SILVESTRO da Siena

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SILVESTRO da Siena

Elisabetta Canobbio

SILVESTRO da Siena. – Originario di Radicondoli (secondo la testimonianza quattrocentesca di Giacomo Oddi di Perugia), verosimilmente Silvestro vestì l’abito dei frati minori ancora studente attorno al 1425-27, forse su impulso dalla predicazione di Bernardino da Siena; alla stretta relazione col frate senese alluse del resto lui stesso,  tessendone le lodi nel trattato De perfectione iustitie e ricordandolo come suo magister. Nulla si sa della sua famiglia di origine.

Formatosi per alcuni anni nel convento di S. Maria di Monte Muro a Scarlino (nella Maremma senese), un “vivaio” di giovani osservanti retto da Tommaso Bellacci da Firenze, Silvestro dovette poi fare ritorno da Bernardino, che gli affidò importanti campagne di predicazione. In occasione del processo di canonizzazione di Bernardino (1450), effettivamente, frate Paolo da Siena annoverò Silvestro tra i consocii del futuro beato, mentre Roberto Caracciolo lo menzionò tra i celeberrimi predicatori dell’ordine la cui omiletica era caratterizzata dall’imitazione di modus, regula atque stilus ipsius sancti. La fama di Silvestro è infatti legata principalmente alle missioni che aveva condotto all’incirca nei quindici anni precedenti, in Italia settentrionale.

Particolarmente intensa fu la sua attività fra il quarto e il quinto decennio del secolo. Nel febbraio 1438 il Comune di Brescia lo chiamò (con Luca da Siena) a predicare contro le fazioni, la vanità femminile, il gioco e a sostegno dell’Osservanza, ma fu solo il confratello a predicare (in aprile) nella città lombarda. Importante fu l’esperienza del 1439 a Como, ove Silvestro giunse da Milano (agosto 1439) per pacificare le fazioni; le autorità ridussero la frequenza delle sedute dei tribunali per consentire ai cittadini di ascoltare le sue prediche, e una volta conseguita la pace (13 dicembre) il vescovo sollecitato dal Comune gli chiese di stabilirsi in città (ove compare effettivamente, nel 1440, come guardiano del convento osservante di S. Croce in Boscaglia).

Nello stesso 1440, fra il 13 e il 29 gennaio, Silvestro riconciliò le partes di Piacenza, per trasferirsi poi a Cremona «ut ibi quoque sanctam poneret unionem» (Annales Placentini, 1731, col. 877). È possibile che negli stessi mesi o anni una campagna omiletica del Senese ispirasse anche la perpetua pax giurata a Lugano, alla quale alludono provvedimenti emanati dal Consiglio del borgo nel dicembre 1440 (nonché una delibera del 1445, che definisce le modalità della sancta unio fienda per sacramentum forse a seguito di un ulteriore passaggio (Martinola, 1951, pp. 54 s.). A fine 1443 (o inizi 1444) Silvestro predicò anche a Brescia, poiché nel gennaio 1444 il Consiglio stabilì di scrivergli per rassicurarlo circa la perdurante armonia tra i cittadini.

Improntato a tematiche tipiche della predicazione dell’Osservanza minoritica, l’intenso impegno omiletico sostenuto da Silvestro convergeva, in quegli anni, con i provvedimenti di contenimento dell’elemento fazionario che nel Ducato di Milano andavano connotando la politica di Filippo Maria Visconti (ma analogo discorso vale per Brescia, da poco soggetta al governo veneziano).

È significativo che la memoria della missione comasca del frate sia stata trasmessa da due documenti emanati dalla cancelleria viscontea – le lettere notificanti il decreto che nel novembre 1439 deliberò l’abolizione delle fazioni nel Ducato e l’arenga del provvedimento col quale nel 1440 Filippo Maria approvò i capitoli della pacificazione della città lariana. Il primo documento, in particolare, evoca nitidamente la prossimità del religioso con gli ambienti della corte viscontea – l’arenga informa che Silvestro diede conto puntualmente al duca del proprio operato a Como – nonché la consonanza tra le istanze politiche del Visconti e la valenza disciplinatrice della predicazione del frate, veicolata da un rituale che faceva leva sul valore religioso e civico della concordia tra cives.

Cominciata nei mesi estivi del 1439, la predicazione del Senese fu coronata in dicembre da una solenne cerimonia che formalizzò la riconciliazione delle parti attraverso la convocazione dei cittadini nella chiesa dei conventuali di S. Francesco, il giuramento collettivo di rispettare la concordia cittadina (che sarebbe stato rinnovato ogni cinque anni), la registrazione dei convenuti nel liber sancte unionis, l’indizione di una processione celebrata annualmente in occasione della festività di s. Lucia per perpetuare la memoria dell’evento (corroborata da indulgenze concesse da Eugenio IV); nel luglio 1440 Filippo Maria fece pubblicare il decreto di conferma dei diciassette capitoli della sancta unio.

Le pagine che Antonio da Ripalta dedicò alla riconciliazione di Piacenza (ancora nel 1440) ragguagliano ulteriormente sul cerimoniale impiegato dal frate per concretizzare il proprio impegno pacificatore attraverso il coinvolgimento delle autorità e della comunità cittadina nonché dei rappresentanti del potere ducale.

Nella città emiliana il Senese avviò il ciclo di prediche commentando il versetto evangelico “Venite ad me omnes, qui laborati et onerati estis, et ego vos reficiam; tollite jugum meum, quoniam suave est” (Mt. XI, 28-30); cinque giorni più tardi sette viri notabiles furono incaricati di procedere all’eliminazione delle parti e di concludere la santa unione. Il successivo 22 gennaio i procuratori della comunità sottoposero all’acclamazione popolare i capitoli della pacificazione; lo stesso giorno, alla presenza di Silvestro, la magna pars populi prestò giuramento nelle mani del vicario ducale e capitano della città. Come a Como, il 25 gennaio, festa di s. Paolo, ebbe luogo una solenne processione e quattro giorni più tardi la santa unione fu formalizzata nella cattedrale con instrumento notarile; il 5 febbraio frate Silvestro fece testamento, istituendo erede il popolo di Piacenza. e tenne un’omelia sul passo paolino “Induite vos, sicut electi Dei” (Col. III, 12-17); tre giorni dopo, ambasciatori piacentini si recarono a Milano per ottenere la conferma degli statuti fatti pro sancta unione.

Nel giugno 1444 Silvestro fu incaricato da Eugenio IV di predicare la crociata nel patriarcato di Aquileia. Ma dopo questa data la sua biografia presenta una lunga lacuna, e non è certo che fosse il Senese l’omonimo Minore che in data 9 marzo 1448 fu ordinato prete a Roma. Rientrato in Toscana in data imprecisata, nel 1449 Silvestro prese parte al capitolo generale dell’Osservanza minoritica tenutosi nel Mugello e nel 1450 predicò a Siena durante la Quaresima. Negli anni successivi fu in qualche occasione di nuovo attivo in Lombardia.

In una lettera data a Milano il 23 aprile 1453 Francesco Sforza lo ringraziò per quanto «facto in beneficio de nuy et del stato nostro» (Milano, Archivio di Stato, Registri delle missive, 12 [1453 aprile 23]) durante una recente missione a Lodi e lo sollecitò a protrarre il suo salutare soggiorno in città fino alla Pasqua seguente; forse, ancora, la parola pacificatrice del frate propiziò anche la «sancta unio civium alme civitatis et comitatus Papie» (Roveda, 1992, pp. 84-86) confermata dallo stesso Sforza nei primi anni del suo principato ma percorsa da temi e topoi ben presenti nelle omologhe iniziative promosse dal frate nel decennio precedente.

Tale documentazione induce altresì a posticipare di qualche anno la data di morte di Silvestro, che invece alcuni cronisti dell’ordine collocano poco dopo l’ultima predicazione a Siena; con tutta probabilità il frate si spense nel convento di Capriola di Siena dopo il 1453, come suggerito dalla presenza di libri di sua proprietà nell’antica biblioteca del convento.

A Silvestro da Siena e al suo impegno di predicatore gli storici dell’ordine hanno attribuito la compilazione di diverse opere, tra le quali il Tractatus de caritate Dei et proximi e il Tractatus contritionis, confessionis, satisfactionis et conscientiae alla fine del Settecento conservato presso il convento veneziano di S. Michele ma successivamente deperdito. Tre sono le superstiti opere del Senese, pervenuteci in un codice quattrocentesco conservato nella biblioteca del convento di S. Bernardino a L’Aquila fino al 1789 e successivamente trasferito presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.

Il volume, minutamente descritto da Martino Bertagna, si apre col Sermo de gloria Paradixi (cc. 1r-12v), che muove da Sal. 26, 13 ("Credo videre bona Domini in terra viventium") per trattare della beatitudine della vita eterna. L’autore discute anzitutto l’esistenza del Paradiso, dell’essenza della vita eterna e delle doti e delle qualità dei beati; la terza parte del sermone è andata perduta. Segue (cc. 13r-27r) il Tractatus de unitate, probabilmente concepito insieme al deperdito De caritate, e dedicato ai temi della pace civica così sovente perseguita da Silvestro. L’opera argomenta la peculiare predilezione nutrita dalle persone della Trinità per la concordia tra i cives, il carattere naturale di questa intesa e l’avversione che viceversa il demonio mostra nei suoi confronti; l’autore tratta quindi delle pratica più efficace per garantirla, cioè relazioni sostenute dal dono spirituale della scienza e dei dodici frutti dell’unità civica. L’ultimo testo conservato nel codice napoletano (cc. 37r-256v) è il Tractatus de Perfectione Iustitiae – verosimilmente l’opera più importante del frate. Esso si apre con un commento a Sal. 33, nel quale sono indicati gli strumenti per conseguire le perfetta giustizia, e da tre adiminicula introduttivi - che in realtà occupano buona parte dell’opera - dedicati rispettivamente al timore di Dio e al sacramento della penitenza, alla tensione verso il bene suscitata dalla grazia e alla contrapposizione tra la vita naturale e la vita secondo grazia, alla pazienza nelle avversità. Segue il trattato vero e proprio, articolato in tre libri riguardanti le vie praticabili per conseguire la giustizia cristiana. Il primo discute l’astensione dal peccato e da pensieri, parole e opere malvage; segue la trattazione delle azioni propriamente cristiane (preghiera, digiuno, carità); il terzo libro è deperdito.

Fonti e Bibl.: Como, Archivio di Stato, Archivio storico civico, vol. 46 (=Vetera monumenta civitatis Novocomi seu liber decretum edictum ducalium et registrum ducalium statutum civitatis Cumarum et cetera de anno 1382 usque ad annum 1545. Volumen secundum), c. 82 (1439 novembre 9); c. 84 (1440 luglio 9); Milano, Archivio di Stato, Registri delle missive, 12 (1453 aprile 23); Napoli, Biblioteca Nazionale, ms. VII. E. 31; Roberto Caracciolo, Sermones de laudibus sanctorum, Napoli 1489; Annales Placentini ab anno MCCCCI usque ad MCCCCLXIII ab Antonio de Ripalta Patricio Placentino conscripti […], in RIS, XXI Mediolani 1731, coll. 876-877; Chronica fratris Nicolai Glassberger ordinis Minorum observantium, Quaracchi (Fi) 1887, p. 396; La franceschina. Testo volgare umbro del sec. XV scritto dal p. Giacomo Oddi di Perugia [...], Firenze 1931, I, p. 239; C. Cenci, Documenta vaticana ad franciscales spectantia ann. 1385-1492. Pars IV. Documenta vaticana ann.1447-1458, in Archivum Franciscanum Historicum, XCIII (2000), p. 222; Il processo di canonizzazione di Bernardino da Siena (1445-1450), a cura di L. Pellegrini, Grottaferrata (Rm) 2009, ad ind.

F. Ballarini, Compendio delle croniche della città di Como, Como 1619 (ed. anast. Bologna 1968), p. 34; P.L. Tatti, Degli annali sacri della città di Como, Como 1663-1683, III, p. 268; Id., Sanctuarium, seu martyrologium sanctae Nouocomensis Ecclesiae, Novocomi 1675, pp. 252-253; B. Giovio, Historiae patriae libri duo. Storia di Como dalle origini al 1532, Como 1887 (ed. anast. Como 1982), p. 90; L. Wadding, Annales Minorum seu trium ordinum a S. Francisco institutorum. Editio tertia, Quaracchi (Fi) 1931-1964, XI, p. 127; G. Rovelli, Storia di Como, Como 1798-1808, III, 2, pp. 187 s.; E. Motta, Il consiglio comunale luganese negli anni 1440-1443, in Bollettino Storico della Svizzera Italiana, II (1880), nrr. 8-9, pp. 177-181: in particolare pp. 177 s.; A. Zanelli, Predicatori a Brescia nel Quattrocento, in Archivio Storico Lombardo, XV (1901), pp. 94, 96; G. Martinola, La pace del 1445 fra i guelfi e i ghibellini luganesi, in Bollettino Storico della Svizzera Italiana, XXVI (1951), nr. 1, pp. 54 s; M. Bertagna, Frater Silvester Senensis O.F.M. concionator saeculi XV, in Archivum Franciscanum Historicum, XLV (1952), pp. 152-170; E. Roveda, Le istituzioni e la società in età visconteo-sforzesca, in Storia di Pavia, III. Da libero comune alla fine del principato indipendente 1024-1535. Tomo I. Società, istituzioni, religione nelle età del Comune e della Signoria, Pavia 1992, pp. 84-86; E. Canobbio, Dalla città al villaggio: aspetti dell’insediamento dei Minori osservanti nella diocesi di Como (secolo XV- inizio secolo XVI), in Fratres de familia. Gli insediamenti dell’Osservanza minoritica nella penisola italiana (sec.  XIV-XV), a cura di L. Pellegrini - G.M. Varanini, Verona 2011, pp. 78 s.

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