SEMENDRIA

Enciclopedia Italiana (1936)

SEMENDRIA (in serbo Smederevo; A. T., 77-78)

Umberto Toschi

Città della Iugoslavia, capoluogo d'ispettorato circondariale nel Banato del Danubio. Si leva al piede delle colline, che limitano a occidente il piano alluvionale, attraverso il quale la Morava serba tributa al Danubio. È toccata dal fiumicciattolo Sezava, direttamente versante al gran fiume; essa domina quindi il passaggio di questo ed è sbocco naturale della valle della Morava. L'antica sua importanza commerciale è tuttavia diminuita in conseguenza del tracciato della ferrovia seguita dall'espresso d'Oriente, a favore quindi di Belgrado. Ad essa Semendria è unita da un tronco che risale a O. la valle della Ralja (dal 1886). La situazione sul Danubio fra Belgrado e le Porte di Ferro ne fa tuttavia anche un modesto centro di navigazione fluviale. Nelle colline a SO. sono fiorenti vigneti, le cui origini si vogliono attribuire all'imperatore Probo e dai quali si trassero nel sec. XV i vitigni per gl'impianti di Tokai, divenuti poi così famosi. Notevole è nella città il traffico di uve e vini, e anche di cereali e suini. Il paesaggio urbano è dominato dal pittoresco castello triangolare con 24 torri quadrate, costruito dal principe serbo Giorgio Branković circa il 1430. La città sorge forse sul luogo della colonia romana Mons Aureus ed ebbe notevole importanza politica nel sec. XV, come centro di un principato serbo. La popolazione era di 6912 ab. nel 1900 e salì a 7411 nel 1910; poi, dopo la guerra mondiale, si ridusse a 6296 ab. nel 1921, riprendendo quindi un certo incremento (10.477 ab. nel 1931). La grandissima maggioranza è costituita da Serbi ortodossi.

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