SILO

Enciclopedia Italiana (1936)

SILO

Bruno FUNARO
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Costantino GORINI

Sono particolari costruzioni destinate alla conservazione dei foraggi, dei grani e di prodotti chimici e minerali deteriorabili.

Silo da foraggi. - I silo per foraggi freschi sono di grande importanza per l'agricoltura e, per quanto di uso molto recente, hanno avuto, per i grandi vantaggi che offrono, la massima diffusione.

La forma e la costruzione del silo sono in stretto rapporto con la sua funzione: conservare in un ambiente ermeticamente chiuso grandi masse di foraggio in modo tale che siano facili le operazioni di riempimento e scaricamento.

La forma più adatta dei silo è quella cilindrica sviluppata in altezza; questa rende più facile lo stivamento ed è la migliore per resistere alle pressioni. Lo sviluppo in altezza porta a questi vantaggi:1. la quantità di foraggio in superficie è minore di quella che presenterebbe un silo di eguale capacità a sezione di area maggiore; quindi minore è la perdita di foraggio di superficie che si inquina a contatto dell'aria; 2. la pressione più forte data dalla maggiore altezza permette un migliore stivaggio, aumenta la capienza, conduce all'esclusione di un maggior volume di aria.

I materiali che vengono generalmente adoperati nella costruzione dei silo sono: acciaio, cemento armato e legno; quest'ultimo più raramente, a causa della sua facile deteriorabilità. I silo di cemento armato sono i più duraturi e richiedono una minore manutenzione.

Le pareti del silo debbono essere rigide e tali da resistere alle forti pressioni interne a silo pieno, esterne, a causa del vento, a silo vuoto; e internamente devono presentarsi bene levigate per non offrire ostacoli a un regolare stivaggio. Allo scopo di mantenere una completa impermeabilità, le porte, che costituiscono i punti più delicati, devono essere costruite con particolare cura. Il riempimento di questi silo può essere fatto a mano o meccanicamente, per mezzo di speciali apparecchi che trinciano il foraggio e lo gettano dentro dalla sommità. La posizione del silo in un centro rurale è vicino alle stalle in modo da abbreviare il percorso del foraggio fino alle mangiatoie.

Silo da cereali. - Il problema della conservazione dei grani in grande massa nei porti, nei centri di produzione granaria o presso i grandi molini è stato risolto mediante la costruzione di immensi silo, veri e proprî granai meccanici. In questi, infatti, dovendosi con celerità caricare, scaricare, spostare internamente ingenti masse di grano, l'organizzazione degl'impianti meccanici di trasporto assume la massima importanza.

I grandi silo risultano composti: a) dagli ambienti per la conservazione dei grani; b) dagl'impianti per il trasporto orizzontale e verticale; c) da ambienti per lavori accessorî (pulitura e pesatura dei grani); d) dai locali di servizio (uffici, scale, ecc.).

Gli ambienti per la conservazione dei grani sono costituiti da celle indipendenti di varie misure, caricabili dalla sommità dell'edificio, per accogliere diversi tipi e diverse quantità di grano. Questi compartimenti sono di forma cilindrica o poligonale impermeabilizzati all'umidità e al calore. I cereali custoditi non devono contenere più del 16% di acqua e devono stare a una temperatura fra i 10° e i 12°.

Gl'impianti per il trasporto del grano sono in generale impostati sui medesimi principî: trasporto per forza meccanica per la elevazione, per forza di gravità per la discesa. I trasporti orizzontali per il collegamento fra i mezzi di trasporto e il silo, sono disposti nei seminterrati, quelli per la distribuzione alle varie celle sono nei sottotetti; apposite torri per i trasporti verticali collegano i sotterranei con la sommità degli edifici.

Gli ambienti per la pulitura e la pesatura sono disposti in piani intermedî, attraverso cui passa il grano in salita alle celle. Gli ambienti per il personale addetto al silo non avendo particolari esigenze tecniche potranno svilupparsi in varie maniere.

In modo schematico il percorso del grano dai treni o dagli automezzi alle celle procede nella seguente maniera: il grano viene scaricato in tramogge che lo lasciano cadere su nastri trasportatori o in coclee continue, situati in un piano interrato. Da questi viene scaricato in elevatori che lo trasportano alle bilancie automatiche. Dopo essere stato pesato e diviso, per mezzo di trasportatori orizzontali e verticali è portato alle macchine per la pulitura e la ventilazione; dopo questo trattamento il grano viene innalzato fino alla sommità dell'edificio e quindi, per mezzo di nastri e di condotti, inviato ai singoli scompartimenti. Per il frumento trasportato con battelli è più difficile il passaggio al silo, specialmente se fra questo e i battelli si trova una banchina che deve rimanere libera al transito. Si ricorre perciò a mezzi meccanici (paternoster) o pneumatici (aspiratori), che fanno passare il grano in condotti sotterranei o sopraelevati fino a scaricarlo sul nastro hasportatore dove si congiunge con quello proveniente dai treni.

I silo da grano si distinguono in: commerciali, che possono essere d'importazione o d'esportazione; agricoli o consorziali, e industriali.

I silo d'esportazione sono fra i più importanti e sorgono presso quei porti o nodi ferroviarî che raccolgono la grande produzione granaria delle circostanti zone granifere. Perfezionati mezzi meccanici di sollevamento, trasporto e pesatura permettono il caricamento diretto delle celle dai vagoni o dalle chiatte, e il loro scarico diretto nelle navi. Importanti silo d'esportazione si hanno in America a Chicago, Duluth, Buffalo, Minneapolis, Buenos Aires, Rosario, ecc. Primeggiavano in Russia i silo d'esportazione di Galaţi e Brăila e quello di Budapest in Ungheria.

I silo d'importazione raccolgono il grano che proviene dall'estero, lo conservano, lo ventilano dandogli una sommaria pulitura. Sono attrezzati per lo scarico di bastimenti direttamente nei vagoni o nelle celle e da queste direttamente in vagoni alla rinfusa o previa insaccatura. I più notevoli in Italia sono: il silo di Genova a celle rettangolari di cemento armato, capacità 450.000 quintali, con complessive 460 celle; il silo di Castellammare con celle di cemento armato a sezione circolare, da m. 4 × 18, a 34 celle per 80.000 quintali; il silo di Napoli. In Europa si hanno inoltre silo d'importazione a Marsiglia, Amsterdam, Anversa, Francoforte, Mannheim, Londra, Liverpool, ecc.

I silo per consorzî industriali o silo agricoli servono per consorzî di produttori che vi conservano e custodiscono il loro grano in buone condizioni e senza pericoli d'incendio con evidente risparmio del costo dell'immagazzinamento rispetto ad analoga operazione fatta dal singolo. La tendenza moderna è per il ritorno all'immagazzinamento per piani, il che dà possibilità di riunire, tenendole separate, molte partite, anche piccole, di grani di diversi proprietarî e diverse qualità, con la possibilità della migliore sorveglianza. Tipico è il silo a piani, consorziale, di S. Donà di Piave, con una capacità di 50.000 quintali.

I silo industriali si trovano generalmente annessi a ogni molino. Servono a immagazzinare le scorte di grano per uno, due o più mesi. Ne esistono ancora di muratura, ma la maggior parte di essi sono di cemento armato.

Silo diversi. - Oltre ai silo granarî si costruiscono grandi silo per minerali, prodotti chimici, ecc., che sono impostati secondo gli stessi criterî. Queste immense costruzioni sono ormai figure essenziali nel quadro dei grandi porti. La superficie esterna, palesando la forma cilindrica dei serbatoi interni, dà a questi edifici un'aspetto caratteristico e contribuisce a realizzare un armonico giuoco di volumi.

Processi biologici nei silo per foraggi. - I foraggi e i mangimi (erbe, o residui industriali, ecc.) vengono somministrati al bestiame o allo stato fresco o allo stato conservato. Per la conservazione occorre sopprimere o sospendere la vita microbica in seno ai materiali; ciò s'ottiene o mediante la sottrazione dell'umidità con il prosciugamento al sole o in speciali essiccatoi, oppure mediante infossamento nei silo dove si promuovono processi fermentativi che conducono, a seconda del modo di ammucchiamento e di caricamento, a un riscaldamento e a un inacidimento, più o meno elevati, dei materiali.

Talora si scavano nel terreno asciutto fosse di dimensioni varie, con angoli arrotondati e con il fondo e le pareti rivestite o non di paglia o di altro materiale secco; il foraggio a mano a mano che vi viene introdotto dev'essere accuratamente compresso; si continua poi ad ammassarlo anche sopra terra fino a ottenere un cumulo alto uno o due metri che si ricopre con paglia o con giunchi o con zolle erbose, ecc., e poi con la terra scavata. Altre volte si fanno senz'altro grossi cumuli sulla superficie di un suolo ben asciutto e opportunamente sistemato per favorire lo scolo dei liquidi, con o senza la protezione di una tettoia. Finalmente si hanno i silo propriamente detti, recipienti o costruzioni variatissimi di forma e volume, talora trasportabili, come grosse botti, recinti di legno, cilindri di lamiera di ferro, e soprattutto bacini di muratura o di cemento, talora contenuti in parte entro terra e che possono raggiungere dimensioni notevolissime.

Il materiale ammucchiato o immesso nelle fosse o nei silo viene sottoposto a pressione esercitata per mezzo di pietre o altri pesi o con speciali presse meccaniche. Dopo 4 6 settimane il foraggio è pronto per l'uso, e, se è ben riuscito, si mantiene in buone condizioni anche per varî mesi. L'insilamento presenta due ordini di vantaggi: 1. di poter essere adottato in ogni luogo e in ogni tempo, anche quando difetta il sole per la fienagione delle erbe o difettano i mezzi e la convenienza per l'essiccazione dei residui industriali (fettucce di barbabietola, trebbie, borlande, ecc.); 2. di poter dare al bestiame durante tutto l'anno alimenti verdi, feculenti e vitaminici, di composizione sensibilmente costante. In grazia di questi pregi economico-zootecnici l'uso dei silo, sorto da gran tempo nei paesi a clima umido e freddo, s'è a mano a mano introdotto dappertutto; esso però ha incontrato grandi difficoltà a diffondersi, nelle regioni casearie, in causa delle sfavorevoli ripercussioni che i foraggi infossati possono esercitare sulle funzioni intestinali del bestiame e ancor più sulle qualità del latte e dei derivati.

A questo riguardo s'è discusso a lungo se siano preferibili i silaggi cosiddetti dolci nei quali l'autoriscaldamento è spinto oltre i 60°-70° al fine di spegnere ogni attività microbica, oppure i silaggi cosiddetti acidi, nei quali l'autoriscaldamento è infrenato al fine di favorire lo sviluppo di germi acidificanti. Sennonché non era possibile arrivare a una conclusione, finché mancava una perfetta conoscenza degli agenti microbici, che presiedono ai diversi processi fermentativi compientisi in seno ai silo e dei fattori che provocano i lamentati inconvenienti. A risolvere la questione vennero le ricerche batteriologiche di C. Gorini (1904-1920), dalle quali emerse:1. che la riuscita dell'insilato è sempre in rapporto intimo con la sua fisionomia microbica, la quale, a seconda della microflora predominante, si può distinguere in due tipi antagonisti: lattica e butirrica; 2. che i lamentati inconvenienti sono connessi con il predominio di fermenti distruttori butirrici, gassogeni, putridogeni, mentre non si verificano quando prevalgono gli antagonisti fermenti lattici; 3. che la preponderanza della microflora butirrica può trovarsi tanto nei silaggi dolci quanto nei silaggi acidi, quando il riscaldamento dei primi sia stato eccessivo (silo surriscaldati) o il riscaldamento dei secondi sia stato insufficiente (silo freddi); ciò si spiega perché i fermenti butirrici, a differenza dei fermenti lattici, essendo sporigeni sopravvivono anche a 70°, ed essendo microtermi prosperano anche attorno a 20°-30° in precedenza sui lattici. Pertanto i silaggi anziché in dolci e acidi, devono essere distinti in due tipi a seconda della fermentazione in essi predominante: silaggio butirrico di scarso valore alimentare, e pericoloso per le vaccine e per il latte sia alimentare sia industriale, e silaggio lattico di alto valore alimentare e propizio al bestiame, al latte e ai derivati. Dunque tutti gli sforzi devono tendere a ostacolare i fermenti butirrici e a favorire i fermenti lattici. Ciò si ottiene seguendo norme razionali di insilamento fondate sulla fisiologia microbica. Condizione principe è l'elevazione della temperatura a 40°-45° (non mai oltre i 50°), che è la più favorevole al predominio dei fermenti lattici sopra i butirrico-putridogeni; a tale scopo occorre disciplinare la fermentazione termogenica, limitando l'umidità con un parziale prosciugamento o appassimento dei foraggi e, soprattutto, espellendo l'aria con un debito assestamento e costipamento dei foraggi e con una conveniente compressione (10 q. per metro quadrato di superficie). Bisogna però che l'espulsione dell'aria sia tempestiva, cioè non tardiva per evitare i silo surriscaldati, ma nemmeno troppo precoce per evitare i silo freddi. Talora poi, massime con certe qualità di foraggi poveri di zucchero e di fermenti lattici naturali, conviene l'innesto di fermenti lattici, che il Gorini ha proposto nel 1907, che fu poi riproposto in Francia dal Crolbois nel 1909 e in Germania dallo Stutzer nel 1915 e che oggi è adottato abbastanza largamente, specie all'estero.

In seguito a queste ricerche, il silaggio lattico, che ben può dirsi di origine italiana, e che si può ottenere anche in piena terra, è diventato l'aspirazione, la meta di tutti i moderni tipi di silo, cosicché l'insilamento poté diffondersi ampiamente dappertutto, liberato da preoccupazioni zootecniche e casearie. Le pratiche usuali per l'infossamento dolce o acido andarono perdendo di favore, e in loro vece si proposero diversi perfezionamenti, il cui pregio essenziale sta nel creare le condizioni opportune al rapido impianto della fermentazione lattica, facendovi cooperare talora anche l'attivitȧ delle cellule vegetali.

Tra siffatti nuovi meiodi d'insilamento vanno annoverati i seguenti: a) silo di costruzione speciale, assolutamente ermetici, i quali permettono una pronta ed energica compressione che sia facilmente rimovibile e rinnovabile ogni qualvolta occorra riaprire il silo e caricare altro foraggio a diversa distanza di tempo, e che sia facilmente aumentabile ogni qualvolta la temperatura tenda a salire eccessivamente; tali sono il silo cremasco Samarani a coperchio compressore munito di vite centrale; e il silo meccanizzato Valduga di Feltre dove la pressione può essere spinta a 20 q. per mq. Si opinava che in questi silo avvenisse un immediato e abbondante sviluppo di acido carbonico trattenuto pressoché per intero dalla massa, così da soffocare ogni attività vitale; però la ricerca colturale dimostra anche qui sviluppo predominante di fermenti lattici (C. Gorini); b) l'elettrosilo sistema Schweizer nel quale si credeva erroneamente di raggiungere mediante la corrente elettrica la sterilizzazione dell'insilato; ma il Gorini osservò che anche in esso si ha un silaggio lattico con subdola sopravvivenza di fermenti butirrici sporigeni; cosicché il suo pregio consiste in realtà nel potere, mediante la corrente elettrica, elevare celeremente e controllare la temperatura a 45°-50° a vantaggio dei fermenti lattici; c) l'insilamento con aggiunta di sostanze acide (segnatamente acido cloridrico) con le quali ottenere per via artifieiale lo stesso effetto dell'inacidimento per via cellulare e microbica; questa proposta partita dalla Germania (Kapf, Fingerling) è stata attuata in Finlandia (metodo Virtanen); s'è però osservato che per esercitare un'efficace azione antimicrobica bisogna ricorrere a quantità di acidi che non sono compatibili con la salute del bestiame né con la normale qualità del latte; se invece si limita l'acidificazione al grado comunemente raggiunto mediante la fermentazione lattica, allora non s'arriva a ostacolare i fermenti butirrici, perché manca l'azione antagonista determinata dai prodotti del ricambio materiale dei microbî utili acidificanti; d) l'insilamento con aggiunta di sostanze zuccherine (melasse, carrube, ecc.) che servono di nutrimento ai fermenti lattici.

Assolutamente sconsigliabile è però l'aggiunta di sostanze microbicide (acido salicilico, acido borico, formalina, solfuro di carbonio, ecc.) contenute in diversi preparati del commercio (Bioservat) che danneggiano i fermenti lattici senza preservare il foraggio dai dannosi.

L'uso dei fermenti lattici ha permesso altresì di risolvere nel miglior modo il problema della conservazione di certi prodotti o residui industriali che difettano di fermenti lattici mentre sono ricchi di fermenti butirrici quali le patate, le polpe di barbabietola, ecc.; trattandosi però di materiali non suscettibili di forte riscaldamento, conviene addizionarli di fermenti lattici microtermi, mentre i silaggi d'erba devono essere innestati con fermenti lattici termofili (B. lactis thermophilus Gor.). Mediante colture di tali fermenti nell'infossamento di mais, erba medica, trifoglio ed erba di marcita si sono ottenuti, dopo 5-6 mesi dalla preparazione, foraggi molto ben conservati, di aspetto pressoché uguale a quello delle piante fresche, con ottimi caratteri organolettici, con acidità totale un po' superiore a quella dei materiali di controllo non innestati ma con proporzione assai minore di acidità volatile e minori perdite di azoto proteico e di zucchero.

Bibl.: C. Gorini, Annuario Istituzione Agraria Ponti, presso la R. Scuola superiore d'agricoltura di Milano, VI-XII (1904-1915); Rend. R. Istituto lomb. sc. e lett., XLVIII, LI, LII e LIII (1915-1920); G. De Rossi, Microbiologia agraria e tecnica, Torino 1927, pagg. 85-86.

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