LEGA, Silvestro

Enciclopedia Italiana (1933)

LEGA, Silvestro

Mario Tinti

Pittore, nato a Modigliana (Forlì), nel dicembre del 1826, morto a Firenze il 22 settembre 1895. Studiò con E. Pollastrini e poi con L. Mussini. Repubblicano mazziniano, nel 1848 si arruolò volontario e combatté a Curtatone e Montanara. Tornò quindi a studiare a Firenze; questa volta con A. Ciseri. La prima maniera del L. risente dell'insegnamento accademico, del purismo del Mussini e dell'arte di transizione del Ciseri. Le opere più significative di quel periodo sono alcuni ritratti, fra i quali quello del conte Bettini (1859) e i quattro dipinti per l'oratorio della Madonna del Cantone a Modigliana (La Guerra, Il Terremoto, La Pestilenza, La Carestia, 1859). In questi dipinti la tavolozza del pittore è già tutta impostata nei suoi toni fondamentali, vividi ma delicatissimi. Nel 1861 avvenne la conversione del L. al macchiaiolismo. La maniera che segue a quell'anno fu detta pacata perché appunto pervasa, sia nella tecnica, sia nell'espressione pittorica come in quella rappresentativa, di un sentimento elegiaco soave e tranquillo. Il macchiaiolismo del L., massime nelle opere più elaborate, ha un timbro peculiarissimo, consono allo spirito idealista e all'indole romantica dell'artista, e all'educazione del purista Mussini. Le opere più rilevanti della maniera pacata, che va fino al 1873 circa, sono: la Conversazione lungo l'argine (Firenze, Galleria d'arte moderna), Il dopo pranzo (coll. Rosselli, Viareggio), La visita (Gall. naz. d'arte moderna, Roma), Passa il viatico (coll. privata), Il canto dello stornello (coll. Marchi, Firenze), i varî ritratti delle famiglie Cecchini e quello del fratello Ettore. In seguito, la visione pittorica del L. si evolve verso uno stile sempre più emotivo e impressionistico. I contorni grafici si sfrangono; la materia cromatica straripa. Tutto ciò dà luogo a un'intensa trasfigurazione lirica, alimentata dalla naturale passionalità dell'artista. Con codesto stile concitato l'arte del L. assume un carattere spiccatamente romantico; il quale si accentua allorché una malattia di occhi viene ad affliggere il L., riducendolo a non vedere nel vero che le larghe masse e le tonalità generali, ciò che conferirà al suo impressionismo un potere trasfigurativo e una risonanza interiore ancora maggiori. Le opere più notevoli della maniera concitata non hanno quasi mai carattere illustrativo, sono paesaggi e ritratti. (V. tav. a colori).

Bibl.: M. Tinti, S. L., in Boll. d'arte, n. s., II (1922-23), pp. 197-227; id., S. L., prefazione al Catalogo della Mostra leghiana promossa dalla città di Modigliana inoccasione del centenario della nascita del L., 1926; id., S. L., Roma 1926; E. Somaré, S. L., Milano 1926; id., Storia dei pittori italiani dell'Ottocento, Milano 1928, II, pp. 161-71; U. Ojetti, La pittura italiana dell'Ottocento, Milano-Roma 1929; M. Tinti, S. L., Roma 1931.