SILA

Enciclopedia Italiana (1936)

SILA (A. T., 27-28-29)

Giuseppe Isnardi

Regione della Calabria, che nel senso più ampio e più propriamente geografico comprende tutta la parte nordorientale del rilievo calabrese a S. della montagna calcarea del Pollino. Formata in prevalenza da rocce cristalline e foggiata ad altipiano, scende con un fianco montuoso, molto alto e ripido, verso O. sull'ampia valle del Crati, e con gli altri, assai meno nettamente rilevati e talora a larghe gradinate (specialmente a S.), su di una vasta fascia di svariate formazioni terziarie che in parte anche li coprono e a NE. salgono oltre l'orlo superiore dell'altipiano. Più raramente si comprendono nella Sila anche queste formazioni terziarie, di solito inferiori ai 1000 m. di altitudine, alle quali si trova talora dato, e specialmente a SE. e S., il nome di Presila. Le formazioni secondarie calcaree si possono dire escluse dall'altipiano nella sua parte superiore, mentre si trovano qua e là nei suoi fianchi (in prevalenza a NE. e SO.), per lo più in masse isolate (M. di Tiriolo). Le rocce cristalline formanti la compagine litologica del rilievo si presentano in formazioni scistose su tutto l'orlo occidentale (filladi, micascisti, scisti granitoidi, gneiss, ecc.) e su gran parte del suo lembo S. (micascisti, gneiss, scisti granatiferi, ecc.), mentre una spessa coltre di rocce granitiche (graniti a mica nera e a elementi cristallini grandi, attraversati spesso da filoni di porfido e da lenti di anfibolite, diorite, ecc.) ne copre tutta la parte centrale, per una vastissima estensione a figura irregolare, scendendo anche sui fianchi N., E. e S. sino a Corigliano, Rossano, Verzino, Cotronei, Cropani e, in masse isolate, sino a Catanzaro e al corso inferiore del fiume Savuto. Una larga soglia fra Cosenza e Rogliano salda a SO. l'altipiano con la catena costiera, che ha la stessa conformazione scistosa dell'orlo occidentale della Sila, mentre più a S., oltre il profondo solco del Savuto, esso si continua con l'ampia soglia di Soveria Mannelli nella montagna pure scistosa di Nicastro (M. Reventino, 1416 m.) scendente a gradini sul Tirreno e sulla Piana di S. Eufemia. In un senso più ristretto, rispondente meglio agli aspetti tipici del paesaggio (vegetazione in special modo) e ai caratteri dell'economia, alla tradizione storico-giuridica medievale e moderna e alla pratica locale che distingue un salire "alla Sila" da un semplice salire "alla montagna", Sila è la parte superiore dell'altipiano, contraddistinta dalla presenza di più o meno vaste superficie pianeggianti, ora quasi interamente disboscate, e di lunghe dorsali boscose, elevate alcune centinaia di metri su di esse, dal profilo uguale e dalle forme tondeggianti, le quali si dipartono dall'orlo O. o ne derivano per successive ramificazioni, comprendendo fra di loro le vallate superiori di numerosi corsi d'acqua, scendenti in prevalenza verso E. Le maggiori altitudini assolute si trovano o sulla parte più meridionale dell'orlo montuoso occidentale (Serra d'Acquafredda, 1814 m.; M. Curcio, 1772 m.; Timpone Bruno, 1750 m.) o sulle dorsali che ne derivano più direttamente (M. Botte Donato, massima elevazione silana, 1929 m.; Montenero, 1881 m.); altre massime altitudini, tutte però inferiori ai 1800 m., sono a N. il M. Volpintesta (1730 m.) e il Petinascura (1718 m.), verso l'orlo S. il M. Femminamorta (1740 m.) e il Petto di Mandra (1681 m.). Elevazione quasi isolata a NE., fuori dello schema orografico principale della Sila è il M. Paleparto (1481 m.) nel quale culminano le formazioni terziare eomioceniche di quell'orlo. L'altitudine media complessiva si aggira sui 1280-1300 m.; diminuisce sensibilmente verso N. e verso E.; è assai elevata verso O. e supera i 1000 m. sino all'orlo SE. e S.

Il complesso della Sila, in questo senso più ristretto, suole dividersi in Sila Grande e Sila Piccola, denominazioni di origine amministrativa e recente (seconda metà del sec. XIX), con le quali si vennero a distinguere la parte attribuita alla provincia di Cosenza (3/4 circa dell'altipiano superiore, a N. del fiume Ampollino) da quella attribuita alla provincia di Catanzaro. Le denominazioni storiche di Sila Regia (o di demanio regio, dall'età normanna) e di Sila Badiale (cioè appartenente alla badia florense di S. Giovanni in Fiore) sono da molto tempo in disuso; è rimasta quella di Sila Greca (dalle popolazioni greco-albanesi dei paesi circostanti) indicante la parte più settentrionale della Sila Grande. La Sila, per la sua elevata altitudine media su assai vasta estensione (da 2000 a 2500 kmq., secondo calcoli varî, per la parte superiore dell'altipiano), ha un suo clima particolare, contraddistinto da lunghi e aspri inverni ed estati piuttosto miti, con incerte stagioni intermedie e umidità complessiva notevole, ma precipitazioni distribuite soprattutto fra ottobre e maggio, mentre il resto dell'anno ne è piuttosto scarso e talora il luglio e, assai più di rado, l'agosto ne sono privi. Le precipitazioni vanno dai 1000 ai 1500 mm. annui e nella parte più centrale dai 1500 ai 2000. I mesi più piovosi sono novembre (200-250 mm.) e aprile (250-350 mm.). Tra dicembre e marzo la neve copre l'altipiano di una coltre da 1 a 3-4 m.; solo in luglio essa è interamente, anche nelle parti più alte, scomparsa, per ricomparire, di solito, in novembre. Abbondanti sono le nebbie, copiose le rugiade primaverili-estive e le brinate (talora anche in giugno), frequenti in tutto l'anno le grandinate. Le osservazioni sulla temperatura dànno in complesso medie mensili di un minimo di - 2° in gennaio e febbraio e un massimo di 22° in luglio; le escursioni diurne estive sono piuttosto rilevanti. I venti predominanti sono quelli di O. e NO., apportatori di umidità. La complessiva rilevante umidità e l'impermeabilità generale del terreno fanno sì che la Sila abbia grande copia di sorgenti a tutte le altitudini e che le acque correnti vi abbondino. Queste per lo più impaludano nelle conche vallive iniziali, poi si raccolgono in lenti e stretti corsi d'acqua sino agli orli, donde precipitano in forre profonde e ruinose. Centro principale di dispersione delle acque silane è il tratto più alto dell'orlo occidentale, tra la Serra della Guardia e il Timpone Bruno, col primo tratto della dorsale di M. Botte Donato. Ne scende direttamente a O., dall'orlo esterno, il Crati, che è perciò fiume interamente extrasilano, e dall'interno, a E., il suo principale affluente di destra, il Muccone, il cui corso superiore si svolge con ampio giro sull'altipiano; pure a E. il Neto, il cui corso in parte notevole (circa 35 km. su 84) è silano, come silani, interamente, sono i suoi due maggiori affluenti di destra, Arvo e Ampollino, mentre solo in parte è silano il suo maggiore affluente di sinistra, il Lese. Quasi interamente extrasilano è il Savuto (12 km. circa di corso su 55), unico corso d'acqua che dalla parte superiore della Sila scenda al Tirreno. A N. è silano il corso superiore del Trionto (Sila Greca), a S. quello del Tacina. Le formazioni lacustri che dovevano un tempo essere numerose e vaste sull'altipiano e sulle soglie di O. (Piano del Lago tra Rogliano e Cosenza), scomparse nel periodo alluvionale, sono state in piccola parte riprodotte artificialmente da pochi anni negli ampî serbatoi delle alte vallate dell'Ampollino e dell'Arvo (impianti elettrici silani).

La Sila, intesa nel senso più ampio, comprende due zone principali di vegetazione: una di latifogli (quercia, castagno, ontano, faggio) sui fianchi, dai 500 circa ai 1200 m., e una essenzialmente di conifere sulla platea e sulle dorsali superiori (compreso l'orlo di O.) dove il terreno granitico in disfacimento si presenta, di solito, come un terriccio rossastro, ricchissimo di elementi silicei, scarso di argillosi e quasi privo di calcarei, particolarmente adatto a tale specie di vegetazione, la quale un tempo doveva coprire tutto l'altipiano, mentre a poco a poco il taglio disordinato, gl'incendî, il pascolo brado, i tentativi agrarî l'hanno in parte abolita, formando più o meno vaste radure di magro pascolo naturale, soprattutto nel centro e a N., meno a S., dove la foresta si conserva ancora nel suo aspetto più primitivo e grandioso (bosco del Gariglione). L'essenza principale è una varietà, la calabrica, della specie Pinus nigra, detta anche pino laricio calabrese. In assai minor misura vi si trovano altre conifere quali l'abete bianco e, meno ancora, il larice, ridottisi in alcune parti più umide dell'altipiano. Il faggio è frequente, frammisto al pino, e, più spesso, al di sopra di esso sino alle cime più alte, come ceduo o arbusto, raramente come pianta d'alto fusto; non raro il castagno, per lo più ceduo d'alto fusto, ma selvatico; nelle parti più umide si trovano anche pioppi, tigli, olmi montani, ontani, aceri, cerri, ecc. Il terreno e il clima sono meno adatti alla vegetazione erbacea, che presenta un breve e intenso sviluppo spontaneo da aprile a tutto giugno, con fioriture grandiose e pittoresche; colture erbacee (piante foraggiere, cereali, specialmente segale, ortaggi, ecc.) sono diffuse un po' dappertutto, ma, per ora, con scarso rendimento. Nella fauna è notevole la presenza (grandemente diminuita dalla caccia e dalla crescente presenza dell'uomo) di mammiferi selvatici quali la volpe, il lupo, il cinghiale, la lepre, la faina, la martora, la lontra; numerosissimi gli scoiattoli, quasi scomparso il capriolo. L'avifauna presenta come interessanti specie stazionarie la starna e la pernice. Nei fiumi sono abbondanti le trote.

La Sila è in complesso tuttora una vasta area di spopolamento, a causa delle condizioni di difficile abitabilità dovute al clima. Sulla platea dell'altipiano non v'è alcun vero centro di popolazione. Solo S. Giovanni in Fiore si trova sull'estremo orlo orientale a 1050 m. di altitudine. Acri (700 m.), Bocchigliero (870), Campana (570), Longobucco (770), Celico (805), Spezzano Grande (835), Taverna (521), cioè i centri dei principali comuni che con S. Giovanni si dividono l'altipiano silano, sono tutti situati sui fianchi di esso. Tentativi dei regimi passati, anche lontani, di renderlo abitato in permanenza non ebbero risultati, mentre non cessarono mai le antichissime abitudini di emigrazione temporanea estiva da parte di agricoltori e boscaioli dei paesi circonvicini e quelle della trasumanza fra l'altipiano e la costa marina ionica o il Vallo del Crati. Solo dal principio del sec. XX e soprattutto nel dopoguerra si è venuta operando una lenta tendenza alla stazionarietà di piccoli nuclei (addetti alle industrie del legname e poi a quelle idroelettriche, uniti agli agenti statali delle strade e delle foreste) formanti un complesso di poche centinaia di abitanti in permanenza sull'altipiano. D'estate questo è tutto popolato e frequentato da qualche anno da buon numero di villeggianti cui la Sila offre numerose e singolari risorse di clima e di paesaggio.

Alla grandiosa rete stradale costruita dallo stato a partire dal 1861 e che ha la sua arteria principale nella Cosenza-San Giovanni in Fiore-Crotone, cui s'innestano tronchi per Acri e Longobucco a N. e altri lungo le valli dell'Arvo e dell'Ampollino a S., con raccordi ad Aprigliano, Rogliano e Còraci sulla Napoli-Reggio, che corre sul fianco dell'altipiano a O., avrebbe dovuto seguire la costruzione di una rete di altri 300 km. di strade, per le comunicazioni intersilane e coi paesi dei fianchi. Il piano non fu attuato, anche perché prevalse il concetto delle costruzioni ferroviarie complementari. Una ferrovia da Cosenza alla Sila per Spezzano Grande e Celico si fermò nel 1923 a S. Pietro in Guarano (640 m.) e solo nel 1933 fu portata sino alla località Camigliatello (Sila Grande, presso le sorgenti del Muccone, sulla nazionale Cosenza-Crotone), affermatasi così sempre meglio come centro della già bene avviata villeggiatura estiva silana. Ivi è sorto, dopo il 1927, il villaggio di Camigliatello Bianchi formato di alberghi, case estive, ecc. Un Comitato dell'estate silana, ora Ente turistico silano, attivamente operante, ha per scopo la valorizzazione turistica della Sila. Promettente sviluppo hanno nella Sila anche le attività sportive invernali. La ferrovia dovrà essere continuata sino a S. Giovanni in Fiore, per congiungersi col tronco che da Crotone per ora giunge a Petilia Policastro.

Le comunicazioni automobilistiche pubbliche ordinarie si svolgono da aprile a novembre sulla Cosenza-Crotone con servizî quotidiani partenti da S. Giovanni in Fiore; altri servizî secondarî sono attivi durante l'estate. È in costruzione una strada da S. Giovanni a Trepidò (Valle dell'Ampollino); altre sono state costruite attraverso la Sila Piccola a cura delle Aziende forestali dello stato, da Taverna-Albi e Sersale, altre sono in progetto.

La produzione silana e la relativa economia s'imperniano sullo sfruttamento del suo patrimonio forestale e sull'industria armentizia (tuttora in gran parte a tipo brado, con tendenza alla stabulazione sull'altipiano) e che dà produzione notevole di formaggi (caciocavalli e provoloni silani). La produzione agraria è scarsa e poco significativa. Una trasformazione agraria di almeno parte del territorio silano è allo studio, sebbene la Sila non sia stata compresa nei territorî da bonificare secondo la legge del luglio 1928 sulla bonifica integrale. I grandiosi impianti idroelettrici silani hanno notevolmente contribuito ad attrarre l'attenzione sulla Sila, che può dirsi ora degnamente e abbastanza largamente nota e apprezzata nei suoi valori economici, climatologici e turistici. A ogni modo alla Sila è riserbato un sicuro grandioso avvenire come centro di produzione a base soprattutto forestale armentizia e come ampia zona di singolari condizioni climatiche e di grande interesse turistico.

V. tavv. CLIII e CLIV.

Bibl.: E. Cortese, Descrizione geologica della Calabria, Firenze 1934, specialmente, parte 3ª, cap. 4°; H. Kanter, Kalabrien, Amburgo 1930, pp. 188-209; N. Venditti, La Sila nel suo sviluppo economico e turistico (a cura del Comitato estate silana), Caserta 1931; E. Galli, Itinerari per l'Estate Silana (riguarda i principali paesi presilani nei loro aspetti d'arte), a cura del T. C. I. e del Comitato estate silana, Milano 1929.

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