SINOPE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

SINOPE (Σινωτιη, Sinope)

Red.
C. Saletti

Città e porto sul Mar Nero. La tradizione mitografica riconnette il nome Σινώπη con un'amazzone (per altri invece l'eroe fondatore sarebbe Antolykos), e riconosce una colonizzazione del luogo per opera dei Tessali. In età storica la città fu colonia milesia; Eusebio e lo Pseudo Scimno dichiarano che fu colonizzata dai Milesi due volte, prima e dopo le irruzioni dei Cimmeri nel VII sec. a. C. La data di fondazione si aggira comunque intorno al 630 a. C.

Favorita dalla posizione, sostenuta da una forte flotta, centro agricolo commerciale e industriale, oltre che portuario, S. prosperò tanto da svolgere politica autonoma e impiantare a sua volta nuove colonie: Trapezunte, Cerasunte, Kotyora, da alcune delle quali riceveva ancora nel sec. IV a. C. tributo. Intorno al 440 era governata da un tiranno, Timesileone, quando Pericle, nell'espansione ateniese verso il Mar Nero, lo cacciò e impiantò 6oo coloni nel territorio; ma presto S. riacquistò piena libertà d'azione. Nel 380 circa la città fu occupata dal satrapo persiano di Cappadocia, Datame; e sotto l'influenza persiana la trovò Alessandro, che le fornì un'apparente libertà. Se è vera la storia molto dubbia del trasferimento del dio Serapide da S. ad Alessandria intorno al 300 a. C., S. doveva essere governata da un tiranno. Nel sec. III sosteneva i suoi commerci con l'aiuto dei Rodî, che la salvarono verso il 220 dal cadere sotto il dominio di Mitridate II del Ponto. Ma l'avanzata dello stato pontico, fattasi inevitabile, portò alla sua conquista nel 183: S. divenne la capitale del Ponto. Nel 70 a. C. fu occupata, durante la terza guerra mitridatica, da Lucullo, che le restituì la libertà. Farnace II, durante le guerre tra Cesare e Pompeo, la rioccupò per poco; con Cesare divenne colonia Iulia Felix. S. mantenne sino a tardi la sua prosperità commerciale. Appartenne alla provincia di Ponto e Bitinia, poi di Ponto e Paflagonia. Della sua costituzione, nulla di caratteristico è noto.

Scavi archeologici condotti dal 1951 da missioni turche e tedesche, hanno identificato il luogo della città e quello di alcune necropoli di periodo greco e romano; hanno inoltre aggiunto prove monumentali alle testimonianze delle fonti letterarie.

La fondazione della città deve essere avvenuta intorno al 630, così come quella di tutti i centri della regione del Ponto: infatti il più antico trovamento di ceramica greca in S. consiste in materiale corinzio abbinato a frammenti del periodo più tardo della fase orientalizzante, a materiale cioè databile intorno al 6oo. Dalla città invece i più antichi rinvenimenti sono rappresentati da ceramica tardo-frigia abbinati a ceramica attica databile intorno al 560, in particolare ad una kölix del tipo Maestri Miniaturisti, opera di un artista attico di origine ionica, e a ceramica di Fikellura. Durante il periodo arcaico, nella città (l'acropoli arcaica non è ancora stata identificata) si avverte un forte influsso milesio. Immediatamente dopo, tra i trovamenti, si nota una bella hydrìa di bronzo tardo-arcaica 460 (circa), con ansa figurata, di derivazione peloponnesiaca, e due stele in calcare (conservate nel museo di Kostamonu) databili nel decennio 460-450, nelle quali sono conservati i moduli stilistici del tardo arcaismo attico. Risale al periodo arcaico della città anche l'impianto originario di un tempio dedicato ad una divinità ancora ignota, consistente nel tempio vero e proprio e in un altare posto di fronte ad esso sul lato meridionale: dall'esame delle decorazioni fittili (sima, antefisse, ecc.) si desume che il tempio fu in uso sino in età romana. Al periodo ellenistico risale la decorazione pittorica di alcune case, simile a quella presente ad Alessandria, Delo e Priene. Del periodo romano si hanno ritratti, sarcofagi e mosaici, conservati ora nel museo di Ankara. Sono attestate anche necropoli, del periodo romano, con sepolture cristiane.

Bibl.: Ruge, in Pauly-Wissowa, III A, 1926, c. 252 ss., s. v.; A. Momigliano, in Enc. Ital., XXXI, 1936, p. 857, s. v.; G. Lippold, Die Plastik, in Handbuch, III, Monaco 1950, p. 65, nota 11; E. Akurgal, Phrygische Kunst, Ankara 1955, passim; id., Zwei Grabstelen vorklassischer Zeit aus Sinope, in 111. Wincklemannspr., Berlino 1955; E. Akurgal-L. Budde, Vorläufiger Bericht über die Ausgrabungen in Sinope, Ankara 1956, con bibl. precedente; L. Budde, Eine Tierkampfgruppe aus Sinope, in Antike Plastik, II, Berlino 1963, p. 55 ss.

(Red.)

Iconografia. - La personificazione della città di S. in Paflagonia, compare su monete di Sinope limitata a una testa femmile, con il nome.

Bibl.: Höfer, in Roscher, IV, 1909-15, c. 946, s. v.; Ruge, in Pauly-Wissowa, III A, 1929, c. 252, s. v., n. i. Monete: W. Wroth, Catalogue of the Greek Coins in the British Museum, Paphlagonia. ecc., Londra 1889, pp. 95, 6 (tav. 21, 15), 7 (tav. 21, 16); 96, 8 (tav. 21, 17), 9 (tav. 22, 1), 10 (tav. 22, 2), 11 (tav. 22, 3), 12 (tav. 22, 4); 97, 13, 14 (tav. 22, 5), 15, 16, 17, 18 (tav. 22, 6), 19 (tav. 22, 7), 20, 21 (tav. 22, 8), 22 (tav. 22, 9), 23 (tav. 22, 10), 24, 25; 98, 26, 27 (tav. 22, 11), 28 (tav. 22, 12), 29, 30, 32 (tav. 22, 13), 33 (tav. 22, 14), 34, 35 (tav. 22, 16).

(C. Saletti)