SIMANCAS

Enciclopedia Italiana (1936)

SIMANCAS (A. T., 39-40)

Nino Cortese

Cittadina della Spagna, nella provincia di Valladolid, a 12 km. a SO. da questa città, situata a 726 m. s. m. presso la riva sinistra del Pisuerga (Duero), con circa un migliaio di abitanti.

È la romana Septimanca già ricordata nell'Itin. Ant. (435, 2). Conquistata una prima volta alla cristianità da Alfonso III el magno, fu per molti anni contesa dai musulmani, e nei suoi pressi Ramiro II nel 939 riportò la prima vittoria nazionale di risonanza europea. Poi cadde definitivamente in possesso del re di Castiglia dopo la conquista di Toledo. Ma allora terminò anche la sua importanza di fortezza di frontiera, sì che, dopo una rapida decadenza, fu annessa a Valladolid. Il suo castello, ricostruito nella seconda metà del Quattrocento dall'almirante mayor di Castiglia don Alfonso Enríquez, fu da questo ceduto, insieme con la città, ai re cattolici il 15 settembre 1480. Dapprima a carattere esclusivamente militare, dal 1508 fu usato come prigione di stato. Finalmente, alcuni dei suoi locali furono adibiti ad archivio delle carte reali. E anche oggi è sede dell'Archivo general.

L'archivio di Simancas. - Per impedire la totale distruzione dei documenti riguardanti i diritti della sua corona e le relazioni politiche tra la sua monarchia e gli altri stati d'Europa - documenti già in gran parte dispersi o per sempre perduti -, Ferdinando il Cattolico con cedola del 23 giugno 1509 ordinò che si raccogliessero nella cancelleria di Valladolid gli originali dei documenti appartenenti alla corona reale. Successivamente, intorno al 1542, Carlo V approvò che per maggiore sicurezza dette carte si trasportassero in alcune sale del castello di Simancas. Ma, in realtà, il merito di avere accentrato qui una grande quantità di documenti e quindi d'avere creato il vero e proprio attuale Archivo general spetta a Filippo II, che fece fare minuziose indagini in tutta la Spagna e fissò gli ordinamenti che furono seguiti dai suoi successori. Divenuto così archivio d'importanza europea, Napoleone dispose che fosse trasportato a Parigi; e infatti tra il 1810 ed il 1811 si cominciò a inviare in Francia le carte di maggiore interesse politico. Poi, il tramonto della fortuna dell'imperatore impedì di completare l'opera; nel 1815-16 il governo borbonico dovette restituire quanto era stato preso, e si poté provvedere al riordinamento generale dell'archivio, che fu opera di Tomás Gonzáles ed è l'attuale. Tuttavia la restituzione non fu completa, ché a Parigi restarono le carte riguardanti specialmente la storia della Francia e non fu possibile risarcire i gravi danni apportati ad alcune serie di documenti dalle vicende della guerra d'indipendenza. Oggi l'archivio è formato da circa 5200 volumi e da circa 62.000 buste, divisi in serie: Patronato Real; Consejo Real de Castilla; Camara de Castilla; Registro general del Sello; Secretaría de Gracia y Justicia, de Estado, de Guerra, de Marina, Secretarías provinciales; Vísitas de Italia, ecc. Di particolare interesse per l'Italia sono specialmente le serie: Secretaría de Estado; Secretarías provinciales; Vísitas de Italia.

Bibl.: F. Díaz y Sanchez, Guia de la villa y archivo de S., Madrid 1885; Guía historica y descriptiva de los Archivos, Bibliotecas y Museos de España, ivi 1916; I. Carini, Gli archivi e le biblioteche di Spagna, Palermo 1884 segg. Iniziata da J. Paz, si ha ora una serie di cataloghi e di indici per alcune delle sezioni e un inventario minuto delle carte rimaste a Parigi.

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