ospedaliero avrebbe avuto il diritto di rifiutarsi di praticare aborti o sottoporre pazienti a trattamenti per la fertilità sulla base di convinzioni religiose personali. Giudicato dagli schieramenti laici come un pesante tentativo di interferenza da parte della Chiesa cattolica in materia civile, e considerato con preoccupazione dall'UE per il suo possibile impatto sui diritti delle donne, il trattato veniva respinto da Dzurinda. Le elezioni anticipate (giugno) videro inaspettatamente prevalere Direzione-Socialdemocrazia (Směr-Sociálna Demokracia) - formazione di centrosinistra nata nel gennaio 2005 dalla fusione tra Směr, Partito socialdemocratico della Slovacchia (Sociálnodemokratická Strana Slovenska), Alternativa socialdemocratica (Sociálnodemokratická Alternativa) e SDL - che ottenne il 29% (50 seggi), mentre alla SDK SDKÚ-DS (Demokratická Strana, Partito democratico) andava il 18,3% (31 seggi), al Partito nazionale slovacco (SNS, Slovenská Národná Strana) l'11,7% (20 seggi), alla SMK l'11,6% (20 seggi), alla LS (L´udová Strana, Partito popolare)-HZDS - nuova denominazione dal 2003 della HZDS - l'8,7%, (15 seggi) e al KH l'8,3% (14 seggi). L'incarico di primo ministro andò a Fico, leader di Směr-Sociálna Demokracia, che formò un governo con la LS-HZDS e la SNS, componente, quest'ultima, che non mancò di destare preoccupazioni per il suo orientamento nazionalistico.

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