SENEGAL

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

SENEGAL (XXXI, p. 376; App. II, 11, p. 807; III, 11, p. 697)

Marco Costa
Salvatore Bono

Ha ottenuto la piena indipendenza dalla Francia nel 1960; nello stesso anno si scioglieva la federazione del Mali, costituita nel 1959 fra S. e Mali.

Popolazione. - I 5,1 milioni di senegalesi si distribuiscono su una superficie di 196.192 km2. La densità (26 ab./km2) varia notevolmente da regione a regione con un massimo molto rilevante nel Capo Verde (oltre 1000) e con valori minimi all'interno; il tasso annuo d'incremento demografico è del 2,4%, simile a quello di molti altri paesi africani. Sebbene nel S. sia relativamente alta la percentuale di popolazione urbana (intorno al 25%) e siano presenti varie città importanti, tanto da rendere lo sviluppo urbano più evoluto di quello dei paesi vicini, il primato della capitale è nettissimo: Dakar, circa mezzo milione di abitanti, oltre a essere il primo polo industriale e commerciale, è anche un centro culturale e intellettuale la cui influenza si estende ben oltre i confini del paese.

Economia. - L'agricoltura del S. è dominata dalle arachidi di cui il paese è il quinto produttore mondiale. A questa produzione sono dedicati ampi investimenti, ma i quantitativi ottenuti seguono un andamento oscillante a seconda delle annate: in particolare è stato sensibile il calo di produzione dovuto alla siccità che si è abbattuta su questa zona dell'Africa nei primi anni Settanta. Le altre colture di mercato (cotone e palma da olio) assumono in questo quadro un'importanza del tutto secondaria. Fra le più importanti colture di sussistenza si hanno il miglio e il riso la cui produzione è in incremento (oltre un milione di q), ma pur sempre insufficiente. L'allevamento riveste una rilevante importanza nel paese: i bovini sono quasi 2,4 milioni contro i neanche 2 del 1963, e anche il patrimonio ovino è in notevole incremento. La pesca è assai sviluppata: molte unità per la pesca atlantica, principalmente del tonno, provenienti da vari paesi, si appoggiano a Dakar dove si trovano importanti impianti frigoriferi. In complesso nel 1976 si sono raggiunte quasi 365.000 t di pesce sbarcato (118.000 nel 1963).

I fosfati costituiscono la principale risorsa mineraria del paese che si pone al quinto posto nella graduatoria dei produttori con quasi 1,6 milioni di t nel 1976 (600.000 circa nel 1963). Alla foce del Saloum si estraggono pure minerali di titanio. Sono in fase assai avanzata ricerche petrolifere sulla piattaforma continentale antistante la costa meridionale.

L'industria nel S. ha un'importanza nettamente superiore che negli altri paesi dell'Africa occidentale, escluso forse il Ghana. Accanto al settore tradizionale che lavora le materie prime per la grande esportazione (arachidi, fosfati) è presente un forte settore che si dedica al mercato interno e all'esportazione verso i paesi vicini. A Rufisque sorge un grande cementificio e il calzaturificio Bata. A Dakar, nella cui regione - il Capo Verde - si concentra quasi il 90% dell'industria del paese, è entrato in funzione uno stabilimento per la trasformazione dei fosfati in fertilizzanti, fatto importante in quanto può significare l'inizio del processo di valorizzazione delle materie prime locali. Sempre nella capitale, dove sono presenti pure oleifici, birrifici, stabilimenti tessili, ecc., si trova una raffineria che lavora petrolio, importato dall'Algeria e dal Gabon, per il consumo interno e per l'esportazione verso il Mali e la Mauritania. Le vie di comunicazione sono assai sviluppate, ma si concentrano soprattutto nella parte nordoccidentale del paese. Il porto di Dakar, uno dei maggiori dell'Africa occidentale, ha un movimento annuo di circa 5 milioni di t di merce di cui un terzo rappresentate da idrocarburi.

La bilancia commerciale è passiva con andamenti oscillanti del deficit; i più rilevanti scambi sono intrattenuti con la Francia.

Il reddito medio pro capite è di poco più di 350 dollari SUA all'anno. Durante il III piano quadriennale (1969-72) la produzione è aumentata più del previsto (30%); il IV piano prevede un forte sviluppo della pesca, un miglioramento della resa dei territori coltivati ad arachide e l'incremento dell'irrigazione di cui beneficerebbe anche la risicoltura, un aumento notevole delle presenze turistiche e la creazione di una zona franca industriale a Dakar.

Bibl.: J. A. B. Horton, West African countries and peoples, Edimburgo 1969; A. Seck, A. Mondjannagni, L'Africa occidentale, Milano 1970; H. P. White, M. B. Gleave, An economic geography of West Africa, Londra 1971; C. Reboul, Structures agraires et problèmes du développement au Sénégal, Parigi 1971; N. P. Hoeje, A new geography of West Africa, Londra 1972.

Storia. - Nella Repubblica del S., costituitasi il 20 agosto 1960 all'atto della rottura della Federazione del Mali (v. App. III, 11, p. 21), il potere era diviso, in base alla Costituzione del 25 agosto 1960, fra il presidente L. S. Senghor e il primo ministro Mamadou Dia, esperto economista di tendenze marxiste. In contrasto con Senghor, M. Dia, reagendo a una mozione di censura presentata all'Assemblea nazionale, tentò nel dicembre 1962 un colpo di stato; ma il paese restò fedele a Senghor mentre Dia e altri furono arrestati. Una nuova Costituzione, approvata con referendum il 3 marzo 1963, introdusse un regime presidenziale: preminente nell'assetto costituzionale il presidente della Repubblica, detentore del potere esecutivo. Nel dicembre 1963 Senghor fu rieletto presidente, mentre l'Union Progressiste Sénégalaise (UPS), della quale era segretario generale, otteneva tutti gli 80 seggi dell'Assemblea nazionale: l'opposizione del Bloc des masses sénégalaises rimase sconfitta e le manifestazioni di protesta contro presunti brogli furono duramente represse. Il successo dell'UPS fu confermato nelle elezioni amministrative del febbraio 1964. Senghor cercò d'indurre gli oppositori ad associarsi al governo del S.; nel 1966 il Parti du Régroupement Africain (PRA) confluì nell'UPS e tre suoi esponenti divennero ministri (il Parti africain de l'indépendance, posto al bando nel 1959, sopravviveva nella clandestinità indebolito da contrasti interni). Una modifica costituzionale e altri provvedimenti legislativi rafforzarono nel giugno 1967 la posizione del presidente della Repubblica, riducendo i poteri dell'Assemblea nazionale. Le difficoltà economiche, derivate principalmente dalla caduta del prezzo delle arachidi, provocarono disagio e scontento crescenti in molti settori, culminati nel 1968 in una protesta studentesca (suggestionata anche dagli avvenimenti francesi di maggio) nell'università di Dakar, che fu chiusa per alcuni mesi; la situazione si aggravò quando i sindacati (l'Unione Nazionale dei Lavoratori del S., UNTS) indissero uno sciopero generale, ma il governo, promettendo una riforma degli ordinamenti universitari e concedendo aumenti salariali, ristabilì l'ordine, procedendo a un rimpasto ministeriale. Nel 1970 è stata ripristinata, con nuova modifica costituzionale, la carica di primo ministro, subordinata però del tutto al presidente; il giovane Abdou Diouf si è occupato dei problemi interni, in particolare economici; nello stesso anno è sorta la Confederazione Nazionale dei Lavoratori del S. (CNTS) direttamente legata all'UPS.

Senghor, alleviato dal primo ministro negl'impegni di politica interna, ha continuato a dedicarsi ai problemi internazionali; nel 1973 è stato rieletto presidente. Forte del personale prestigio, ha reagito con fermezza nella primavera del 1973 a nuovi disordini all'università di Dakar. In un intento di pacificazione nazionale, nel marzo 1974 sono stati liberati M. Dia e altri prigionieri politici; in luglio è sorto il Parti Démocratique Sénégalais (PDS), che ha tenuto il suo primo congresso nel febbraio 1976. Il ritorno al sistema pluripartitico è stato consacrato con una modifica costituzionale (marzo 1976) che ha anche tolto i limiti al rinnovo dei mandati presidenziali e ha dichiarato il primo ministro successore del presidente; all'UPS e al PDS si è affiancato il Rassemblement National Démocratique Sénégalais (RNDS), marxista-leninista, guidato da Majhmout Diop; l'opposizione - che trova seguito nel malcontento derivato dalle difficoltà economiche attraversate dal paese, dovute anche alla siccità degli anni scorsi - critica soprattutto la dipendenza del S. dagli aiuti francesi e l'eccessivo sviluppo della burocrazia governativa. Nel 1978 Senghor è stato confermato alla presidenza della Repubblica con l'82% dei suffragi. La stessa percentuale è stata ottenuta nelle elezioni politiche dal Parti socialiste du Sénégal (già UPS), ammesso nel 1976 all'Internazionale Socialista; il PDS ha ottenuto il 17% dei voti. La politica estera del S., determinata e condotta principalmente dal presidente Senghor, che ha compiuto visite in un gran numero di paesi di ogni continente svolgendo in alcune occasioni il ruolo di autorevole mediatore, è stata caratterizzata dai legami di collaborazione con la Francia, rinegoziati nel 1973, e dall'adesione ai raggruppamenti sorti fra gli stati africani moderati - dal gruppo di Brazzaville nel 1960 all'Organizzazione Comune Africana e Mauriziana (OCAM) - e alle organizzazioni di cooperazione fra gli stati francofoni, in particolare fra quelli dell'Africa occidentale. Riconciliatosi con il Mali, dopo un periodo di tensione successivo alla rottura dell'omonima federazione, il S. ha promosso la costituzione dell'Organizzazione dei paesi rivieraschi del fiume Senegal (OERS), la cui attività è stata inceppata dalle ricorrenti crisi nei rapporti con la Guinea, e poi dell'Organizzazione per la valorizzazione del fiume S. (OMVS). Accordi di cooperazione sono stati stipulati con il Gambia indipendente nel 1965, seguiti da ulteriori intese. Negli ultimi anni il S. si è sensibilmente avvicinato ai paesi arabi e nell'ottobre 1973 ha rotto le relazioni con Israele. Nelle elezioni del febbraio 1978 il partito di Senghor ha ottenuto 83 seggi su 100, e il presidente è stato confermato con l'82,02% dei voti.

Bibl.: M. Ndiaye, Le Sénégal à l'heure de l'indépendance, Doullens 1962; H. Deschamps, Le Sénégal et la Gambie, Parigi 1964; H. Ernst, Senegal, Bonn 1965; D. G. Lavroff, La République du Sénégal, Parigi 1966; A. Lunel, Sénégal, Losanna 1966; E. Milcent, Le Sénégal, Parigi 1966; M. Crowder, Senegal: A study in French assimilationi policy, Londra 1967; J. C. Gautron, M. Rougevin-Baville, Le droit public du Sénégal, Parigi 1969; S. Bono, La Senegambia. Relazioni storiche e rapporti attuali fra il Senegal e la Gambia, Perugia 1969; R. Cruise O'Brien, White society in Black Africa: The French of Senegal, Londra 1972; M. Diop, Histoire des classes sociales dans l'Afrique de l'Ouest; 2. Le Sénégal, Parigi 1972; W. A. E. Skurnik, The foreign policy of Senegal, Evanston 1972; K. Ziemer, Verfassung und politik in Senegal seit der Unabhängigkeit, in Verfassung und Recht in Uebersee, VII (1974), pp. 155-74; Le Sénégal, num. monografico della Revue française d'études politiques africaines, n. 101, maggio 1974; M'B. Sene, M. J. Rigou, Le Sénégal, Parigi 1974; L. Creevey-Behrman, Muslin politics and development in Senegal, in The Journal of modern African studies, XV (1977), pp. 201-77.

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