TOPPI, Sergio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TOPPI, Sergio

Andrea Angiolino

Nacque l’11 ottobre 1932 a Milano, figlio unico di Giuseppe Toppi e di Vittoria Castelfranchi. Il padre, musicista e insegnante al conservatorio, era stato colpito dalla tubercolosi mentre serviva come autiere nella Grande Guerra: rimase debole di salute e morì nel 1936. Toppi fu allevato dalla madre, con la nonna Anna e la zia Wanda. Una prozia residente nei pressi fu anch’essa una presenza costante. La madre, pianista dalle saltuarie collaborazioni, per garantire un po’ di reddito prese a lavorare con una piccola casa editrice di libri d’arte (De Giuli Gaddoni Grasso, 2019, pag. 64). Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 la famiglia sfollò a Bannio Anzino, in Valle Anzasca, territorio battuto dai partigiani e dalle truppe dell’Asse: le loro azioni segnarono i ricordi di Toppi. Lì egli proseguì la scuola elementare e i primi due anni di medie, con lezioni private dal parroco locale. A Milano completò la scuola dell’obbligo e seguì per un anno la Scuola d’Arte del Castello, che trovò di impostazione antiquata e noiosa. Continuò a esercitarsi nell’illustrazione da autodidatta e frequentò con buoni voti il liceo classico Berchet. Non prestò il servizio di leva perché figlio unico di madre vedova e per i postumi di un’otite infantile non curata. Si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano per diventare dentista e assicurare stabilità alla famiglia. Conobbe Aldina Monesi, iscritta a Lettere, presso un circolo culturale studentesco che organizzò un concorso di pittura, da lui vinto a giudizio unanime della giuria. La sposò il 28 giugno 1962.

La carriera universitaria di Toppi si arenò all’esame di chimica, tentato invano più volte. Valutò di passare a Lettere, ma infine interruppe gli studi. Già riceveva i primi guadagni come illustratore: grazie alla madre, sempre impegnata nell’editoria, collaborò all’Enciclopedia dei ragazzi curata da Aldo Gabrielli (Mondadori 1953) con vari disegni, tra cui otto tavole di uniformi militari, e due anni dopo a Il mio amico - Enciclopedia per ragazzi per Garzanti. Realizzò vignette per il settimanale Candido, ove lo notò il vignettista Cassio Morosetti che lo chiamò a lavorare per la propria agenzia Disegnatori Riuniti. Suoi disegni apparvero così su varie testate tra cui Epoca e Quattroruote, ma anche su depliant e cartoline pubblicitarie.

Dal 1956 Toppi contribuì per lo studio Pagot alla realizzazione di vari Caroselli pubblicitari, tra cui quelli con protagonisti Calimero e Jo Condor. Realizzò sfondi per le animazioni e si impegnò come sceneggiatore e regista. Nello stesso periodo illustrò per l’UTET vari volumi della collana La scala d’oro e riduzioni di noti romanzi in appendice al quindicinale Topolino. Assunto alla Pagot nel 1961, continuò di sera a produrre illustrazioni e fumetti, usando come studio una stanza in affitto nello stabile della casa materna.

Sempre nel 1961 iniziò a pubblicare vignette e illustrazioni sul Corriere dei piccoli. L’anno successivo, su sceneggiature di Carlo Triberti, disegnò gli episodi a fumetti di Zurlì e l'Ipercubo, riportando sulla pagina il personaggio televisivo ideato da Cino Tortorella per Zurlì il mago del giovedì e Lo zecchino d’oro. Illustrò articoli soprattutto a carattere geografico, storico e religioso, nonché due speciali intitolati I giochi del carnevale ed Enciclopedia dei giochi all’aperto.

Approfondendo la prima guerra mondiale per conoscere le vicende paterne, nonché assistendo in prima persona all’occupazione e alla guerra partigiana, Toppi si era appassionato all’uniformologia e al modellismo. Sul Corriere dei piccoli propose quindi modellini in carta da ritagliare e costruire, con soggetti inconsueti: una fantasiosa stazione spaziale dotata di astronauti e tecnici, l’aula del Concilio Vaticano II con accurati figurini di prelati e guardie pontificie, una nave del Seicento. Seguirono soldatini di carta che spaziavano dall’epopea del West ai mestieri del passato e attuali, dai cavalieri medievali all’esercito italiano contemporaneo, con veicoli e scenari da montare. Non mancarono concessioni fantastiche, come la Lotta col drago nella serie sul Medioevo. Notevoli anche le sue ‘cartoline a rilievo’ che ricostruivano le più famose piazze d’Italia in tre dimensioni grazie a una serie di quinte e fondali in prospettiva, da incollare su una basetta.

Nel 1966 Toppi lasciò la Pagot Film (S. Toppi, Sharaz-de, Castiglione del Lago 2001, pag. 12). Tre anni dopo sul Corriere dei Piccoli disegnò La vera storia di Pietro Micca, vero e proprio inizio della sua carriera fumettistica. La sceneggiatura, firmata con lo pseudonimo Eugenio Ventura, era in realtà dello scrittore e giornalista Mino Milani. La lunga collaborazione fra i due continuò poi anche su altre testate. Nel 1972 il Corriere dei piccoli si sdoppiò per valorizzare i contenuti destinati ai lettori più cresciuti: nacque il Corriere dei ragazzi. Toppi passò sulle sue pagine. Ai temi storici affiancò la cronaca, anche con biografie di atleti famosi: già sul primo numero figurava quella di Gustav Thöni.

Da bambino Toppi aveva formato il proprio senso dell’avventura su libri e film. Aveva letto pochi fumetti, un genere allora marchiato dal discredito: qualche Albo Nerbini e Topolino. Li aveva riscoperti a 14 anni trovando su un albo di Asso di Picche le opere di Dino Battaglia, che poi incontrò collaborando alle illustrazioni dell’enciclopedia I Quindici e di cui divenne grande amico. Zurlì e l'Iipercubo era influenzato dall’esperienza dei cartoni animati, ma con La vera storia di Pietro Micca Toppi portò nel fumetto il proprio stile di illustratore dettagliato e minuzioso. Innovò ulteriormente l’impostazione a metà anni ’70 quando padre Giovanni Colasanti, direttore del Messaggero dei ragazzi, chiese al critico Gianni Brunoro come svecchiare il periodico. Questi suggerì vari artisti tra cui Toppi, raccomandandosi di lasciare loro la massima libertà: la testata poteva permetterselo, essendo distribuita in abbonamento e non condizionata dalla vendita in edicola. Toppi vi collaborò dal 1974 abolendo, nella costruzione delle tavole, la rigida suddivisione in vignette sempre uguali che trovava limitante. Spiccò inoltre per un minuzioso tratteggio che dava tridimensionalità e creava giochi di luci e ombre, per un uso inconsueto dei colori e del bianco, per le nuvolette circolari. Pur avendo iniziato «prendendo esempio da altri fumettisti», il suo desiderio era sempre stato «trovare una cifra che mi rendesse riconoscibile», come ha spiegato lui stesso: «Pensavo, osservando anche il lavoro degli altri, che non appena avessi potuto, avrei creato un fumetto che si distaccasse dall'impianto tradizionale, senza la tipica inquadratura fissa simile allo schermo televisivo e senza quella serie di azioni e avvenimenti messi in una determinata sequenza per quadrettini. Questo perché mi interessava la verticalità, utile per uscire dai margini alterando la prospettiva classica» (M. Rado, Intervista a Sergio Toppi 8 marzo 2010, in S. Toppi, Sharazade. Le Mille e una Notte, Eboli 2016, p. 251).

In quello stesso anno, l’editore Sergio Bonelli della Cepim gli commissionò alcune copertine di libri per la collana America in sostituzione delle originali, troppo datate. Toppi terminò inoltre, con stile personale, il fumetto di Rino Albertarelli Herman Lehmann l’indiano bianco, rimasto incompiuto all’improvvisa morte dell’autore. Il curato bimestrale di fumetti Sgt. Kirk volle dal 1975 affidargli tutte le copertine, alcune storie e diverse illustrazioni interne. Toppi era ormai una figura di grande spicco nel fumetto e ne ebbe un primo riconoscimento quell’anno con il premio Yellow Kid come miglior disegnatore italiano al Salone internazionale dei comics di Lucca. Seguirono molti altri premi tra cui, nuovamente a Lucca, il Caran d’Ache come illustratore nel 1992 e il Premio Yellow Kid per un maestro del fumetto nel 2007, nonché il Golden Monkey King nel 2012 a Hangzhou.

Nel 1976, con L’uomo del Nilo sceneggiato da Decio Canzio, Toppi inaugurò la collana Cepim Un uomo un’avventura, realizzata dai più grandi disegnatori nostrani. Sono suoi ulteriori due volumi della serie L’uomo del Messico, sempre su testi di Canzio, e L’uomo delle paludi, scritto da lui stesso. Pur lavorando proficuamente con molti sceneggiatori, nel tempo Toppi tese a proporsi sempre più spesso come autore, sostenendo così di poter meglio inserire le cose che più amava disegnare. Lo stesso anno iniziò a realizzare per Il Giornalino, testata cattolica ad alta diffusione, fumetti d'avventura in luoghi esotici ed epoche distanti che spesso si sceneggiava da sé.

A una cena organizzata da Bonelli durante il Salone di Lucca, Toppi incontrò Oreste Del Buono che lo invitò a collaborare con la Milano Libri e le riviste Linus e Alter Alter. Per quest’ultima, dedicata al più prestigioso fumetto d’autore, Toppi creò storie sospese fra realtà e immaginario, in cui il sovrannaturale irrompe in situazioni storiche, e altre del tutto fantastiche con orchi e folletti. Un vero capolavoro è il ciclo di Sharaz-de, che riprende i racconti de Le mille e una notte non nel tradizionale stile arabeggiante ma ambientandoli in un Medio Oriente pre-islamico. Anche per necessità di pubblicazione, le storie narrate dalla protagonista non si interrompono all’alba ma giungono alla fine: è la sola voglia di sentirne altre che spinge il re a salvarle la vita, rafforzando il messaggio che la narrazione è uno strumento di enorme potenza.

L’esperienza con i soldatini del Corrierino ebbe un’appendice nel 1978 quando Gualtiero Schiaffino lo chiamò a realizzare i figurini di Francesco Cossiga, Gianni Agnelli, Flaminio Piccoli e Marco Pannella, oltre che di anonimi brigatisti e di gente comune, per il gioco da tavolo Il gioco del potere.

Quello stesso anno uscì il volume sulla Grande Guerra de L’Histoire de France en bandes dessineés, della Larousse, disegnato da Toppi e Battaglia. Toppi collaborò poi anche a La découverte du monde en bandes dessineés, sempre per Larousse, alla Storia dei popoli a fumetti di Enzo Biagi per Mondadori e alla serie Relatos del Nuevo Mundo, realizzata da Planeta De Agostini in Spagna per il quinto centenario della scoperta dell’America.

I fumetti di Toppi continuavano ad apparire su un crescente numero di testate. Nel 1982, per L’Eternauta egli creò il suo unico personaggio seriale, il Collezionista: fino a quel momento aveva preferito evitare protagonisti ricorrenti, a parte la voce narrante di Sharaz-de, per non cadere nella routine. La collaborazione con la Milano Libri continuò sul mensile Corto Maltese, con fumetti da lui sceneggiati e illustrazioni per testi di vari autori. Orient Express ripropose le storie del Collezionista, Comic Art e Glamour International furono tra le riviste che lo ingaggiarono. La voglia di sperimentare portò inoltre Toppi, dalla seconda metà degli anni ’90, a realizzare episodi per i fumetti seriali di Nick Raider, Ken Parker, Julia, Diabolik, noché alcune tavole di Martyin Mystère. Intanto su Il Giornalino ampliò la gamma delle proprie storie, spaziando dalla religione alle guerre contemporanee. Lì nacque la saga ecologista di Magda & Moroni, su testi di Gino D’Antonio. Gli episodi della vita di papa Karol Wojtyla, sceneggiati da Toni Pagot, divennero un volume tradotto in più lingue e di successo mondiale.

L’attività di illustratore proseguì su libri e riviste di ogni genere, anche con cinque copertine per la statunitense Marvel, nonché su giornali come Corriere della SeraIl MessaggeroIl ManifestoIl GiornoLe FigaroThe Times. Tra il 1987 e il 1989 disegnò due mazzi di tarocchi artistici per Lo Scarabeo, nel 2003 la copertina del gioco in scatola Millenarocca. Per lo stato maggiore dell’Esercito realizzò l’agenda per gli studenti del 1996-97 e il calendario 1997. Lavorò per vari enti locali. Si moltiplicarono le mostre personali e i portfolio di illustrazioni, come Io solo l’erba - Racconti irlandesi, mentre sempre più editori anche esteri ne ripubblicavano i fumetti. Di grande stimolo fu Michel Jans delle edizioni Mosquito, che dal 1995 portò le opere di Toppi in Francia con crescente successo chiedendogli presto storie inedite sino a fargli realizzare nel 2005 il seguito di Sharaz-de; divenuto suo agente, promosse ulteriori traduzioni (M. Jans, Arrivederci artista, in M. Grasso 2013, pagg. 20-23).

Nel 1983 erano però iniziati gravi problemi di salute, con un infarto. Seguirono un principio di diabete, l’osteoporosi e infine, nel 2007, un tumore che gli fu fatale.

Morì il 21 agosto 2012 all’istituto Redaelli di Milano. La sua opera è però ancora vivissima, con riedizioni dei suoi libri e mostre dedicate in Italia e all’estero: è considerato ovunque un autentico maestro del fumetto.

Fonti e bibliografia

Si ringrazia la signora Aldina Monesi per le informazioni fornite; cfr. inoltre: Sergio Toppi - Narratore di immagini, Torino 1997, 2aedizione, Torino 2001; L’arte di Toppi, collana I classici del fumetto di Repubblica n. 54, Roma 2004; Sergio Toppi - Il segno della storia (catal.), a cura di Hamelin, Bologna 2009; Sergio Toppi - L’incanto del segno (catal.), a cura di M. Grasso, Catania 2013; O. Pesenti, Il Toppi - Uno straordinario uomo normale, s.l. (Latina) 2015; Sergio Toppi ...Ascolta la voce del vento, a cura di M. De Giuli - G. Gaddoni - M. Grasso, Associazione La Nona Arte, 2019, n. 9; Wikiradio: Sergio Toppi, programma radiofonico a cura di A. Angiolino, RAI Radio3, 2020; Soldatini di carta. Le grandi firme del fumetto nel Corriere dei Piccoli, a cura di L. Scarpa, Roma 2020.

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