Sicilia

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)

Sicilia

Luigi Stanzione
Emma Ansovini

Geografia umana ed economica

di Luigi Stanzione

Con poco più di 5.017.000 residenti (secondo le rilevazioni anagrafiche), alla fine del 2005 la S. si collocava al quarto posto fra le regioni italiane per consistenza demografica (la densità, uguale alla media nazionale, è di 195 ab./ km2). L'analisi delle ultime rilevazioni censuarie (2001) sottolinea, dopo vent'anni di crescita, la sostanziale stazionarietà della popolazione, frutto sia dell'allineamento dei saldi naturali alle tendenze medie del Mezzogiorno sia della ripresa di fenomeni migratori verso le regioni del Centro-Nord Italia. L'incremento tra 1991 e 2001 si è attestato, infatti, su un modesto 0,05%, valore che, tuttavia, cela notevoli differenze territoriali: alla scala provinciale crescono Messina (+2,4%), Ragusa (+1,9%) e Catania (+1,8%); sostanzialmente stabili si presentano Palermo e Trapani; perdono popolazione le due province interne di Enna (−4,8%) e Caltanissetta (−1,5%), ma anche quelle di Siracusa (−1,5%) e Agrigento (−5,8%). Più in generale, si è assistito a un rafforzamento demografico degli insediamenti posti lungo la costa, dovuto anche agli spostamenti interni della popolazione, e che tuttavia in S. non è avvenuto in maniera uniforme, ma si è concentrato prevalentemente in alcuni tratti. In tal senso, nella parte nord-occidentale dell'isola, si individua la direttrice Palermo-Trapani e quella che interessa la costa settentrionale dal capoluogo fino a Cefalù. Lungo la costa sud-occidentale, l'incremento demografico riguarda, invece, soltanto alcuni grandi centri, quali Mazara del Vallo e Sciacca. Più continuo appare il fenomeno nella parte orientale, soprattutto per ciò che concerne le province di Messina, Catania e Ragusa.

Nel complesso, si conferma una struttura urbana policentrica che ha storicamente caratterizzato l'evoluzione dell'insediamento umano in S., imperniata sulle due aree metropolitane più importanti (Palermo e Catania), che, così come è avvenuto nel resto del Paese, hanno ormai intrapreso un processo connotato dalla progressiva perdita di peso del centro principale a vantaggio dei comuni di cintura. A tali aree si affianca quella messinese che, insieme alla città di Reggio di Calabria, dà forma al sistema urbano dello Stretto. La rete urbana regionale può contare, inoltre, su un insieme di centri che comprende, oltre che gli altri capoluoghi di provincia, numerose cittadine, anche interne, di media dimensione (tra 40.000 e 80.000 abitanti). A fronte di tali caratteri va osservato che soprattutto i nodi principali continuano a essere gravati da alcuni problemi che frenano il pieno rafforzamento delle funzioni più avanzate. Si riscontrano, infatti, fenomeni diffusi di degrado particolarmente rilevanti nei centri storici (che attendono tuttora un'opera sistematica di recupero e valorizzazione), ma anche nelle periferie e nei comuni periurbani, e che riguardano sia fattori urbanistici, ambientali e di disagio abitativo, sia aspetti sociali (criminalità comune e organizzata, immigrazione illegale, povertà) ed economici (inadeguatezza della base produttiva e scarsa qualità dei servizi alla collettività). Allargando lo sguardo all'intera regione, le tendenze non sembrano segnalare ldi processi di trasformazione sociale ed economica tali da prefigurare un superamento delle tradizionali debolezze e problematicità dell'isola. I principali indicatori rivelano, infatti, il perdurare dei divari rispetto alle regioni del Centro-Nord e, talvolta, anche nei confronti dello stesso Mezzogiorno. Nonostante un andamento del PIL leggermente superiore a quello del complesso delle regioni meridionali (+1,7% la crescita media annua nel periodo 1996-2004), il prodotto interno lordo pro capite non raggiunge il 70% di quello medio italiano. Permangono, poi, le difficoltà che sono legate all'elevata dipendenza dall'esterno, all'eccessivo peso della pubblica amministrazione, alla sostanziale debolezza della struttura industriale (fortemente sbilanciata verso il comparto delle costruzioni), alla scarsa capacità di esportare (più di un terzo dell'export deriva dai prodotti petroliferi), alla limitata attrattività nei confronti dell'investimento esogeno, alla pervasività della criminalità organizzata che scoraggia ldi nuove iniziative imprenditoriali. Il mercato del lavoro è contraddistinto da un elevato tasso di disoccupazione (26,5% al 2001, secondo solo a quello campano), che sfiora il 54% nella fascia d'età compresa tra 15 e 24 anni, nonché dalla scarsa qualificazione della manodopera, dalla quota elevata di 'precariato' del settore pubblico (lavoratori socialmente utili, ma anche insegnanti e altro), dalla diffusione del lavoro irregolare.

Per quanto riguarda la struttura economica, va ridimensionandosi il peso del settore agricolo (al quale è ascrivibile circa il 4% del PIL), che non sembra aver risolto gli annosi ritardi strutturali legati alla bassa produttività del lavoro e all'esiguità delle dimensioni aziendali (oltre la metà delle imprese ha una SAU, Superficie agricola utilizzata, inferiore a un ettaro). Nel contempo però, interessanti processi nel comparto agroalimentare segnalano anche in S. un certo dinamismo del settore che può vantare un discreto numero di marchi DOC e DOP, ormai affermati nel mercato nazionale e internazionale. L'altro tradizionale comparto del settore primario, quello della pesca, evidenzia preoccupanti segnali di ridimensionamento, sia in termini di flotta sia di addetti, che riguardano i maggiori centri collegati a tale attività. Anche in questo caso, tuttavia, si osserva una positiva dinamica della filiera della trasformazione dei prodotti ittici.

La presenza industriale si concentra prevalentemente nelle aree urbane principali, secondo il vecchio modello dello sviluppo per poli attuato negli anni Sessanta e Settanta. Sia il comparto petrolchimico, localizzato nei poli di Augusta-Priolo (in una delle aree a più forte urbanizzazione della costa orientale), Gela e Milazzo, sia quello dei mezzi di trasporto (Termini Imerese) attraversano una fase di crisi, peraltro non adeguatamente supportata dallo sviluppo della piccola e media impresa. Nonostante la presenza di numerosi insediamenti specializzati in alcuni comparti (tessile e abbigliamento a Bronte, Randazzo, Valguarnera Caropepe, Capo d'Orlando; gomma e materie plastiche a Regalbuto e Villafranca Tirrena; estrazione e lavorazione del marmo a Comiso, Pozzallo, Custonaci, Valderice), non appare ancora possibile individuare sistemi locali produttivi di tipo distrettuale. Va detto, inoltre, che in alcuni di tali comparti, in particolare nel tessile e abbigliamento, appare seria la minaccia della concorrenza straniera. Per converso, si è assistito all'espansione del 'settore rifugio' delle costruzioni, la cui evoluzione appare fortemente condizionata dalle oscillanti dinamiche degli appalti delle opere pubbliche. In positivo, si segnala l'emergere e il consolidarsi nell'area urbana di Catania di un distretto tecnologico che, a partire dall'insediamento nel 1997 di una multinazionale specializzata nella produzione dei semiconduttori, ha visto localizzarsi circa 200 imprese operanti nei settori high-tech (produzione di hardware e software; Information and Communication Technology, ICT; servizi di connettività ecc.). La cosiddetta Etna Valley ha progressivamente attirato altri investimenti stranieri, generando un indotto costituito da circa 1000 microimprese per un totale di 5000 addetti, e ha dato vita nel tempo a più forti relazioni con il mondo della ricerca e dell'università.

Anche il settore terziario, il cui contributo al PIL sfiora l'80%, ha manifestato un'ulteriore espansione. Tuttavia, tale sviluppo, più che segnalare una trasformazione della struttura economica in senso postindustriale, è da ricondurre piuttosto al sovradimensionamento dei comparti del commercio e della pubblica amministrazione, mentre inadeguati risultano i servizi alle imprese e quelli finanziari e creditizi.

L'ingente patrimonio naturalistico, paesaggistico e artistico-culturale fa della S. una delle mete più ambite del turismo italiano e straniero. Le circa 15 milioni di presenze (di cui un terzo straniere) fatte registrare nel 2004 consentono attività legate al settore in un arco temporale che va oltre la stagione estiva. Le principali aree di destinazione dei flussi sono rappresentate tradizionalmente da: Taormina, le città di Palermo e Siracusa, l'insieme delle isole minori, le località archeologiche di Agrigento, Segesta e Selinunte, e l'Etna per ciò che concerne il turismo escursionistico. Ciò che appare interessante è che alla consueta notorietà della S. legata alla bellezza delle coste, si sovrappone quella storico-culturale che, come documentano recenti indagini, tende a rappresentare la componente principale dell'immagine turistica dell'isola. Se si considera che attualmente solo una piccola parte dei beni presenti nel territorio regionale è valorizzata a fini turistici, si comprende quali ulteriori potenzialità di sviluppo economico complessivo il settore possa offrire.

Incidono negativamente su tali percorsi evolutivi la mancata o incompleta rigenerazione dei centri storici, il diffuso degrado di aree di pregio naturalistico legato alla carente o inapplicata pianificazione urbanistica e paesaggistica, i fenomeni di abusivismo edilizio e di inadeguatezza delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria.

Per quanto riguarda i collegamenti, pur in presenza di un miglioramento dei livelli di servizio, si osserva che la dotazione infrastrutturale risulta tuttora inadeguata soprattutto in termini di viabilità stradale e ferroviaria, penalizzando in maniera particolare le pur popolose aree interne. Carente appare in special modo la rete su ferro che richiederebbe quanto meno importanti interventi di riammodernamento e manutenzione straordinaria. Anche la situazione relativa agli scali portuali e aeroportuali mostra alcune criticità e squilibri di rilievo. Prossimo alla saturazione, per es., appare l'aeroporto di Catania, mentre è ancora sottoutilizzato lo scalo di Trapani; tuttora sottodimensionata rispetto alla potenziale domanda è la portualità turistica.

bibliografia

F. Mazzola, A. Asmundo, Sistemi locali manifatturieri in Sicilia. Analisi dei potenziali distretti industriali, Palermo 1999.

Aspetti e tendenze dell'economia siciliana, a cura di S. Butera, G. Ciaccio, Bologna 2002.

B. Rossi Doria, La Sicilia: una regione di città, in L'Universo, 1, 2003.

Lo sviluppo del turismo in Sicilia. Potenzialità, problemi e prospettive di intervento, a cura di R. La Rosa, Milano 2004.

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