Shintoismo di Stato

Dizionario di Storia (2011)

shintoismo di Stato


Religione nazionale del Giappone, a partire dal periodo Meiji, quando prese forma, fino all’occupazione alleata seguente alla Seconda guerra mondiale, che lo soppresse. I riformatori che governarono il Sol Levante dopo la restaurazione del 1868 si proposero di rimodellare lo tradizionale, trasformandolo in una forma di morale e di educazione civica obbligatoria per la popolazione, che coinvolgesse quest’ultima nel programma di riforme e rafforzasse la legittimità del nuovo regime. Nello stesso tempo lo shintoismo sviluppava alcuni germi contenuti nel kokugaku, che tendeva a vedervi l’essenza della cultura giapponese e restò la dottrina più popolare nel clero per tutto l’arco storico dello shintoismo. Questo svolse un ruolo parallelo all’istruzione delle reclute nella coscrizione obbligatoria e all’istruzione scolastica, mentre i sacerdoti diventavano insegnanti e funzionari statali. Al centro stava il culto imperiale, che prestava al sovrano la stessa venerazione delle divinità e spostava su di lui l’obbedienza di tipo confuciano rivolta al signore feudale nel periodo Edo. Il preambolo della Costituzione Meiji del 1889 conteneva l’enunciato, ripreso dalla mitologia, della diretta discendenza dell’imperatore dalla divinità solare e lo shintoismo introdusse un tipo di devozione mistica, basata sullo «spirito nazionale», concepito come nesso spirituale inesprimibile fra il tenno (imperatore) e il popolo giapponese. Il kokutai fu tutelato dalla legge penale. Dal punto di vista del culto, il buddhismo e lo shintoismo furono separati, ponendo termine all’eclettismo del periodo feudale, mentre il primo subì anche persecuzioni e perse i privilegi goduti precedentemente. Il governo dei santuari fu affidato al ministero dell’Interno e venne introdotta la distinzione tra il culto pubblico e il kyoha shinto, ovvero l’insieme di tradizioni particolari rituali, mistiche o dottrinali, che rimanevano attributo di singoli santuari senza rientrare nella religione ufficiale. La distinzione era rafforzata dal fatto che nello shintoismo i sacerdoti di rango più elevato non dovevano predicare o insegnare, ma unicamente svolgere compiti liturgici. La partecipazione al culto pubblico era obbligatoria per tutti i cittadini, ma la Costituzione manteneva il principio della libertà di coscienza, di fatto alimentando un elenco di polemiche interpretative. Furono caratteristiche dello shintoismo la venerazione dei caduti in guerra divinizzati, ai quali fu dedicato lo Yasukuni Jinja dopo la guerra russo-giapponese (1904-05), e varie campagne per la realizzazione di santuari imperiali, come il Meiji Jingu, a Tokyo. Soprattutto nel periodo del militarismo nella cornice dello shintoismo si verificarono casi giudiziari relativi alla restrizione delle libertà accademiche nelle scienze religiose e di repressione poliziesca verso altre religioni. Lo shintoismo affiancò l’ideologia e la propaganda nazionalista anche propugnando la diffusione di una rete di santuari nelle colonie dell’impero.

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