SFAGNO

Enciclopedia Italiana (1936)

SFAGNO

Ugo Brizi

. Gli Sfagni sono vegetali appartenenti alle Briofite, classe dei Muschi, sottoclasse Sphagnales. Sono caratterizzati da una capsula sferoidale, che si apre mediante un opercolo deciduo e senza caliptra. Le spore vengono lanciate a distanza per effetto di una tensione interna fortissima, che può giungere fino a quattro o cinque atmosfere.

Il protonema, a differenza di quello delle Bryales, è a forma di lamina frastagliata di color verde pallido, sul quale si sviluppa il fusticino, che porta le foglie e che è molto ramificato. Le foglioline, numerose, rivestono il fusto e i rami e sono embriciate.

Sono formate da due sorta di cellule: alcune piccole verdi con cloroplasti, altre assai grandi, vuote, senza colore, a pareti sottili e munite di pori. Questo scoloramento delle foglie impartisce agli sfagni un colore biancastro, che li caratterizza. Solo in qualche specie i rami più giovani possono colorarsi all'apice in rossiccio, per presenza di pigmenti che ivi si formano. Le grandi cellule, vuote di plasma, dette leucocisti, si riempiono facilmente d'acqua e si deve all'abbondanza di essi se gli sfagni possono assorbire e trattenere una grande quantità d'acqua, che può salire fino a trenta o quaranta volte il loro peso secco, e se si presentano, appunto, in forma di masse spugnose che, strizzate, lasciano uscire molta acqua.

I fusticini degli Sfagni durano molti anni e crescono continuamente. Ogni anno si formano nuovi ciuffi di ramificazioni che si allungano molto in alto ed altri rametti che restano in basso. Questi rametti successivamente producentisi, possono staccarsi ed isolarsi e dare piante indipendenti, ciò che spiega l'enorme estensione che talvolta assumono le colonie di Sfagni. Alcuni rami dei ciuffi terminali portano gli organi maschili od anteridî, rotondi, e che, a maturanza, si aprono all'apice con valve che si arrotolano al di fuori. Altri rami portano gli archegonî al loro apice, dai quali si sviluppa la capsula sporigena.

Gli Sfagni hanno tutti un aspetto un po' uniforme e l'intera famiglia delle Sfagnacee è costituita dal solo genere Sphagnum, che comprende circa 300 specie, tutte abbastanza simili tra loro e solo differenziate da lievi caratteri morfologici, sia del sistema vegetativo sia di quello riproduttivo.

Gli Sfagni vivono sempre in luoghi acquitrinosi o molto umidi, o dove sono basse acque stagnanti.

La loro distribuzione geografica è estesa a quasi tutto il globo ad eccezione delle regioni polari. Hanno un grande sviluppo, invece, nelle regioni circumpolari, prevalentemente nell'emisfero settentrionale e meno in quello australe. Sono diffusi nell'Asia settentrionale, nel Giappone e, più particolarmente, nell'Europa centrale e settentrionale. Si trovano anche nelle zone tropicali, ma soltanto sulle alte montagne (Ruwenzori, Kenya, catena delle Ande, ecc.). Fuggono i terreni calcarei e prosperano invece anche in assenza quasi assoluta di calce. Gli Sfagni hanno una parte molto importante nella formazione della torba e costituiscono appunto le cosiddette torbiere; mentre i fusti delle singole piante, ammassati in fitte ed estesissime colonie crescono e vegetano ogni anno alla superficie, nella parte più vecchia, profonda alcune volte anche qualche metro, si trasformano, carbonizzandosi lentamente, in torba. Queste formazioni in certe regioni dell'estrema zona temperata e di alta montagna occupano vastissime estensioni, anche di migliaia di chilometri quadrati come in Irlanda e in molte altre regioni del globo, tanto che l'estendersi degli sfagneti può arrivare a modificare l'aspetto della regione, coprendo intere paludi o anche lagune.

Gli Sfagni, così, contribuiscono ad accumulare, nelle torbe e nel corso dei secoli, grandi quantità di materiale ricco di carbonio.

Gli Sfagni hanno anche altre utilità. Si usano, una volta disseccati, come materiale soffice da imballaggio che non si altera affatto. Per la capacità che hanno di trattenere l'acqua e di cederla lentamente, vengono, sia da soli, sia impastati con terriccio, largamente usati nella floricoltura specie per piante da serra epifite, come orchidee od altre. Nei paesi settentrionali e nella Siberia si usano per farne stoppini per lampade a olio ed anche in medicina poiché, sempre per la loro proprietà assorbente e perché non facilmente attaccabili da microrganismi e quasi asettici, servono bene come materiale di medicazione, per usi analoghi a quelli del cotone idrofilo.

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