SIKH

Enciclopedia Italiana (1936)

SIKH

Luigi SUALI

. Comunità religiosa e politico-militare dell'India settentrionale (Panjab), che conta oggi ancora circa tre milioni di seguaci. La fondò Nānak (1469-1538), riformatore religioso che, dopo di avere trascorso parte della sua vita in solitudine e in meditazione, prese a predicare un suo verbo con cui si proponeva di unire Hindù e Musulmani in una fede monoteistica. Viaggiò nell'India, nel Kashmir, nel Turkestan, e sarebbe stato anche in Russia e alla Mecca. Si devono a lui gl'inni che formano il più antico nucleo del Granth, il "libro" in senso religioso, detto anche Granth Sahib "il libro santo" o "sacra scrittura". Govind Singh (1605-1708), decimo e ultimo guru (maestro o capo spirituale), fu il vero organizzatore dei Sikh, di cui fece una teocrazia militare a tipo democratico. Dottissimo, curò la formazione intellettuale della comunità, mandando cinque Sikh a Benares ad apprendervi il sanscrito, e facendo tradurre in volgare opere in sanscrito e in persiano. Si oppose energicamente al sistema delle caste, e volle fare dei suoi seguaci un gruppo ben distinto dall'ambiente hindù in mezzo al quale si trovava. Stabilì quindi dei segni esterni che dessero alla sua numerosa comunità un carattere inconfondibile: ogni Sikh doveva avere i cinque k, vale a dire: i capelli (kes) mai tagliati, pantaloni corti e stretti al ginocchio (kach), un braccialetto di ferro (kara), un coltello di acciaio (khanda), un pettine (kangha). Dovevano inoltre astenersi dall'usare tabacco e mangiare le carni solo di animali uccisi con un colpo alla nuca. I membri della comunità (khālsā) erano consacrati tali con una cerimonia d'iniziazione (pāhul) che li poneva su un piano di reciproca uguaglianza, e permetteva loro di portare tutti con uguale diritto il titolo di Singh (leone). La vita di Govind Singh fu un'alternativa di vittorie e di sconfitte, in una lotta continua contro i sovrani mongoli, i principi Rājput e i rājā della montagna. Riuscì tuttavia a mantenere salda la compagine politico-militare della comunità, e morì assassinato nel 1708.

Poco prima di morire, Govind Singh dichiarò estinta la serie dei guru terreni, e proclamò unico guru, o maestro, il Granth Sahib, rappresentante di Dio sulla Terra. Segue un periodo confuso della storia dei Sikh, durante il quale le lotte contro i Mongoli e i piccoli principati locali si accompagnano a dissensi interni, a divisioni settarie, a contese intestine fra i varî gruppi e i loro capi. Tuttavia, la loro ascesa politica è continua: nel 1767 sono padroni del Panjab dalla Jumna all'Indo, e si trovano suddivisi in confederazioni (misl), le quali diventano a grado a grado ereditarie e costituiscono il presupposto per la formazione di una grande unità politica. Questa fu attuata da Rangīt Singh, il "Leone del Panjab", il quale, dotato di grandi virtù militari e politiche, raccolse in uno stato unitario i principati sikh a N. del fiume Sutlej, estese il proprio dominio fino alle frontiere afgane, conquistò il Kashmir e i piccoli staterelli montani, e si avanzò nel SO. del Panjab, per fermarsi davanti ai territorî già soggetti al protettorato britannico. Egli organizzò l'esercito dei Sikh in modo ammirevole, valendosi anche dell'opera di ufficiali europei. Morì nel 1839, senza lasciare un figlio degno di succedergli. Lo stato fu lacerato da discordie intestine e indebolito da uno spirito di nazionalismo esclusivo: cacciati gli uffificiali europei, il potere militare fu assunto da consigli elettivi. Lo spirito bellicoso della comunità si rivolgeva ora contro gl'Inglesi. Le ostilità scoppiarono nel 1845. L'esercito dei Sikh, forte di 60.000 uomini e 150 cannoni passò il fiume Sutlej: ma dopo tre settimane e quattro battaglie, i Sikh furono sconfitti e ricacciati oltre il fiume, e la loro capitale Lahore, dovette arrendersi agl'Inglesi. Fu conclusa la pace alle seguenti condizioni: Dalīp Singh, figlio minorenne di Rangīt, riconosciuto rājā; il territorio fra Sutlej e Beas annesso ai possedimenti britannici; l'esercito dei Sikh ridotto a effettivi ristretti; guarnigione inglese nel Panjab, un residente inglese in Lahore per assistere il consiglio di reggenza. La guerra riprese nel 1848-49. Dopo la battaglia di Chiliānvāla, sfavorevole agl'Inglesi che vi perdettero 2400 uomini, quattro cannoni e le bandiere di tre reggimenti, l'esercito dei Sikh fu disfatto presso Gujrat. Il Panjab fu, nel marzo 1849, dichiarato provincia britannica, e il mahārājā Dalīp Singh ricevette un assegno vitalizio di 50.000 sterline annue.

Distrutti come potenza politica e militare, i Sikh continuarono a sussistere come una comunità religiosa, che tuttavia male riesce a distinguersi dall'induismo, nonostante la sua negazione teorica del politeismo, del ritualismo e dell'idolatria (i più stretti osservanti dei precetti di Govindh Singh sono tra i Sikh i cosiddetti Akhali). Va a ogni modo osservato che in questi ultimi tempi si nota un movimento di rinascita religiosa, che tende a ricondurre il sikhismo ai suoi principî essenziali e caratteristici.

Bibl.: E. Trumpp, Die Religion der Sikhs, Lipsia 1881; M. A. Macauliffe, The Sikh Religion, Oxford 1909; Imperial Gazetteer of India, I (1907), pp. 426-27; II, pp. 502-503.

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