SERRA DI CASSANO, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SERRA DI CASSANO, Luigi

Luca Covino

– Nacque a Napoli il 30 ottobre 1747 da Laura Serra, duchessa di Cassano, e dal patrizio genovese Giuseppe Maria Serra.

La madre, discendente da un’antica famiglia genovese ascritta dal 1680 al seggio nobile di Portanuova, fu donna colta e amica di Bernardo Tanucci. Nel 1726, rimasta a soli tre anni orfana di padre ed erede di un’ingente fortuna, sposò nel 1738, dopo complesse vicende, un cugino genovese. Fu ottima amministratrice del suo patrimonio che comprendeva i feudi di Cassano, Civita, Francavilla e Doria in Calabria, cui si aggiunse il villaggio di Lauropoli da lei fondato nel 1763.

Luigi, terzogenito della coppia, fu battezzato dal parroco di S. Giorgio dei Genovesi nella cappella del palazzo di famiglia a Pizzofalcone. Nel 1749, morto a soli dieci anni il primogenito Francesco Maria, divenne erede della fortuna dei Serra. Ebbe forse come precettore il giovane Domenico Alfeno Vario, futuro professore di diritto civile presso l’Università di Pavia, e probabilmente studiò a Montecassino. Soggiornò anche a Parma, dove si distinse nell’apprendimento delle scienze. Giovane di modi garbati, negli anni della formazione apprese dal padre, accanito lettore, l’amore per i libri. Tale passione lo portò a essere per tutta la vita ricercatore di preziosi incunaboli ed esemplari rari che resero la sua biblioteca privata tra le più importanti d’Europa.

Il 17 giugno 1770 sposò Giulia Carafa Cantelmo Stuart, figlia di Gennaro Maria, principe di Roccella, una delle dame napoletane più avvenenti e intelligenti. Nello stesso giorno si celebrò anche l’unione tra Maddalena Serra, sorella minore di Luigi, e il fratello di Giulia, Gherardo Carafa, conte di Policastro. Il doppio matrimonio, che suggellava una solida alleanza tra i due casati, fu festeggiato con una pubblicazione di componimenti curati dal poeta Luigi Serio, legato da vincoli di riconoscenza e amicizia alla duchessa Laura. Tra gli scritti di questa antologia anche un sonetto di Eleonora de Fonseca Pimentel.

Luigi e Giulia abitarono alcuni appartamenti al piano nobile dello splendido palazzo di Pizzofalcone per i quali nel 1770 erano stati predisposti preziosi interventi di ristrutturazione. Dalla loro unione nacquero ben quattordici figli: Giuseppe (v. la voce in questo Dizionario), Gennaro Maria (v. la voce in questo Dizionario), Laura (1774), Teresa (1776), Maria Rosa (1777), Maria Maddalena (1778), Vincenzo (1779), Maria Anna (1780), Eleonora (1782), Francesco (v. la voce in questo Dizionario), Giovan Battista (1784), Michele (1786), Maria Antonia (1790), Luigi (1797).

Maria Rosa, Maria Anna e Vincenzo morirono in tenerissima età. Si distinsero: Giuseppe e Gennaro Maria, patrioti della Repubblica Napoletana; Francesco, che intraprese la carriera ecclesiastica e divenne arcivescovo di Capua; Giovan Battista, che abbracciò la carriera militare e nel decennio francese si segnalò per diversi incarichi svolti; Michele, che fu cavaliere dell’Ordine gerosolimitano e ascritto alla deputazione del Tesoro di S. Gennaro. Infrangendo la prassi consolidata nella nobiltà che destinava prevalentemente al chiostro le giovani nobili, il duca fece sposare tutte le sue figlie con rampolli di famiglie di antico lignaggio: Gaetani, Caracciolo, Sansevero, Barberini.

Ricevette diverse onorificenze e rivestì alcuni incarichi. L’11 febbraio 1771 fece il suo ingresso nel Sacro Militare Ordine di S. Giovanni. Nel 1773 divenne gentiluomo di camera ‘con esercizio di Sua Maestà’ e nel 1774 deputato del seggio di Portanuova.

Simpatizzante delle idee massoniche, il 27 agosto 1782 aderì alla loggia La Vittoria, costola della gran loggia nazionale delle Due Sicilie, dove nel 1784 divenne maestro.

Alla morte della madre, il 22 settembre 1790, Luigi Serra di Cassano ereditò i titoli di IV duca di Cassano, IV marchese di Rivadebro, V marchese di Amendralexo e VI marchese di Strevi, patrizio napoletano e genovese, patrizio di Spoleto e Camerino.

Governò i feudi con prudenza e impegno, conformandosi all’esempio materno. Cercò, pur nell’ottica del paternalismo signorile, di promuovere la corretta amministrazione della giustizia e di mediare nelle contese locali tra notabili. Si fece, nel possibile, carico dei poveri e fu tutore dell’ordine pubblico e della morale. Monitorò le tradizionali attività economiche del territorio feudale: produzione di grano, liquirizia, latticini. Non mancò di spirito imprenditoriale e nel 1797 promosse nuove iniziative come la realizzazione di una ‘maccheroneria’ che, però, non sempre incontrarono la fortuna sperata.

Gli anni Novanta del Settecento segnarono un periodo difficile per la famiglia. Gli sviluppi della Rivoluzione francese infransero i sogni dei riformisti che avevano tenacemente dialogato con i sovrani per migliorare le miserevoli condizioni del Regno. La scoperta della ‘congiura giacobina’ del 1794 rappresentò la fine di ogni possibile intesa tra intellettuali e corte. I Serra furono coinvolti negli eventi tumultuosi di quegli anni. Nella primavera del 1795 il primogenito Giuseppe venne arrestato e lo stesso duca fu improvvisamente allontanato dalla corte, tuttavia conservò un atteggiamento prudente. Già nel 1792 aveva contribuito con una grossa somma a finanziare la costituzione di un’armata nazionale per difendere il Regno dai francesi. Tra il 1794 e il 1797 continuò scrupolosamente a raccomandare ai suoi amministratori l’esecuzione degli ordini reali, in particolare quelli che incaricavano i baroni di provvedere alla coscrizione obbligatoria e di versare la decima. Le preoccupazioni familiari di quegli anni trovarono, comunque, eco nella corrispondenza amministrativa. In una lettera del 28 maggio 1796 Luigi dichiarò che gli affari politici lo distoglievano dai suoi interessi (Napoli, Palazzo Serra di Cassano, Archivio Serra di Cassano, Parte II, vol. 20: Copialettere).

La prudente condotta del duca non impedì il deteriorarsi delle relazioni con la corte. Dall’altro canto, il salotto di Pizzofalcone divenne luogo di incontro per quanti, delusi dal riformismo, intravedevano nella rivoluzione l’unica soluzione per una rinascita del Mezzogiorno. La distanza tra i Serra e i Borbone si fece incolmabile con l’avvento della Repubblica Napoletana. Il 25 gennaio 1799 a Serra di Cassano fu offerto un seggio nella nuova Municipalità. Rifiutò, ma fu sostituito dal figlio Giuseppe. Continuò, invece, a ingrandire la sua biblioteca acquistando a basso prezzo libri di conventi in difficoltà.

Con il ritorno dei Borbone, i Serra pagarono un forte tributo: Giuseppe si salvò perché assente dal Regno; Gennaro, condannato a morte, fu decapitato il 20 agosto 1799 in piazza del Mercato. Fu un dolore immenso per Luigi e Giulia. Il portone principale di palazzo Serra che sulla via Egiziaca guardava verso la reggia fu chiu-so per sempre in segno di disprezzo per la tirannide. Giulia Carafa, annoverata tra le ‘madri della patria’, incarcerata nella Vicaria, il 10 ottobre 1799 fu condannata con la sorella Maria Antonia all’esilio per sette anni, nonostante l’esborso di 30.000 ducati. Serra di Cassano fu arrestato il 18 luglio 1799. Scarcerato il 2 maggio 1800, fu condannato all’esilio con l’intimazione di lasciare il Regno entro quattro giorni e di vendere i suoi beni in otto anni. Analoga condanna al bando colpì il fratello Stanislao, che pur aveva dato sostegno economico alle armate del cardinale Fabrizio Ruffo di passaggio in Calabria.

Luigi Serra di Cassano andò in esilio a Marsiglia e poi a Roma. Il patrimonio sequestrato dalla giunta di Stato nell’estate del 1799 fu dissequestrato il 20 agosto 1800. Il duca ne affidò la cura a Stanislao, rientrato a Napoli dopo la pace di Firenze, il 28 marzo 1801. A costui toccò in quegli anni difficili la difesa dei diritti feudali dei Serra, già messi in discussione da alcuni notabili in un pubblico parlamento tenutosi a Cassano il 15 settembre 1799.

I duchi rientrarono nel Regno nel gennaio del 1803 e definitivamente nell’aprile del 1804. Con l’avvento di Giuseppe Bonaparte, Luigi, «esempio dell’amor coniugale e della buona educazione» (Gargano, 2011, p. 104), il 22 febbraio 1806 fu nominato direttore della Segreteria per gli affari ecclesiastici, poi denominata ministero del Culto e, nel maggio, consigliere di Stato. In quanto esponente di quella nobiltà che aveva maggiormente sofferto per la reazione borbonica di cui il nuovo governo cercava l’appoggio, la sua candidatura fu caldeggiata dall’ex ambasciatore di Francia Jean-Marie Alquier.

Il duca godette della considerazione del nuovo sovrano. Il 14 novembre 1806 fu incluso in una delegazione da inviare a Napoleone Bonaparte per complimentarsi delle vittorie in Prussia. Ma il 23 novembre dovette rinunciarvi per un’indisposizione. Nel 1807 gli fu conferito il titolo di gran cacciatore e il 20 maggio 1808 quello di cavaliere del nuovo ordine delle Due Sicilie. Il 12 giugno con decreto imperiale fu insignito della Grand’aquila della Legion d’onore.

Non mancò di utilizzare politicamente la sua influenza. Nell’autunno del 1806, nell’ambito del nuovo assetto amministrativo voluto dai francesi, cercò di fare in modo che Cassano divenisse capoluogo di distretto. Non vi riuscì.

Come ministro del Culto operò saggiamente. Sotto il suo ministero furono attuati importanti provvedimenti che miravano a trasformare il clero napoletano in uno stuolo di funzionari fedeli a Bonaparte. Furono espulsi i gesuiti, alcuni ordini religiosi soppressi e i loro beni destinati dallo Stato a fornire strutture idonee per l’istruzione pubblica. Il 15 aprile 1807 con l’accorpamento tra il ministero del Culto e quello della Marina il duca fu destituito, forse anche per l’eccessiva indulgenza verso il clero napoletano.

Durante il decennio francese continuò ad ampliare la sua preziosa biblioteca e nel 1807 commissionò al libraio Gabriele Stasi un catalogo a stampa da lui stesso commentato. Nel 1814 acquistò dalla raccolta dell’accademico ercolanese Domenico Ronchi molti volumi e rari manoscritti di storia patria.

Con la Restaurazione nel 1815, troppo compromesso con il trascorso regime, fu messo da parte. Le condizioni dissestate del patrimonio lo costrinsero, tra il 1819 e il 1820, ad alienare al collezionista inglese lord George Spencer per 30.000 ducati la parte più pregiata della raccolta libraria tra cui un rarissimo Orazio del 1474. In seguito vennero vendute altre consistenti sezioni della biblioteca.

Il duca, affaticato e amareggiato per lo smembramento della cosa che gli era stata più cara e che aveva in ogni modo cercato di incrementare nonostante la «malagevolezza de’ tempi» (Trombetta, 2002, p. 263) morì a Napoli il 21 ottobre 1825.

Fonti e Bibl.: Napoli, Palazzo Serra di Cassano, Archivio Serra di Cassano, Parte I, bb. 131/16, 17; 132/9, Parte II, bb. 9/33, 11/3, voll. 19, 20 (Copialettere 1790-1797), bb. 21/1, 21/3, 44; Calendari di Corte 1770-1780; L. Serio, Componimenti per le nozze di Gherardo Carafa con Maddalena Serra e di Luigi Serra con Giulia Carafa, Napoli 1770, p. 5; B. Tanucci, Epistolario, a cura di M.C. Ferrari, XX, Napoli 2003, p. 256.

M. D’Ayala, Vite degl’italiani benemeriti della libertà e della patria, Torino 1883, pp. 590-593; U. Caldora, Calabria napoleonica 1806-1815, Napoli 1960, pp. 29 nota, 61; A. De Martino, La nascita delle intendenze. Problemi dell’amministrazione periferica nel Regno di Napoli 1806-1815, Napoli 1984, pp. 25 s., 57; C. Petraccone, Napoli nel 1799: rivoluzione e proprietà, Napoli 1989, p. 119; F. Augurio - S. Musella, I Serra di Napoli, in E. Podestà - S. Musella - F. Augurio, I Serra, a cura di A. Serra di Cassano, Torino 1999, pp. 414, 420-423; C. De Nicola, Diario napoletano. 1798-1825, Napoli 1999, I, pp. 250 s., 340, 454 s., II, pp. 303, 305; P. Gargano, Gennaro Serra. Un portone chiuso in faccia al tiranno, Napoli 1999; T. Leone, Palazzo Serra di Cassano alla luce di documenti inediti, Napoli 2000, p. 33; M. Sessa, Confische e sequestri bancari: le vicende patrimoniali dei rei di Stato alla caduta della Repubblica napoletana del 1799, in Omaggio alla Repubblica napoletana del 1799, Napoli 2000, p. 21 nota; A. Carnevale, Il duca bibliofilo: note su di un carteggio napoletano del tardo Settecento, in T. Leone, Palazzo Serra di Cassano. Tesori di una dimora napoletana del Settecento, Napoli 2002, pp. 13-18; T. Leone, Palazzo Serra di Cassano, cit., p. 25; V. Trombetta, Storia e cultura delle biblioteche napoletane, Napoli 2002, pp. 66 nota, 262-267; R. Di Castiglione, La massoneria nelle Due Sicilie e i “fratelli” meridionali del ’700, II, Roma 2008, p. 382; A. Gargano, Il ministero del Culto. Protagonisti e modalità di una trasformazione istituzionale (1806-1809), in Stato e Chiesa nel Mezzogiorno napoletano. Atti del Quinto Seminario di studi “Decennio francese (1806-1815)”... 2008, a cura di C. D’Elia, Napoli 2011, pp. 103-110; L. Covino, Governare il feudo. Quadri territoriali, amministrazione, giustizia Calabria Citra (1650-1800), Milano 2013, pp. 181-183; G. Aloise, Il volto di Laura Serra: curiosità appagata, in Il Simposio, giugno 2014, http://www.sibari.info/ index.php?option=com_content&task=view&id=3937&itemid=62.

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