SLOVACCHIA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)

SLOVACCHIA

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(XXXI, p. 957; App. II, II, p. 843; v. cecoslovacchia, in questa Appendice)

Stato indipendente, con la denominazione di Repubblica Slovacca, istituito il 1° gennaio 1993 e, unitamente alla Repubblica Ceca, nato dalla scissione della Cecoslovacchia. La superficie del nuovo stato è di 49.036 km2 e la sua popolazione, al censimento del 3 marzo 1991, ammontava a 5.274.335 abitanti. La capitale è Bratislava che, alla stessa data, contava 441.453 abitanti. Il nuovo stato è articolato su tre province (Slovacchia Occidentale, Centrale, Orientale), a cui si aggiunge la provincia metropolitana della capitale. La densità media della popolazione è di poco superiore ai 100 ab./km2 e non si registrano sostanziali differenze tra la densità media delle tre unità amministrative. Oltre alla capitale soltanto Košice supera i 100.000 abitanti. L'86% della popolazione è di nazionalità slovacca; è presente una consistente minoranza ungherese (quasi l'11%) oltre a trascurabili gruppi di Cechi, Ucraini e Tedeschi.

Nell'ambito della ex repubblica federale della Cecoslovacchia il potenziale produttivo detenuto dalla S. era sensibilmente minore di quello della Boemia e della Moravia, le condizioni di vita degli Slovacchi erano inferiori, il tasso d'inflazione e quello di disoccupazione erano superiori. Dopo l'indipendenza l'andamento dell'economia della S. ha denunciato un peggioramento: la produzione industriale è calata e il PNL ha subito un'ulteriore diminuzione. In parte questo deterioramento rappresenta una conseguenza della scissione, con la caduta dell'interscambio sia con la Repubblica Ceca sia con i paesi dell'ex Unione Sovietica, in parte rispecchia la situazione di un apparato produttivo obsoleto, eccessivamente appesantito di manodopera e con evidenti problemi di ristrutturazione.

La struttura industriale è sottodimensionata, ciononostante l'agricoltura occupa meno del 15% della forza di lavoro e contribuisce con meno del 10% alla formazione del PIL. L'area coltivabile copre poco più della metà della superficie del paese mentre su un altro 40% si estendono i boschi. Il settore primario è gravato da numerosi problemi, una parte dei quali sono da collegarsi con la politica agricola praticata dal regime comunista. La produttività è modesta, i mercati internazionali sono difficilmente raggiungibili, la politica di autosufficienza in precedenza praticata ha poco giovato alla dinamicità del settore, mentre è tutta da smantellare la struttura collettivizzata. Ad aggravare la situazione in cui versa il comparto, a partire dal 1990 le produzioni agricole hanno subito vistosi cali. La sostanziale ripresa del settore non è semplice ed è legata all'erogazione di importanti investimenti da destinare alle opere infrastrutturali e alle attrezzature agricole; il recupero di efficienza non è però un obiettivo facilmente perseguibile in quanto pone problemi di natura occupazionale: il governo slovacco ritiene che, quantomeno questi ultimi, possano trovare soluzione nel quadro di un rilancio di tutta l'economia. Tra i prodotti più importanti si ricordano il frumento (2,2 milioni di t nel 1991), l'orzo (1 milione di t), il mais (700.000 t), le patate (700.000 t), le barbabietole da zucchero (1,5 milioni di t). Per quanto riguarda l'allevamento, il paese dispone di 1,4 milioni di bovini, 2,5 milioni di suini e poco più di mezzo milione di ovini. Ingente è la produzione di legname: nel 1991 ha sfiorato i 4,4 milioni di m3.

L'industria è ancora scarsamente sviluppata. Occupa poco più del 30% della forza lavoro ma contribuisce con il 50% al PNL. Hanno una certa prevalenza le attività metalmeccaniche e gli impianti sono in maggioranza di grandi dimensioni: le società con più di 500 addetti ospitano poco meno dei due terzi del totale dell'occupazione industriale. La tecnologia impiegata è ormai obsoleta e prevalentemente orientata verso prodotti giunti nella fase di maturità del loro ciclo di vita. Frigoriferi, televisioni, motociclette, oltre ad armamenti, attrezzature elettriche e acciai speciali sono alcune delle produzioni più importanti. Fra gli effetti positivi dell'indipendenza va segnalata la localizzazione a Bratislava di uffici di rappresentanza di importanti società multinazionali europee e nordamericane; il governo della S. sta attivamente adoprandosi per incoraggiare l'ubicazione in S. di nuovi impianti industriali, con tecnologia occidentale e, possibilmente, nei settori high-tech. Anche nel comparto secondario sono stati varati progetti per la privatizzazione delle principali società dello stato.

Per quanto riguarda il commercio internazionale, fino al 1991 l'URSS era il maggior partner commerciale della repubblica di Cecoslovacchia; con il dissolvimento dell'URSS si stanno ampliando i flussi con i paesi europei, Germania innanzi tutto.

Storia. - La convivenza in uno stato unitario di Cechi e Slovacchi e l'aspetto istituzionale che questa doveva assumere (dopo la soluzione centralistica imposta da Praga nel 1918 e l'esperienza separatista della repubblica slovacca filonazista, durante la seconda guerra mondiale) s'imposero come nodi centrali della ricomposizione dello stato cecoslovacco nel 1945. La richiesta slovacca di un ordinamento politico che ne garantisse l'autonomia trovò una parziale realizzazione nella formazione di un organismo legislativo (il Consiglio nazionale slovacco) e di un governo locale, confermati dalla Costituzione cecoslovacca del 1948. La successiva Costituzione cecoslovacca (1960) cancellò però quasi interamente l'autonomia slovacca, provocando all'interno dello stesso Partito comunista slovacco (KSS, Komunistická Strana Slovenska) molte critiche e rafforzando le tendenze federaliste. Il programma di riforme avviato da A. Dubček (leader dei comunisti slovacchi, divenuto primo segretario del Partito comunista cecoslovacco nel gennaio 1968) prevedeva anche un ordinamento federale, effettivamente realizzato nel gennaio 1969. La pratica centralistica del regime di G. Husák − primo segretario del Partito comunista cecoslovacco dopo l'intervento sovietico e la fine dell'esperienza riformista di Dubček − lasciò tuttavia le istituzioni slovacche prive di un potere reale, registrando invece alcuni progressi nel riequilibrio economico e sociale fra i due stati.

La questione slovacca riesplose nei primi anni Novanta in seguito al crollo del regime comunista e all'adozione di misure per il passaggio a un'economia di mercato che accentuarono nuovamente le disparità economiche fra i due stati, evidenziando le maggiori difficoltà dell'economia slovacca (con una disoccupazione tendente all'8% alla fine del 1991, contro il 3÷4% nel territorio ceco). Protagonista dei negoziati che nel dicembre 1989 portarono alla fine del predominio politico comunista era stato, insieme al praghese Forum civico (OF, Občanské Fórum), un raggruppamento slovacco denominato Opinione pubblica contro la violenza (VPN, Verejnosť Proti Násiliu). Dopo aver partecipato al governo federale costituito nel dicembre 1989, il VPN si affermò come maggiore partito slovacco nelle elezioni federali e locali del giugno 1990, seguito dal Movimento cristiano democratico (KDH, Kresťanskodemokratické Hnutie), nato dalle fila dell'opposizione cattolica, dal KSS e quindi dai nazionalisti del Partito nazionale slovacco (SNS, Slovenská Národná Strana). Dopo le elezioni il problema di una ridefinizione del rapporto fra i due stati veniva posto all'ordine del giorno, mentre in S. il leader del VPN, V. Mečiar, costituiva un governo di coalizione. Come capo del governo slovacco Mečiar si fece interprete delle crescenti pressioni di settori politici e popolari slovacchi per una maggiore autonomia, e in alcuni casi anche per l'indipendenza, provocando una crisi nel suo governo e una spaccatura del VPN (che, rimasto ancorato a una visione fortemente federalista, perse progressivamente importanza). Nel marzo 1991, fuoriuscito dal VPN, Mečiar costituì una nuova organizzazione, il Movimento per una S. democratica (HZDS, Hnutie Za Demokratické Slovensko) che, accanto alla richiesta di regolare i rapporti cecoslovacchi su basi confederali, sottolineò la necessità per la S. di un rallentamento nella transizione all'economia di mercato. Il vice primo ministro, J. Čarnogurský, leader del KDH, subentrò a Mečiar alla guida del governo. Nei mesi seguenti apparve evidente che l'ipotesi di dotare la federazione di una nuova Costituzione prima dello svolgimento delle successive elezioni federali e locali, previste per il giugno 1992, era destinata a fallire. Le elezioni si svolsero nel pieno di una situazione di stallo che favorì l'HZDS a Bratislava e una formazione di destra (nata dalla scissione dell'OF), il Partito civico democratico (ODS, Občanská Democratická Strana) di V. Klaus, a Praga. L'incompatibilità dei programmi economici dell'ODS (tendente a una rapida realizzazione delle riforme liberiste) e dell'HZDS determinò un blocco delle prospettive politiche unitarie. Il processo di separazione subì da allora un'accelerazione. Mečiar tornò alla guida del governo in S., dove il Partito della sinistra democratica (SDL, Strana Demokratickej L'Avice), successore del KSS, si era affermato come seconda forza politica. Il Consiglio nazionale slovacco approvò una dichiarazione di sovranità in luglio, e in novembre l'Assemblea federale adottò un emendamento costituzionale che fornì le basi legali alla dissoluzione della federazione, ormai oggetto di negoziati fra i governi ceco e slovacco (sfociati in dicembre in un accordo di cooperazione).

Il 1° settembre 1992 il parlamento slovacco approvò una Costituzione repubblicana di tipo parlamentare che entrò in vigore il 1° gennaio 1993, contestualmente alla proclamazione della Repubblica Slovacca; il 15 febbraio 1993 il parlamento elesse M. Kovac, proveniente dall'HZDS, presidente della Repubblica. La vita politica della S. è stata da allora caratterizzata da una forte instabilità accentuatasi nel corso del 1994: alle dimissioni di Mečiar (marzo) fece seguito la costituzione di un governo di coalizione guidato da J. Moravcik, leader dell'Unione democratica slovacca (nata da una scissione dell'HZDS); le elezioni anticipate dell'ottobre registrarono tuttavia una sconfitta della coalizione di governo e un'affermazione dell'HZDS con il 35% dei voti. Le difficoltà economiche non sono diminuite dopo l'indipendenza e nel 1993 la disoccupazione è arrivata al 14% mentre l'inflazione è passata dal 10% del 1992 al 25÷30%.

La Repubblica Slovacca e la Repubblica Ceca sono subentrate alla Federazione Cecoslovacca in molti organismi (ONU, CSCE, Consiglio d'Europa, FMI e Banca mondiale) e accordi internazionali, fra cui quello di associazione con l'Unione Europea. Nonostante una politica tendente a conservare buoni rapporti con la Repubblica Ceca (con la quale sono state stabilite relazioni diplomatiche) e i paesi vicini, contrasti si sono verificati con l'Ungheria anche in relazione al trattamento della minoranza ungherese.

Bibl.: J. Lettrich, History of modern Slovakia, Toronto 1987; S.L. Wolchik, Czechoslovakia in transition. Politics, economics and society, Londra 1991; La Cecoslovacchia dopo la ''Rivoluzione di velluto'', in Europa Europe, 1, Roma 1992.

Martina Teodoli

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